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Davvero il Napoli gioca meglio senza De Bruyne?
28 ott 2025
Una domanda che nasce dalle difficoltà del Napoli in questa prima parte di stagione.
(articolo)
9 min
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IMAGO / Fotoagenzia
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La partita con l’Inter era finita da poco, il Napoli aveva vinto in modo convincente scongiurando qualsiasi alito di crisi che potesse seguire al 6-2 di Eindhoven. E mentre Antonio Conte combatteva la sua ennesima battaglia dialettica cercando nemici un po’ ovunque, una domanda iniziava ad aggirarsi tra giornalisti e tifosi, alla luce della prestazione alla quale avevano assistito: ma non è che il Napoli, sotto sotto, gioca meglio senza De Bruyne?

A dire il vero, l’opinione serpeggiava già da qualche giorno, da dopo la debacle col PSV, tant’è che venerdì la Gazzetta se lo era chiesto in un articolo dal titolo piuttosto didascalico: Napoli sbilanciato e senza certezze: De Bruyne sembra un problema per Conte.

Il secondo tempo dello scontro diretto con l’Inter, gestito dagli azzurri con una risolutezza che per una volta ha ricordato la squadra dello scorso anno, sembrava legittimare la domanda. Non solo sui social network, ma anche a DAZN, dove Diletta Leotta lo ha chiesto agli abbottonatissimi Vieri, Ferrara e Matri, che ovviamente hanno risposto che ci vorrà tempo per valutare.

Il problema è che, se si esclude quel secondo tempo, per adesso il Napoli senza De Bruyne non ci ha praticamente mai giocato e quindi non abbiamo nessuna controprova. Gli unici spezzoni di gara senza di lui sono stati il primo tempo contro il Genoa, chiuso in svantaggio e dopo il quale Conte lo ha buttato nella mischia con una certa urgenza, i 70’ in inferiorità numerica contro il Manchester City, una ventina di minuti alla ricerca del pareggio in casa del Milan e, appunto, il secondo tempo contro l’Inter. A eccezione di quest’ultima parentesi, il Napoli non ha di certo sfavillato senza il belga, che nel resto delle partite si è seduto in panchina solo nei minuti finali per tirare un po’ il fiato, a risultato già acquisito. Lo sapremo solo nei prossimi mesi se senza De Bruyne il Napoli ritornerà ad essere il monolite dello scorso anno o se invece ne patirà l’assenza.

Quello che già sappiamo per certo è che fino ad ora Conte aveva impiegato De Bruyne in un modo molto diverso da come Guardiola lo aveva usato negli ultimi nove anni. Ovviamente va anche considerato che De Bruyne ha già ampiamente superato i trent'anni e fisicamente non può essere lo stesso giocatore di qualche tempo fa ma per inquadrare i primi mesi al Napoli può essere comunque riflettere in generale sulla sua carriera: qual è la miglior versione possibile di De Bruyne, quella che lo ha consacrato come uno dei centrocampisti migliori della sua epoca? Quella del Manchester City, da mezzala/trequartista chiamato a fare la differenza nella metà campo avversaria.

Qual è la versione più deludente di De Bruyne, che fa dubitare della sua leadership e dei limiti del suo talento? Quella del Belgio, da centrocampista incaricato di dare un senso al palleggio già dalle sue fasi iniziali, rimanendo spesso alla base della giocata. E quale versione, fino ad oggi, assomiglia di più al De Bruyne del Napoli? Senza dubbio a quella vista con la Nazionale.

Si tratta di una sintesi piuttosto semplice, ovviamente, che però trova riscontro nelle scelte del suo allenatore. Il centrocampo è senza dubbio il reparto migliore del Napoli e, come sappiamo, Conte da inizio stagione ha cercato un modo di far coesistere i titolari dello scorso anno col nuovo arrivato. Il punto, però, è che fino ad ora a De Bruyne sono state precluse le zone in cui di solito fa la differenza.

«Nel Manchester City era un interno di centrocampo che può diventare trequartista. È un calciatore che ha caratteristiche precise, ha grandissima qualità». Antonio Conte quest'estate aveva usato queste parole per descriverlo e in effetti era così.

De Bruyne al City era solito alzarsi da mezzala per ricevere alle spalle delle linee avversarie. Non era lui a occuparsi dell’uscita palla, quella spettava a Ederson, ai difensori, a Rodri e a chi si abbassava di fianco a lui – un terzino, un difensore centrale, un altro centrocampista, ma non di certo De Bruyne. Una volta ricevuto tra le linee, De Bruyne poteva accelerare l’azione alla ricerca della rifinitura, oppure assestare il City nella metà campo avversaria, iniziando a stritolare gli avversari.

La zona in cui era solito posizionarsi De Bruyne, lontano dalla base della giocata.

Cosa è accaduto invece nel Napoli finora? Che troppo spesso De Bruyne deve incaricarsi del primo possesso giocando quasi sulla stessa altezza di Lobotka (o di Gilmour in assenza dello slovacco). Contro l’Inter, addirittura, lo si è visto abbassarsi in salida lavolpiana.

L’impressione insomma è che Conte lo voglia impiegare come un costruttore più che come un rifinitore. De Bruyne non è un regista, non è un centrocampista universale – come Modrić nel Milan, per citare un giocatore cui spesso viene accostato dai media italiani solo per questioni anagrafiche – né uno che ordina i compagni e decide a quale tipo di calcio si debba giocare. Non era quel tipo di giocatore nemmeno all’apice della sua carriera.

De Bruyne, in un certo senso, è un esecutore. Uno che, una volta che ha individuato lo spazio in cui poter fare male, riceve e fa la differenza. Non è però lui a determinare il contesto in cui si crea quello spazio. In altre parole, in termini più concreti, non è un giocatore che deve rimanere alla base della giocata. Un po’ perché Lobotka al massimo ha bisogno di una spalla, non di qualcuno con cui condividere la gestione del possesso. Un po’ perché De Bruyne ha la rara qualità di saper stare tra le linee e far fiorire lì il gioco, dove per molti altri diventa difficile anche solo controllare il pallone.

Invece, di ricezioni tra le linee per il belga finora ce ne sono state poche. È stato abbassato a giocare fronte alla porta, ma spesso senza sapere bene cosa fare.

La tipica zona di ricezione di De Bruyne al Napoli. Dalla partita contro il Milan, forse una delle sue peggiori in assoluto.

Era accaduto qualcosa di simile nel Belgio di Domenico Tedesco a Euro 2024 e a Qatar 2022, dove difatti De Bruyne giocava da mediano per cercare di dare qualità alla costruzione del Belgio che, altrimenti, era troppo povera tecnicamente. Il risultato, come saprete, non è stato un successo.

Per di più, poi, nel Manchester City De Bruyne si muoveva soprattutto sul centro destra, dove poteva disegnare quei suoi classici cross/filtranti a metà difesa e portiere e dove tra l'altro gli veniva più naturale anche eseguire il taglio verso il fondo con cui arrivava a crossare in cutback. A Napoli, invece, si sta muovendo soprattutto sul centro sinistra – che peraltro, come conferma WhoScored, è una fascia molto meno battuta dagli azzurri, che vi costruiscono il 31% delle loro azioni rispetto al 42% della fascia destra.

Le heat map delle ricezioni confermano queste impressioni. Queste sono le mappe di calore delle ricezioni di De Bruyne al Manchester City dalla stagione 2021/22 (la prima presa in considerazione da Hudl StatsBomb) al 2024/25. Le macchie più scure e più ampie sono sempre sul lato destro e, soprattutto, si assestano a ridosso del limite dell’area o comunque negli ultimi 25 metri.

Questa, invece, è la mappa di calore delle ricezioni di questi primi mesi a Napoli. Sulla destra quasi non c’è traccia di De Bruyne. La porzione più scura e ampia è sul centro sinistra ma non nell’ultimo terzo di campo. E soprattutto, rispetto agli anni al City, le macchie nella propria metà campo o a ridosso del cerchio centrale sono più vaste e anche di un rosso più vivo. Cambia quindi altezza e lato in cui riceve, con un naturale mutamento dei compiti in campo.

Ricevere tra le linee, per uno come De Bruyne, è vitale, è la situazione in cui davvero fa la differenza. Prendere palla dietro gli avversari significa coglierli di sorpresa e quindi avere un vantaggio posizionale da sfruttare. Invece, come detto, al Napoli entra a contatto con la palla in un altro tipo di situazione. Un altro riflesso statistico di tutto ciò è il dato sui passaggi ricevuti che hanno saltato una linea avversaria, catalogati su Hudl StatsBomb alla voce Line Breaking Passes Received. Al Napoli De Bruyne riceve 6,34 passaggi “taglialinee” per 90 minuti. Al City, nella stagione in cui ne ha registrati di meno, la scorsa, condizionata dagli infortuni e dal cattivo rendimento di squadra, ne riceveva comunque 8,04. Per il resto, 12,98 nel 2023/24, 8,36 nel 2022/23 e 9,32 nel 2021/22.

Ovviamente, si sono ridotti anche i line breaking passes ricevuti nella metà campo avversaria, quelli più pericolosi: 4,91 per 90 minuti quest’anno, a fronte dei 6,14 dell’anno scorso, dei 9,99 del 2023/24, dei 6,34 del 2022/23 e dei 6,51 del 2021/22.

Visti questi dati, perché Conte sta usando De Bruyne in zone di campo per lui insolite? Possibile che ne voglia ridurre all’osso le caratteristiche? Sempre il tecnico del Napoli lo ha definito come «un calciatore che quando gli arriva la palla vede cose che tanti altri non vedono». Forse Conte vorrebbe un De Bruyne in versione quarterback e pensa di sollecitarne la visione di gioco facendolo partire più basso? È possibile.

Vanno considerate, però, anche questioni di equilibrio più generale. Il gioco del Napoli è piuttosto asciutto. Anche i movimenti nelle zone centrali della trequarti – lo spazio tra le linee di solito se lo prendono McTominay, Anguissa e Di Lorenzo – puntano soprattutto a produrre un isolamento degli esterni ed arrivare al cross. Cercare lo sviluppo tra le linee, infittire i passaggi nello stretto, significherebbe poi rischiare di perdere palla ed esporsi a transizioni, o almeno questo è quello che forse teme Antonio Conte.

Una delle rare volte in cui, in questo inizio di stagione, De Bruyne si è proposto tra le linee sul centro destra. Politano, però, non se l'è sentita di cercarlo.

C’è anche da pesare il contesto della Serie A. Nessuno sa orientare la fase di non possesso sull’uomo meglio delle squadre italiane. E non è un caso, forse, che una partita in cui De Bruyne è comparso maggiormente tra le linee sia stata quella contro lo Sporting CP, che non portava la stessa pressione sull’uomo. Conte allora vorrebbe abbassare De Bruyne per disordinare gli avversari? Oppure teme che non possa sopravvivere tra le linee? Strano, visto che parliamo di uno dei migliori al mondo in quella situazione, sia nel ricevere che nell’appoggiare di prima.

Sono tutte questioni che, a quanto pare, rimarranno sospese fino al 2026. Nel frattempo Conte potrà ritornare alle vecchie abitudini. Magari disegnare un Napoli ancora più focalizzato sul gioco esterno, sull’allungare gli avversari e sul vincere i duelli.

Di sicuro, con Spinazzola da vera ala a sinistra e con Olivera alle sue spalle sarà più facile prevenire transizioni. E chissà, magari proprio il cambio di gerarchie sulla sinistra permetterà a Conte di sperimentare un giocatore particolare come Gutierrez, che pur nascendo terzino avrebbe bisogno anche lui di giocare al centro.

Vedremo nelle prossime settimane che volto avrà il Napoli. Il calendario degli azzurri si appresta a diventare più severo in questa fase, visto che, oltre alla Champions, 5 delle prossime 6 avversarie in campionato saranno Como, Bologna, Atalanta, Roma e Juventus. Solo allora potremo iniziare a confrontare il rendimento del Napoli con De Bruyne e il rendimento del Napoli senza.

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