La retroguardia, nelle grandi marine veliche del Seicento e del Settecento, oltre al classico compito di difesa contro eventuali attacchi alle spalle e di protezione del ripiegamento, era utilizzata come fondamentale riserva d’attacco. In altre parole: i vascelli di retroguardia, in occasioni particolari in cui le navi del corpo centrale non riuscivano a sfondare lo schieramento della flotta nemica, abbandonavano le vesti difensive e si lanciavano all’attacco alla ricerca del colpo decisivo.
Anche il mondo del calcio ha mutuato questo termine dal gergo militare per indicare i difensori, che, essendo i naturali eredi degli ammiragli di retroguardia sul campo, hanno mantenuto vivo il loro antico carattere di risolutori offensivi. Nella storia del calcio, i gol dei difensori si sono rivelati decisivi per la vittoria di finali di Champions League e dei Mondiali e in generale rappresentano una risorsa fondamentale per ogni squadra di qualsiasi livello. E soprattutto negli ultimi anni, dove sia i centrali che i terzini sono sempre più coinvolti non solo nella fase creativa, ma anche in quella realizzativa della propria squadra, la tendenza si va accentuando sempre di più.
Abbiamo quindi preso in rassegna i maggiori campionati europei per capire chi sono i difensori che hanno segnato di più in questa stagione, e perché vanno così spesso in rete.
Sergio Ramos - 11 gol
Foto di JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images
Sergio Ramos è un difensore eccezionale per tanti motivi, ma, tra questi, quello che spicca di più è sicuramente la sua sovrannaturale capacità di andare in gol. Sovrannaturale perché ovviamente stiamo parlando di un difensore centrale che ha segnato una quantità di gol che molti attaccanti non riescono a raggiungere in un’intera carriera (104) e che molti di questi si sono rivelati decisivi per le sorti del club più importante al mondo. Solo per elencare i più famosi: Sergio Ramos è riuscito a segnare in semifinale e in finale di Champions, in finale di Supercoppa Europea e in finale del Mondiale per club.
Se ciò non bastasse, con l’addio di Ronaldo, Sergio Ramos è diventato anche il primo rigorista del Real Madrid e questo è uno dei motivi principali che lo ha portato in testa a questa classifica, dato che, sugli 11 gol realizzati in questa stagione con la camisetablanca, otto sono arrivati proprio dal dischetto.
La storia tra il difensore spagnolo e i calci di rigore è cominciata nel 2012, quando Ramos costrinse il Real Madrid all’eliminazione dalla Champions League dopo un errore grossolano in semifinale contro il Bayern Monaco. Un errore che lo segnò al punto che il rigore successivo, quello calciato durante la semifinale degli Europei contro il Portogallo, decise di calciarlo con un cucchiaio tanto imperfetto quanto efficace. «Dopo la mia esperienza in Champions League», ha dichiarato nel post-partita in quell’occasione «dove in molti mi hanno accusato di non essere mentalmente preparato per affrontare situazioni del genere, mi sono sentito in dovere di fare una cosa del genere, mi sono sentito punto nell'orgoglio».
Successivamente, Sergio Ramos raccoglierà la benedizione di Panenka in persona e questa sua versione del cucchiaio diventerà una specie di trademark: nella stagione in corso, il capitano delle “merengues” ha calciato in questo modo quattro dei sette rigori con il Real Madrid, una percentuale semplicemente assurda. Un’anomalia statistica che forse è l’ennesimo segno della follia violenta del centrale spagnolo, che sembra quasi calciare i rigori mantenendo la componente beffarda tipica del cucchiaio, facendogli però perdere qualsiasi accenno di dolcezza, dando al pallone una traiettoria tesa e nervosa che lo fa assomigliare più a un tiro centrale.
I restanti tre gol sono arrivati, neanche a dirlo, di testa. Proprio come quello che al 93esimo ha riportato in parità la finale di Lisbona contro l’Atletico Madrid nel 2014, cambiando il verso di quella partita e della storia recente del Real Madrid.
Aleksandar Kolarov - 8 gol
Foto di Paolo Bruno/Getty Images
Grazie al rigore trasformato nella partita contro il Bologna, Aleksandar Kolarov ha portato a 7 le marcature stagionali in Serie A, frantumando il suo precedente record di gol nel campionato italiano (3, con la maglietta della Lazio, nella stagione 2009-'10). Le reti stagionali diventano 8 contando il gol messo a segno nella nefasta trasferta di Firenze in Coppa Italia.
Eppure per il terzino serbo è stato un periodo tutt’altro che tranquillo. Un paio di uscite molto dure nei confronti dei tifosi hanno incrinato i suoi rapporti con la curva giallorossa, che ha iniziato a contestarlo apertamente con cori e striscioni. I gol contro Chievo e, appunto, Bologna, insieme alle parole di vicinanza di Daniele De Rossi, sembrano però aver placato le polemiche, e la sensazione è che Kolarov e la tifoseria romanista cercheranno una pacifica convivenza almeno fino a giugno. La storia di questo ultimo mese è quella di un calciatore così in fiducia dei propri mezzi e del suo ruolo nello spogliatoio da sentirsi nella posizione di dire sempre quello che pensa e di fare in campo più o meno quello che vuole.
Kolarov ha quindi quasi del tutto monopolizzato i calci piazzati della Roma (solo a volte lasciati al destro di Lorenzo Pellegrini): ben cinque dei suoi otto gol sono arrivati da fermo, di cui tre su rigore (contro Inter, Torino e Bologna) e due su punizione (Lazio e Bologna). A dispetto dell’età - ha compiuto 33 anni a novembre - Kolarov è ancora capace di essere padrone della fascia con un’autorità dominante e una condizione atletica impeccabile: con 33 presenze e 2727 minuti giocati, è il giocatore più impiegato della rosa giallorossa.
Il gol contro il Chievo, arrivato dopo una sovrapposizione partita praticamente dalla linea di fondo, è emblematico di quanto il serbo sia in salute. E in questo senso vale la pena di citare anche l’inserimento con cui ha segnato il quarto gol nella gara d’andata contro il Frosinone all’andata: a pochi minuti dalla fine della partita, con il risultato ampiamente al sicuro e nell’insolito ruolo di mediano, compie l’ennesimo scatto per chiudere in due tempi il cross di Luca Pellegrini. Nonostante alcune sbavature in fase difensiva, anche in questa stagione Kolarov si sta dimostrando assolutamente centrale nell’economia della squadra giallorossa, soprattutto in zona realizzativa.
Gianluca Mancini - 6 gol
Foto di Paolo Bruno/Getty Images
Con quindici reti segnate dai difensori, l’Atalanta occupa - insieme alla Roma - il primo posto in Serie A in questa speciale classifica. Il dato conferma una tendenza consolidata delle squadre allenate da Gasperini, che chiede alla sua retroguardia di proiettarsi in avanti, spesso persino in area, per far collassare le marcature avversarie. Oltre ai prodotti del premiato esternificio Gasp (Hateboer da ultimo, ma è bene ricordare i gol segnati ad esempio da Criscito e Conti) gli esempi più recenti di centrali bomber sono sicuramente Caldara e Masiello con i loro 17 gol nelle prime due stagioni bergamasche del tecnico di Grugliasco.
Quest’anno a coltivare questa tradizione ci ha pensato Gianluca Mancini, difensore centrale classe 1996, già autore di ben 6 gol tra campionato ed Europa League (non ha ancora mai giocato in Coppa Italia). Quando a Gasperini è stato chiesto se c’è un motivo per cui l’Atalanta va così spesso a segno con i difensori, l’allenatore nerazzurro ha risposto: «Sono bravi loro ed è bravo Ilicic a crossare. I giocatori sono bravi a inserirsi e ci lavoriamo molto. La cosa più importante però è come viene calciata la punizione o il corner e Gomez con Ilicic sono due specialisti a livello nazionale». I quattro i gol di Mancini sugli sviluppi di calci piazzati sembrano effettivamente confermare sia il merito dei crossatori atalantini, sia quello degli schemi nelle situazioni di palla inattiva in fase offensiva.
Ma oltre a ciò va segnalata la naturale propensione di tutta l’Atalanta a correre in avanti: in occasione del primo gol in campionato contro il Frosinone, ad esempio, Mancini si alza fin sulla trequarti avversaria per offrire una linea di passaggio a Pasalic; scaricato centralmente su Gomez, il difensore nerazzurro continua la sua corsa centralmente mentre l’azione si dipana sulla sinistra ed è poi il più lesto dei quattro giocatori dell’Atalanta presenti in area a colpire di testa il cross dello stesso Pasalic. Se è vero che per segnare con tanta continuità c’è bisogno di una certa attitudine a “sentire” la porta, è vero anche che questa dote non era emersa prima della stagione in corso. Anche quest’aspetto, come le sue qualità tecnico-tattiche in fase difensiva, andrà messo alla prova in contesti meno peculiari, codificati e ricchi di esternalità positive dell’oasi bergamasca. Certo è che chi ha buoni maestri può portare con sé i buoni insegnamenti anche dopo la fine delle lezioni.
Shane Duffy - 5 gol
Foto di Gareth Copley/Getty Images
Shane Duffy è nato a Derry, in Irlanda del nord, nel giorno di Capodanno del 1992. Se nasci a Derry, sei un bambino maschio e di robusta costituzione hai fondamentalmente tre strade per esprimerti nello sport: il calcio, il rugby e il calcio gaelico. A giudicare dai 193 centimetri attuali, il piccolo Shane tanto piccolo non lo dev’essere mai stato, tanto da dedicarsi ancora al calcio gaelico, oltre ovviamente al calcio tradizionale che alla fine è la sua professione.
Il calcio gaelico è una sorta di mix tra il calcio e il rugby che, secondo lo schema riassuntivo della voce Wikipedia in italiano, ha come unico limite al contatto fisico quello di non uccidere l’avversario. La realtà è chiaramente diversa, ma di certo dalla sua esperienza nel calcio gaelico Duffy ha portato con sé una naturale inclinazione al contatto fisico anche nella sua carriera da calciatore professionista. Il centrale del Brighton ha vinto infatti 114 duelli aerei in 22 presenze in Premier League, con un’incredibile media di 5.18 ogni 90 minuti. In questa speciale classifica Duffy è al quarto posto nei cinque maggiori campionati europei, a una sola lunghezza da Marcelo del Lione. La sua straordinaria abilità nei duelli aerei, che lo rende dominante anche in area di rigore avversaria, non è però soltanto frutto della prestanza atletica e fisica, ma al contrario è completata da un'ottima tecnica nel colpo di testa.
Il gol contro il Southampton è emblematico di questa capacità: Duffy si smarca facilmente del suo diretto avversario, ma, quando arriva a impattare lo spiovente che arriva dalla trequarti, ha due giocatori a coprirgli lo specchio della porta e soltanto un colpo di testa di grande sensibilità gli permette di schiacciare il pallone in controtempo e trovare l’angolo alla sinistra del portiere. Oltre a quello contro i “Saints”, Duffy ha segnato di testa anche altri due dei suoi cinque gol stagionali, che lo rendono il miglior difensore goleador in Premier League. Per una squadra come il Brighton, impelagata nella battaglia per la salvezza e con diverse difficoltà offensive, Shane Duffy rappresenta un’arma fondamentale.
Thomas Meunier - 4 gol
Foto di PAUL ELLIS/AFP/Getty Images
Il curriculum di Thomas Meunier, 27enne terzino del Paris Saint-Germain, è forse esemplificativo del calcio contemporaneo. Nonostante da ragazzo abbia avuto la possibilità di partecipare al percorso che in quegli anni stava forgiando la generazione d’oro del calcio belga, Meunier non riusciva a reggere i ritmi dell’accademia dello Standard Liegi e inizialmente ha preferito tornare a giocare tra i dilettanti, mantenendosi con un lavoro part-time da postino. A 20 anni però, gli osservatori del Brugge lo hanno notato attraverso dei video Youtube e gli hanno offerto il primo contratto da professionista. Nel luglio del 2016, dopo che Meunier è riuscito a riprendere il treno della Nazionale, con cui ha partecipato agli Europei, è stato acquistato dal PSG, forse il più contemporaneo tra i top club europei. In questo discorso, non va dimenticato che Meunier è nato come esterno alto, e forse è proprio questa discendenza offensiva ad avergli lasciato l’abitudine di segnare con continuità.
Nonostante in questa stagione abbia saltato diverse partite (le ultime a causa di una commozione cerebrale, dopo un brutto scontro con Kamnano del Bordeaux), Thomas Meunier ha già messo a segno 4 reti ed è l’unico in questa classifica ad aver segnato soltanto gol su azione e soltanto di piede. Di sicuro il belga ha dalla sua il fatto di giocare nella squadra che ha segnato più gol tra quelle che partecipano ai cinque maggiori campionati europei, ma il suo successo in fase realizzativa è anche frutto di un’ottima capacità di inserimento senza palla.
Un buon esempio della sua intraprendenza è il gol realizzato nella sconfitta del PSG ad Anfield: Meunier attacca il lato debole stringendo verso il centro dell’area di rigore, prova un primo inserimento ma non riceve il pallone, allora torna sui suoi passi con un movimento a mezzaluna che lo libera dal marcatore e si avventa su un pallone vagante in area battendo Alisson con un preciso sinistro al volo. Il terzino del Paris Saint-Germain è un giocatore forte fisicamente, molto bravo a consolidare il possesso e anche a trovare l’assist (già 6 in questa stagione). Probabilmente però, la sua affermazione ai massimi livelli del calcio europeo è passata anche dalla capacità di contribuire con gol importanti alle fortune di tutte le squadre in cui ha giocato.
Una caratteristica che rende questi difensori diversi rispetto agli altri, in un certo senso speciali.