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Dimmi come palleggi e ti dirò chi sei
05 set 2017
In Spagna stanno in fissa per far palleggiare i giocatori alla presentazione, ma non sempre è una buona idea.
(articolo)
13 min
(copertina)
Foto di Lluis Gene / Getty Images
(copertina) Foto di Lluis Gene / Getty Images
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Nell’epoca degli annunci social sempre più complessi e slegati dalla realtà, come una sacca di resistenza luddista è ancora possibile vedere nuovi acquisti palleggiare al centro di stadi assolati e mezzi vuoti. È una tradizione un po’ pacchiana, a metà tra battesimo e discussione della tesi, organizzata principalmente per i fotografi e per i tifosi rimasti in città mentre i loro amici sono al mare.

Nessun calciatore sembra programmare in anticipo una coreografia, anche se tutti sanno che gli toccherà palleggiare. In realtà ci sarebbero molti modi diversi per presentarsi palleggiando: meglio essere creativi o accademici? Sobri o arroganti? Fidarsi del proprio istinto o preparare una scaletta davanti allo specchio di casa? Ma anche a chi le organizza potrebbe farsi più domande di quante pensiamo: bisogna far palleggiare anche i difensori particolarmente scarsi con un passato in serie A? Pare di . E i portieri? No, i portieri sembra di no.

Ronaldinho avrebbe dovuto cambiare squadra ogni anno solo per regalarci questi due minuti.

In Italia sembra una tradizione estinta, probabilmente uccisa alla distanza dal ricordo digitale della presentazione di Maradona, che ha raggiunto vette di sublime che rendono un brodino riscaldato ogni altro tentativo. Nel resto del mondo anche sta pian piano scomparendo, tranne in un paese dove è ancora saldissima: la Spagna. Forse perché è in fin dei conti una tauromachia con il pallone al posto del toro, quasi tutti i nuovi acquisti della Liga devono sottostare a questa prova per dimostrare la loro tecnica di base (la tecnica sta alla Spagna come il saper difendere all’Italia).

Ovviamente i più famosi palleggi di presentazione sono quelli che si svolgono tra Bernabéu e Camp Nou e a cui anche i più grandi campioni hanno dovuto sottoporsi. Zidane, timido, ha finto di stare al gioco con un palleggio per volta; Cassano ha provato a sviare l’attenzione indossano una giacca impellicciata non proprio di classe, ma anche lui si è dovuto inchinare. L’ha fatto Ronaldo, Ronaldo, Thierry Henry, Figo potrebbe aver performato sia al Camp Nou che al Santiago Bernabéu. Vi hanno costretto addirittura Ibrahimovic. Tutti questi sono nomi di grandi giocatori, tutti molto tecnici, tutti arrivati a questa prova con abbastanza esperienza da non tremare davanti a nulla, figuratevi a due palleggi.

L’unico ad aver brillantemente evitato la prova è stato Cannavaro, lanciando il pallone tra la folla appena ha potuto. Il difensore italiano non saprà probabilmente palleggiare, ma non è sicuramente scemo. Non tutti, però, sanno reggere la tensione e mantenere saldi i nervi e un persino un sereno palleggio di presentazione può trasformarsi in un brutto ricordo, proprio come una stretta di mano poco energica, o peggio ancora sudaticcia, può restare impressa nella memoria di un vostro interlocutore.

Qui sotto ho analizzato alcuni tra i nuovi acquisti di questa estate alle prese con la tremenda prova dei palleggi. Perché il destino di un talento si annida anche in queste piccole cose, a ben guardare.

Víctor Machín Pérez detto "Vitolo", Las Palmas

Capacità di palleggio: 7/10

Serenità interiore: 10/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Sei mesi di pacchia alle Canarie e poi si va a sudare da Simeone.

La presentazione di Vitolo è stata molto bella. Anche se è un giocatore dell’Atletico Madrid parcheggiato al Las Palmas per neanche sei mesi, hanno voluto fare le cose per bene. È il 13 Luglio e alle Canarie si sta da Dio anche se è una giornata nuvolosa. La presentazione deve essere avvenuta in un orario vicino al tramonto, c’è quella luce che solo i posti di mare hanno a quell’ora, e lo stadio è tutto giallo e blu, come lo stesso calciatore. Nella tribuna davanti a lui si sentono ragazzini appena tornati dalla spiaggia urlare contenti, che uno come Vitolo non lo hanno visto mai alle Canarie. Poi ci sono i palleggi.

Vitolo ha davanti diversi palloni in fila, anche loro gialli e blu, ne raccoglie uno, lo lancia direttamente tra la folla. Ne prende un secondo con le mani, palleggia come una persona normale ma molto sciolta e poi lo lancia tra la folla. Fa la stessa cosa con un terzo. Poi gli passano un microfono. Dice le solite cose, fa il vago sul reale motivo per cui è lì, anche la gente accorsa fa finta di nulla, è felice, inneggia il suo nome. Allora Vitolo riparte, prende un altro pallone. Questa volta se lo alza coi piedi, fa un palleggio e lo lancia tra il pubblico. Poi un altro ancora e ancora. Sbaglia anche un palleggio semplice semplice, ma alla gente a quel punto non importa più: vogliono tutti un pallone lanciato da Vitolo.

Alla fine della presentazione avrà lanciato tutti i palloni, almeno una dozzina, e fatto solo pochi palleggi, ma nessuno ha nulla da rimproverargli, anzi. Se doveste trovarvi ad essere comprati da una squadra della Liga, vi consiglio di prendere esempio da Vitolo per superare la prova dei palleggi.

Carlos Bacca, Villareal

Capacità di palleggio: 3/10

Serenità interiore: 0/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Possibili gol di ginocchio

Nei due anni al Milan Bacca ha perso talmente tanta della fiducia in se stesso da non provare neanche più a palleggiare coi piedi. Il colombiano prende la cauta decisione di farlo solo con l’ausilio delle ginocchia, che a prima vista sembra complicato, ma non lo è per nulla se hai i muscoli delle gambe sviluppati come quelli di una persona di neanche trent’anni che gioca a calcio per vivere. Certo, i tifosi del Villareal potrebbero iniziare a sospettare qualcosa dal mancato utilizzo del principale strumento a disposizione di un calciatore.

Neymar Jr., Paris Saint Germain

Capacità di palleggio: 10/10

Senso di gioia rimandata al mondo esterno: 8/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Pallone d’Oro

Paghi un giocatore 222 milioni di Euro, affitti la Torre Eiffel per presentarlo, quel giocatore è uno dei funamboli più incredibili della storia del calcio, e che fai: non lo costringi a palleggiare? Certo che lo costringi a palleggiare.

Nel mare di byte di informazioni passate davanti ai nostri occhi riguardo l’acquisto più costoso di sempre, ci è sfuggita proprio la parte dei palleggi. Una mancanza veramente grave, visto il personaggio. Neymar è stato sobrio, molto più sobrio del contesto, eppure in 36 secondi di palleggi ha detto diverse cose sul suo futuro.

Al sesto palleggio Neymar prova “l’orologio” uno dei trick più famosi tra quelli che si fanno palleggiando. La sua esecuzione è così pulita, leggera, che non sembra neanche lo abbia fatto. Personalmente ho dovuto vederlo a ralenti per esserne sicuro. Con questa mossa Neymar sta dicendo ai suoi tifosi che tutto andrà liscio come l’olio.

Altro “orologio”, questa volta in senso anti-orario, in questo caso è possibile che abbia mandato un messaggio cifrato a qualcuno. Forse all’esercito del Qatar, forse alla sua fidanzata.

Primo tocco di testa dopo otto secondi, gli stessi impiegati da Draxler per perdere il posto in squadra dopo il suo arrivo.

Inizia a palleggiare di testa, ogni palleggio è una critica alla dirigenza blaugrana.

La tranquillità di Neymar è tale da non permettergli di tenere la schiena abbastanza rigida da mantenere il pallone nella linea ideale sopra la sua testa, che quindi cade a terra. Il messaggio qui è che gli errori possono accadere, si può perdere per 6 a 1 al Camp Nou per esempio, ma che bisogna stare anche molto tranquilli: ora lui è lì e non dall’altra parte.

Tacco, questo è solo Neymar che doveva usare il tacco.

Si stoppa il pallone nell’incavo del collo, non gli riesce benissimo: sta diventando un giocatore più concreto.

La ferma sul collo del piede, la palla cade a terra, decide che ha finito dopo 36 secondi. 36 è il numero atomico del Kripton.

Theo Hernández, Real Madrid

Capacità di palleggio: 0/10

Serenità interiore: 1/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Theo non palleggerà mai più

Possiamo solo immaginare la paura di Theo Hernández quando gli hanno comunicato che sì, alla fine sarebbe finito a giocare al Real Madrid a 19 anni. Mentre tutta la sua famiglia festeggiava contenta come una Pasqua, mentre gli amici gli davano invidiose pacche sulle spalle, lui ha iniziato a non dormire la notte. Come può un terzino appena maggiorenne affrontare la prova dei palleggi? Hernández non è neanche uno di quei terzini di una volta, arcigni, tutt’altro. Si inserisce perfettamente nel canone moderno dei terzini-playmaker, la sua capacità di giocare il pallone non è banale, tanto meno la precisione del suo calcio. Ma questo non vuol dire nulla quando si tratta di palleggiare. È una abilità che o hai innata nel cuore o alleni per ore e ore, prima degli allenamenti, nel parco di casa, per le strade del quartiere.

Hernández questa abilità non ce l’ha, si fa pietrificare dalla consapevolezza stessa di non averla, finendo per fare una figura ben peggiore di quella che si poteva aspettare (nessuno palleggia così male). Già al terzo tocco la tragedia si prefigura, ogni ulteriore tentativo non fa che acuirla, fino all’errore finale: Hernández alza un campanile per non far cadere il pallone a terra. Ma un conto è aspettare che riscenda quando si è soli o con gli amici, un altro è davanti a tv e tifosi. Theo prova ad addomesticare il pallone ritornato dopo quella che sembra un’eternità, ma ovviamente sbaglia anche lo stop: la degna conclusione di una serie di palleggi diventata un dramma di Arthur Miller. Consapevole della situazione preferisce fermarsi come se nulla fosse, ma un sorriso teso come una corda di violino tradisce le sue emozioni. Theo ha fallito la prima prova, per sua fortuna gliene restano altre mille da affrontare con lo spirito di chi senza saper palleggiare è finito nella squadra più forte del mondo.

P.s.: Chissà che lingua si parlerà con Marcelo, suo collega terzino, che palleggia come se non avesse fatto altro per tutta la vita.

Jesús Vallejo, Real Madrid

Capacità di palleggio: 7/10

Serenità interiore: 10/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: la vita di Vallejo sarà piena di soddisfazioni e libri di J. R. R. Tolkien

Non so che aspettative avete intorno a Jesús Vallejo, ma questo mi sembrava il momento di mettere una bella GIF di lui che palleggia mentre dice che è il giorno più bello della sua vita.

Ousmane Dembélé, Barcellona

Capacità di palleggio: 5/10

Serenità interiore: 6/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: che il mondo è pieno di invidiosi

Tra tutte le presentazioni che potevano andare storte, che ci potevamo aspettare andassero storte, quella di Dembélé non era nemmeno contemplata. Vuoi per le caratteristiche del giocatore, vuoi perché siamo davanti al secondo giocatore più costoso della storia del calcio, o perché implicitamente è il tipo di giocatore da cui ti aspetti capacità tecniche non umane. Eppure, a pensarci bene, cosa potevamo aspettarci da un giocatore che non sa se è destro o mancino?

I palleggi sbagliati da di Dembélé si sono già trasformati in un meme, di quelli frustrati tipo l’alt-right con la rana: ma come 150 milioni e non sa neanche palleggiare? Il Barcellona con un’operazione staliniana ha sapientemente tagliato il video della presentazione per non far vedere gli inciampi del francese, come se non fosse bastato il video sgranato qui sopra per far fare il giro del mondo alla notizia.

Ma è davvero necessario che Dembélé, o qualunque altro giocatore così costoso, sappia palleggiare come la versione di Dembélé che un giorno incontreremo sulla Rambla? Ipotizzando anche che i suoi errori siano siano figli di una eccessiva tensione legata al trambusto del suo trasferimento (e al fatto di dover sostituire di fatto un mago dei palleggi Neymar) e che non sia davvero così legnoso, la sua esibizione dimostra - se ce ne fosse il bisogno - una cosa: il calcio di Dembélé si sta sviluppando come una ulteriore evoluzione rispetto al calcio dei funamboli, vive solo sul piano verticale, ignora quello orizzontale.

Non ci sono palleggi o ricami, l’essenziale è invisibile agli occhi, ma non ai piedi del francese che sono fatti solo per controllare il pallone in conduzione come se fosse una lepre. Per questo Dembélé non sa palleggiare bene, ma può spaccare le partite sciando tra i difensori avversari come uno che sembra saper palleggiare bene.

Ryad Boudebouz, Betis

Capacità di palleggio: 7/10

Senso di gioia rimandata al mondo esterno: 6/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: finisce alla Fiorentina nel giro di due anni

Boudebouz è uno degli acquisti più interessanti della Liga tra quelli passati inosservati, ma non così interessante da convincere il Betis a spegnere gli innaffiatoi durante la sua presentazione. Il giocatore algerino dal canto suo ci tiene a fare bella figura, si applica, ha un bel palleggio, gli riesce particolarmente bene il gioco di fermarsi il pallone sul collo del piede. Eppure nonostante sia un buon palleggiatore, sbaglia un facile tocco dopo venti secondi facendo rotolare il pallone lontano dalla sua posizione, ma questo non interessa a nessuno. Il messaggio è questo: trasferitevi in squadre di medio livello e nessuno verrà a sindacare sul modo in cui palleggiate.

Paulinho, Barcellona

Capacità di palleggio: 2/10

Senso di gioia rimandata al mondo esterno: 0/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Vabbè dai, è già difficile così per Paulinho

Fino a due settimane fa Paulinho se ne stava in Cina a giocare a pallone, guadagnare benone e coprire la faccia di poveri stewart con delle coppe. Poi il Barcellona ha pensato che fosse una buona idea spendere 40 milioni per il suo cartellino subito dopo aver perso Neymar. Quello che per ogni altro giocatore sarebbe un sogno, per il brasiliano è diventato un incubo. Il suo acquisto si è trasformato nel perfetto simbolo della crisi della squadra più iconica del mondo, senza che il brasiliano abbia reali colpe se non quella di non avere grande appeal sulla massa (una sola la maglia venduta con il suo nome).

Alla luce di tutte queste critiche, forse a Barcellona potevano inventarsi una scusa per non far palleggiare Paulinho, al massimo mandare una sua controfigura. Invece o non sono a conoscenza delle qualità del calciatore (che è sempre un’opzione visto quanto l’hanno pagato) oppure sono proprio masochisti. Mandare il brasiliano allo scoperto, a palleggiare per diversi minuti in un campo vuoto, poteva finire solo male. E infatti è finita male.

Simon Kjaer, Siviglia

Capacità di palleggio: 4/10

Serenità interiore: 2/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: Non avresti mai dovuto andartene da Palermo, Simon

Simon Kjaer dopo tanto peregrinare è finito al Siviglia. Nel sole accecante dell’estate sivigliana la sua pelle bianco latte riflette tutta la sua svogliatezza. Lo stanno presentando in uno stadio vuoto, in una città vuota, si sente solo lo scatto dell’otturatore delle macchine fotografiche. Kjaer si guarda intorno, qualcuno gli dice di palleggiare. Lui palleggia, come immaginate possa palleggiare un centrale difensivo venuto dal nord: composto, legnoso, noioso. Poi gli dicono di farlo di testa, lui esegue, ma si vede che si sforza. La schiena si inarca, il pallone si allontana e allora lo ferma con le mani. Riprova, non vuole deludere nessuno, ma ha già deluso tutti.

Esteban Granero, Espanol

Capacità di palleggio: 8/10

Serenità interiore: 8/10

Cosa dicono i palleggi sul suo futuro: possibile aspirante al premio di calciatore più cool (se lo fanno giocare)

Se siete arrivati davvero alla fine di questo articolo vi meritate di vedere Esteban Granero con la maglia dell’Espanyol che palleggia con l’eleganza e la spensieratezza di chi è stato una promessa del calcio spagnolo, ma anche molto vicino ad entrare negli Strokes, ma anche molto vicino ad avere una rubrica letteraria sul vostro inserto domenicale preferito, ma anche molto vicino a rubarvi la ragazza.

N.B: In tutto il pezzo non ricorre mai il termine "foca".

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