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Una bella notte per la boxe italiana
16 mag 2022
Come è andato l'incontro tra Giovanni De Carolis e Daniele Scardina.
(articolo)
10 min
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Roma e Milano, due città così diverse, spesso chiamate a un confronto, 575 chilometri che separano abitudini, cultura, storia differenti, sfottò, rivalità e affinità. Una distanza che venerdì hanno percorso i tantissimi tifosi del pugile Giovanni De Carolis (che arrivava all’incontro con un record di 30 vittorie, 10 sconfitte e 1 pareggio) per sostenerlo nella trasferta contro il milanese - anche se in realtà è originario di Rozzano, comune limitrofo al capoluogo lombardo - Daniele “King Toretto” Scardina (il cui record segnava un perfetto 20-0). Questa sorta di derby italiano era valido per il titolo intercontinentale WBO e andava in scena all’Allianz Cloud di Milano. Un match capace di riaccendere la passione dei fan della boxe grazie anche all'abilità degli organizzatori di creare l'evento, che ha dato al pubblico la sfida che aspettava con trepidazione, e che ha creato un clima d’attesa degno degli anni d’oro del pugilato italiano.

In maniera magari un po’ didascalica, nella locandina dell’evento alle spalle dei due contendenti c’erano da una parte il Duomo e dall’altra il Colosseo. Tra Milano e Roma persino la boxe è differente: gli eventi di punta organizzati nella città meneghina sono curati nei dettagli, con una produzione di altissimo livello (firmata Matchroom Boxing, quindi da Eddie Hearn, il manager del peso massimo Anthony Joshua) e con la copertura televisiva di DAZN. A bordo ring si vedono personaggi pubblici, calciatori, cantanti. Il pugilato romano è meno patinato, più tradizionale, popolare, sempre con un fascino unico e irripetibile. In realtà tra milanesi e romani c’è anche parecchio in comune, come ha chiarito lo stesso Scardina: «Ci tengo a dire che per me non è una sfida tra Milano e Roma, io sento di rappresentare l’Italia. È sicuramente un derby, ma tra due italiani che sono espressione di questa fantastica disciplina. Mi raccomando a tutti i nostri fan: si tratta di sport, amore e passione, quindi venite a divertirvi e godetevi lo spettacolo».

Al di là della provenienza, per molti aspetti i due avversari non potevano essere più lontani tra loro. Scardina è un fenomeno pop, De Carolis una persona schiva e riservata. Scardina ha 30 anni, un’età in cui ci si aspetta che un pugile giunga a una maturazione importante, soprattutto se il suo obiettivo è un titolo mondiale come nel caso di “King Toretto” alla vigilia della sfida. Si è già aggiudicato diverse cinture minori, ma in tanti lo considerano ancora soprattutto un personaggio mediatico. Scardina scalpita per mostrare il suo reale valore da atleta: è stato lui a volere fortemente questo incontro. De Carolis invece ha 37 anni, è un veterano con più di 40 incontri alle spalle e una cintura da campione del mondo WBA in bacheca. Sta attraversando la fase finale della sua carriera, che però è ancora tutta da scrivere.

Anche il loro percorso sul ring è stato speculare: quello di Scardina è stata studiato e costruito in modo intelligente e ponderato, ragionando step by step in un’ottica di crescita continua ma graduale; De Carolis invece ha sempre accettato incontri difficili, molti dei quali all’estero, dove spesso è partito da sfavorito, facendosi sempre valere, a volte tornando a casa sconfitto, a volte regalando upset memorabili. Un dato impressiona: metà dei match che ha disputato avevano in palio una cintura.

Quello che li accomuna è il grande spessore umano. Entrambi sono persone umili e genuine, dedite totalmente alla boxe, al duro lavoro e al sacrificio. Si conoscono da tempo e si sono sempre rispettati, e l’intesa tra i due è risultata evidente anche nelle occasioni pubbliche di promozione dell’incontro. “King Toretto” prima del match ha dichiarato, come raccolto da Dario Torromeo: «Affrontarlo non sarà semplice. Mi rivedo in lui. Ci siamo sacrificati per centrare risultati importanti. Giovanni è un grande atleta, è una brava persona. Ma è anche un ostacolo che si frappone tra me e il mio obiettivo. Ecco perché devo scontrarmi con lui, ecco perché devo batterlo. Sono felice di fare questo match perché sarà un evento che esalterà lo sport che amiamo».

Anche De Carolis si è espresso con grande rispetto nei confronti del suo avversario: «Un pugile con un buon passato contro uno che vuole conquistarsi la grande occasione. Lui è decisamente popolare, anche e soprattutto fuori dal ring. Io sono un personaggio che resta nei confini del pugilato, ma credo di avere buona credibilità. Due italiani impegnati in una sfida incerta. Gli ingredienti ci sono, il pubblico ha risposto». Belle anche le sue parole sul pugilato: «È una questione di passioni, emozioni. Gioie e delusioni. Della notte in cui ho vinto il titolo mondiale, non mi è rimasto fisso nella mente un pugno dato o preso, ma l’attimo dopo il verdetto, quando ho visto il mio angolo esultare, farmi festa. Quando ho fatto il giro del ring abbracciato alla mia compagna. Ogni tanto rivedo quel filmato e mi commuovo. Siamo partiti con un sogno che non era più grande di un granello di sabbia e siamo tornati a casa con un castello. La boxe è amore, a dirla tutta a volte diventa proprio una malattia. Ti dà dipendenza, non puoi farne a meno».

Credits: Opi Since 82

Scardina ha preparato l’incontro a Miami, dove vive da anni, e ha avuto l’opportunità di fare più sedute di sparring con il campione del mondo dei pesi Medi Gennady Golovkin. De Carolis invece è volato in Inghilterra per due settimane, prima a Portsmouth e poi nell’Essex, a confrontarsi con pugili imbattuti per intense sessioni di guanti. Il giorno dell’incontro, che l’atmosfera fosse diversa dal solito lo si è capito dalla lunga fila di persone fuori dal palazzetto in attesa di entrare già da un’ora prima dell’inizio dell’evento. Il colpo d’occhio dell’Allianz Cloud è sempre emozionante, anche quando si arriva in anticipo e lo si trova semivuoto: il ring troneggia al centro dell’arena, sormontato da un’installazione rettangolare che lo illumina e dal maxischermo. Nel parterre ci sono i posti a bordo ring, quelli più costosi, dove si sente distintamente il rumore dei colpi che si schiantano sui corpi dei pugili e il sibilo dell’aria che soffia fuori a ogni pugno. Nelle tribune invece l’azione è lontana, ma a volte dall’alto si ha una visuale persino migliore, più pulita.

Iniziano i match preliminari e i tifosi presenti si scaldano, rumoreggiando. A un certo punto compare Scardina, in tuta con il cappuccio calato in testa, mano nella mano con sua madre, e viene assalito dai fan per una foto ricordo.

La prima sorpresa della serata è la sconfitta dell’ucraino Maxim Prodan (si presentava all’incontro un record di 19-1 con 1 pareggio) via KO tecnico per mano dello sfavorito ma insidioso Luis Enrique Romero (10-5, 1 pareggio). Prodan ha messo knockdown Romero, che è sopravvissuto al momento critico ribaltando la situazione dopo una serie di scambi spettacolari. Archiviato il co-main event femminile, con in palio il titolo europeo EBU dei pesi Supergallo, che ha confermato come campionessa in carica la spagnola Mary Romero (7-2) ai danni dell’italiana Maria Cecchi (7-0) - alla fine di un match scorbutico dove si sono viste diverse scorrettezze plateali - finalmente è arrivato il momento più atteso.

Nel frattempo l’arena si era riempita (5 mila spettatori) e nel parterre erano arrivati attori, calciatori, cantanti. Il clima nel palazzetto si era fatto elettrizzante, con i boati assordanti del pubblico alla ringwalk dei pugili e alla loro presentazione sul quadrato. A bordo ring nessuno riusciva a stare seduto: si segue l’azione in piedi con il fiato sospeso.

La sfida entra subito nel vivo: De Carolis si lancia all’attacco incalzando Scardina, che fatica a trovare la distanza. Per “King Toretto” è fondamentale riuscire a imporre il suo jab, ma De Carolis è abile a schivare muovendo il busto e soprattutto a rientrare trovando spesso il bersaglio. Scardina non riesce a evitarlo e questa sarà la chiave del match, come è evidente alla fine della prima ripresa, quando il pugile romano colpisce l’avversario con un gancio destro (la specialità della casa, con cui ha vinto il Mondiale) potente e chirurgico che lo scuote, seguito da almeno un altro gancio e un montante a segno. Scardina incassa e resiste e il secondo round sembra andare meglio per lui, almeno fino a quando De Carolis lo raggiunge con un gancio sinistro.

Il terzo round è quello più equilibrato, “King Toretto” sembra stia riuscendo a impostare l’incontro seguendo il suo piano gara, con un buon controllo degli spazi, al riparo dalle incursioni sempre temibili di De Carolis.

Questa è la strategia che ci si aspettava dal pugile di Rozzano, che infatti era dato largamente favorito per una vittoria ai punti. Ma alla fine del quarto round Scardina avanza, De Carolis non si scompone e sferra un nuovo, devastante, gancio destro che lo stordisce e, poi, lo abbatte, mandandolo knockdown con altri due ganci. L’ultimo arriva quando ormai ha le braccia basse e sembra sia andato KO pur restando in piedi. De Carolis esulta, Scardina si fa il segno della croce e si rialza barcollando, visibilmente stordito.

A questo punto la dinamica è poco chiara, e probabilmente il match sarebbe stato da interrompere subito. Invece l’arbitro con molta calma conta Scardina, e quando l’atleta rientra nel match ancora provato, la campanella di fine round suona con qualche secondo di anticipo. Anche la ripresa successiva inizia in leggero ritardo, e sicuramente Scardina ha beneficiato di questo tempo extra per tentare un recupero fisico che però è apparso da subito disperato. E infatti a De Carolis basta un’altra sequenza di colpi altrettanto distruttiva per rimandare al tappeto Scardina e chiudere la sfida. Dopo un abbraccio con l’avversario e un giro del ring di entrambi, insieme con le mani alzate, acclamati e celebrati dal pubblico caldissimo, De Carolis viene applaudito da tutta l’Allianz Cloud (cosa si diceva sulla rivalità tra Milano e Roma?).

La sensazione, sarà retorica, è che venerdì abbia davvero vinto la boxe, una disciplina che in Italia fatica a ritrovare la popolarità di un tempo, rievocata per una serata magica e, si spera, ripetibile. Dopo il match, davanti alle telecamere di DAZN, il pugile romano ha detto: «Per l’occasione mi sono fatto fare dei guantoni personalizzati con scritto sul palmo: “credendo vides”, che significa: “per vedere bisogna credere”». E poi: «Vent’anni fa, ai tempi in cui ho iniziato, quando combattevo non lo dicevo a nessuno perché avevo paura che venissero a vedermi, mi mettevano ansia. Stasera sono stati la mia energia».

In un’intervista a BoxeRingWeb De Carolis ha aggiunto: «Prima della sfida alcuni mi hanno scritto che Daniele è un pugile costruito, un personaggio più che un atleta. Dopo il match ho capito che il messaggio che è passato è che ha vinto la parte buona del pugilato, ma non è così. Daniele è un ragazzo d’oro. Ha un’immagine che gestisce in un certo modo, la gente pensa di conoscerlo ma non sa chi sia veramente. Credetemi, è davvero una brava persona. E ha fatto di tutto per giocarsi fino in fondo le sue possibilità».

De Carolis con il titolo internazionale WBO.

Così, a 37 anni De Carolis conquista un successo inaspettato e sancisce la vittoria della perseveranza, della dedizione, di una passione accecante, che non conosce ostacoli. Nonostante l’età, fisicamente c’è, eccome se c’è, ristabilito dall’operazione al gomito, quell’infortunio che lo aveva condizionato nella prova opaca contro il fortissimo Lerrone Richards con in palio il titolo europeo.

Scardina invece ha fallito un test fondamentale e molto dipenderà da come saprà elaborare la prima sconfitta in carriera per ricostruirsi. Il pugilato italiano ha bisogno di lui per poter rivivere altri appuntamenti così sentiti. Un rematch, anche se non nell’immediato, potrebbe essere un’opzione, così come una nuova sfida di De Carolis per il titolo europeo o un altro derby italiano contro il promettente Ivan Zucco (16-0), già campione italiano e internazionale. Comunque andrà, all’Allianz Cloud di Milano venerdì sera è stata scritta una pagina di storia del nostro pugilato.

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