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Il Decreto Crescita può aiutare il calcio italiano
22 mag 2019
Come il nuovo regime fiscale per i calciatori e gli allenatori che vengono dall'estero può agevolare le squadre di Serie A.
(articolo)
8 min
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Il Decreto Crescita è diventato ufficialmente legge e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 29 giugno, dopo la pubblicazione di questo pezzo, cioè. Per questo abbiamo aggiunto le dovute correzioni in corsivo, ma per facilitare la lettura del pezzo abbiamo adeguato le cifre degli esempi alle cifre effettive.

Questo pezzo è stato aggiornato il 22 luglio 2019.

Il cosiddetto "Decreto Crescita", approvato dal governo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 30 aprile, avrà tra le altre cose importanti ripercussioni anche sui bilanci delle società calcistiche. L’articolo del decreto che interessa ai fini del nostro discorso è il numero 5, denominato “Rientro dei cervelli” e volto a favorire l’approdo in Italia di lavoratori residenti all’estero (sia italiani che stranieri) tramite agevolazioni fiscali.

Prima di vedere gli effetti pratici, in particolare sul calciomercato delle squadre di Serie A, è importante approfondire cosa cambia con le nuove norme.

Come funziona la nuova legge

Nel primo dei cinque commi di cui si compone l’articolo 5 sono contenute le modifiche all’articolo 16 del decreto legislativo del 14 settembre 2015, che già aveva affrontato l’argomento del cosiddetto “Regime fiscale speciale per lavoratori impatriati”, allargandone notevolmente la platea dei possibili beneficiari. A partire dal primo gennaio 2020, infatti, saranno compresi a pieno titolo anche calciatori e allenatori.

Nella nuova stesura, il Decreto Crescita prevede infatti che “i redditi di lavoro dipendente, i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e i redditi di lavoro autonomo prodotti in Italia da lavoratori che trasferiscono la residenza nel territorio dello Stato ai sensi dell’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 30 per cento del loro ammontare al ricorrere delle seguenti condizioni: a) i lavoratori non sono stati residenti in Italia nei due periodi d’imposta precedenti il predetto trasferimento e si impegnano a risiedere in Italia per almeno due anni; b) l’attività lavorativa è prestata prevalentemente nel territorio italiano”.

Rispetto alla vecchia versione, oltre all’abbassamento dal 70 al 30% della quota di reddito totale percepito dalla quale ricavare l’imponibile IRPEF sul quale calcolare la tassazione, sparisce la parte del testo che ne restringeva l’applicabilità ai “lavoratori che rivestono ruoli direttivi ovvero sono in possesso di requisiti di elevata qualificazione o specializzazione come definiti con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di cui al comma 3” nei quali non erano comprese le categorie che a noi interessano, ovvero calciatori e allenatori.

EDIT: Nella versione definitiva del decreto sono stati inseriti i seguenti commi che si applicano direttamente ai rapporti tra società e sportivi professionisti (allenatori compresi) regolati dalla Legge n.91 del 23 marzo 1981: “5-quater. Per i rapporti di cui alla legge 23 marzo 1981, n. 91, ferme restando le condizioni di cui al presente articolo, i redditi di cui al comma 1 concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50 percento del loro ammontare. Ai rapporti di cui al primo periodo non si applicano le disposizioni dei commi 3-bis, quarto periodo, e 5-bis. 5-quinquies. Per i rapporti di cui al comma 5-quater, l'esercizio dell'opzione per il regime agevolato ivi previsto comporta il versamento di un contributo pari allo 0,5 per cento della base imponibile. Le entrate derivanti dal contributo di cui al primo periodo sono versate a un apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate a un apposito capitolo, da istituire nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il successivo trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, per il potenziamento dei settori giovanili.

Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dell'autorita' di Governo delegata per lo sport e di concerto con il Ministro dell'economia e dellefinanze, sono definiti i criteri e le modalita' di attuazione del presente comma, definiti con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di cui al comma 3.”

Quindi, a differenza degli altri professionisti, l’abbassamento della quota di reddito totale percepito dalla quale ricavare l’imponibile IRPEF sul quale calcolare la tassazione per gli sportivi è al 50% e non al 30%.

Foto di Marco Bertorello / AFP / Getty Images.

Non solo, per alcune regioni italiane (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), l’imponibile IRPEF scende ulteriormente al 10% del totale dei redditi percepiti. Una norma volta a favorire la creazione di posti di lavoro nel sud Italia ma che avrà l’effetto di permettere a Napoli, Cagliari, Lecce e alle altre società di quelle otto regioni di avere maggiori agevolazioni fiscali sugli stipendi dei giocatori rispetto agli altri club.

Questo regime fiscale potrà essere sfruttato da calciatori e allenatori provenienti dall’estero per cinque anni, che potranno estendersi di ulteriori cinque, nei quali si calcolerà l’imponibile IRPEF sul 50% del reddito totale percepito in presenza di un figlio minorenne o nel caso diventino proprietari di una casa, e addirittura solamente sul 10% del reddito totale percepito in presenza di tre figli minorenni.

EDIT: Per gli sportivi non è possibile usufruire dell’ulteriore sgravio previsto per i lavoratori delle regioni del Sud e non si potranno sfruttare i vantaggi previsti dalla legge per un periodo superiore a cinque anni.

Quanto risparmieranno i club?

Una volta chiarito l’aspetto tecnico della legge, è possibile quantificare i vantaggi che sui prossimi bilanci avranno le società di calcio, che in sede di contrattazione offrono sempre ai giocatori uno stipendio netto accollandosi interamente la tassazione, rappresentata quasi integralmente proprio dall’aliquota sull’imponibile IRPEF.

In primo luogo va sottolineato che i vantaggi fiscali scatteranno dal 1° gennaio 2020 per chi sposterà la residenza in Italia dopo quella data. Aspetto non irrilevante, visto che la sessione più importante dell’anno è quella estiva che si svolgerà nell’estate del 2019. Per la prossima stagione sportiva, quindi, sarà possibile ottenere uno sgravio dimezzato (da gennaio a giugno 2020) rispetto a quanto accadrà dal 2020 in poi e sarà necessario usare l’accortezza di spostare la residenza legale del nuovo acquisto proveniente dall’estero non prima dell’inizio dell’anno solare 2020.

Inoltre il decreto richiede che chi rientri mantenga la sua residenza in Italia per almeno due anni, pena il venir meno dei benefici fiscali e di conseguenza l’eventuale necessità per il club che ha beneficiato della detrazione per quel tesserato di versare all’erario quanto fino a quel momento risparmiato.

Fatte queste precisazioni, è il caso di affrontare alcuni esempi numerici che rendono più chiaro il vantaggio della nuova tassazione rispetto alle annate precedenti.

Attualmente uno stipendio di 5 milioni netti costa alla società circa 9,3 milioni lordi. Se questa estate un club decidesse di investire 9,3 milioni lordi sull’ingaggio di un calciatore, questo vorrebbe dire garantire allo stesso uno stipendio di 6,2 milioni netti per la stagione 2019/20 e addirittura di 7,3 milioni netti per le quattro successive, quando il decreto sarà totalmente in vigore.

È evidente, quindi, che il potere contrattuale delle società di Serie A grazie a queste norme crescerà rispetto al passato in confronto a quello di quelle estere. Se invece i club volessero approfittarne per diminuire i propri costi, mantenendo la somma degli stipendi netti sullo stesso livello di quest’anno, è possibile calcolare i vantaggi economici di questo tipo facendo il calcolo inverso: uno stipendio di 5 milioni netti non costerà più alle società 9,3 milioni lordi, bensì 7,5 milioni lordi per la stagione 2019/20 e dal 2020 in poi solo 5,7 milioni lordi, con l’ulteriore vantaggio per i club delle regioni agevolate di costare 7,8 milioni lordi nel 2019/20; e 6,4 milioni lordi dal 2020 in poi.

Se le nuove norme fossero applicate oggi

Concludiamo facendo qualche esempio su alcuni dati reali. Se il Decreto Crescita fosse stato approvato nella scorsa stagione la Juventus avrebbe risparmiato circa 9 milioni di euro sullo stipendio di Cristiano Ronaldo nel 2018/19 e 18 negli anni successivi garantendogli comunque l’ingaggio attuale di 31 milioni di euro netti.

Ramsey, già acquistato dalla Juventus e che dovrebbe guadagnare 6 milioni netti a stagione, non costerà più alle casse bianconere 11,1 milioni lordi di stipendio come adesso, ne costerà 9,4 nel primo anno di contratto e circa 7,6 nei successivi.

A Conte l’Inter ha garantito uno stipendio di 10 milioni di euro netti mettendone a bilancio 15,6 lordi quest’anno e 12,7 lordi dall’anno prossimo, cifre che precedentemente sarebbero corrisposte a un ingaggio rispettivamente di 8,4 e di 6,9 milioni di euro.

Foto di Gabriele Maltinti / Getty Images.

Parlando sempre di allenatori dagli elevatissimi stipendi, fino a oggi inavvicinabili dalle squadre italiane, in un futuro più o meno prossimo potrebbero essere avvicinati con qualche possibilità di successo anche tecnici con ingaggi elevatissimi quali Klopp (14 milioni di euro netti al Liverpool) e Guardiola (20 milioni di euro netti al Manchester City). Il tedesco dal 2020 costerebbe di ingaggio 17,8 milioni lordi e lo spagnolo poco più di 25, cifre importanti ma soprattutto nel primo caso non lontanissime dai 14 milioni lordi (pari a 7,5 netti) che ha percepito nella scorsa stagione Allegri alla Juventus.

Forse bisognerà prendere in considerazione anche questa variabile quando fantasticheremo con il calciomercato, che da quest'estate sarà un po' più dolce anche per i club italiani.

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