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Il trequartista
31 lug 2017
Il trequartista è tornato di moda, ma con funzioni molto diverse rispetto al passato.
(articolo)
8 min
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La parola trequartista rimanda immediatamente a una precisa zona di campo, la trequarti, la terra compresa tra centrocampo e attacco, habitat naturale, nell’immaginario comune, dei giocatori di talento e dei più grandi campioni. Né centrocampista, né attaccante, il trequartista è il calciatore che si muove nella terra di mezzo e a cui sono affidate le sorti creative di una squadra, deputato a far transitare la manovra da una fase preparatoria a una di finalizzazione. Utilizzando gli strumenti interpretativi del gioco di posizione, la trequarti di campo era la zona in cui capitalizzare la superiorità posizionale e ricevere il pallone alla spalle della linea di pressione del centrocampo avversario.

La rivoluzione sacchiana della seconda metà degli anni ’80, portata a compimento negli anni ’90, sembrò decretare la fine dei trequartisti. I moduli più in voga erano il 4-4-2 e il 4-3-3 con interpretazioni piuttosto rigide che limitavano persino un’occupazione dinamica della trequarti campo. Gli esterni del 4-4-2 operavano essenzialmente sull’esterno, creando catene di gioco coi terzini; le ali del 4-3-3 erano giocatori veloci che attaccavano la profondità anche nei loro tagli interni, senza venire a giocare sulla trequarti.

I trequartisti erano considerati dei panda, costretti a vivere scomodamente nelle riserve a cui erano destinati: esterni d’attacco o seconde punte nel modulo 4-4-2. La rigidità degli allenatori andò scemando nel nuovo millennio. Esemplare la parabola di Carlo Ancelotti, che nella sua avventura a Parma sull’altare di un 4-4-2 ortodosso sacrificò Gianfranco Zola (ceduto al Chelsea) e si oppose all’acquisto di Roberto Baggio, ma che alla Juventus disegnò un inedito 3-4-1-2 per far giocare Zidane da trequartista e incentrò il suo Milan con il 4-3-1-2 e Kaká alle spalle di Inzaghi e Shevchenko.

Tornati a respirare dopo il rischio di estinzione, i trequartisti hanno però subito una mutazione genetica, adattandosi alle esigenze tattiche di un calcio molto diverso da quello in voga precedentemente.

Stesso ruolo, funzioni diverse

Il dominio della fascia centrale di campo è sempre più utilizzato come mezzo più sicuro per giungere alla vittoria, per questo la fase difensiva delle squadre è sempre più orientata alla protezione del centro e gli spazi interni sono sempre più intasati. Per questo il trequartista puro, inteso come giocatore che in una rappresentazione statica del modulo di gioco si colloca su una linea aggiuntiva tra centrocampo e attacco, ha cambiato funzione e interpreta il ruolo in maniera profondamente diversa dal passato.

Sempre più spesso il trequartista utilizza quella specifica posizione solamente come punto di partenza per spostarsi e ricevere il pallone in altre zone di campo.

In un calcio che si preoccupa sempre di più di occupare in fase di non possesso il centro del campo, la presenza statica di un calciatore nella zona di tre quarti campo può, con molta facilità, risultare controproducente per l’attacco, congestionando ulteriormente gli spazi. Per questo il trequartista tende a disegnare tracce per ricevere palla in altre zone, creando al contempo spazi al centro del campo.

Un tipico esempio di utilizzo moderno del trequartista è quello fornito dal 4-3-1-2 visto a Empoli con Sarri e Giampaolo, che poi lo ha riproposto alla Sampdoria. Oltre a creare superiorità numerica in zona centrale assieme agli altri componenti del rombo, il trequartista ha il compito di attaccare gli spazi centrali liberati dalle punte, che a loro volta si aprono per garantire ampiezza alla manovra.

Saponara, partendo dalla posizione di trequartista, attacca l’area svuotata dagli attaccanti e va al tiro.

Un esempio diverso, pur con lo stesso modulo di partenza, è dato dall’utilizzo fatto del trequartista da Massimiliano Allegri nelle sue versioni del 4-3-1-2. Limitandoci alla sua esperienza alla Juventus, l’impiego di Vidal sulla trequarti, oltre a evidenti vantaggi in fase di non possesso palla, forniva un’ulteriore base di partenza della manovra offensiva, grazie ai movimenti all’indietro del cileno che, dalla sua posizione originaria, arretrava al fianco di Pirlo per supportare la circolazione del pallone.

Se invece la posizione di trequartista era occupata da Roberto Pereyra, i compiti assegnati erano altri e le tracce dell’argentino lo portavano a ricevere sull’esterno del campo, liberando la trequarti per gli inserimenti delle mezzali.

Marchisio porta palla, il trequartista Pereyra si apre a sinistra svuotando la zona di trequarti, che viene occupata dinamicamente da Pogba, che riceve il passaggio dell’argentino.

Spesso il trequartista è utilizzato con costanza per creare zone di superiorità numerica e posizionale sull’esterno del campo. In questo caso il trequartista si muove in preferenza orizzontalmente e fluidifica l’avanzamento della manovra per vie esterne, muovendosi sempre verso la zona del pallone. Mesut Özil è un esempio di trequartista molto abile a svolgere questo compito, nel 4-2-3-1 frequentemente schierato da Arsène Wenger.

Özil si muove dalla trequarti verso l’esterno attaccando lo spazio alle spalle del terzino per creare superiorità numerica in fascia.

La costante negli esempi visti è l’utilizzo del trequartista per ricezioni fuori dalla propria zona di partenza e, grazie al movimento, per liberare lo spazio spostando i difendenti dalla zona di trequarti.

Senza palla

Ma l’utilizzo di un trequartista è spesso giustificato, in una sorta di eterogenesi dei fini, da scopi principalmente difensivi. In fase di non possesso palla l’utilizzo di un trequartista serve proprio a occupare la zona centrale e avere un calciatore in grado di disturbare il centrocampista basso avversario o, in generale, la costruzione arretrata.

L’impiego di calciatori particolarmente dinamici come Vidal o Nainggolan, oltre a essere giustificato dalle loro doti offensive e di inserimento, trova il suo valore aggiunto nella loro capacità di portare elevata pressione all’inizio dell’azione avversaria.

Anche in assenza di doti difensive individuali particolarmente spiccate, i moderni trequartisti possono essere ingranaggi preziosissimi dei meccanismi di riconquista della palla, grazie proprio all’occupazione dello spazio. Un esempio particolarmente interessante è quello di Christian Eriksen del Tottenham, che inserito perfettamente nel sistema di pressing e gegenpressing di Mauricio Pochettino è diventato un eccellente recuperatore di palloni nei momenti iniziali della transizione difensiva.

Dall’idea di trequarti agli spazi di mezzo

In sostanza, in un calcio con il centro sempre più intasato, la trequarti può solo essere occupata dinamicamente, magari dopo essere stata liberata dal movimento di un compagno che la riempiva precedentemente. In questo senso “trequartista” lo può diventare una mezzala, un esterno, o persino una punta. L’importante è occupare la trequarti.

Ma la divisione orizzontale del campo è sempre più spesso abbandonata, in favore di una ripartizione verticale che rende espliciti i corridoi intermedi, definiti half-spaces o spazi di mezzo (a cui abbiamo dedicato una puntata intera di questa stessa rubrica).

La divisione verticale dello spazio e gli spazi di mezzo (Via Spielverlagerung).

Come spiegato da Emiliano Battazzi, le ricezioni negli spazi di mezzo (intermedi tra il centro e le fasce), risultano un ottimo surrogato di quelle in posizione centrale, generando dubbi sulle uscite dei difensori e costituendo un’ottima piattaforma per i passaggi in diagonale, i più efficienti nel generare difficoltà alle difesa avversarie.

Frequentemente, e a causa dell’ossessiva difesa del centro del campo, la superiorità posizionale, un tempo ricercata sull’intera trequarti, è trovata negli spazi di mezzo. Ciò ha portato a una progressiva diffusione di sistemi di gioco che possono essere definiti col doppio trequartista, con i due calciatori a occupare gli spazi di mezzo.

In quest’ottica vanno viste le frequenti strutture posizionali in fase di possesso palla che ricordano il WM (anche a questo abbiamo dedicato un articolo a parte). L’evoluzione del 4-3-3 rispetto a quello degli anni ’90, per fare un esempio, con la ricerca continua degli spazi di mezzo coi movimenti degli esterni e delle mezzali, rientra nell’ambito di una più sistematico sfruttamento di questa zona di campo.

Il 4-3-3 del Napoli sfrutta sempre molto bene e con continuità gli spazi di mezzo, con i movimenti coordinati di Insigne e Hamsik.

Il trequartista, oggi, è chiamato a gestire con intelligenza lo spazio in ogni fase di gioco, liberandolo in attacco e intasandolo in fase difensiva. La posizione che occupa è tornata chiave nei sistemi contemporanei e la possibilità di muoversi per il campo - che un tempo si traduceva quasi in libertà assoluta, se non addirittura in disinteresse per la fase di non possesso - gli consente di manipolare la struttura difensiva avversaria e di ostacolarne la costruzione della manovra. Come sempre, della libertà bisogna sapere cosa farsene.

Avere un calciatore che muovendosi cambia la struttura posizionale della propria squadra, crea superiorità numerica, libera e attacca spazi, è una risorsa fondamentale per regalare flessibilità e fluidità al modulo di gioco. Dopo anni di incomprensioni, il trequartista non è più considerato un lusso, ma è ormai un’arma importante da utilizzare per vincere la battaglia strategica all’interno del campo.

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