Nelle MMA si discute spesso sul possibile GOAT (il greatest of all time, il migliore di tutti i tempi) e i nomi che si fanno sono sempre gli stessi: Jon Jones - pur con gli asterischi dovuti alle squalifiche per doping - oppure Anderson Silva, al limite Georges St. Pierre; qualcuno si spinge fino a Khabib Nurmagomedov. Ma non si va oltre. I nomi, di solito, sono questi.
Eppure c’è un nome che i veri hardcore di MMA stanno facendo in questi giorni: Demetrious Johnson, detto “DJ”, o anche “Mighty Mouse” (il topo poderoso, perché parliamo di un peso mosca, la categoria più piccola). Demetrious Johnson ha praticamente combattuto e superato due generazioni di fighter tra le due promotion più importanti del pianeta, contribuendo alla formazione - tra alti e bassi dipendenti dall’umore del pubblico, non certo dalla sua qualità - della categoria maschile dei pesi mosca.
Ed è tanto più giusto ricordarlo e raccontarne le gesta adesso che - decisione di pochi giorni fa - ha annunciato il proprio ritiro dalle scene, a 38 anni da poco compiuti.
Gli esordi in WEC e l’approdo in UFC.
La scalata di Demetrious Johnson inizia nella divisione dei pesi gallo (superiore a quella dei mosca) nell’ormai lontano 2007, una divisione di peso nella quale farà ritorno per le sue ultime battute in carriera. Johnson aveva preso parte ad alcuni match amatoriali, ma battere il proprio avversario in appena 17 secondi per TKO, sebbene fosse in una promotion minore - come la WEC, word extreme cagefighting, che poi è stata acquistata e fusa con UFC - , all’esordio tra i professionisti, restituiva la dimensione di che tipo di esordiente si avesse davanti.
Dopo un inizio folgorante - 10 vittorie in meno di tre anni, di cui solo due per decisione e le altre per KO o sottomissione - Johnson fallisce contro Brad Pickett, il primo vero incontro di spessore. Dopo altre due vittorie in WEC, la promotion viene acquisita dalla UFC proprio per implementare le divisioni di peso minori. È il 2012, Johnson arriva con un record di 12 vittorie e una sola sconfitta; anche la divisione dei pesi gallo non era quella di oggi: a parte essere composta di pochi fighter (quasi tutti fenomenali per quel tempo, a dire il vero), lo scettro di migliore viene conteso tra Urijah Faber - fondatore e head coach del Team Alpha Male - e Dominick Cruz, un altro fighter che viene considerato tra i più grandi della storia al limite delle 135 libbre (61kg).
Johnson viene accolto subito nel cerchio di fuoco dalla promotion, anche se in una categoria non completamente sua. Riesce a superare due leggende dello sport: Norifumi “Kid” Yamamoto e l’ex campione WEC Miguel Angel Torres, un artista marziale misto completo e feroce, che aveva accumulato un record di 39 vittorie e 3 sconfitte, giusto per rendere l’idea.
Demetrious Johnson acquisisce man mano una tecnica sopraffina e delle finalizzazioni da anime giapponese di arti marziali. Già si notano l’intensità e la base grezza di quello che sarebbe diventato successivamente. Contro Angel Torres vince grazie a dei leg kick feroci e puntuali, e alla capacità di sfuggire ai tentativi di guillotine choke del suo avversario, cintura nera nel BJJ, riuscendo a imporsi ai punti e guadagnandosi così lo scontro titolato alla corte di Dominick Cruz.
Cruz in quel momento è un vero maniaco dei movimenti nell’ottagono. Possiede un istinto impareggiabile nel prevedere i colpi, per schivarli con movimenti di busto e testa, con un continuo footwork che non offre punti di riferimento. È l’ottobre 2011, il primo main event con Johnson protagonista, ma Mighty Mouse non riesce a compiere l’impresa: il titolo rimane nelle mani di Cruz.
Nel 2012, UFC decide che è tempo di implementare un’altra divisione di peso. Organizza un torneo nel quale si decide il nuovo campione della divisione dei pesi gallo, al limite delle 125 libbre (57 kg).
Il match d’esordio nel torneo, per Johnson, contro Ian McCall, è un pareggio senza un reale vincitore. Viene ripetuto due mesi dopo. Stavolta Johnson ne esce col braccio alzato. Nel frattempo, Joseph Benavidez aveva superato Yasuhiro Urushitani e si era guadagnato la finale del torneo. Sono loro due ad affrontarsi a UFC 152. Vince Johnson, appropriandosi di una cintura che lascerà soltanto quando abbandonerà UFC per One Championship, dopo la sconfitta con Cejudo.
Sarebbe ridondante menzionare la carrellata di vittorie che ha portato Johnson a essere considerato il più grande peso mosca vivente e uno dei più grandi in assoluto. Si potrebbero menzionare alcuni record, come quello del tempo maggiore passato nella gabbia UFC per un campione dei pesi mosca; oppure il maggior numero di vittorie consecutive nella storia della divisione. Niente di tutto questo sarebbe sufficiente per rendere l'idea.
Fa impressione leggere il suo nome al quinto posto assoluto per takedown realizzati nella storia della promotion (non solo della divisione, ma di tutta la storia di UFC), e fa ancora più effetto sapere che dopo UFC, Johnson ha conquistato anche il titolo One, con un set di regole diverso e una concorrenza altrettanto spietata. Probabilmente, però, il record più importante legato a UFC ha a che fare col suo titolo: Johnson è il fighter col maggior numero di difese consecutive titolate (11) nella storia di UFC, nonché secondo, solo dietro ad Anderson Silva, per giorni da campione (2142).
E allora perché di questo atleta si parla così poco?
Forse è la condanna cui vanno incontro i fighter appartenenti a categorie di peso “leggere”, relegati per decenni in un dimenticatoio fatto di sangue, sudore e pochi spiccioli per combattere, mentre i fighter che combattono in categorie di peso superiore cominciavano già ad accumulare borse più o meno importanti. McGregor doveva ancora arrivare a cambiare le regole del gioco.
Lo stile ibrido e mutevole di Johnson gli ha consentito di avere una carriera lunga e prosperosa, ricca di successi importanti. Nei suoi anni del college, Johnson aveva raggiunto importanti vittorie nel wrestling, la disciplina base dalla quale è partito. Il suo atletismo eccezionale, la mutevolezza e l’adattabilità gli hanno consentito di creare uno stile unico e riconoscibile, oltre che difficile da leggere per i suoi avversari. Gli high kick utilizzati come fossero jab, i leg kick rapidi e violenti coi quali ristabiliva le distanze, ma anche i suplex belly-to-belly che gli consentivano di prendere subito il dominio; e poi delle sottomissioni che prima di lui si vedevano solo nei videogiochi (ma neanche, a dire il vero) hanno contribuito a definire il suo metodo stilistico.
Combinazioni letali e invenzioni al limite della realtà, come quando mise a segno una sottomissione attraverso una armbar dopo aver sollevato Ray Borg, sottomettendolo al volo: un’azione che rimarrà nella storia delle MMA.
Da questa sottomissione si può anche comprendere il suo amore per il submission grappling e, in particolare, come mai Johnson abbia annunciato, al momento del ritiro dalle MMA, di volersi dedicare al brazilian jiu-jitsu, altro suo grande amore.
Un dominio che ha pochi eguali
Johnson ha dominato in lungo e in largo la divisione dei pesi mosca in UFC, sconfiggendo gli stessi avversari per più volte: è il destino toccato a Joseph Benavidez, fortissimo fighter arrivato corto anche lui con Cruz (per split decision) ai tempi dei pesi gallo, rinato poi nei mosca senza però mai riuscire a superare Johnson.
Stessa sorte toccò a “The Magician” John Dodson, peso mosca particolarmente dotato atleticamente, che aveva annichilito la concorrenza e che si presentava come una seria minaccia al regno di Demetrious, ma che comunque non è riuscito a scalfire il suo regno.
Chi ci sarebbe riuscito, anni dopo, sarebbe stato Henry Cejudo in un match giocato sul filo del rasoio a UFC 227. Molti osservatori oggi considerano il match vinto da Cejudo come un abbaglio preso dai giudici. Va detto che poco tempo prima Johnson aveva tolto l’imbattibilità a Cejudo attraverso un drammatico TKO, risvegliando ancora una volta le coscienze di chi lo dava per sorpassato, visto che aveva ormai già trent’anni.
Dopo quella sconfitta controversa UFC si renderà protagonista di uno degli scambi più strani della storia delle MMA: la divisione dei pesi mosca non tirava molto in termini di vendita di PPV (gli eventi a pagamento esclusivo, con cifre che oggi arrivano di poco sotto agli 80 dollari). Johnson era ai limiti della perfezione ma il pubblico non riusciva ad apprezzare del tutto la sua perizia tecnica, forse persino eccessiva.
Insomma una parte del pubblico era annoiata dal dominio di un campione che pareva non poter essere spodestato da nessuno. La sconfitta titolata contro Cejudo è una manna per UFC, che decide di smantellare la divisione. Il pensiero rimase a galla per poco tempo: Cejudo aveva imparato ad essere personaggio, a scaldare gli animi; cosa che non era Johnson, un nerd amante dei videogiochi, poco incline al trash talking.
Ingolosita dalla possibilità di avere un altro combattente dal microfono “caldo”, la promotion scambia Demetrious Johnson con il campione imbattuto dei pesi welter One, Ben Askren. Un errore: mentre Askren scrive la fine peggiore per i suoi giorni da combattente in UFC - andando KO dopo 5 secondi contro Jorge Masvidal, la ginocchiata più veloce della storia - Johnson dimostra di poter battere un’altra generazione di fighter, stavolta nei pesi gallo, al limite cioè delle 135 libbre.
Va detto anche che il taglio del peso in One non è come in UFC: i fighter, nella settimana del combattimento, vengono sottoposti a test di idratazione che vengono ripetuti anche nel giorno del combattimento ufficiale; tutto ciò, per salvaguardare ulteriormente gli atleti che vengono sottoposti a procedure di taglio del peso troppo estreme. Il taglio netto del peso, che trasforma i fighter in zombie la notte prima del match, non è ammesso.
Un finale in pieno stile
A Demetrious Johnson, nonostante il suo status di leggenda, One Championship non ha “regalato” la chance per il titolo immediatamente: se la guadagna con due vittorie, prima di incontrare il più grosso Adriano Moraes, pericoloso brasiliano estroso che riesce a mettere KO con una ginocchiata e ground and pound successivo Johnson.
È la prima (e unica) volta che Johnson subisce uno stop, il suo unico incontro perso, cioè, non per decisione dei giudici.
A quel punto, a 36 anni, in molti pensavano che Mighty Mouse si sarebbe ritirato. Cos’altro aveva da dimostrare, in fin dei conti?
Invece rientra un anno dopo con una vittoria folgorante, arrivata a seguito di una delle combinazioni più belle della storia degli sport da combattimento.
Questa è la firma elegante che Demetrious Johnson lascia in fondo alla propria storia, un ultimo momento più unico che eccezionale. Un momento in cui mostra il lottatore che è stato: il suo timing, la sua precisione, la sua creatività. Siamo davvero all’utopia, all’ideale a cui aspirano tutti i fighter che indossano i guantini.
Ma non è ancora finita. Un altro anno dopo, il 5 maggio del 2023, Johnson e Moraes chiudono la trilogia, vinta da Johnson con verdetto di decisione unanime dei giudici.
Pochi giorni fa a Denver, dove aveva sconfitto Moraes l’ultima volta, vestito con un insolito completo elegante, Johnson ha annunciato il proprio ritiro.
Con commozione palpabile, ma sempre composto, DJ ha detto di voler smettere, senza fare proclami eccezionali. Ma non ce n’era bisogno. Chi lo ha visto combattere non dimenticherà la sua rapidità d’esecuzione, la prontezza, così come la capacità di passare un quinquennio da dominatore assoluto, o la redenzione dopo una sconfitta durissima nella nuova promotion.
«Mi avevano chiesto di lasciare la cintura qui (nella gabbia One, come simbolo: la cintura è ora vacante), ma non faccio queste stronzate: sono arrivato in questo sport da campione, me ne andrò da campione».
Un'ultima cosa
Adesso DJ avrà più tempo da dedicare alle altre sue passioni. Il gaming, certo, e il BJJ. Proprio nel brazilian jiu-jitsu, nel marzo 2024, ha vinto la medaglia d’oro nella categoria assoluta (ovvero senza limiti di peso) Master 2 tra le cinture marroni, in un match che è divenuto subito virale.
Il suo avversario era alto 192 centimetri e pesava 112 chili.
Un altro segno tangibile del suo talento e della sua straordinarietà. Adesso che è stato promosso cintura nera, Johnson dedicherà al brazilian jiu-jitsu i suoi ultimi giorni da atleta.
One Championship ha dichiarato che Johnson sarà il primo fighter a venire introdotto nella propria Hall of Fame, mentre Dana White (che non lo ha molto amato quando avrebbe dovuto, distratto dai numeri commerciali) ha confermato la sua futura introduzione nella Hall of Fame UFC: francamente, sarebbe stato impossibile non farlo, anche solo per i suoi record ancora intatti.
Johnson si è più volte lamentato delle insufficienti paghe in UFC, oltre alla mancata possibilità di guadagnare di più combattendo come co-main event di un evento di Conor McGregor, quantomeno come premio alla professionalità che aveva sempre dimostrato. Ma anche se le vendite delle PPV e la qualità del fighter non sono andate a braccetto - a causa, tra le altre cose, di un pubblico ancora da formare che preferiva le botte da orbi alla qualità tecnica - nessuno può togliere nulla dalla carriera di uno dei più grandi marzialisti di sempre.
E neanche un businessman integerrimo che guarda al proprio interesse, un vero squalo come Dana White, può permettersi di discutere Demetrious Johnson, uno dei migliori fighter in senso assoluto ad aver messo piede in gabbia. E uno dei pochi a lasciare lo sport, alla veneranda età di 38 anni, mentre ancora è in cima del mondo.