Nel calcio moderno gli equilibri tattici sono sempre più difficili da rompere, per cui diventa di vitale importanza sfruttare al massimo qualsiasi vantaggio possibile. Come negli scacchi ciascun pezzo deve essere integrato nella strategia di gioco per massimizzare le probabilità di vittoria, nel calcio anche il portiere, lo spesso trascurato undicesimo uomo in campo, non può più essere escluso dalle dinamiche tattiche di squadra e limitarsi a rimanere in porta a cercare di bloccare i tiri avversari.
Il diffondersi della marcatura a zona e della trappola del fuorigioco ha portato all’estinzione del libero e sempre più spesso tocca al portiere prendersi le responsabilità che una volta erano del numero 6. Il contributo del portiere alla fase difensiva e offensiva è quindi ormai paragonabile a quello di un qualsiasi giocatore di movimento: l’estremo difensore diventa il primo tassello della manovra d’attacco. Il portiere ha il compito di generare superiorità numerica in fase di uscita, ma allo stesso tempo amplificare anche il suo raggio d’azione in fase di non possesso, ponendosi come ultimo baluardo non solo in area di rigore, ma in tutta la porzione di campo che la difesa lascia scoperta quando cerca di mettere in fuorigioco gli avversari. È stato allora naturale, nel tentativo di racchiudere in una definizione il nuovo ruolo, denominarlo “sweeper-keeper”, ovvero portiere-libero.
Un esempio di atteggiamento proattivo in fase di costruzione da parte di un portiere. Il fatto che si tratti di calcio giovanile australiano rende l’idea della diffusione di importanza il ruolo del portiere-libero.
Origini
Sebbene siamo portati a pensare che il ruolo dello sweeper-keeper si sia diffuso dopo la scomparsa del libero classico, in realtà il primo estremo difensore a potersi fregiare di questo titolo calcava già i campi da calcio oltre mezzo secolo fa. Gyula Grosics, portiere della leggendaria Aranycsapat, la squadra d’oro dell’Ungheria che nella prima metà degli anni cinquanta conquistò 42 vittorie, 7 pareggi e una sola, dolorosissima sconfitta, nella finale del mondiale 1954 con la Germania Ovest.
Grosics si fece conoscere nello storico 6-3 rifilato all’Inghilterra cercando più che altro di anticipare le linee di passaggio avversarie lasciando la propria posizione tra i pali in maniera propositiva, piuttosto che rimanendo schiacciato sulla linea di porta. Il suo atteggiamento stupì non poco gli spettatori di Wembley e il commentatore Kenneth Wolstenholme che definì Grosics “non ortodosso, ma efficace”. Nemmeno Grosics riusciva a codificare il suo stile che dipendeva fondamentalmente dal suo tempismo unico e dallo sbilanciamento in avanti della sua formazione che, volente o nolente, lo costringeva ad agire da libero aggiuntivo.
Nell’immaginaria linea di successione dei portieri libero, Jan Jongbloed viene immediatamente dopo Grosics. Il portiere con il numero 8 sulle spalle andò al Mondiale tedesco del 1974 a 12 anni dalla sua prima apparizione in Nazionale, abbandonando la sua tabaccheria. Jongbloed non rinunciò però alla sua attrezzatura da pesca, perché partiva teoricamente come terzo portiere e magari ci scappava un giorno al lago. Ma il tempo non ci fu in quanto Michels lo promosse perché aveva bisogno di un estremo difensore che giocasse il pallone coi piedi e proteggesse lo spazio alle spalle della difesa: un elemento imprescindibile nell’Olanda del totaalvoetbal.
Nella promozione a titolare di Jongbloed fu fondamentale Cruyff, che lo volle al posto di van Beveren, messo da parte dal gruppo per uno sgarbo in amichevole, così come lo fu anche per il terzo proto-portiere libero della storia, Stanley Menzo. Un portiere che avrebbe potuto tranquillamente giocare in difesa o persino qualche metro più avanti, tanta era la sua abilità nel giocare il pallone coi piedi e che si mise in luce come calciatore prima che come portiere proprio nell’Ajax guidato in panchina da Cruyff, visto che tra i pali non si faceva sempre trovare altrettanto pronto.
Anche Rene Higuita, uno che stava abitualmente 30/35 metri fuori dalla porta quando la sua squadra giocava in attacco, può essere considerato una sorta di portiere libero, anche se la sua eccentricità lo portava spesso a spingersi un po’ troppo oltre.
Higuita svolge alla perfezione il compito di protezione dello spazio alle spalle della difesa, ma poi emerge tutto il suo estro che lo porta a dribblare lungo la fascia in maniera alquanto spettacolare ma del tutto innecessaria.
Il caso Neuer
È indubbio però che il singolo calciatore più importante per l’evoluzione del ruolo in questo senso sia e sia stato Manuel Neuer. Il portiere del Bayern e della Nazionale tedesca ha trasformato il ruolo in un’antonomasia: non solo è un vero e proprio libero quando si tratta di costruire l’azione ma il suo intuito e il suo senso della posizione gli permettono di controllare lo spazio tra lui e la linea difensiva in modo quasi visionario.
Una situazione estrema anche per uno come Neuer: un colpo di testa in tuffo nella metà-campo avversaria nel secondo tempo supplementare della Supercoppa Europea 2013.
La definizione di portiere va decisamente stretta ad uno come Neuer. Non ne sottolinea le qualità e i compiti lontano dai pali della porta: Neuer è prima di tutto un calciatore completo. Probabilmente non ha la tecnica raffinata di Marc-Andre Ter Stegen o Yan Sommer, ma la sua sicurezza nelle uscite, la sua comprensione e visione del gioco e la sua intelligenza nel proporsi in maniera anche molto aggressiva per ricevere un passaggio, lo pongono su un altro livello rispetto a qualsiasi altro portiere.
Forse la partita dei Mondiali 2014 contro l’Algeria è la più emblematica del ruolo di sweeper-keeper e visto il palcoscenico e la prestazione, può essere considerata quella in cui Neuer si è consacrato come il Portiere-libero per eccellenza.
Quella di Neuer contro l’Algeria è sicuramente una delle migliori e più influenti prestazioni individuali degli ultimi anni.
Seppure non sia facile trovare altri esempi di un portiere libero puro, cioè che svolga in maniera continuativa sia i compiti in fase offensiva che in difensiva del libero vecchio stampo, è indubbio che il portiere non possa ormai limitarsi a parare e calciare il pallone il più lontano possibile dai suoi pali quando rinvia.
Anche nel nostro campionato abbiamo esempi di portieri con un atteggiamento sempre più proattivo. Buffon è ormai completamente integrato nella fase di uscita della Juventus mentre Reina non solo partecipa ai rondo di Sarri come qualsiasi altro calciatore di movimento, ma è sempre attento nella supervisione dello spazio dietro la linea difensiva.
Nel Napoli la costruzione del gioco parte sempre dal portiere e dunque la visione e la tecnica di Reina diventano fondamentali.
Ovviamente non tutte le squadre hanno bisogno di un portiere libero a tutto tondo, specie perché non tutte gli allenatori esigono una difesa sempre molto alta sul campo. Tuttavia avere a disposizione un portiere in grado di controllare porzioni di campo sempre più ampie diventa fondamentale per squadre che difendono lontano dalla propria porta in modo compatto, lasciando inevitabilmente spazio alle proprie spalle. È molto probabile che vedremo sempre più portieri ampliare il proprio raggio d’azione e la gamma dei propri compiti, soprattutto quelli delle nuove generazioni che avranno inevitabilmente subito l’influenza di Neuer e gli altri, tanto che viene da chiedersi se sarà possibile, in futuro, assistere a un’ulteriore estremizzazione del ruolo, se esistono ancora margini esplorabili. Nei meno estesi campi della pallamano quella del “portiere-volante” è già una realtà: non è detto che nel gioco del calcio resti solo un’utopia.