Così, la telenovela dell'estate con protagonista Patrick Schick finisce a Roma. Le visite mediche di giugno effettuate con la Juventus - che aveva un accordo con la Sampdoria per una cifra intorno ai 30 milioni di euro - avevano evidenziato un’inidoneità temporanea per cui la dirigenza bianconera aveva deciso di ridiscutere i termini dell’accordo con quella blucerchiata. Ottenuta un mese dopo l’idoneità sportiva si è accesa un’asta per il talento ceco che ha visto vincitrice la Roma e permesso alla Samp di ottenere ben 10 milioni in più per la cessione del suo gioiello.
Le qualità di Patrick Schick sono evidenti e note. In Italia è stato impiegato principalmente come punta nel 4-3-1-2 di Marco Giampaolo, con compiti che gli permettevano di svariare lungo tutto il fronte d’attacco, utilizzando per le ricezioni i tagli interno-esterno o, molto più frequentemente, allargandosi in fascia sul lato forte per ricevere il pallone e attivarsi poi in conduzione. Specialmente dal lato destro, sfruttando, entrando dentro il campo, il suo amato piede sinistro.
A partita in corso e in particolari situazioni tattiche è stato anche impiegato come vertice avanzato del rombo, utilizzato per sfruttare gli spazi creati dai movimenti delle due punte e aumentare il tasso tecnico e di imprevedibilità della sua squadra. Adesso però quello che si chiedono i tifosi della Roma - anche per via del giudizio negativo di Giampaolo su un passaggio di Schick in giallorosso - è se il giovane talento ceco sia adatto al 4-3-3 di Eusebio Di Francesco, quali potrebbero essere la posizione e i compiti ideali per Patrick Schick.
Cosa chiede Di Francesco
Il 4-3-3 adottato da Di Francesco anche alla Roma si declina in un sistema abbastanza rigido con compiti molto precisi per ogni giocatore. Nella squadra immaginata dal tecnico abruzzese la punta esterna è investita di parecchie responsabilità in fase di non possesso, andando praticamente ad allinearsi coi centrocampisti e coprendo, sul lato debole, gli spostamenti laterali in direzione del pallone dell’intera linea difensiva.
In fase di possesso palla, invece, deve coordinare i propri movimenti con quelli del resto della catena laterale - completata dalla mezzala e dal terzino - per coprire uniformemente ampiezza, profondità e spazi di mezzo. Gli esterni di Di Francesco devono anche tagliare senza palla quando il loro è il lato debole, per attaccare alle spalle della difesa avversaria.
In questo scenario tattico, l’impiego di Schick come punta esterna sembra davvero arduo da immaginare. La scarsa attitudine di Schick alla fase difensiva è chiaramente in contraddizione con quello che Di Francesco chiede ai suoi esterni. Poi, per carità, il tecnico potrà anche fare un'eccezione e lasciare un talento come quello di Schick libero di non difendere. Come accennato, per lo stesso Marco Giampaolo che lo ha avuto a disposizione per un anno l’attaccante ceco non può essere considerato un attaccante esterno, ma un vero e proprio centrale capace anche, semmai, di giocare dietro a un centravanti puro.
In altri contesti tattici potrebbe probabilmente anche partire da una posizione più esterna, ma le richieste dal calcio di Di Francesco non sembrano essere nelle corde del ceco per varie ragioni. Anzitutto Schick non pare avere le capacità atletiche per sostenere con continuità i compiti difensivi assegnati all’esterno del 4-3-3 della Roma; secondo poi non ha ancora sviluppato un set efficace di movimenti senza palla per ricevere dinamicamente, come vorrebbe il suo nuovo allenatore. Inoltre, la rigidità del sistema e la necessità di interagire tatticamente in maniera continua e profonda con i compagni di fascia, non rappresentano lo scenario ideale per valorizzarne il suo tipo talento.
Paradossalmente, più che come sostituto di Salah, Schick potrebbe interpretare al meglio il ruolo di vice Dzeko. Nel sistema di Di Francesco il centravanti ha il doppio compito di allungare le difese avversarie e, con movimenti opposti, offrire una soluzione di gioco verticale a cui appoggiarsi per sviluppare le combinazioni offensive. Schick sarebbe in grado di svolgere ottimamente, con il suo particolarissimo mix di dominio fisico sugli avversari e tecnica eccezionale, il secondo compito, fungendo da perno della manovra e da regista avanzato. Rispetto al passato dovrebbe comunque migliorare e utilizzare più frequentemente i movimenti in profondità per abbassare la linee arretrate degli avversari, e ricevere qualche pallone alle spalle dei difensori, ma questo sembra un'evoluzione più naturale del suo talento.
Le alternative a disposizione
Sebbene l’esperienza da allenatore di Di Francesco sia stata fortemente caratterizzata dal 4-3-3 non sono mancate sporadiche escursioni del tecnico abruzzese verso altri moduli di gioco. L’inizio di campionato non pienamente convincente della Roma ha già aperto il dibattito sulla reale compatibilità del 4-3-3 progettato dal tecnico con le caratteristiche dei giocatori in rosa e i dubbi maggiori riguardano proprio la posizione di esterno destro d’attacco, coperta al momento da Defrel, anche lui un ripiego nella posizione. Ma anche l'adattamento di Nainggolan a rigidi movimenti di catena sembra vincolare troppo il suo talento, così come Perotti sta mostrando difficoltà a tagliare senza palla verso l’interno, senza necessariamente aspettare la palla sul piede per poi puntare l’avversario. L’arrivo di Schick, in questo senso, può essere un un ulteriore argomento a favore di chi discute l’opportunità della Roma di utilizzare un altro modulo di gioco.
Un modulo con 3 difensori, 4 centrocampisti e 3 giocatori offensivi potrebbe adattarsi bene alle caratteristiche di Schick e di altri giocatori in rosa. Sia con due trequartisti piazzati simmetricamente dietro al centravanti, che con un trequartista e due punte. In questo modo Schick, oltre che da punta centrale pura, potrebbe giocare con maggiore profitto al fianco di un altero trequartista nello schieramento con due giocatori a supporto di Dzeko. Rispetto alla posizione di esterno nel 4-3-3, il campo da coprire in fase di non possesso sarebbe minore e la posizione di partenza in fase d’attacco più interna e libera da rigidi meccanismi di catena.
Tra i giocatori della Roma le posizioni d’attacco potrebbero essere coperte, oltre che a Schick, da Nainggolan, Perotti, El Shaarawy, Defrel e Under, senza sovraccaricare nessuno di quei di compiti difensivi che sono apparsi troppo dispendiosi in termini di porzioni di campo assegnate.
Se immaginiamo invece Nainggolan in posizione di unica mezzapunta, libero di esprimere in entrambe le fasi di gioco il suo dinamismo, Schick potrebbe affiancare Dzeko in un ipotetico 3-4-1-2, libero di svariare lungo tutto il fronte d’attacco in un ruolo di supporto e raccordo. Probabilmente questo sarebbe il contesto ideale per l’ex giocatore della Sampdoria.
Il talento di Schick è indiscutibile e cristallino. Non bisogna però dimenticare che ha alle spalle solamente mezza stagione da titolare in serie A in un contesto tranquillo e senza problemi di classifica come quello in cui giocava la Sampdoria nel girone di ritorno. Anche la sua definizione tattica è ancora acerba: spetta a Di Francesco trovare la giusta collocazione in campo e assegnare i giusti compiti a Patrick Schick per continuare a svilupparne il talento e l’efficacia. Se vorrà forzare la sua natura per farne un esterno adatto al suo gioco, non solo dovrà compiere grandi sforzi da educatore, ma dovrà anche fare attenzione a non soffocare gli aspetti più creativi e liberi del suo gioco.