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Daniel Cormier è diventato leggenda
06 nov 2018
06 nov 2018
Dominando Derrick Lewis, Cormier è diventato l’unico fighter nella storia della UFC ad aver difeso due cinture in due categorie diverse.
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Com’era ampiamente prevedibile, sabato notte Daniel Cormier si è sbarazzato con estrema facilità di Derrick Lewis, un contendente troppo limitato dal punto di vista tecnico per poter anche soltanto impensierire il campione dei pesi massimi alla sua prima difesa titolata. Dopo una prima ripresa nella quale DC ha atterrato senza difficoltà il suo avversario, imponendegli più di quattro minuti di controllo nelle fasi di lotta (con 35 colpi totali fra i quali 15 significativi), Cormier ha trovato agilmente la schiena di Lewis e lo ha costretto alla resa nella seconda (per rear naked choke, la quarta da quando è in UFC).

Sono cambiate molte cosa da quando, nell’estate del 2017, il New York Times scriveva: “Tutto di Cormier - il modo in cui si muove, il modo in cui gli altri atleti di altissimo livello lo tengono in considerazione, il successo che ha ottenuto - ci dice che è un campione. Ma non è il migliore, non senza aver battuto Jon Jones”. Daniel Cormier ha perso una seconda volta con Jon Jones un anno e mezzo fa, ma nel frattempo Jon Jones è stato nuovamente trovato positivo a un controllo antidoping (la seconda sconfitta di Cormier è stata convertita in un No Contest, come se non fosse mai avvenuta) mentre Cormier ha difeso la cintura dei Massimi Leggeri contro Volkan Oezdemir e poi è andato a strappare quella dei Massimi a Stipe Miocic (il campione che l’aveva difesa per più volte nella storia della UFC).

Sabato sera, al Madison Square Garden, Daniel Cormier è diventato l’unico fighter nella storia della UFC ad aver difeso due cinture in due categorie diverse. Il dualismo con Jon Jones (che tornerà a combattere il prossimo 8 dicembre, dopo un maxi sconto di pena) al momento non è di attualità, non è importante, anzi, considerando quanto sia eccezionale quello che è riuscito a fare Cormier a 39 anni.



Contro Derrick Lewis, reduce da un incontro durissimo contro Alexander Volkov appena un mese fa, la vittoria non è mai stata veramente in discussione per Cormier. Sebbene in una categoria come i Pesi Massimi le sorprese possano materializzarsi in ogni istante - e Lewis sia esattamente il tipo di fighter in grado di poterlo fare, come dimostrato proprio nel match contro Volkov, sdraiato a una manciata di secondi dal termine dopo tre round di sofferenza - la sensazione quando combatte Daniel Cormier è quella di un fighter troppo solido, troppo determinato e al contempo lucido e intelligente, per poter perdere contro un atleta a lui inferiore.

Tentare di batterlo, senza avere gli strumenti necessari, è come cercare di fare a pezzi un monolite di granito a mani nude: l’ostinazione non renderebbe l’impresa più plausibile. Daniel Cormier ha fondato i propri successi su una combinazione unica tra forza mentale, forza fisica nella lotta e abilità nello striking. Sono i 3 tipi di forza fondamentali in tutti i fighter, che hanno reso Daniel Cormier il più completo di tutti.


1. La forza dei pugni
Daniel Cormier ha iniziato tardi con le MMA, il suo esordio risale al 2009, in Strikeforce, contro Gary Frazier. E il suo esordio è già un match emblematico del suo valore.

Anzitutto perché Cormier ha la meglio con facilità, e mostra subito quanto possa essere devastante il suo grappling applicato alle arti marziali miste.

Secondo poi, perché si manifesta immediatamente con chiarezza sorprendente il fatto che, nonostante possieda un background di alto livello nella lotta libera - selezionato ai Giochi olimpici di Atene nel 2004 dove si classificò quarto e alle successive Olimpiadi di Pechino nel 2008, in cui però non ha potuto competere per problemi medici - Cormier non sembra affatto un fighter monodimensionale costretto a puntare tutto sul suo grappling. Fin dall’inizio, Cormier è un fighter completo, subito pronto e a suo agio nelle fasi di striking quasi quanto in quelle di grappling.

Nel corso della sua carriera è stata proprio la sua abilità pugilistica, notevole e in perpetuo affinamento, a rendere Cormier un fighter troppo complesso da affrontare. Quando non gli è stato possibile vincere attraverso il wrestling, è stato il suo striking a brillare e a marcare la differenza fra lui e i propri sfidanti.


Il dieci Settembre 2011 è il giorno in cui è arrivata l’affermazione più evidente del talento di Cormier nello striking, un KO nettissimo ai danni del gigante Antonio Silva. Quattro anni dopo, invece, ha raggiunto la vetta più alta: dominando dalle fasi di stand-up contro Alexander Gustafsson, uno degli striker più temibili al mondo nella divisione dei Massimi Leggeri, autore di una guerra epica proprio contro il suo acerrimo Jon Jones.

Il pugilato di Cormier è molto tecnico, oltre che potente. È bravo a schivare i colpi con i movimenti di busto e anche il suo gioco di gambe è di tutto rispetto, ma ciò che davvero alza il livello del suo striking è il ritmo, il volume eccezionale di colpi, il suo perpetuo incedere e la capacità di assorbire con efficacia i colpi avversari.

Lo spauracchio del wrestling, la capacità di fintare in modo così credibile i cambi di livello, aiuta spesso Cormier a disorientare i propri avversari e incrementa le potenzialità del suo striking.

Inoltre, Cormier è molto forte anche nelle fasi ibride, come nel clinch, una fase nella quale si è sempre dimostrato straordinariamente a proprio agio, nella quale ha risolto,contro Stipe Miocic, uno dei match più importanti della sua carriera.

2. La forza mentale
Daniel Cormier non è la massima espressione del talento naturale, non è il “prescelto” di nessuno, la sua è una storia in cui più del talento conta la forza di volontà. Come ho scritto di lui alla vigilia dell’incontro con Jones, Cormier “ha dovuto edificare la sua grandezza con materiali comuni, la forza è nella sua mente”.

I successi di Daniel Cormier hanno a che fare con qualcosa costruito giorno per giorno, con la pazienza e l’ambizione di chi sembrerebbe pronto letteralmente a morire per realizzare i propri sogni. Il che non significa che non abbia una predisposizione naturale al combattimento: diciamo piuttosto che Cormier è un fighter di elevatissima caratura tecnica, diventato quasi imbattibile grazie alle proprie qualità mentali.

In questo senso, è esemplificativo il primo match contro Anthony “The Rumble” Johnson, l’incontro che forse fa da spartiacque all’interno della carriera di Cormier, tra una prima fase in cui ha costruito la propria leggenda e una seconda in cui l’ha consolidata. Prima dell’incontro con Johnson aveva vinto 15 incontri, ma aveva perso l’ultimo con Jon Jones.

In quel periodo, “The Rumble” Johnson era un fantasma che si aggirava nella divisione dei Massimi Leggeri, capace di spaventare tutti grazie ad una serie impressionate di KO. I bookmaker lo davano per favorito contro Cormier e nella prima ripresa sembravano avere ragione. Cormier è stato investito da un colpo terrificante che avrebbe fatto perdere i sensi ad un bufalo.

Ma Cormier si è rialzato quasi immediatamente, ha sofferto, ha arrancato, ma è arrivato al termine della ripresa.



Nel corso dell’incontro Cormier è cresciuto, e dopo aver ribaltato l’inerzia ha finalizzato Johnson con uno strangolamento al collo. Quella notte fu la tempra più che la tecnica ad essere determinante: Johnson aveva i mezzi per arginare il wrestling di Cormier e per dominarlo in piedi, ma non poteva pareggiare la sua mentalità.

C’è stata una rivincita, ma la superiorità mentale di Cormier era ormai segnata. La discrepanza fra la durezza mentale dei due era sottolineata dall’atteggiamento spaurito di Johnson, sembrato letteralmente irriconoscibile (alla fine dell’incontro Johnson annuncerà addirittura il proprio ritiro), e alla fine è stato nuovamente sottomesso da Cormier, ma stavolta con una facilità disarmante.

3. La forza fisica
Detto della sua completezza, dobbiamo parlare del fatto che Cormier non è un fighter dotato di un fisico adatto al combattimento: è tozzo, non ha un grande allungo e la sua forma fisica è sempre piuttosto rilassata per un atleta del suo livello. Derrick Lewis, per punzecchiarlo (con molto rispetto, a dire la verità) prima dell’incontro gli ha dato del “piccoletto”, ed è impressionante la differenza di stazza tra Cormier e i pesi Massimi come Lewis o Miocic.

Eppure, sotto quell’aspetto da padre di famiglia con la pancia, Cormier nasconde una forza fisica impressionante che gli permette, com’è quasi sempre accaduto quando ha combattuto nei Pesi Massimi, di fronteggiare fighter più grossi e pesanti di lui, sollevarli e schiacciarli sotto il loro stesso peso.

La forza fisica si somma alla sua abilità nel wrestling: Cormier è considerato fra i migliori nella storia delle MMA in questo fondamentale. Il suo grappling è incredibilmente tecnico e potente, trova l’atterramento con grande semplicità, è agilissimo negli spostamenti, magistrale nei passaggi di guardia e una volta ottenuta una posizione dominante è incessante con il suo ground and pound e letale con le sue sottomissioni. Asfissiante è la prima parola che viene in mente pensando al suo grappling.


I suoi body slam sono fra le cose più spettacolari che si possano fare in un ottagono, il talento nella lotta e la potenza di Cormier, quando schianta al suolo i propri avversari, sono semplicemente sbalorditive.

Cormier è un fighter praticamente privo di difetti, che oltretutto affina costantemente il proprio bagaglio tecnico, e nonostante l’età ormai piuttosto avanzata mostra notevoli evoluzioni in ogni match.

Non combatterà ancora molti i match, e forse proprio per questo dovrà sceglierli con sapienza. Il prossimo sarà con ogni probabilità quello contro Brock Lesnar, forse non l’avversario che più di ogni altro gli permetterà di alzare l’asticella del proprio successo sportivo (sebbene si parli comunque di un ex campione UFC) ma quello che gli garantirà senz’altro la migliore borsa: alcuni fan hardcore gli rimproverano di essere severo nei confronti di Jones per il doping e di non esserlo altrettanto con Lesnar, positivo più volte in passato; altri fan pensano invece che Cormier abbia fatto abbastanza per meritarsi un incontro che lo arricchisca a fine carriera.

Lesnar è enorme ed è un gran wrestler, ma è davvero impensabile immaginare Cormier schiacciato sul piano della lotta e forse ancor più difficile riuscire ad immaginare Lesnar imporsi su DC nelle fasi in piedi. Se il match si farà davvero, Cormier non dovrebbe avere grandissime difficoltà a sbarazzarsene. Non che cambi molto alla sua legacy, ovviamente. Cormier, poi, potrà prendere i soldi dell’incontro di Lesnar e concentrarsi poi sul suo lavoro di commentatore (uno dei migliori, tra l’altro) per quanto non abbia niente da dimostrare a 39 anni.

Va detto però che dal punto di vista tecnico, e anche se vogliamo pensare alla storia delle MMA, i match più affascinanti sarebbero la rivincita, più che legittima, contro Stipe Miocic, o quella contro il vincente fra Jones e Alexander Gustafsson (che combatteranno il prossimo 8 dicembre), magari nei Massimi e non più nei Medio Massimi: quindi, molto probabilmente, il terzo capitolo dell'eterna sfida con Jones.

Come detto, le cose sono cambiate al punto che ormai dovrà essere a Jon Jones, se mai lo vorrà, a provare a eguagliare i suoi successi, ma forse in Cormier stesso c’è ancora il desiderio di pareggiare quel conto. Per Cormier non sarebbe soltanto una vittoria, ma qualcosa che riguarda la giustizia contro un atleta che considera al pari di un baro, che contro di lui ha vinto nascondendo le carte sotto il tavolo.

Se Cormier potesse scrivere il finale della sua storia, magari sarebbe con una vittoria su Jones. Ma la sua storia ormai è andata oltre, e anche questo è un insegnamento da prendere dalla storia di Cormier, che dopo una sconfitta tremenda, persino ingiusta - quella del luglio 2017 - è stato capace di rialzarsi e costruire un nuovo pezzo splendente della propria carriera. Oggi come oggi Cormier non è solo una leggenda delle MMA, ma uno degli atleti più dominanti in attività. In ben due categorie, come nessuno aveva mai fatto prima di lui. Questo, non può toglierglielo neanche Jon Jones.

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