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Dean Huijsen, just a chill guy
25 mar 2025
Nelle ultime settimane il mondo si è accorto del suo talento.
(articolo)
8 min
(copertina)
Foto IMAGO / PA Images
(copertina) Foto IMAGO / PA Images
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Con la vittoria ai rigori contro i Paesi Bassi, la Spagna si è qualificata alla terza semifinale di Nations League consecutiva. Ogni Nations League ha aperto le porte a un nuovo protagonista di questo ciclo.

Un po’ a sorpresa il nuovo protagonista è il difensore centrale diciannovenne Dean Huijsen. Non doveva neanche partecipare a queste partite, perché era ancora considerato parte del ciclo dell’Under-21, è stato convocato con la Nazionale maggiore solo a raduno già iniziato a causa della defezione di Iñigo Martínez del Barcellona. Con Pau Cubarsí ormai titolare, sembrava che il nuovo difensore giovane da lanciare in questo turno potesse essere Raúl Asencio del Real Madrid, invece con un doppio salto Huijsen gli ha rubato i riflettori e il posto in squadra: all’infortunio di Cubarsí all’andata è stato Huijsen a debuttare, e poi è partito lui titolare nella seconda partita con l’assenza del catalano e ora si parla di un interessamento del Real Madrid. Fabrizio Romano ci ricorda da mesi che Huijsen ha una clausola di 60 milioni: una cifra che fino a poche settimane fa suonava assurda, e che oggi pare invece di buon senso.

Huijsen è nato ad Amsterdam ma è cresciuto a Málaga, in Andalusia. La considera ancora la sua casa e ai microfoni parla con un accento andaluso che non potresti aspettarti. Con i Paesi Bassi ha giocato fino all’Under-19, poi è passato all'Under-21 spagnola. Prima delle convocazioni di marzo ha detto che si sente spagnolo e avrebbe atteso una chiamata della Nazionale senza alcuna fretta.

Figlio di Donny, attaccante senza troppa fortuna anche dell’Ajax di van Gaal, il suo cambio di casacca ha fatto infuriare il CT olandese Koeman, uno che di centrali tecnici se ne intende. Fin dalla prima palla toccata al De Kuip all’andata è stato fischiato dallo stadio per aver scelto la Spagna. Neanche in un’azione questo è sembrato in qualche modo turbarlo. «Sembra semplicemente che venga da anni passati nell’élite del calcio» ha detto il CT De la Fuente. Gli era già successo con la maglia della Roma, in trasferta col Frosinone, quando aveva risposto ai fischi dello stadio partendo in dribbling dalla propria metà campo e infilando la palla sotto l'incrocio dei pali. Non tutti si esaltano così in un clima avverso.

Nei giorni precedenti al ritorno è anche finito in prima pagina su MARCA, che ha fatto parlare ovviamente molto in Italia. La Juventus lo ha lasciato andare per appena quindici milioni e pochi mesi dopo è in prima pagina di uno dei principali giornali sportivi spagnoli. Dentro è definito, tranquillamente, un giocatore che segnerà un'epoca.

Nella partita di ritorno la Spagna non era brillante, è stato Huijsen a prendersi responsabilità col pallone da dietro. Il primo tocco è una palla intercettata al limite della propria area che respinge di punta in avanti verso Nico Williams, il secondo è per un lancio lungo di prima sempre per Nico Williams. Nulla di complicato e in generale quello che ci si aspetterebbe per uno con i suoi piedi. Da lì ha continuato per tutti i 120 minuti provando a rompere la pressione avversaria partendo in conduzione o sfruttando con i passaggi in verticale i momenti in cui veniva lasciato senza pressione.

Huijsen nelle due partite contro i Paesi Bassi è riuscito in 12 lanci lunghi sui 17 tentati. Lo splendido gol di Lamine Yamal nei supplementari del ritorno al Mestalla ha attirato le attenzioni e il fatto che sia arrivato con un assist di Huijsen non ha fatto altro che innalzare il giudizio alla prestazione composta del giovane centrale. L’assist è arrivato con un lancio lungo in diagonale da centrocampo mentre Huijsen è libero da marcatura.

Fin troppo spesso ci si concentra su dati statistici poco interessanti per un centrale, come la percentuale di passaggi riusciti in generale, che significa soprattutto nel corto, quando proprio per le squadre che vogliono costruire da dietro è più importante quanto i centrali siano precisi nel medio e nel lungo in verticale o diagonale. La precisione nell’appoggio laterale o indietro al portiere è ovviamente importante, ma spesso è per favorire il gioco di un compagno che imposta meglio. Quel difensore lì è comunemente il regista arretrato della squadra e l’anello più importante della catena. 

Detto questo, Huijsen non è uno di quei centrali che gioca a golf col pallone, non è Bonucci, per intenderci. Non ha quel tipo di precisione e comunque la sua interpretazione è diversa. È un difensore dinamico e desideroso di partecipare al gioco anche nella metà campo avversaria. Ambidestro, o meglio è destro di piede, ma non ha problemi a giocare col sinistro. Per questo nella Roma ha giocato sia a sinistra che a destra, mentre sia nel Bournemouth che ora nella Spagna ha giocato unicamente come centrale di sinistra di una difesa a 4, con il terzino sinistro che sale molto e lui che ha quindi parecchio spazio di manovra e responsabilità col pallone.

Nella squadra diretta e aggressiva di Andoni Iraola la sicurezza col pallone che Huijsen offre da dietro calza a pennello, e il sistema ne nasconde i limiti nel difendere in marcatura nella propria area, che si erano visti anche in Italia. Huijsen si esalta invece nei duelli aerei nella propria trequarti. Il Bournemouth vuole una partita frenetica e Huijsen appare ancora di più come bravo nel giocare con precisione a certi ritmi folli. Tra passaggi e conduzioni palla, in questa stagione è tra i primi 10 giocatori per azioni che fanno avanzare il pallone dal mezzo spazio nella metà campo avversaria (1.44 p90). Unico assieme a Trent Alexander-Arnold a non essere nominalmente un giocatore di centrocampo o attacco e unico a essere un difensore centrale.

Per capirci, Huijsen è un difensore centrale alla Alessandro Bastoni, a cui i compagni non sembrano per nulla straniti dal vederlo venire a giocare al limite dell’area di rigore avversaria. A vederlo chiedere palla nel traffico della trequarti avversaria c’è la strana sensazione di star guardando un giocatore troppo a suo agio col pallone tra i piedi per essere un centrale così alto alto. Col fisico slanciato e magro, il collo lungo, le movenze sempre un po' compassate, nella Spagna sembra una giraffa.

I suoi lineamenti aumentano il senso di pace che trasmette Huijsen. Gli occhi stretti con le palpebre pendenti, in Inghilterra hanno portato a scherzare sul fatto che si faccia le canne: «Ho gli occhi assonnati, li ho ereditati da mia madre che li ha a sua volta, non fumo marijuana. Mi dispiace ma non sono fatto, noi non possiamo fumare marijuana per via dei controlli antidoping».

Per un difensore centrale dare la sensazione di essere sempre tranquillo è un enorme plus, soprattutto se si tratta di un centrale che imposta il gioco da dietro e a cui quindi i compagni affidano i palloni che scottano. Per festeggiare i suoi gol nel Bournemouth ha mimato il meme del “Chill Guy”.

In stagione ha raccontato di come Allegri lo avesse soprannominato “mangia e dormi”, perché la sua vita a Torino sembrava essere solo suddivisa in allenamenti, mangiare e dormire.

A Torino è cresciuto come giocatore fin dai 16 anni e affacciandosi al professionismo, ma non è grazie ad Allegri se la sua carriera ha preso un’accelerata e ora gioca nella Spagna a 19 anni. Arrivato a gennaio della scorsa stagione come prestito secco tappabuco nella falla aperta nella difesa della Roma, alle spalle aveva solo una presenza da una dozzina di minuti in Serie A con la Juve, ma Mourinho aveva insistito per averlo a disposizione e poi ne aveva riconosciuto pubblicamente subito lo status, definendolo uno dei giovani più promettenti a livello mondiale e pronosticandogli un futuro radioso. Per Huijsen è un momento fondamentale per uscire dalla bolla di chi segue le giovanili ed entrare nel mainstream.

A Roma ha iniziato a giocare appena arrivato. Dopo l'esonero di Mourinho è arrivato De Rossi e con lui parte titolare per la prima volta nella prima contro il Verona. Gioca 12 partite totali, partendo titolare altre 4 volte e passando però in panchina le ultime 5 partite consecutive. In generale, si è visto tutto il suo potenziale col pallone, come nel bellissimo gol segnato al Frosinone e tutte le sue ingenuità da difensore centrale appena maggiorenne. Ha pagato anche un rigore causato in un derby di Coppa Italia, che gli ha attirato critiche e tossività.

Dopo i sei mesi di svezzamento a Roma, la Juventus lo ha ceduto in estate nel gruppetto di giovani utilizzato per sistemare i conti con le plusvalenze (tra cui anche Soulé, Iling-Junior) prima di partire con le grandi spese per il nuovo progetto di Giuntoli con Thiago Motta.

Huijsen è stato subito inquadrato come una cessione necessaria per il bilancio, senza troppe fanfare. Alla Juve sono andati circa 18 milioni considerando anche i bonus, più un 10% sulla futura vendita. Fino a un certo punto era anche sembrato un buon affare, almeno fino a dicembre, quando Huijsen è entrato finalmente nell'undici titolare nel Bournemouth e ne è diventato un punto cardine. Ci ha messo qualche mese per adattarsi ai ritmi del nuovo campionato, ma poi si è ambientato senza problemi. Il suo ingresso fra i titolari ha peraltro segnato un cambio di passo del Bournemouth in Premier.

Dopo la partita al Mestalla Justin Kluivert, suo compagno di squadra nel Bournemouth, ha dichiarato: «Huijsen non sarà con noi la prossima stagione». Semplicemente non ci sono tanti difensori centrali Under-21 considerati così promettenti e il Bournemouth, pur essendo un progetto in crescita, è una piccola della Premier che a certe cifre è quasi costretto a vendere subito. Neanche a dire dal punto di vista del Bournemouth è stato un affare: diventato subito tra i protagonisti della squadra di Andoni Iraola, porterà anche una plusvalenza nelle casse a breve. Sarà invece la prossima squadra quella fondamentale per Huijsen per potersi attestare tra i migliori centrali del calcio mondiale. La decisione che lo attende in estate non è semplice: andare per gradi o scegliere subito la squadra più prestigiosa che punterà su di lui?

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