Lo scorso dicembre la Dinamo Zagabria ha concluso il suo girone di Europa League al primo posto con quasi il doppio dei punti della seconda, il Fenerbahce, dopo essersi qualificata agli ottavi di finale con due giornate di anticipo. Per la Dinamo è stato un risultato storico: era infatti dal 1968 che il club non si qualificava al secondo turno di una coppa europea. A febbraio, poi, è andata anche oltre. Ha eliminato in rimonta il Viktoria Plzen (1-2 e 3-0) passando agli ottavi di finale. Ora incontrerà il Benfica in due partite nelle quali parte sfavorita ma senza nulla da perdere.
Generazione d'oro
Per qualità e assortimento della rosa, la Dinamo di quest’anno ricorda un po’ quella di un decennio fa, dove trovavano posto gli ancora poco conosciuti Vedran Corluka, Luka Modric, Milan Badelj e Mario Mandzukic. Rispetto ad allora, però, a Zagabria oggi si respira un’aria diversa, e non c’entra solo la spinta data dal secondo posto conquistato dalla nazionale ai Mondiali in Russia.
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Il gol che ha aperto la rimonta contro il Plzen: Petkovic-Olmo-Orsic.
Cinquantuno anni senza risultati anche solo soddisfacenti nelle coppe europee la dicono lunga su cosa sia stata la Dinamo nel passato e soprattutto dagli anni Novanta ad oggi. Parliamo infatti della massima espressione del calcio nazionale — in proporzione uno dei più floridi in Europa — schiacciata e troppo spesso sfruttata dai protagonisti del nazionalismo croato e dall’eredità oscura ed estremista rimasta nella Croazia indipendente.
La grande stagione della squadra non può essere infatti slegata dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la sua dirigenza. Quella in corso è la quarta stagione dall’allontanamento forzato dalla Dinamo dei fratelli Zdravko e Zoran Mamic, sui quali pendono condanne da quattro a sei anni di carcere per reati di riciclaggio ed evasione fiscale commessi quando erano rispettivamente direttore esecutivo e allenatore del club.
Entrambi si sono trasferiti negli Emirati Arabi Uniti, paese con il quale la Croazia non ha nessun accordo di estradizione. Negli ultimi due anni Zoran ha allenato l’Al-Ain, che ha portato all’ultima finale del Mondiale per club, mentre Zdravko, l’uomo a cui ruota attorno l’intero processo, è stato gambizzato in un agguato in Bosnia, paese dove poi si è rifugiato per sfuggire alla giustizia croata, che lo ha condannato a sei anni e sei mesi. Dallo scorso inverno si trova negli Emirati Arabi (il fratello, nel frattempo, allena l’Al-Hilal di Giovinco, in Arabia Saudita) in attesa che la Corte Suprema confermi le condanne.
I reati per cui sono stati condannati riguardano i conti della Dinamo Zagabria. Per tredici anni, dal 2003 al 2016, Zdravko è stato infatti il dirigente che ha avuto pieno controllo del club. Nel lungo periodo della sua gestione, la Dinamo, un ente pubblico soggetto a regolamentazione statale, è stata trasformata di fatto una società privata con la connivenza dei dirigenti federali (Mamic è stato vice presidente della federazione). Per questi motivi la squadra ha giocato per anni in uno stadio Maksimir deserto tra le contestazioni dei tifosi, cosa che ha privato il campionato croato del suo pubblico più folto.
L’anno scorso i Mamic sono stati condannati per aver sottratto almeno quindici milioni di euro dalle casse del club nel corso degli anni e per aver fatto firmare ai giocatori minorenni dei contratti con i quali si sono garantiti cospicue percentuali sui loro futuri compensi, in combutta con l’agenzia di rappresentanza del figlio di Zdravko, Marijo. Luka Modric, Dejan Lovren e Eduardo sono i tre giocatori più noti ad essere stati coinvolti nel caso: Modric e Lovren sono stati peraltro accusati di spergiuro nel corso del processo per aver ritrattato le loro testimonianze iniziali. Le accuse nei loro confronti, tuttavia, sono cadute nei mesi scorsi.
L’udienza di Modric in tribunale: alle sue spalle gli imputati Zdravko Mamic e il fratello Zoran (STR/AFP/Getty Images)
Le condotte illecite della vecchia dirigenza — nel processo sono stati condannati anche altri due dirigenti — oltre a gettare in cattiva luca l’intero club, hanno impedito alla squadra di trarre beneficio dall’efficienza del suo settore giovanile, il principale serbatoio della nazionale vice campione del mondo. Con i Mamic la Dinamo veniva costruita esclusivamente per mettere in mostra i propri talenti.
Ai ricavi delle cessioni — e si parla di decine di milioni di euro l’anno — non sono mai corrisposti investimenti sulla squadra, che di conseguenza non è mai stata competitiva in Europa. Nonostante il dominio incontrastato in campionato — dove ha avuto vita facile anche per i problemi economici delle rivali — non ha avuto nemmeno continuità nelle gestioni tecniche, rimpiazzate di continuo, spesso dopo liti con Zdravko, la cui storia è fatta di aggressioni verbali gratuite e scatti d’ira tanto violenti quanto imbarazzanti.
Che squadre è oggi la Dinamo
Rispetto a qualche anno fa, ora la Dinamo si presenta sotto una nuova luce, pur essendo in un certo senso ancora costretta a cedere giocatori al termine di ogni stagione. L’allenatore è Nenad Bjelica, ex centrocampista croato che ha allenato lo Spezia tra il 2014 e il 2015. A Zagabria si è riunito con gli esterni Mislav Orsic e Mario Situm, passati anche loro per la Liguria. In un clima più positivo, con il Maksimir di nuovo pieno, Bjelica ha potuto creare di fatto due squadre diverse, una per il campionato e l’altra per la coppa, senza alcun intoppo. Con quattordici punti di vantaggio sul Rijeka il campionato è già in tasca, mentre in Europa League è arrivata agli ottavi dopo aver battuto con la stessa facilità, in casa come in trasferta, Fenerbahce, Anderlecht e Viktoria Plzen: risultati quasi impensabili per le squadre inesperte avute nel passato.
In porta gioca Dominik Livakovic, ventiquattro anni e probabile futuro titolare della Croazia. I centrali di difesa sono uno dei punti di forza della colonna portante della squadra. Il francese Kevin-Theophile Catherine e il bosniaco Emir Dilaver hanno dato prova di essere affidabili, con quest’ultimo che a Zagabria si è guadagnato un posto nella Bosnia di Robert Prosinecki. I terzini sono considerati il punto debole della rosa, anche per via della cessione allo Stoccarda di Borna Sosa, ventunenne di cui sentiremo presto parlare. I due titolari ora sono Petar Stojanović, sloveno, e Marin Leovac, austriaco naturalizzato croato.
Il centrocampo a tre è il cuore pulsante della squadra, probabilmente il reparto più bilanciato visto a Zagabria nell’ultimo decennio. L’esperto macedone Arijan Ademi, che è anche capitano, ricopre il ruolo di interditore con qualità e costanza che gli potrebbero procurare un posto in qualche solida squadra di un grande campionato europeo, se non fosse per il suo attaccamento al club. Nel 2015 fu trovato positivo in un controllo antidoping dopo la partita di Champions League vinta contro l’Arsenal. La Dinamo però lo tenne in squadra fino al termine della squalifica di due anni e da allora Ademi si è sempre detto estremamente grato al club per il sostegno ricevuto.
La mezzala di destra è Amer Gojak, spilungone bosniaco di ventidue anni con caratteristiche molto simili a quelle di uno suo predecessore, Marcelo Brozovic: è duttile, ha una buona tecnica e torna utile in qualsiasi situazione. Gojak in teoria sarebbe dovuto essere il sostituto di Nikola Moro, talento di origini veneziane che però ha perso mezza stagione per recuperare dalla rottura del legamento crociato del ginocchio. Mentre Gojak è più orientato verso la fase offensiva, Moro (che forse qualcuno si ricorda per la bella partita che fece a Torino contro la Juventus, a diciassette anni) è il numero 10 dell’under-21 croata e ha caratteristiche da regista. La porta avversaria, comunque, la raggiunge spesso con il tiro dalla distanza.
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Soltanto un giocatore non è stato praticamente mai interessato dall’alternanza con cui Bjelica ha gestito gli impegni in campionato e coppa. Si tratta del trequartista spagnolo Dani Olmo, il più impiegato di tutta la rosa. Olmo sta continuando a crescere in Croazia dopo aver iniziato a giocare nelle giovanili del Barcellona ed essere stato incluso come contropartita nel trasferimento in Spagna di Alen Halilovic.
Olmo accettò di concludere la sua formazione giovanile alla Dinamo, spinto dalla fama dell’accademia croata, la quale poi effettivamente lo ha tirato su fino a farlo diventare il pregio tecnico della prima squadra, nonché uno dei giovani più interessanti nel panorama europeo. Gioca come mezzala, trequartista o esterno con facilità assoluta, sia con compiti da regista avanzato che da finalizzatore. È stato eletto giocatore dell’anno in Croazia e probabilmente è il giocatore della Dinamo più pronto al salto di qualità.
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Assieme ai due esterni, l’ex spezzino Orsic e il bosniaco Izet Hajrovic, giocatore estroso che a Zagabria sta cercando di rilanciarsi dopo i fallimenti con Galatasaray e Werder Brema, Olmo è uno dei satelliti che ruota attorno al centravanti titolare, Bruno Petkovic, tornato nel club in cui è cresciuto dopo le difficoltà incontrate in Italia. Petkovic, inizialmente riserva del nazionale svizzero Gavranovic, grazie alle sue indiscusse qualità tecniche si è inserito alla perfezione come punto di riferimento in attacco.
È il capocannoniere della Dinamo con 10 gol in 26 presenze e nel corso della stagione ha regalato al pubblico diversi gol spettacolari, come quello in rovesciata segnato al Lokomotiva. Ma è soprattutto una macchina dispensatrice di sponde, assist e spazi per le incursioni di esterni e centrocampisti, come si è visto nel primo gol della rimonta contro il Viktoria Plzen. Con lui in campo, le tre ali più utilizzate (Orsic, Hajrovic e il polacco Kadzior) hanno potuto mettere a segno già 26 gol.
La stato di salute della Dinamo Zagabria si nota infine anche dalle cose meno evidenti. La “seconda squadra” utilizzata da Bjelica in campionato ha dato prova di poter camminare anche da sola ed è impreziosita dalla presenza di altri due grandi talenti, il centrocampista Lovro Majer e l’esterno Antonio Marin, destinati a rimpiazzare i titolari che verranno ceduti in estate. Buone notizie arrivano anche dalle altre squadre del club. La primavera è agli ottavi di finale della UEFA Youth League, dove incontrerà il Liverpool, mentre la squadra riserve è in semifinale nella Premier League International Cup, torneo ad invito organizzato dal campionato inglese in cui ha battuto West Ham, Porto e Tottenham.