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L'apprendistato di Simeone al Catania
12 mar 2019
La prima esperienza da allenatore in Europa per il Cholo è stata sulla panchina del club siciliano.
(articolo)
13 min
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Quando il Catania scende in campo al Cibali in un assolato pomeriggio di gennaio deve giocare l’ultima partita del girone d’andata della Serie A 2010/11 contro il Chievo. È a tre punti dalla zona salvezza e a sei dall’ottavo posto, occupato dall’Udinese di Guidolin. Più di metà del campionato italiano è raccolto in 13 punti, dai 27 della squadra friulana ai 14 del Bari ultimo in classifica, e così a rischiare la retrocessione ci sono anche squadre come Sampdoria, Bologna, Fiorentina, Genoa e Parma. Le prime che possono sentirsi davvero al sicuro sono la Juventus e il Palermo, appaiate al sesto posto a 31 punti. C’è la sensazione diffusa che tutto sia possibile, in un senso o nell’altro.

Sulle panchine siedono due tra gli allenatori più promettenti del calcio italiano, Marco Giampaolo e Stefano Pioli, ma la partita è pigra. Al 28' del primo tempo Maxi Lopez trasforma un calcio di rigore generoso, ma poi in campo si vede solo il Chievo, che riesce a pareggiare con una splendida girata al volo in area di Pellissier al 20esimo del secondo tempo. I 90 minuti si chiudono con un paio di grandi parate di Sorrentino e i fischi dello stadio, che evidentemente si aspettava una stagione diversa nonostante la distanza dalla zona salvezza sia rimasta invariata. A fine partita Giampaolo va davanti ai microfoni e dice: «Mi sento in discussione dal primo giorno in cui sono arrivato a Catania».

Passano appena tre giorni e, dopo la sessione pomeridiana degli allenamenti, Giampaolo viene convocato dal DS Lo Monaco nel suo ufficio per risolvere consensualmente il contratto. La dirigenza del Catania ha già scelto il sostituto del tecnico di Bellinzona, a cui comunque verranno corrisposte le mensilità fino alla fine della stagione. È Diego Pablo Simeone, che sbarca in città il giorno successivo all’ora di pranzo, accompagnato dal “Mono” Burgos e dal preparatore atletico Oscar Ortega, dopo aver vinto un campionato Apertura con l’Estudiantes nel 2006 e uno Clausura con il River Plate nel 2008, in Argentina. Il nuovo staff tecnico sarà completato dal preparatore dei portieri Marco Onorati e da Andrés Guglielminpietro, che farà da assistente. Sui giornali italiani inizia a comparire il soprannome “El Cholo”: “letteralmente ‘il meticcio’, per via del colore della pelle”, come scriveLa Repubblica il giorno del suo arrivo.

Al Cholo il Catania chiede qualcosa di più della salvezza, che per la verità non sembrava proprio irraggiungibile. «Non abbiamo cambiato Giampaolo perché giudicavamo pochi i 22 punti conquistati: tutto sommato siamo in linea. Ma riteniamo di avere l’organico più forte nella nostra storia. E il fatto di doverci accontentare di lottare fino alla fine per la salvezza è qualcosa che non ci sentiamo dentro», dice Lo Monaco alla presentazione del nuovo allenatore, accanto al presidente Pulvirenti.

Foto LaPresse

«Mi aspetto che la squadra provi a fare il pressing più alto possibile, si mantenga corta e soprattutto grintosa», dice invece Simeone, che torna in Italia dopo otto anni d’assenza; nel 2003 aveva lasciato la Lazio per accasarsi all’Atletico Madrid: «Ma è come se non fossi mai andato via, mi sono tenuto in contatto con questo Paese e con la Serie A che mi ha regalato molte gioie e tanto mi ha insegnato».

Per la verità, il Catania è una squadra molto più argentina che italiana in quel momento. Quando Simeone diventa allenatore, gli albiceleste in rosa sono addirittura dieci. «Nei giorni scorsi ho chiesto informazioni su di un giocatore della Serie B italiana. Mi hanno sparato un prezzo altissimo. Con gli stessi soldi in Argentina ne prendo due», spiega Lo Monaco. Il DS del Catania è legato poi da un’amicizia molto stretta a Jorge Cysterpiller, padrino del calcio argentino nonché amico d’infanzia ed ex procuratore di Maradona, morto suicida nemmeno due anni fa. Attraverso di lui sono arrivati sulla costa orientale della Sicilia Mariano Andujar, Gonzalo Bergessio, Mariano Izco, Pablo Barrentios e lo stesso Simeone. Non stupisce quindi che il Catania inizi ad essere chiamatoSegunda Seleccion” nonostante l’unico giocatore del Catania ad essere effettivamente convocato dalla Nazionale argentina sia Andujar.

Dentro il rifugio del Massimino

Alla prima partita del “Cholo” da allenatore in Italia, contro il Parma appena due giorni dopo il suo sbarco in Sicilia, gli argentini in campo sono ben sette. Tra loro c’è anche il “Papu” Gomez, arrivato in estate dal San Lorenzo per una cifra intorno agli due milioni e mezzo di euro. «El Papu si sente un trequartista ma io al San Lorenzo l’ho costretto a spostarsi sulla fascia destra», dice Simeone alla sua prima conferenza, ricordando il periodo passato insieme in Argentina «Abbiamo quasi litigato, ma gli ho spiegato che se fosse venuto in Italia lo avrebbero fatto giocare lì. E dopo che è arrivato a Catania mi ha chiamato per ringraziarmi». Contro il Parma, “El Papu” gioca da ala sinistra in un 4-2-3-1 inedito, che Giampaolo non aveva mai utilizzato. Ma le cose non vanno come previsto.

Il Catania non ha acuti e si deve arrendere ai gol di Candreva e Giovinco, confermando così le parole di Hernan Crespo, che gioca per 88 minuti per difendere il suo record di marcatore straniero in attività con più gol in Serie A: «So come concepisce calcio il Cholo, ma non credo che in pochi giorni sia riuscito a fare una rivoluzione. Non è un mago che con un colpo di bacchetta risolve tutto. Darà per certo una svolta psicologica allo spogliatoio, ma non si vedrà subito il frutto del suo lavoro». Il Catania, così, rimane la squadra ad aver raccolto di gran lunga meno punti in trasferta, solo 3 sui 22 totali, con uno score horror da 3 pareggi e 8 sconfitte.

Al Massimino la fortuna di Simeone non cambia. Il Catania prende due gol anche dal Milan capolista, il primo subito dopo essere passato in superiorità numerica per l’espulsione di Van Bommel, e l’allenatore argentino non può fare altro che guardare alle successive trasferte a Cesena e a Bologna per sperare di muovere la classifica, che si fa sempre più cupa: «Se è vero che il Catania fino ad oggi fuori casa ha trovato appena 3 punti, vi dico che i numeri sono fatti per essere cambiati», dice dopo aver perso con la squadra di Allegri. Le uniche buone notizie che porta con sé gennaio sono gli arrivi negli ultimi giorni di mercato di due dei protagonisti che più assoceremo alla sua esperienza a Catania, e cioè Gonzalo Bergessio dal Saint Etienne e Ciccio Lodi dal Frosinone. Giuseppe Mascara si accaserà invece a Napoli, non senza qualche contrasto con la tifoseria.

Nonostante ciò, le parole motivazionali di Simeone non riescono a piegare la mistica negativa fuori casa del Catania, che pareggia con il Cesena per 1-1 e poi perde con il Bologna per 1-0. Nelle sue prime cinque partite da allenatore in Italia, il “Cholo” ha raccolto tre sconfitte e due pareggi, subendo 7 gol e segnandone appena due, entrambi di Maxi Lopez. «Con Simeone lo slogan è ‘forza e sacrificio’», dirà il centravanti argentino «il Cholo ha dimostrato da calciatore il suo carattere che sta ora infondendo nel nostro spogliatoio».

Il Catania arriva quindi a metà febbraio nella scomoda posizione di non concedere punti al Lecce, che lo precede in classifica, e possibilmente di vincere, per non rimanere ancora più aggrovigliato nella lotta per non retrocedere. La zona salvezza è ad appena due punti di distanza e la scommessa di puntare su un allenatore giovane a metà stagione sembra sempre più un azzardo fatale quando il Lecce rimonta il vantaggio iniziale di Silvestre andando sull’1-2, poco prima di prendere un palo clamoroso con un tiro svirgolato di Vives. L’esperienza a Catania di Simeone, e quindi anche la sua carriera, è legata al potere magico del Massimino che, dopo aver visto l’abisso della Serie B, esplode tra l’80esimo e l’85esimo per la doppietta di Ciccio Lodi su punizione, una cosa che nella storia della Serie A è riuscita a soli altri sei giocatori. Dopo il 3-2 i giocatori del Lecce impazziscono per i due falli concessi al limite dell’area, secondo loro troppo generosi, e Giacomazzi viene espulso dalla panchina a partita finita.

Da quel momento, la stagione degli “elefantini” si riduce all'attesa di tornare allo stadio intitolato allo storico presidente del Catania, che aveva iniziato la sua carriera imprenditoriale proprio in Argentina. Dopo la scialba sconfitta in casa del Napoli (1-0), il Catania, che continua a stazionare appena sopra la zona retrocessione, ospita così il Genoa di Ballardini, anch’esso vittima dell’inspiegabile piega che lo stadio siciliano sembra poter imprimere alla realtà.

Il “Grifone” passa in vantaggio al 19esimo del primo tempo con Floro Flores e domina, tanto che pochi minuti dopo potrebbe raddoppiare con un gran colpo di testa di Rossi, che però si stampa sulla traversa. A fine primo tempo Simeone decide quindi di cambiare Ledesma e Potenza per Ricchiuti e Schelotto, mentre il presidente Pulvirenti, che come al solito assiste alla partita dalla panchina con la tuta sociale, entra nello spogliatoio degli arbitri per prendersela con Giannoccaro («Gli hai dato un gol in fuorigioco e io rischio di retrocedere») tra le proteste dei giocatori genoani. Il Catania rientra in campo trasformato e riesce a ribaltare il risultato nell’arco di cinque minuti, tra il 52esimo e il 56esimo con il solito Maxi Lopez e Bergessio, che riesce a mettere la palla in rete con un tiro deviato due volte: prima dalla coscia di Kaladze e poi dalla parte interna del palo. La partita da lì scivola in un caos in cui Simeone sembra l’unico ad essere in controllo. C’è un palo di Lodi e quattro espulsioni: Criscito dopo un fallo al limite dell’area, Ballardini in panchina, Floro Flores durante il suo stesso cambio per aver urlato “vi dovete vergognare” al quarto uomo e infine Augustyn per doppio giallo su fallo da rigore, che però Miguel Veloso si fa parare da un Andujar in stato di grazia. Il Catania riesce ad ottenere i tre punti.

La partita che salvò il Catania

La stagione della squadra di Simeone va avanti per alti e bassi con una regolarità quasi matematica. Prima viene sconfitta nettamente dalla Fiorentina di Mihajlovic (3-0), venendo persino contestata al ritorno a Catania dai suoi stessi tifosi, un gruppo dei quali chiede un confronto diretto con l’allenatore argentino; poi in casa vince contro la Sampdoria, come sempre la capita, all’ultimo respiro, con un gol alla Van Basten di Llama; infine, lontana dalle mura amiche, viene sconfitta nuovamente senza riuscire a segnare, questa volta dall’Udinese (2-0), raggiungendo l’incredibile record di rimanere l’unica squadra di Serie A a non aver ancora vinto in trasferta. Arrivati alla settimana del derby, il Catania è in qualche modo ancora a tre punti dalla zona salvezza, e dei suoi 32 punti totali 28 sono stati conquistati in casa. E per fortuna la partita con il Palermo si gioca al Massimino.

L'esultanza sobria di Simeone all'incredibile gol di Llama, che i tifosi catanesi impareranno a conoscere prima degli altri.

È il primo derby di Sicilia giocato a Catania con gli spettatori rosanero da quando è morto il poliziotto Filippo Raciti, caduto quattro anni prima proprio durante un Catania-Palermo negli scontri fuori dallo stadio, e si cerca quindi di promuovere un clima di festa. Ma la tensione è palpabile. «Pulvirenti mi ha chiamato al telefono per invitarmi alla partita», dice Maurizio Zamparini prima della partita «Ho apprezzato molto il gesto anche se io non andrò perché non vedo mai le partite del Palermo. Nemmeno quelle in casa. Non ce la faccio per l’emozione che la gara suscita in me». Allo stadio, per lo stesso motivo, non ci sarà nemmeno Lo Monaco: «Andrò in auto in giro per la città e spero in una telefonata che annunci un gol del Catania».

I gruppi organizzati della tifoseria palermitana fanno trovare fuori dal centro d’allenamento della squadra allenata da Serse Cosmi uno striscione con scritto: “Vinciamo il nostro scudetto, abbattiamoli”; mentre l’ex pallanuotista azzurra Giusy Malato, tifosa del Catania, annuncia il suo fioretto: se vinceranno gli “elefantini” percorrerà a piedi i 10 chilometri che dividono Catania da Acitrezza.

Uno stato emotivo che rappresenta l’habitat naturale di Simeone, che sembra davvero poco credibile quando dice di preferire vincere le successive sette gare e perdere il derby. «Se noi riusciremo ad ascoltare il cuore della gente e della città saremo vicini a giocare la partita così come la dobbiamo giocare», dice l’allenatore argentino nella conferenza pre-partita «Spero che i giocatori rimangano contagiati dall’entusiasmo che ci trasmette la gente. Sarà un giorno speciale, già a partire dal risveglio. Ci alzeremo dal letto con la percezione di qualcosa di speciale nell’aria».

Ed effettivamente qualcosa di speciale succede, con un 4-0 roboante che al Massimino non si era mai visto prima (mentre al Barbera il Catania era riuscito a raggiungere lo stesso risultato solo due stagioni prima). I quattro gol vengono segnati tutti nel secondo tempo e vengono aperti da un’autorete surreale di Balzaretti, che con un retropassaggio di petto troppo corto inganna il suo stesso portiere che esce sui piedi di Lodi.

«Questa vittoria mi ha regalato una grande emozione», dice Simeone dopo la partita quasi commosso «Ci tenevamo tanto a vincere, sappiamo bene cosa rappresenta il derby per i nostri tifosi e io avevo una sola preoccupazione, che i ragazzi non riuscissero ad esprimere quel che avevano dentro».

È la vittoria che di fatto consegna la salvezza al Catania, che miracolosamente dopo quella partita inizia a raccogliere punti anche in trasferta, pareggiando prima a Bari (1-1) e poi addirittura con la Juventus (2-2), con un’altra punizione dolcissima allo scadere di Ciccio Lodi, sempre più icona tecnica del Catania del Cholo.

Dopo il gol di Lodi contro la Juve all'ultimo secondo, Simeone rischia di cadere faccia a terra pur di correre verso lo spicchio dello stadio occupato dai tifosi del Catania.

I'll see you in 25 years

Anche la salvezza matematica arriva in trasferta, a Brescia, dove la squadra di Simeone riesce a raggiungere la prima vittoria lontana da Catania alla terzultima giornata di campionato condannando le “rondinelle” alla retrocessione. Prima che il campionato si chiuda, il tecnico argentino si toglie anche lo sfizio di battere la Roma in casa, estromettendola dalla corsa per la Champions League, con un altro gol all’ultimo secondo, questa volta di Gomez, pochi minuti dopo che il portiere romanista Doni, salito alla disperata nell’area del Catania, aveva rischiato di segnare di testa. È il record di punti nella storia del club siciliano (46).

In una delle ultime interviste rilasciate da allenatore del Catania, Simeone è alla presentazione del nuovo centro sportivo del club siciliano, a Torre del Grifo. Sullo sfondo si vedono piscine, campi da calcio perfetti, palestre: il Catania sembra proiettato verso il futuro dopo diverse scelte azzeccate in panchina. «Sono stato in diverse squadre e quello che si vede qua è veramente bellissimo. Faccio i complimenti al presidente, al direttore, a tutta la gente che ha lavorato a questo perché non si vede ovunque». Poi incalzato sul suo futuro dice: «Sicuramente verrà il giorno in cui andrò a Madrid, all’Atletico, o a Roma, con la Lazio».

Oggi Diego Pablo Simeone è l’allenatore dell’Atletico Madrid, dove ha vinto una Liga, una Coppa del Re, una Supercoppa di Spagna, due Europa League e due Supercoppe europee. Il Catania è terzo nel girone C della Serie C, dov’è finito nel 2015 per i guai giudiziari del suo presidente. Negli ultimi anni Marco Biagianti, Cristian Llama e Francesco Lodi sono tornati a vestire la maglia del club siciliano.

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