Dopo circa mezz’ora dall’inizio di Benfica-Liverpool, gara di andata dei quarti di Champions League, un pallone sputato da un contrasto schizza alle spalle di Konaté, che lo insegue pressato da Darwin Nunez. Il difensore, preoccupato, prova una spazzata, ma sbuccia il pallone. A quel punto il centravanti del Benfica si infila come un falco tra avversario e pallone, e con un tocco di esterno destro glielo toglie per lanciarsi sull’esterno, finendo poi per allungarselo troppo con il secondo tocco, anche a causa di un probabile fallo di Konaté non fischiato. A pochi metri, chiuso dalla striscia intermittente che delimita le panchine, Jurgen Klopp osserva la scena con un’attenzione quasi morbosa.
Al termine della semifinale di ritorno l'allenatore tedesco aveva parlato di Nunez in termini molto elogiativi: «Un ragazzo estremamente attraente, eh?» aveva detto ridendo «E anche come calciatore non è male. Lo sapevo prima, ovviamente, ma ha giocato praticamente davanti a me, facendo a sportellate con Konaté. È stato calmo in occasione del gol. È forte, molto forte. Se non avrà problemi con gli infortuni, lo aspetta una grande carriera».
In quel doppio confronto Nunez segnerà due gol, più altri in fuorigioco, creerà diverse occasioni per sé e i compagni e più in generale confermerà quanto di buono aveva lasciato intravedere da quando è in Europa. Come fosse un colloquio lungo 180 minuti, qualche mese dopo il Liverpool ha deciso di spendere quasi 100 milioni (80 più bonus che dovrebbero essere intorno ai 20) per farne, con ogni probabilità, il sostituto di Sadio Mané, vicino alla partenza.
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La rapida ascesa di Nunez
Gli scout del Liverpool seguivano Nunez da quando a 17 anni aveva esordito con la maglia del Penarol, sostituendo Maxi Rodríguez (un ex giocatore del Liverpool). A portarlo in Europa, due anni dopo, era stata però l’Almeria senza quasi vederlo giocare, a causa di un infortunio al legamento crociato che ne aveva limitato le presenze in Uruguay. Nella seconda divisione spagnola Nunez ha segnato 16 gol in 29 presenze a neanche vent’anni. Pur in un campionato minore e senza un numero di gol veramente stupefacente, Nunez si è messo in luce come uno degli attaccanti giovani più interessanti, lasciando già intravedere nelle sue giocate il talento fisico e realizzativo che sarebbe poi sbocciato in Portogallo. Luis Suarez, in quel momento al Barcellona, aveva provato a convincere i catalani a comprarlo: «Ho 15 anni di esperienza» ha raccontato «so una cosa o due sugli attaccanti. E gli ho detto, “fate attenzione a questo, è veramente forte”». A spuntarla, però, era stato il Benfica di Jorge Jesus, che grazie a 24 milioni di euro ne aveva fatto l’acquisto più costoso della sua storia («Stanno pagando per il potenziale» aveva commentato David Badia, il vice allenatore dell’Almeria «E anche il fatto che è migliorato così tanto in così poco tempo»).
La prima stagione di Nunez al Benfica era stata altalenante: 14 gol in totale in 44 partite, inframezzate dal lockdown. L'attaccante era stato un po’ chiuso dalla grande stagione di Seferovic, oltre che da qualche infortunio che ne aveva condizionato il rendimento. Il meglio l’aveva fatto vedere in Europa League, soprattutto alla prima partita contro il Lech Poznan, quando aveva segnato una tripletta - i suoi primi tre gol con la maglia del Benfica - che visti ora sembrano uno showreel del suo talento. Nel primo gol era saltato sopra tutta la difesa avversaria per colpire di testa con la violenza di chi è certo di poter bucare il pallone; nel secondo si era liberato del marcatore in area di rigore con un tunnel di esterno prima di finalizzare in maniera chirurgica; nel terzo aveva appoggiato il pallone nella porta vuota dopo un movimento alle spalle dell'avversario per ricevere il cross del compagno sul secondo palo.
È quest’anno però, risolti dei problemi al ginocchio con un’operazione che l’ha tenuto fuori nelle prime settimane della stagione, che Nunez si è definitivamente rivelato un grande centravanti. Nella Liga portoghese i gol sono stati 26 in 28 partite (1,18 gol per 90’), a cui ne ha aggiunti 6 in Champions League e 2 in appena 44’ di Supercoppa per un totale di 34. Ad analizzare come sono arrivati questi gol, l’aspetto più interessante è che sono frutto di un numero di occasioni veramente risicato: i 26 gol in campionato sono arrivati da appena 85 tiri di cui 44 in porta (con una media di circa un gol ogni tre conclusioni, molto alta per un centravanti).
Per fare un paragone, Taremi del Porto ha segnato 20 gol con 101 tiri. Con 26 gol da 15 xG e spicci quella di Nunez è stata la miglior overperformance d’Europa in questa stagione. Numeri che si normalizzano un po’ in Champions League, dove comunque è dietro solo a Benzema, Lewandowski e Nkunku come efficienza (i primi due storicamente imbattibili, il terzo autore di un girone quasi irripetibile).
Che attaccante è Nunez
Quando un attaccante mostra questo cinismo sotto porta si può certo rimanere meravigliati, ma è anche lecito chiedersi quanto sia sostenibile in futuro. Con la maglia del Benfica, Nunez si è dimostrato essere un attaccante che tira poco (2.35 tiri per 90’, i migliori nel ruolo fanno almeno un tiro in più); se da una parte questi numeri possono essere spiegati da una stagione non eccezionale del Benfica di Jorge Jesus e dal fatto che in qualche partita ha giocato a supporto di una prima punta, dall’altra lasciano intravedere un limite nella capacità di costruirsi delle occasioni, un limite che potrebbe chiedere il conto nei momenti in cui non riuscirà ad essere così preciso come in questa stagione. Da questo punto di vista il passaggio al Liverpool sarà un banco di prova per Nunez. Se in Portogallo si può presumere avesse il tempo e lo spazio per essere chirurgico, in Premier League dovrà adattarsi a un campionato dai ritmi più alti e dagli spazi più stretti.
Guardando i suoi gol c’è da dire che Nunez sembra avere un dono per la finalizzazione, una capacità di trovare angoli e conclusioni assolutamente non banale, che va oltre la sua tecnica di base, che invece non è particolarmente raffinata. Lo si vede bene nel gol segnato proprio al Liverpool, nella gara di ritorno, nel modo in cui arriva sulla palla e apre il piatto per calciare nei pochi centimetri di spazio non coperti dall’uscita di Alisson.
Si vede anche meglio in questo gol al Belenenses: Nunez non arriva col passo giusto, sta correndo verso l'esterno e deve calciare con il piede debole. Eppure, nonostante tutto, trova una conclusione d’interno che colpisce il palo prima di entrare.
Il Liverpool però non sta puntando così tanto su Nunez solo per la sua freddezza sotto porta (che comunque: buttala via). L’uruguaiano si inserisce alla perfezione nella politica di acquisti del Liverpool nonostante i costi: un giocatore giovane che ha già mostrato il suo potenziale, ma che sembra poter migliorare ancora nel giusto contesto (Salah, van Dijk, ora Luiz Diaz, tutti giocatori di alto livello che con Klopp sono migliorati ulteriormente). Chi ha lavorato con Nunez lo descrive come un giocatore umile, con un etica del lavoro incredibile e una grande voglia di emergere. Appena arrivato ad Almeria, la prima cosa che fece, fu di prendersi un nutrizionista e un fisioterapista personale. Klopp ha sempre lavorato bene con questo tipo di giocatori e in Nunez - che ha scelto il Liverpool proprio per l’allenatore tedesco - troverà un centravanti adatto alla sua idea di calcio.
L'uruguaiano non è infatti di quei numeri 9 statici, che occupano uno spazio al centro, che devono ricevere spalle alla porta, ma ama piuttosto svariare, allargarsi sulla fascia, scattare in profondità appena c’è la possibilità. Nunez sembra nato per un calcio verticale, fatto di corse in avanti, pressioni, alta intensità. La vivacità con cui copre il campo è stupefacente, sia con la palla che senza, e in questo è impossibile non trovarci un po’ di Cavani, un altro centravanti arrivato dall'Uruguay che gioca con l’argento vivo addosso. Questa sua vitalità si nota particolarmente quando può ricevere fronte alla porta con spazio davanti: Nunez è oltre il 90esimo percentile tra gli attaccanti per quanto riguarda i metri percorsi in progressione, il numero di progressioni nella trequarti avversaria e in area di rigore, ma anche contrasti, pressioni e palle recuperate.
Le sue conduzioni palla al piede non sono sempre pulite, a volte sembra che abbia qualche difficoltà a tenersi il pallone vicino, ma sono corse difficili da contenere per i difensori, perché Nunez è molto veloce sul lungo, ha il fisico per resistere ai contatti ed è molto abile nel rallentare e ripartire per ingannare gli avversari. Allargandosi spesso poi, costringe i difensori centrali a seguirlo sugli esterni, apre canali per i compagni, dopo lo scarico riparte. A livello di energia è inesauribile.
Come si inserisce nel Liverpool
Certo rispetto a Mané, ma anche agli altri attaccanti del Liverpool, Nunez non ha la stessa tecnica in velocità, quella qualità di fare le cose giuste pur andando a cento all’ora che ha reso così inarrestabile la squadra di Klopp negli ultimi anni. Non ha neanche l’intelligenza tattica e la visione di gioco di Firmino, che gli permette di essere un centravanti-trequartista, anzi i limiti nel gioco associativo sono evidenti (meno di 19 passaggi per 90’). La sua presenza potrebbe spingere il Liverpool a tornare più simile alle prime versioni con Klopp, ovvero una squadra più diretta e meno predisposta al palleggio, oppure Nunez potrebbe avere un ruolo più da terminale in area di rigore, una figura che al Liverpool manca.
Nunez aggiunge una dimensione verticale all’attacco dei "Reds" del tutto nuova: se non brilla nei duelli aerei, cosa che può migliorare vista l’altezza, è un abile colpitore di testa sui cross, ma anche nel attaccare la porta sui cross bassi. La scorsa stagione il Liverpool è stata la seconda squadra della Premier per cross, con Alexander-Arnold primo per cross tentati di tutto il campionato. Con quel piede il terzino inglese può pescare Nunez in area di rigore praticamente da ogni zona del campo.
Starà anche a Klopp trovare un modo di inserirlo in un sistema che finora ha visto funzionare attaccanti diversi da Nunez. A 22 anni, in quella che può essere definita una delle migliori squadre al mondo, se non la migliore, in un campionato così peculiare, si potrebbe anche ipotizzare la necessità di un periodo di adattamento per lui. Tuttavia il costo del suo cartellino e i paragoni che sono già iniziati con Haaland lasciano intendere le pressioni che subirà per essere decisivo dall’inizio. Nei giorni scorsi si sono rimpallate le cifre dei costi totali dei due giocatori, in parte per una vecchia frase di Klopp, in cui commentando l’acquisto di Pogba da parte del Manchester United per 105 milioni aveva detto che «Il giorno in cui questo sarà la normalità nel calcio, io non allenerò più» (ma erano altri tempi), in parte per la necessità che abbiamo di fare questi paragoni col bilancino, per poi usare il rapporto spesa/resa come strumento di valutazione. L’account Twitter Swiss Ramble ha sviscerato i costi complessivi delle due operazioni con un lungo thread che è in realtà più interessante per capire come funziona il mercato dei calciatori che non per le cifre in sé.
https://twitter.com/SwissRamble/status/1537321464537440257
Qui è più interessante discutere sul perché le due migliori squadre al mondo hanno scelto contemporaneamente di fare due operazioni simili, investendo somme considerevoli per due centravanti nonostante siano già offensivamente travolgenti senza, appunto, schierare numeri 9 in purezza. E soprattutto di come questa concomitanza ha creato una rivalità dal nulla, tra due giocatori simili per età e ruolo che si troveranno a competere non solo a suon di gol segnati ma anche, in qualche modo, in come i loro allenatori sapranno integrarli nel sistema (il rischio Lukaku al Chelsea è sempre presente).
Per Nunez non sarà facile reggere il confronto con Haaland, un calciatore che sembra predestinato, pronto per raccogliere l'eredità dei migliori di sempre. Il norvegese, per quel che vale, è più testato, avendo tre anni con una media da un gol a partita sia nel campionato tedesco che in Champions League. Nunez deve confermare quanto visto in questa stagione, e se il campionato portoghese non è il più competitivo possibile, c'è da dire che l'uruguaiano ha segnato contro Barcellona (due gol, di cui uno molto bello), Bayern Monaco, Ajax (il gol decisivo per il passaggio degli ottavi) e due volte al Liverpool tra andata e ritorno.
In campo Nunez non sembra un calciatore che può risentire della pressione o dal contesto. L'energia del suo calcio, la sua fame, il suo istinto non possono che far bene al Liverpool, una squadra che arriva da una stagione avvilente, dove si è vista sfuggire i due titoli più importanti dopo aver giocato alla grande per tutto l'anno. Per ripartire e provare di nuovo l'assalto a Premier e Champions League servivano forze fresche e nessuna è più fresca di Darwin Nunez.