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Assane Diao nasce come centrocampista centrale; poi diventa un’ala e infine un centravanti. Un percorso che asseconda il talento che ha mostrato fin da quando era ragazzino. Un aspetto lo distingueva dagli altri esterni tecnici e dribblomani: Diao faceva gol, spesso, e lo faceva come è più raro che lo facciano le ali, muovendosi bene senza il pallone e leggendo sempre bene lo spazio in profondità e le tasche d’erba sulla trequarti.
È facendo gol che Diao ha attirato le attenzioni su di sé, scalato i campionati giovanili. Tra i 16 e i 17 anni era già nel Betis B, nel calcio professionistico, e non sembrava risentire particolarmente del salto dal calcio giovanile. Poi lo scorso anno ha iniziato a giocare anche in prima squadra. La sua capacità di vincere i duelli, saltare l’uomo, andare via in velocità, si è molto normalizzata nell’impatto con la Liga, ma Diao continuava a mostrare un talento interessante per la profondità, per trovare sempre la soluzione più efficace intorno all’area di rigore.
Pur giocando poco, aveva trovato il modo di mettersi in mostra. Contro il Barcellona, un paio di mesi fa, ha segnato un gol che dimostra la sua freddezza e la sua qualità tecnica. A due minuti dalla fine aveva deviato con il tacco un cross dalla destra. Una conclusione difficile per pensiero ed azione; Diao colpisce di tacco col piede davanti a sé, non dietro, girandola sul secondo palo. Come gli è venuto in mente?
È stato il tecnico delle giovanili Aitor Martinez a vedere per lui un futuro da punta. La sua cessione a gennaio non è stata particolarmente rimpianta, perché ha permesso al Betis di puntare su Antony, che ha già avuto un impatto devastante per gli andalusi. Lo stesso, però, che ha avuto Diao con il Como, visto che domenica, all’ora di pranzo, ha segnato il suo quinto gol da quando è arrivato nel mercato di gennaio. Sono, in totale, cinque gol in otto partite, in una squadra di bassa classifica che con lui in campo ha iniziato un campionato diverso.
Nel gol al Napoli dovete far caso a come passeggia per restare dentro la linea del fuorigioco, il posizionamento furbo tra i centrali del Napoli, e poi dovete guardare al primo controllo, di sinistro, già finalizzato al tiro, di destro e a incrociare.
Il Como della prima parte di stagione creava un grande volume di gioco ma finalizzava poco. È Diao il principale motivo per cui il rendimento della squadra di Fabregas è cambiato. Lo spagnolo di origini senegalesi parte punta centrale ma la squadra si muove in maniera piuttosto fluida davanti. Ha la libertà per defilarsi sulla fascia, specie la sinistra, e mettere palloni al centro; i suoi movimenti sono fatti per svuotare il centro e permettere ai trequartisti di inserirsi (Paz è il quarto in Serie A per tiri), ma soprattutto a creargli i presupposti per attaccare la porta in corsa.
Durante i tanti attacchi posizionali che costruisce il Como, Diao è furbo a trovare gli spazi fra i centrali, e mettersi in condizione di ricevere già per calciare. Quando Nico Paz o Strefezza portano palla sulla trequarti, vediamo Diao smaniare per ricevere un filtrante, elettrico, incredibilmente reattivo mentalmente. Guardate per esempio nel gol segnato all’Udinese, con quale rapidità detta il passaggio a Strefezza e conclude in porta.
Diao segna ad ogni tiro o quasi. Il 50% delle sue conclusioni finiscono in porta; il 31% dei suoi tiri finiscono in gol. Ha calciato 16 volte e ha segnato 5 gol. Questo impatto ricorda quello che ebbe Boulaye Dia alla Salernitana un paio d’anni fa, quando prendeva sempre la porta e segnava con pochi tocchi di palla. Il rendimento di Dia si è poi normalizzato, ma le sue caratteristiche si sono mantenute. Oggi per esempio, col 30% di conversione, ha numeri molto simili a quelli di Diao. È un giocatore che stiamo citando perché i punti di contatto, tecnici e biografici, sono diversi: due attaccanti cresciuti nella Liga spagnola e che hanno le caratteristiche per giocare da seconde punte - in un calcio che ne fa a meno. Finalizzatori che amano partire da dietro, arrivando a concludere in corsa, con uno straordinario senso dell’economia di risorse - spremere al massimo i pochi palloni toccati.
Diao sa calciare di destro e sinistro. Ha segnato il suo primo gol al Como contro il Milan partendo da destra, portando palla sul destro, e poi lasciando partire un tiro secco sul primo palo. Calcia sempre di collo e a incrociare, con gusto per la semplicità.
Potrà continuare così? Difficile, ma a 19 anni sarebbe sciocco pensare che non possa completare il suo gioco e aggiungere dimensioni finora inesplorate, che magari non hanno a che fare con la finalizzazione.
Diao, per esempio, ha regalato un’altra efficacia al Como in campo aperto, visto che nella prima parte di stagione sembrava una squadra un po’ compassata nelle transizioni, che aveva sempre bisogno di accorciare il campo in avanti. Ora Diao può segnare gol come quello alla Fiorentina, in cui è semplicemente andato più forte di tutti, conducendo in porta un pallone tendenzialmente innocuo. Il cambio di ritmo verso l’interno, con cui taglia la corsa di Mandragora, è impressionante.
In un’intervista alla Gazzetta Diao ha dichiarato che è stato Fabregas a convincerlo a firmare: «Ho parlato con Cesc, e mi ha spiegato nel dettaglio il progetto, la visione e cosa aveva in mente sia per me che per lo sviluppo della squadra. Quando la chiamata è finita, non ho avuto dubbi». Il Como lo ha pagato 11,5 milioni di euro, riservando al Betis il 20% sulla futura rivendita. In una squadra tecnica, che vuole sempre il pallone, Diao non ha avuto bisogno di periodi di ambientamento rispetto al calcio giocato da Manuel Pellegrini al Betis.
È vero, nessuna squadra di bassa classifica di Serie A può permettersi di fare acquisti alle cifre del Como e di convincere un talento del calcio spagnolo a unirsi al progetto. Investire quasi 12 milioni su Diao, però, rivela anche che nella dirigenza lariana esiste una grande coerenza di idee e un occhio particolarmente attento al talento.
L’acquisto di Diao è un'altra dimostrazione che non basta essere ricchi, e saper spendere i soldi è uno degli aspetti che sta caratterizzando la buona stagione del Como in Serie A.