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Domande fondamentali sull’NBA 2017/18
17 ott 2017
Mai giudicare il libro dalla sua copertina, o dal suo finale.
(articolo)
17 min
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(ON)

1) La stagione che sta per cominciare rischia di essere un libro con un finale già scritto, con Golden State che vince il terzo titolo in quattro anni?

Daniele V. Morrone: Sì.

Lorenzo Bottini: Don’t judge a book by its cover. Anche se la superiorità di Golden State sulla carta sembra essere schiacciante, questa stagione offrirà una miriade di back stories sulle quali chiudersi in stanza a leggere senza sosta.

Fabrizio Gilardi: Il nome del (serial) killer è noto, ma mancano vittime, armi e moventi, ci sono sicuramente almeno un paio di relazioni sentimentali che si svilupperanno parallelamente alla storia principale e non sappiamo chi siano i poliziotti.

Dario Costa: Diciamo che ad oggi, per come stanno le cose, il colpo di scena in grado di stravolgere un copione già scritto potrebbe arrivare solo dai diretti protagonisti. L’implosione sulla Baia appare tuttavia ipotesi alquanto remota: solo guai fisici davvero pesanti potrebbero deviare il corso della storia.

Francesco Andrianopoli: Questo libro però si chiuderà con un cliffhanger: Golden State dovrebbe veleggiare senza troppi problemi in stagione regolare, ma quando si arriverà ai playoff incontrerà, verosimilmente, un avversario degno del suo rango già al secondo turno: il tabellone dell’Ovest quest’anno sarà selvaggio, e in quel momento potrebbero esserci problemi fisici, cali di forma o comunque circostanze esterne che spariglino le carte.

David Breschi: Le squadre per complicare la strada a Golden State ci sono, ma nessuna ha la combinazione di talento e giocatori chiave nel prime della propria carriera che leggono la stessa pagina dello spartito. Avevano un solo difetto lo scorso anno, la panchina corta; lo hanno risolto in parte con le aggiunte estive di Omri Casspi e Nick Young, e in parte con quello che avevano già in casa (Pat McCaw, dico a te).

Dario Ronzulli: Avrei voglia di dire no, ma onestamente oggi non c’è chi possa fermare l’armata gialloblu. Poi la stagione è lunga, la palla è rotonda, eccetera eccetera: tutto quello che volete. Ma siamo sempre lì: come li marchi per 48 minuti e per sette partite questi qua?

Dario Vismara: Non serve avere un finale sconvolgente per creare un grande libro, anche se certamente aiuta. Se lo svolgimento della trama sarà coinvolgente (e di personaggi che hanno cose da dire ce ne sono a bizzeffe), potremmo accontentarci anche solo di un finale semplicemente solido. Tanto poi ai fuochi d’artificio ci pensa sempre la postfazione formato Draft e mercato dei free agent.

2) Quale nuova combinazione di giocatori (Paul+Harden, Westbrook+George+Anthony, LeBron+Isaiah+Wade, Butler+Towns+Wiggins, Irving+Hayward+Horford) ha le maggiori possibilità di battere Golden State?

Fabrizio G.: Probabilmente i tre di OKC. Le quantificherei nelle scarsissime possibilità che offrano il miglior rendimento individuale e con la miglior amalgama umanamente immaginabili, diviso tre. Perché anche in quel caso gli Warriors vincerebbero la serie due volte su tre. Incoraggiante, no?

Lorenzo B.: Scommettere contro il Re non è mai una scelta consigliabile, specialmente ora che ha riunito tutta la banda per l’ultimo furto con scasso, ma le lancette e i crociati girano in direzione ostinata e contraria. Quindi spero che in qualche modo Oklahoma City sia pronta al decollo almeno per la seconda serie di playoff, quando come minimo si spera che il viaggio di Golden State alle Finals assomiglierà più ad una puntata di Takeshi’s Castle piuttosto che alla Prima Classe di Emirates.

Dario C.: La combinazione di talenti è intrigante per tutti, come per tutti non è da sottovalutare l’adattamento a un contesto tattico stravolto rispetto alla scorsa stagione. Anche in questo senso Golden State si presenta ai nastri di partenza con cinque giri di vantaggio sul resto del gruppo. Per un discorso meramente anagrafico, il trio di Minnesota può nutrire qualche speranza in più sul medio-lungo termine.

Daniele V.: Sono d’accordo con Daryl Morey e la sua idea che per battere gli Warriors bisogna giocare sulla varianza. Dico quindi che Paul+Harden e la pioggia di triple è la combinazione su cui puntare.

Francesco A.: Tutte le pretendenti al titolo dovranno fare qualche modifica al loro stile di gioco per adattare i nuovi arrivi: tra tutti, Chris Paul invece sembra nato per giocare la Moreyball e per alternarsi con Harden in una soffocante ripetizione di penetra-e-scarica l’uno in favore dell’altro.

Dario V.: Manca all’appello San Antonio, a cui è rimasto il dubbio di “cosa sarebbe potuto essere” dopo il +23 di gara-1 dello scorso anno (spoiler: comunque un 4-1 per GSW). Visto che negli ultimi tre anni l’unico a battere Golden State è stato LeBron, rimango convinto che il dollaro vada puntato su di lui — anche se bisognerà capire se la sensazione da “The Last Dance in the Land” sia di beneficio per la squadra oppure no.

3) Quale squadra crollerà inaspettatamente fuori dalla zona playoff?

David B.: Nella bagarre ad Ovest ho paura che il cerino più corti capiti in mano agli Utah Jazz: perdere in un colpo solo i due terminali offensivi di riferimento senza sostituirli ma chiedendo uno sforzo extra a chi è rimasto è onorevole ma non penso basti per tenerli a galla.

Fabrizio G.: Minnesota è ad una scavigliata di Jimmy Butler dal trovarsi invischiata in una lotta con altre tre o quattro squadre che sono più esperte e più abituate alla bagarre di cui sopra. Non è la candidata principale, ma è tutto tranne che al sicuro.

Dario V.: Al di là delle prime quattro, a Ovest tutte le squadre sono a rischio eliminazione, perciò almeno tre tra Denver, Minnesota, Portland, Clippers, Utah, New Orleans e Memphis si ritroveranno a fare i conti con un’estate complicata. A Est, al contrario, il livello è talmente basso che nemmeno una squadra insipida come gli Orlando Magic è del tutto fuori dalla corsa playoff. Se proprio devo dirne una, dei Clippers non mi fido finché non li vedo ragionevolmente sani.

Francesco A.: Portland inizia la stagione tra mille fanfare, nella convinzione che il filotto di vittorie e belle prestazioni iniziato con l’arrivo di Jusuf Nurkic possa automaticamente estendersi anche alla nuova stagione. In realtà non è così scontato, anche perché i Blazers hanno gravi problemi strutturali in termini di spacing e difesa, ai quali nel corso dell’estate non hanno posto rimedio in alcun modo (anzi, hanno ceduto per motivi salariali il loro miglior/unico tiratore perimetrale veramente affidabile, Allen Crabbe).

4) Chi è la “nuova Miami” (la squadra che nessuno si aspettava e invece sorprende)?

Dario C.: Atlanta.

David B.: Mi piace pensare che il cammino intrapreso dai Brooklyn Nets lo scorso anno inizi a dare ai suoi frutti. Probabilmente non basterà per arrivare ai playoff ma la quantità di progetti a roster (Rondae Hollis-Jefferson, Caris LaVert e Jarrett Allen su tutti) è affascinante, i veterani sono solidi giocatori NBA e dopo i disastri di Prokhorov e Billy King, è rispuntato del talento su cui costruire. In un est di basso spessore possono essere una mina vagante.

Lorenzo B.: #PlotoneAtkinson.

Francesco A.: Utah. Perdere due giocatori di altissimo livello come Hill e Hayward (e da ultimo anche Exum) è una mazzata non indifferente, ma l’impianto di squadra è solido e rodato, la difesa costruita su Gobert (e ulteriormente rinforzata da Rubio e Sefolosha) resterà pressoché invalicabile, Donovan Mitchell può avere un impatto à la Malcolm Brogdon e c’è Favors in contract year.

Daniele V.: Non so se è contrario allo spirito della domanda, ma voto Miami come nuova Miami.

Dario V.: Non ci punterei dei soldi, ma mi fa strano pensare Rick Carlisle e Dirk Nowitzki fuori dai playoff per due anni di fila — non senza piazzare i soliti trappoloni in giro per il campo a suon di pick and roll, perlomeno. Certo che la panchina è proprio corta.

5) Philadelphia, Minnesota, Denver e Milwaukee: qual è la squadra migliore per il League Pass?

Dario C.: Philly, ma solo se il League Pass verrà implementato con la possibilità di selezionare i minuti con Embiid in campo, saltando il resto.

Daniele V.: Lo scorso anno la mia squadra da League Pass alla fine è stata Denver, grazie alla combinazione di giovani di talento, una stella in ascesa come Jokic e un basket piacevole da vedere che produceva partite ad alto punteggio. Aggiungerci Paul Millsap non può fare altro che cementificare il primo posto. Se proprio non volete vedervi le partite, almeno guardatevi tutti gli highlights che la coppia Jokic palla in mano e Harris tagliante merita veramente.

David B.: Una lauta parte del mio tempo sul League Pass sarà spesa per vedere la genialità di Nikola Jokic dal post alto. Per il resto sono di parte, ma buttate un occhio sui Miami Heat, quella sporca dozzina di ragazzi che gioca 82/48 con il coltello tra i denti dovrebbe farvi divertire.

Dario R.: Tutte molto interessanti, ma Milwaukee ha Giannis che è in costante crescita e sta grattando solo la superficie del suo prime. Tutta la squadra è al suo servizio perché lui è al servizio dei Bucks: anche per questo “The Greak Freak” garantisce spettacolo ogni partita.

Valido anche per la preseason.

Lorenzo B: #TrustTheLeaguePass. Philly ha almeno due/tre giocatori unici, di quelli che fino a qualche anno fa li potevi vedere solo nei libri per bambini: playmaker alti come querce secolari, giganti buoni che trattano il pallone come una caramella mou, talenti pronti per esplodere che tirano i liberi come se fossero al luna park e un centro vegano totalmente inutile. Sponsored by HinkieLivesMatter.

Dario V.: Menzione d’onore per i Lakers di Lonzo Ball che un click lo strapperanno di sicuro, ma tutti minuti in campo di Joel Embiid avranno il sapore delle cose eteree che potrebbero finire troppo in fretta. Meglio abbeverarsi alla fonte fintanto che si può.

6) DeMarcus Cousins e Anthony Davis possono funzionare o sono destinati a implodere?

Dario C.: L’implosione è scontata come il finale di un film con Steven Seagal.

Fabrizio G.: Le due ipotesi non si escludono a vicenda: la coppia può funzionare, ma non abbastanza da trascinare ai playoff un roster che, fuori da Jrue Holiday, non è minimamente attrezzato per il livello richiesto e che è privo già in partenza degli altri due teorici titolari, Solomon Hill (che salterà l’intera stagione) e Rajon Rondo (almeno un mese di stop). E in tal caso per l’implosione sarà solo questione di quando, non di se.

Dario R.: Sono d’accordo con Fazz: l’anno scorso i due hanno fatto vedere ottimi margini d’intesa reciproca, ma senza riuscire a trascinare il resto dello - scarso - roster.

David B.: Resto con l’opinione che espressi al momento della trade: formano la coppia di lunghi più talentuosa della lega ed hanno entrambi una dimensione dentro/fuori che li rende complementari in certi aspetti. Il rodaggio della scorsa regular season post-trade ha dato segnali contrastanti, ma il contesto era particolare; quest’anno Alvin Gentry deve trovare un modo per farli funzionare e trovare qualcuno in grado di giocargli al fianco perchè se la coppia scoppia, la bomba atomica raderà al suolo i Pelicans.

Francesco A.: Con un altro allenatore non sarebbe impossibile farli convivere e metter su un impianto di squadra decente: ma Gentry, a meno che non veda la luce improvvisamente, non sembra essere in grado di esserne in grado; la speranza è che venga fatto saltare lui prima che imploda la coppia Davis-Cousins.

Dario V.: Imploderanno, ma non del tutto per colpa loro: sarà il livello della Western Conference a costringere tutte le parti della franchigia — proprietà, dirigenza, panchina e giocatori-cardine — a farsi un bell’esame di coscienza. Ripeto quanto detto nella Top-50: la situazione più esplosiva di tutta la lega, nel senso che è quella più vicina allo scadere del timer. E se AD chiede di essere ceduto, gli equilibri stessi della lega potrebbero essere rimessi in discussione.

7) Al di fuori dei soliti noti, chi si giocherà il titolo di MVP?

Daniele V.: John Wall si gioca con Antetokounmpo la nomina a secondo migliore giocatore ad Est e in una conference che ha perso star power risalterà ancora di più la sua figura, ora che sarà padrone del contesto di gioco in tutte le partite contro le avversarie di conference che non si chiamano Cleveland. Il materiale per entrare nella conversazione per l’MVP c’è.

Dario C.: Uno per conference: John Wall e Blake Griffin.

Francesco A.: Nelle votazioni della scorsa stagione Kevin Durant ha preso soltanto due ingloriosi quinti posti: magari non vincerà, ma sicuramente quest’anno dovrebbero arrivargli svariate centinaia di voti in più.

Dario V: Se Kyrie Irving anche solo pareggia quanto fatto da Isaiah Thomas lo scorso anno, rientra di diritto nella discussione, e lo stesso vale sull’altra costa per Damian Lillard se dovesse ingranare una marcia ancora superiore e i risultati di squadra fossero da top-4. Se invece gli OKC Thunder dovessero andare bene e Paul George dovesse difendere da primo quintetto All-Defense, perché non lui?

Lorenzo B.: Quanto farebbe ridere su una scala da Casa Surace a 100 se lo vincesse Joel Embiid?

22 punti in 15 minuti per ricominciare la stagione.

8) Dopo i fuochi pirotecnici di quest’estate, quale giocatore verrà scambiato durante la stagione?

Dario C.: Kyle Lowry, Nikola Vucevic, Eric Bledsoe.

David B.: DeMarcus Cousins è la risposta facile, il jolly l’avrei speso su LaMarcus Aldridge ma a quanto sembra sta negoziando l’estensione per rimanere a San Antonio. Allora spendo il gettone su Dennis Schröder che avrà in mano gli Hawks, sarà in vetrina per qualche mese, e poi se arriva l’offerta giusta non mi sorprenderebbe vederlo cambiare casacca.

Daniele V.: Non dovesse iniziare bene la stagione di Portland, con tutto quello che comporterebbe, mi piacerebbe vedere C.J. McCollum a Est.

Dario V.: Cousins e Bledsoe di fatto lo sono già da un po’. Il vero tassello che però potrebbe cambiare gli equilibri della lega è se la dirigenza di Cleveland decidesse di cedere la scelta di Brooklyn per aggiungere un’ulteriore freccia ad una faretra intasatissima, ma non necessariamente della qualità necessaria per battere Golden State. Sarebbe un rischio enorme, ma se LeBron desse anche solo un cenno del capo su una sua possibile permanenza...

9) Il rookie che non vedete l’ora di scoprire quest’anno.

Lorenzo B.: Donovan Mitchell e Dennis Smith Jr, sponsored by BoingVert.

Fabrizio G.: Malik Monk e Luke Kennard, cioè quelli scelti appena prima di Mitchell, che come Mitchell saranno quasi certamente parte della rotazione di squadre che si giocano un posto ai playoff e che in più avvertiranno una presenza ingombrante alle proprie spalle.

Daniele V.: Vorrei dire quel freak di Ben Simmons, ma ho aspettato per anni che Bogdan Bogdanovic facesse il salto e adesso che ha conquistato l’Europa non vedo l’ora di scoprirlo contro i più forti. Ha tutto per poter dire la sua anche in NBA.

Dario R.: Milos Teodosic. Rookie per modo di dire, intendiamoci, vista l’abbondante esperienza ad altissimi livelli FIBA che si porta dietro. Già nella preseason ha fatto capire ai compagni che possono aspettarsi di tutto e agli avversari che le sue idee di basket sono da non sottovalutare. Reggerà un’intera stagione?

Dario C.: In una classe di rookie il cui ruolo sembra già chiaro e definito, Jonathan Isaac porta con sé tutto il fascino dell’oggetto misterioso. Peccato per l’ambiente circostante.

David B.: Ben Simmons. È un problema mio e me ne rendo conto, ma quando vedo un giocatore di 205 centimetri che ha il cervello di un playmaker io perdo la testa. Lamar Odom 2.0 (si spera l’upgrade riguardi soprattutto la parte extracestistica).

Dario V.: Su Jonathan Isaac sono sul bandwagonda tempi non sospetti, perciò diciamo Dennis Smith Jr. per andare sul sicuro e Bam Adebayo se davvero Spoelstra vorrà utilizzarlo da point center, aprendo scenari che potrebbero farci esplodere il cervello dalla bellezza.

Francesco A.: Secondo la vulgata, Rick Carlisle non va mai d’accordo con i suoi rookie e con i suoi playmaker: Dennis Smith Jr. può essere l’uomo giusto per sfatare il luogo comune e prendersi da subito le redini della franchigia.

Sì ok è Summer League, però.

10) Per concludere, la top-3 dei giocatori che seguiremo con maggiore interesse nella prossima stagione.

Daniele V.: Il primo nome è quello di Kristaps Porzingis, la cui stagione da giocatore franchigia è l’unico motivo che mi spinge a guardare con un minimo di ottimismo la squadra per cui faccio il tifo. Gli altri due sono Gary Harris e Ben Simmons: da estimatore del gioco intelligente e ricco di sfumature di Harris sono pronto a seguirlo nella stagione in cui è atteso all’esplosione; Ben Simmons poi ha un radar in testa e il potenziale per poter diventare élite e non posso perdermi la sua prima stagione in campo.

Dario C.: Karl-Anthony Towns, Devin Booker, Ben Simmons.

Fabrizio G.: Aaron Gordon, per la prima volta a tempo pieno nel suo ruolo corretto e in contract year; Kyrie Irving, per capire se sia la versione nobile e sovralimentata a protossido di azoto di Thomas e Lillard o un giocatore di tutt’altro spessore e livello; Dirk Nowitzki, a caccia del quinto posto (!) di Wilt Chamberlain (!!) nella classifica dei migliori realizzatori di sempre. Copia/incolla tra un anno, per il quarto posto (!!!) di Michael Jordan (!!!!).

Dario R.: Jimmy Butler ritrova Tom Thibodeau e dovrà essere leader tecnico ed emotivo di un gruppo di ragazzini a caccia di gloria: uno step niente male rispetto a quello che gli veniva chiesto a Chicago. Poi: qualcuno ha ancora dubbi sulle qualità di Gordon Hayward? Spero di no, però sarà interessante vederlo a Boston lottare per le Finals dovendo entrare in sintonia con Irving. Infine Carmelo Anthony: da giocatore più forte di una squadra allo sbando a violino di lusso in un’aspirante contender. Non so voi ma io ho la curiosità a mille per capire quale versione di ‘Melo vedremo in maglia Thunder.

David B.: Riflettori puntati su Josh Richardson che è stato tra i giocatori più in luce nella preseason. È un two-way player nato come 3&D che sta aggiungendo anche la dimensione da penetratore, mentre in difesa è un coltellino svizzero e sta emergendo come uno dei migliori stoppatori NBA (se non il migliore) tra gli esterni NBA. Il suo rinnovo con Miami e un azzardo, ma rischia di diventare uno dei migliori contratti della lega, tenetelo d’occhio. Sono un Teodosic-lover certificato da quando scompariva nei finali di partita nelle finali di Eurolega e nelle prime amichevoli ha illuminato con la sua genialità. Infine, siamo abituati a veder migliorare ogni anno Giannis Antetokounmpo: dopo una stagione da 22+9+5 in quale altro modo può sbalordirci?

Lorenzo B.: Non ci posso credere che nessuno fino a questo punto non ha fatto il nome di Lonzo Ball. Cioè nessuno qui è pronto al romanzo postmoderno del primo anno del figlio di LaVar ai Lakers, dalle aspettative fuori di testa fino alla matematica eliminazione dai playoff ad inizio Dicembre? Sono molto deluso. Ve lo meritate LiAngelo. Voglio vedere poi come Russell Westbrook riuscirà ad incanalare la rabbia grezza della scorsa stagione, affilandola con perfidia mentre canta canzoni di guerra attorno al fuoco sacro della vendetta; e allo stesso tempo sono curioso di capire se Durant riuscirà a scendere in campo o il suo multiaccounting lo trasformerà in un Ghost in The Shell.

Francesco A.: Joel Embiid per me è il giocatore da seguire con maggiore interesse, anzi direi proprio con trepidazione: siamo sempre sulla linea sottile tra “questo è un potenziale MVP” e “ogni suo minuto sul parquet rischia di essere l’ultimo”, e questa stagione ci dirà qualcosa in più su quale direzione stia prendendo il suo futuro. Chris Paul lo conosciamo tutti e teoricamente non dovrebbe avere più segreti per nessuno, ma la sua interazione con D’Antoni e Harden rischia di essere veramente esplosiva. Kyrie Irving avrà voglia di stupire in campo, dimostrando di poter essere veramente il primo violino di una squadra da titolo, e contemporaneamente sembra intenzionato a togliersi parecchi sassolini nei confronti dei suoi precedenti compagni, concittadini e/o datori di lavoro: ogni minuto della sua stagione rischia di finire in prima pagina, per un motivo o per l’altro.

Dario V.: Gli Europei giocati da Lauri Markkanen mi hanno fatto un po’ cambiare idea su di lui: non pensavo fosse pronto a “spostare” anche a un livello più che discreto come quello del Gruppo A di Eurobasket e non vedo l’ora di vederlo anche in NBA, al netto del deserto che sono i Bulls. Sono intrigato dal rientro di Justise Winslow per vedere se c’è qualcosa di più del difensore visto nel suo primo anno e se i semi da point forward piantati in lui da Spoelstra lo scorso anno sono pronti a germogliare. Infine, il backcourt formato da Jamal Murray e Gary Harris a Denver promette abbastanza pericolosità dal perimetro, faccia tosta e tagli intelligenti da portarmi inevitabilmente a prestarci l’occhio. PS. Brandon Ingram io ci credo ancora, ma se ci sei batti un colpo.

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