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Educazione brasiliana
24 mag 2018
24 mag 2018
Darren Till è dovuto scappare da Liverpool per via di una rissa e in Brasile ha forgiato lo stile con cui sta conquistando l'UFC.
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Darren Till è il nuovo fighter di culto dell’UFC, quello su cui puntare i riflettori, quello lanciato a maggiore velocità verso le posizioni più alte del ranking. A Till non manca il talento, o il carattere, per reggere questo tipo di pressioni e, anzi, fin dall’inizio dichiarava di voler diventare “il miglior fighter nella storia delle MMA”.

La storia di Darren Till sembra una sceneggiatura del regista Nicolas Winding Refn e anche i tratti del suo volto spigoloso potrebbero essere adatti ad uno dei suoi personaggi. A vent’anni, quando ancora viveva a Liverpool, Till si è trovato in una rissa e gli sono arrivate due coltellate nella schiena che gli sono quasi costate la vita. A quanto pare aveva fatto arrabbiare le persone sbagliate e fu il suo coach, Collin Hero, a consigliargli un viaggetto. Così Till è finito in Brasile, la sua seconda patria.

Ma andiamo con ordine. Till è nato la vigilia di Natale di venticinque anni fa nei sobborghi di Liverpool, ha iniziato con le arti marziali appena dodicenne e a quindici era già professionista nel K1. Cintura viola in lotta libera, a diciassette anni ha cominciato ad allenarsi in MMA al Team Kaobon ma in principio sembrava essere la kickboxing la sua strada: ha disputato 44 incontri, vincendoli tutti, 33 dei quali prima del limite.

Quando ancora era in Inghilterra ha combattuto anche di MMA, 3 incontri - tutti vinti - da dilettante, l’ultimo dei quali nell’Ottobre 2012. In Brasile sarebbe dovuto restarci sei mesi, ma alla fine il viaggio è durato più di tre anni. A Santa Catarina, nel sud del Brasile, Till capirà di attraversare il percorso di formazione ideale e ne uscirà con l’aura del predestinato. In Brasile si è anche sposato una prima volta (è la tizia tatuata sul suo braccio, che non è, quindi, Paige Vanzant come qualcuno pensava).

Il matrimonio è finito e la carriera di Till è accelerata da quando è in UFC (con un record di 4 vittorie e un pareggio), al punto che questo sabato incontrerà Stephen Thompson, contender numero 1 alla cintura dei pesi Welter.

Percorso senza macchie
I primi incontri di Till da professionista si sono susseguiti a distanza di pochissimo tempo l’uno dall’altro: nel 2013, nell’arco di appena 7 mesi, combatte 8 incontri. Nel 2014 combatte altri 3 match, l’ultimo dei quali in Argentina, al Luna Park Stadium di Buenos Aires, contro il cubano Gullermo Martinez Ayme, che ha da poco strappato un contratto con Bellator.

Till controlla il match, riesce ad essere efficace in particolare con i calci, non domina, si prende pochi rischi, difende benissimo i tentativi di atterramento dell’avversario e alla fine ne esce vincitore per decisione unanime.



Il suo ultimo incontro prima di venire chiamato in UFC è contro Laerte Costa e Silva nel maggio 2015, piegato alla quarta ripresa attraverso i colpi. A quel punto Till non ha ancora compiuto 23 anni e si trova con un record da professionista di 12 vittorie e nessuna sconfitta, 10 delle quali prima del limite.

Il suo esordio in UFC lo vede opposto a Wendell Oliveira, reduce da una sconfitta con Santiago Ponzinibbio e al suo secondo incontro nella promotion. La prima ripresa che Till combatte in UFC non è delle più eclatanti, il brasiliano lo impegna in una lunga fase di controllo a parete da cui fatica a districarsi, poi forse si fa preferire a distanza, ma appare sostanzialmente timido e perde il round. Nel secondo round, però, a dimostrazione di un certo eclettismo, conquista la posizione dominante in una fase di scramble e dalla mezza guardia sferra delle gomitate spaventose che si schiantano sul volto di Oliveira portandolo poco dopo al KO.



Olveira, che verrà tagliato dal roster UFC in seguito alla sconfitta e non potrà dirsi certo fortunato ad aver incontrato due dei migliori futuri prospetti al mondo, Till invece esce esaltato dal confronto.

Il suo secondo match è contro Nicolas Dalby (che recentemente ha perso ai punti contro Carlo Pedersoli Jr): un fighter completo, coriaceo, che in quel momento veniva da un esordio vincente in UFC. Till ha dominato le prime due riprese, quando accorcia con le gomitate e con il diretto sinistro è un fulmine e i colpi impattano con precisione millimetrica, e quando invece è Dalby a tentare la reazione il counterstriking dell’inglese è diabolico. A dieci secondi dalla fine del primo round, Dalby quasi si spezza quando Till lo colpisce con un perfetto montante mancino, che lo fa crollare al tappeto subendo l’ultima tempesta di colpi prima del suono della sirena. E c'è un altro aspetto evidente, che non si misura da una prospettiva puramente tecnica e si manifesta bensì nel suo corpo rilassato, fluido nei movimenti, lucido nelle scelte, che e verte su quel connubio di presunzione e consapevolezza che è proprio a pochi combattenti.

Il secondo round replica il copione del primo, ma nella terza ripresa, che si avviava ad essere di ordinaria amministrazione, qualcosa va storto perché Till cerca disperatamente il takedown e dopo un minuto alza già la testa per vedere quanto manca alla fine. Dopo si capirà che Till si è infortunato alla spalla sinistra, al punto da non riuscire nemmeno a tenere alta la guardia: Dalby lo colpisce prima con un high kick e poi con una combinazione pesante.

Till è in totale balia dei colpi del suo avversario, che sposta il match a terra prendendo la monta e liberando un ground and pound furibondo e incessante, che però non piega il temperamento eccezionale di Till che riesce a tornare in piedi e riesce a far trascorrere l’ultimo minuto senza subire ulteriori danni significativi. Finisce con un pareggio, e sarebbe potuta finire peggio.


Pausa: ammirate l’arte dello striking di Darren Till.



La maturità di Till
L’infortunio subito contro Dalby tiene Till lontano dall’ottagono per un anno e mezzo e il suo rientro, il 28 maggio 2017, a Stoccolma, lo vede opposto al tedesco Jessin “Abacus” Ayari, che può vantare un record di 16 vittorie e 3 sconfitte, e viene da una vittoria nella prima apparizione in UFC.

La prima ripresa è un dominio totale di Darren Till, che piega anche le gambe ad Ayari con un diretto mancino e lo punisce in più di un’occasione con i suoi caratteristici colpi singoli. Dopo una manciata di secondi dall’inizio della seconda ripresa Till sorprende Ayari con due colpi d’incontro consecutivi, come al solito di un certo peso. Ayari barcolla e finisce schiena a terra, si rialza senza subire ulteriori danni ma la supremazia di Till è evidente ed ancora con il suo counterstriking manda knockdown Ayari quando manca più di un minuto alla fine della ripresa, e stavolta lo colpisce in diverse occasioni dal ground and pound.




La terza ripresa scorre senza rischi e con diversi lampi per Till che si aggiudica un match a senso unico.

Il 2 Settembre Till torna a combattere e lo fa questa volta contro un avversario di alto livello come il serbo Bojan Velickovic, un fighter molto tecnico, duttile, rapido, dotato di un ottimo BJJ e con dei buoni leg kick e un discreto jab (ha sconfitto ai punti, al suo esordio in UFC, Alessio Di Chirico). Dopo una prima fase di studio Till lascia partire un primo lampo: impatta con una gomitata devastante dallo stand up, un colpo raro e difficile da mettere a segno, ma che gli riesce alla perfezione anche in virtù del suo eccezionale tempismo e sulla quale Velickovic crolla al tappeto. Da questo colpo emerge un’altra qualità di Till, ossia quella di saper essere molto efficace una volta costretto l’avversario a parete.




Nonostante il ragazzo di Liverpool non abbia una frequenza altissima di colpi, quelli che vanno a bersaglio sono così puliti e potenti da permettergli di imporre un dominio quasi assoluto. Quando Velickovic lo colpisce mentre è schiena a terra, Till non fa nulla per evitare quei colpi poco efficaci e anzi scuote la testa guardando il pubblico.

Velickovic, grazie al suo dinamismo, ma anche al suo temperamento, riesce gradualmente a stemperare il predominio di Till e porta il match su binari più equilibrati, con una seconda ripresa abbastanza combattuta. Nella terza però sarà ancora la maggiore precisione di Till a fare la differenza.

È emblematico dello stile di Till proprio il volume di colpi non elevato, compensato però dalla precisione e dall’efficacia: contro Velickovic sono andati a segno 49 colpi su 87 tentati, in contrasto con i 144 tentati dal suo avversario che però a colpito soltanto 34 volte e solo 16 volte al volto. Nelle statistiche generali va a bersaglio con 3.18 colpi significativi al minuto, con il 62% dei colpi tentati, e soprattutto colpisce con tale forza e pulizia da rendersi ogni volta estremamente pericoloso.



Dopo quell’incontro è arrivata la grande occasione: un avversario di valore e grande esperienza come Donald Cerrone. Prima del match Till appare molto sicuro di sé, afferma che molto prevedibilmente Cerrone avrebbe tentato di portarlo immediatamente a terra essendo troppo vecchio e piccolo per poter scambiare con lui. E avrà ragione, Cerrone proverà subito il takedown, ma invano.

Una volta evitato il takedown è come se i piani di Cerrone si fossero improvvisamente dissolti, lasciandolo senza via di scampo e trasformandolo in preda. Come consuetudine Till accorcia la distanza, è lui a costringere Cerrone schiena a parete, mette pressione anche sondando continuamente la distanza con il destro, non alza il ritmo più del dovuto ma attende, lucido e paziente, l’occasione più propizia.

Nonostante Till non abbia messo ancora a segno colpi così devastanti, guardando il match si ha la perenne sensazione che abbia le sorti dell’incontro ben strette fra le sue mani. Sono passati tre minuti dall’inizio dell’incontro, Till colpisce d’incontro con il montante, poi con il diretto mancino, ma è un minuto dopo che inizia la sequenza fatale a Cerrone. Till entra con un uno, due jab, diretto che piega le gambe al cowboy, poi la sua gomitata e infine una scarica di colpi violentissimi ed incessanti sulla quale Cerrone soccombe. Una prova da fenomeno per Till: ormai sul suo talento non ci sono dubbi.




Uno stile unico
Con la sua guardia laterale mancina aperta, il footwork verticale, il check con la mano destra a sondare continuamente le distanze, che gestisce con estrema precisione, la capacità di far confluire il match nella fasi di striking (grazie ad un grappling difensivo molto efficiente: difende l’82% degli atterramenti tentati ai suoi danni) e in virtù dell’efficacia del suo counterstriking, Darren Till non può non ricordare Conor McGregor.

Seppure esistano fra i due naturali differenze, a cominciare da un uso più frequente del jab, dalla Muay thai e del ground game da parte dell’inglese, a rafforzare il paragone illustre c’è anche il fatto che Till predilige il colpo singolo alle combinazioni prolungate. Questo lo porta a limitare i rischi della controffensiva avversaria, senza però renderlo meno pericoloso in quanto i suoi colpi sono sia molto potenti, che straordinariamente precisi. Come detto, riesce ad essere molto efficace con le gomitate dall stand up, in virtù anche di un timing di alto livello.




Anche i calci rappresentano un grande punto di forza per Till, e sia alle gambe che al corpo vanno a bersaglio con grande potenza.

C’è però qualcos'altro che in Till splende ancor prima delle sue pur strabilianti doti tecniche: è quella calma che lo accompagna durante il combattimento e sembra quasi antitetica al furore della battaglia, mentre ne esprime il totale controllo. Del resto, che Till non manchi di personalità lo si poteva intuire già dal suo avvento in UFC, alla canonica e medesima domanda che la promotion pone a tutti i propri atleti e appare sui loro profili, ossia su chi fosse il suo idolo. L’inglese ha risposto laconico: «Me stesso».

A queste qualità tecniche mentali vanno aggiunte quelle fisiche: Till è enorme per i pesi welter - tanto da dichiarare di ritenersi un massimo leggero prestato alle 170” - eppure è al contempo agile, veloce, esplosivo. Il suo allungo di 191 cm è notevole per la categoria e lui lo sfrutta alla perfezione soprattutto attraverso un sapiente uso del jab.

Forse gli aspetti nei quali Till dovrebbe migliorare maggiormente riguardano la fase difensiva nelle fasi in piedi, dove l’inglese non sempre riesce ad essere elusivo quanto necessario (sebbene schivi comunque il 62% dei colpi tentati dai suoi avversari e appaia sempre più evoluto in questo senso e nelle fasi di clinch, dove lascia spesso al suo avversario l’iniziativa).

Per il resto è difficile per ora parlare dei limiti di Till in quanto nessuno dei suoi sfidanti è stato in grado di palesarne di significativi, ma è chiaro che dal prossimo match sapremo dire molto di più su di lui, perché Till affronterà uno dei pesi welter più forti al mondo.

Cosa aspettarsi dal match contro Thompson
Stephen Thompson è uno degli striker più estrosi e tecnici che si siano mai visti in un ottagono, e dopo aver evoluto il suo grappling difensivo ad alti livelli, solo il campione Tyron Woodley, soltanto nel doppio confronto e nel modo più risicato possibile, è riuscito ad imporsi su di lui.

Per gli altri la discrepanza è stata evidente, e persino Rory MacDonald è sembrato incapace di trovare le giuste distanze. “Wonderboy”, con il suo stile estremamente elusivo e il suo footwork rapido e multidirezionale, lo ha mandato a spasso per cinque round. Thompson è quel genere di fighter che tende farti combattere male.

Offensivamente i suoi colpi sono estremamente vari, soprattutto i calci, vanno a velocità supersoniche e forse nessun fighter attualmente può vantare una simile caratura tecnica. Woodley è riuscito a neutralizzarli quasi totalmente grazie allo spauracchio del suo wrestling. Till dovrà farlo, com’è nelle sue caratteristiche, accorciando la distanza e mettendo costantemente pressione a Thompson, limitando sia i suoi calci, sia l’efficacia dei suoi blitz, le sue combinazioni improvvise in avanzamento caratterizzate da repentini cambi di direzione.

Thompson rappresenta probabilmente uno degli accoppiamenti più ostici per Till, sarà un match prevalentemente di striking e lo statunitense ha molta più esperienza ad alto livello, e forse oggi è anche un fighter di una caratura tecnica superiore. Ma ci sono due aspetti che Till potrà sfruttare a proprio vantaggio: la sua stazza e la potenza dei suoi colpi.

Sono due aspetti nei quali Till può vantare davvero una considerevole superiorità nei confronti di Thompson, che ha già dimostrato di poter soffrire entrambe le cose proprio nella doppia sfida contro Tyroon Woodley. È forse proprio su questi aspetti che Till potrà fondare la sua impresa difficile, forse prematura. Ma possiamo stare certi di una cosa, e cioè: se esiste una persona convinta della sua riuscita, quella è certamente Darren Till.

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