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Cosa è successo al Draft 2019
21 giu 2019
La notte di Zion Williamson e non solo. Rivediamo tutti i giocatori scelti stanotte al Barclays Center di Brooklyn.
(articolo)
19 min
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Tutti i riflettori della serata sono stati per Zion Williamson, il talento generazionale chiamato a rilanciare i New Orleans Pelicans Pelicans dopo la trade di Anthony Davis ai Lakers, ma come al solito è successo di tutto mentre Adam Silver stringeva mani su mani. Ricapitoliamo insieme le chiamate del primo giro più qualche tesoro sepolto nel secondo.

1. New Orleans Pelicans – ZION WILLIAMSON (F, 6-7, Duke)

Nessuna sorpresa su questa scelta dato che i Pelicans avevano già vinto il Draft nel momento stesso in cui avevano vinto la Lottery dello scorso 14 maggio, nonostante partissero con solo il 6% di possibilità.

Su Zion è stato detto tutto o quasi in questi mesi: uno dei migliori prospetti ad entrare in NBA con la sua incredibile combinazione di potenza fisica e atletica, corredata da tremendi istinti e feeling per il gioco, che lo rendono un giocatore pronto a dare un contributo immediato pur mantenendo margini di miglioramento ancora molto ampi. Avrà il compito di rimpiazzare Anthony Davis sia nel roster di New Orleans che nel cuore dei tifosi, ma se dobbiamo giudicare dalle reazioni di stanotte, non dovrebbe avere grossi problemi a riuscirci nell'immediato. I Pelicans lo metteranno al centro del loro progetto, basando attorno a lui tutte le scelte come già ampiamente anticipato nella trade coi Lakers.

Con lui inizia una nuova era in Louisiana.

Nonostante fosse ormai da mesi la prima scelta all'unanimità, Zion si è commosso parlando dei sacrifici della madre per farlo arrivare dove è ora.




2. Memphis Grizzlies – JA MORANT (PG, 6-3, Murray St)

Altra pick ampiamente prevedibile, con Memphis che si aggiudica la point guard da cui ripartire con il nuovo progetto di ricostruzione della franchigia. Passatore di sicuro talento, sa esaltarsi nelle situazioni di campo aperto e di pick & roll, esplodendo per schiacciate da Top-10 quando può staccare su due piedi.

Praticamente non recruitato appena uscito dal liceo, è riuscito a portare una squadra dal tasso tecnico veramente esiguo al secondo turno del Torneo NCAA, convincendo anche i più scettici a riguardo (e piazzandoci una tripla doppia sul palcoscenico nazionale, che non fa mai male). In chiave futura deve aggiungere a questa facilità di trovare l’uomo libero anche un maggior coinvolgimento a livello realizzativo, ma ha mentalità vincente, etica del lavoro e non si discosta così tanto da quella concezione Grit & Grind che ha guidato i Grizzlies negli ultimi anni, specie ora che se ne è andato anche Mike Conley.


3. New York Knicks – RJ BARRETT (GF, 6-7, Duke)

Rispetto alle due scelte precedenti, New York ha un po’ vacillato: nelle ore precedenti al Draft sono usciti parecchi rumors che li davano proiettati verso altri giocatori, spiazzando un po’ le aspettative di questo ultimo mese. Alla fine è comunque arrivato Barrett, talento realizzativo puro con istinti e mentalità da killer, unite a fisico e doti atletiche élite per il ruolo e formato da un percorso da predestinato fin dai primi passi. L’unico suo anno a Duke, per quanto sostenuto da statistiche personali di rilievo, è quasi invalutabile data la scarsa evoluzione che Coach K ha provato ad imprimere ai suoi giocatori.

I dubbi vertono principalmente sull’evoluzione del tiro e sui miglioramenti che effettuerà in termini di scelte con la palla, ma nonostante questi difetti dà sempre l’idea di poter mettere 20 punti a partita.

New York è una piazza tutt’altro che facile da conquistare, ma sembra avere la faccia giusta per questa sfida.


4. Atlanta Hawks – DEANDRE HUNTER (F, 6-8, Virginia)

Come successo lo scorso anno con Trae Young, gli Hawks e il GM Travis Schlenk hanno puntato da subito questa scelta andandola a prendere dai Pelicans in cambio di un pacchetto contenente la 8, la 17, la 35 e rilevando il contrattone di Solomon Hill.

Hunter non è il classico giocatore per cui fare trade-up perché sembra destinato a una carriera da gregario/specialista nel ruolo di 3&D, facendo leva su qualità difensive intriganti e uno sviluppo offensivo che lo ha fatto crescere molto dal punto di vista del tiro e del gioco senza palla. Probabilmente Schlenk ha individuato in lui un pezzo su cui continuare a costruire il giovanissimo core di Atlanta seguendo le linee guide di quanto fatto dagli Warriors (da cui proviene), intravedendo in lui un potenziale collante alla Andre Igoudala. Giocatore meccanico la cui solidità al tiro definirà la carriera.


5. Cleveland Cavaliers – DARIUS GARLAND (PG, 6-2, Vanderbilt)

In una NBA che negli ultimi anni ha scoperto il valore dei quintetti con doppio playmaker, la scelta di andare ad affiancare a Collin Sexton un altro portatore di palla come Garland non deve destare troppa sorpresa. Quella effettuata dal front office dei Cavs è sicuramente una scelta rischiosa, ma in un Draft del genere dove il talento imperdibile è limitato alle primissime posizioni, può avere molto senso.

Garland è un esterno con punti nelle mani in ogni situazione, un realizzatore dal palleggio versatile abile a giocare su diversi ritmi, nonché un attaccante che non ti permette di passare sotto i blocchi in situazione di pick and roll e che allo stesso tempo sembra a suo agio nel giocare soluzioni lontano dalla palla. Stazza e playmaking, soprattutto nella scelta e nella qualità dei passaggi, gli scogli da superare.

Darius Garland ha giocato 5 partite a Vanderbilt lo scorso anno, si è presentato in vestaglia da notte ed è finito a Cleveland. Uno dei vincitori della serata.




6. Minnesota Timberwolves – JARRETT CULVER (GF, 6-7, Texas Tech)

Gersson Rosas, nuovo GM dei T’Wolves, è apparso molto attivo sin dalle prime battute e alla fine è riuscito ad accaparrarsi la sesta scelta spendendo un prezzo contenuto (Dario Saric e la 11) per scegliere Jarrett Culver con la scelta originariamente dei Suns.

Culver è uscito dagli ultimi mesi di preparazione al Draft come uno dei migliori prospetti visti ai workout individuali, mostrando multi-dimensionalità sui due lati del campo che gli permette di essere un attaccante versatile con accenni da playmaker secondario e un’ottima duttilità difensiva. Un collante capace di giocare nei ruoli di 2 e 3 su entrambi i lati del campo, che insieme a Robert Covington e Josh Okogie consente di avere una strutturazione difensiva perfetta per proteggere le carenze di Karl-Anthony Towns.


7. Chicago Bulls – COBY WHITE (PG, 6-4, North Carolina)

I Bulls avevano necessità di inserire un ball-handler primario nel progetto futuro che sta prendendo forma. White da questo punto di vista è una point guard che al momento preferisce agire più da realizzatore che da facilitatore/playmaker, ma che sicuramente dà a Boylen un prospetto su cui puntare nel ruolo.

Nonostante qualche carenza in un aspetto importante come il playmaking, White ha dimostrato di avere la naturale abilità di giocare in velocità ad alti ritmi e di creare separazione con le difese con semplicità, sfruttando gambe potenti e una taglia efficace per il ruolo (al netto delle braccia uguali all'altezza). Sospetto l’approccio con un conservativo come Boylen, ma se non dovesse diventare un titolare a tempo pieno, ha tutte le qualità per essere un distruttore in uscita dalla panchina.


8. New Orleans Pelicans – JAXSON HAYES (C, 6-10, Texas)

Pick molto interessante in chiave futura, che accoppiata alla prima scelta assoluta va a formare uno dei frontcourt più futuribili e atletici della Lega.

Non fatevi trarre in inganno dall’incredibile somiglianza con Telespalla Bob: Hayes è un lungo molto grezzo che fino a tre anni fa giocava ancora nel Varsity Team del suo liceo e che col tempo ha saputo adattare le sue doti di wide-receiver (il padre è un ex tight-end della NFL) anche in campo cestistico. Rim runner senza particolari abilità con la palla, ma coordinato in corsa e con mani fatate, potenziale difensivo in difesa del ferro e bersaglio per i lob dei compagni. Bella scommessa per gli intrigantissimi Pelicans.

https://twitter.com/_Andrew_Lopez/status/1141872985936150529

Bene ma non benissimo.




9. Washington Wizards – RUI HACHIMURA (F, 6-8, Gonzaga)

Washington è in una situazione a dir poco surreale. Escludendo la situazione del roster con Bradley Beal in possibile uscita e un John Wall non recuperabile per chissà quanto tempo, al momento le mosse della squadra sono affidate a un GM ad interim che sembra avere le ore contate nel suo ruolo.

Anche la scelta di Hachimura vira verso l’incomprensibilità, non tanto per il valore del giocatore quanto per la strategia di prendersi un giocatore di impatto immediato quando tutti gli indizi porterebbero a pensare di mettere fieno per ricostruire a lunga scadenza.

Il giappo-beninese proveniente da Gonzaga andrà subito a dare un contributo a una squadra che non ha certo profondità nel ruolo di PF, garantendo fin da subito produttività offensiva in avvicinamento a canestro grazie a prestanza fisica e un gioco aggressivo, puntando a limare i limiti difensivi e al tiro.


10. Atlanta Hawks – CAM REDDISH (GF, 6-8, Duke)

Talento controverso, stilisticamente ammaliante, prodotto grezzo che avrebbe bisogno di essere allenato e guidato in campo - almeno inizialmente - che si è trovato risucchiato nel tritacarne tattico che era la Duke di quest’anno.

Per sua fortuna gli Hawks sembrano il posto giusto per poter lavorare su molti aspetti del suo gioco senza forzare i tempi, provando a vedere se quelli che al college si sono visti come flash possano diventare armi da sfruttare con costanza e non abbagli.

Win-win situation sia per lui che per sua la squadra, che in un questo Draft è riuscita ad ipotecare il ruolo di ala per il futuro tra lui e Hunter senza che si escludano a vicenda.


11. Phoenix Suns – CAMERON JOHNSON (F, 6-8, North Carolina)

La prima vera sorpresa di serata. Giocatore proiettato decisamente più in basso (fine primo / inizio secondo giro) che i Suns hanno deciso di pescare per avere un ottimo tiratore con stazza in grado di aprire gli spazi a Deandre Ayton e Devin Booker.

Non si capisce però quale sia il motivo che ha spinto i Suns a prendere così in alto per un giocatore che con molta probabilità avrebbero trovato anche più avanti - e quindi poter chiedere più di quanto ottenuto via trade - a causa di alcune carenze nel gioco, ma soprattutto perché Johnson è il giocatore più vecchio del Draft, avendo appena compiuto 23 anni. Per intenderci: è più vecchio di Booker, che è già al quinto anno in NBA, e all'inizio del suo secondo avrà 28 anni.

Scelta che punta all’incomprensibilità e/o alla disperazione dei tifosi Suns.

Anche Coby White, suo compagno a UNC scelto qualche minuto prima, non ci crede.




12. Charlotte Hornets – PJ WASHINGTON (PF, 6-7, Kentucky)

Passano le stagioni ma in sede di Draft non c’è tratto più distintivo di quello degli Hornets e della loro scelta, puntando sempre su un giocatore dall’ottimo pedigree collegiale proveniente da buona scuola e pronto all’uso.

A differenza di altre scelte nel passato, Washington è sì una PF spendibile fin da subito in rotazione, ma che sembra poter garantire speranze anche in termini di potenziale: glue-guy con ottimo atteggiamento in campo e gioco offensivo che gli permette di usare un repertorio vario sia spalle che fronte a canestro, è capace di scalare nel ruolo di 5 in quintetti atipici dove le carenze dimensionali fanno spazio all’ottima prestanza fisica.

Scelta solida ma conservativa quando invece ci si aspetterebbe un po’ più di coraggio data la situazione attuale della franchigia.


13. Miami Heat – TYLER HERRO (SG, 6-5, Kentucky)

Con la 13 Miami è andata fuori dallo spartito previsto e ha deciso di puntare su un ottimo tiratore dinamico, dotato di letture in uscita dai blocchi e con qualità anche nel mettere palla a terra non solo nelle situazioni di close-out ma anche da terzo ball-handler quando necessario.

Come la maggior parte dei tiratori dinamici in uscita dal Draft paga a livello fisico anche in considerazione della giovane età, ma coach Spoelstra in passato ha dimostrato di elevare il potenziale di questo tipo di giocatori - Wayne Ellington su tutti.


14. Boston Celtics – ROMEO LANGFORD (SG, 6-6, Indiana)

Si parla di Boston ma questa è una scelta che porta il profumo dello stato dell’Indiana, quello da dove proviene Brad Stevens e dove Langford in questi anni è stato trattato come un profeta sia a livello liceale che successivamente collegiale.

Proprio il coach dei C’s è uno che sa esaltare le caratteristiche di questi tipi di giocatori: realizzatore con istinti naturali che, nonostante un tiro ondivago (da capire quanto l’infortunio al pollice abbia condizionato sotto questo aspetto) riesce ad essere estremamente efficace al ferro con uso di angoli, tocco e apertura di braccia per concludere sopra giocatori ben più alti o prestanti fisicamente.

Talento che deve superare i dubbi sulla consistenza ad alto livello.


15. Detroit Pistons – SEKOU DOUMBOUYA (F, 6-9, Limoges)

In precedenza abbiamo parlato di come gli Hornets siano sempre molto prudenti al momento della scelta. Potevamo dire lo stesso dei Pistons negli ultimi anni, almeno fino a ieri notte.

Doumbouya è il più giovane prospetto del lotto (compirà 19 anni il 23 dicembre) e questo lo rende un affascinante investimento in termini di futuribilità: partendo da un intrigante mix di misure, fluidità atletica e rapidità, i Pistons hanno la possibilità di plasmare un giocatore a seconda degli aspetti che ritengono più importanti, con maggiore interesse sullo sviluppo fisico, ancora indietro rispetto ad altri colleghi.

Ottima mossa per Detroit che così riesce a massimizzare la scelta all’interno di una squadra che non ha bisogno di giocatori già pronti.


16. Orlando Magic – CHUMA OKEKE (PF, 6-8, Auburn)

Si pensava che in seguito all’infortunio al crociato alla vigilia della Final Four NCAA Okeke potesse compromettere anche il suo valore all’interno del Draft. Invece i Magic hanno deciso di puntare su di nonostante con grandi probabilità passerà la stagione da rookie ai box per recuperare al meglio.

È facile capire cosa abbia colpito la dirigenza: Okeke sa essere utile alla squadra giocando tra le righe, senza pretendere possessi e facendo sempre scelte giuste. Un repertorio senza picchi ma decisamente solido, con tiro, intelligenza tattica, capacità di passaggio e ottima propensione difensiva.


17. New Orleans Pelicans – NICKEIL ALEXANDER-WALKER (G, 6-5, Virginia Tech)

Altra bella scelta da parte dei Pelicans che dopo aver messo a posto il futuro del frontcourt si occupa di aggiungere un elemento duttile e versatile nel backcourt.

Il canadese è il prototipo del ball-handler secondario intelligente che senza una potenza atletica devastante sa inserirsi in tanti contesti del gioco. Completo a livello tecnico e con dimensioni e strumenti per poter far bene anche in difesa, un ottimo investimento per la panchina in chiave non solo futura.


18. Indiana Pacers – GOGA BITADZE (C, 6-11, Mega Bemax)

A questo punto del Draft difficile trovare un giocatore più solido in termini di produttività immediata. Quest’anno il georgiano ha fatto la spola tra il Mega Bemax e il Buducnost testando due livelli di gioco (ABA Liga e Eurolega) completamente differenti tra loro senza soffrire particolarmente il salto. Lungo interno ingombrante con doti tecniche sopraffine che gioca da adulto a dispetto dei 20 anni della sua carta d’identità, anche se forse questo mette qualche dubbio di troppo sul potenziale di crescita.

Fit particolare e poco spazio per svilupparlo ad Indiana vista la presenza di Sabonis e Turner nel ruolo, ma con compiti da 3°/4° lungo ha possibilità di far bene fin da subito.


19. San Antonio Spurs – LUKA SAMANIC (PF, 6-11, Olimpija Lubiana)

Sappiamo bene come gli Spurs siano tra i migliori interpreti dello scout internazionale e questa potrebbe essere l’ennesima conferma. Giocatore polivalente che è salito alla ribalta dopo aver fatto così bene nel primo giorno della Draft Combine da prendersi il lusso di saltare le giornate successive.

Ha le caratteristiche del lungo che piace a Pop, capace di tirare, mettere palla a terra e passare. Ed essendo un 2000 non gli mancano margini di miglioramento.

https://twitter.com/sreekyshooter/status/855535350386642944

Decisamente il meme della serata.




20. Philadelphia 76ers – MATISSE THYBULLE (GF, 6-6, Washington)

Philadelphia era una delle candidate a fare un Draft basato sulle necessità considerando la situazione salariale e la free agency incombente, e infatti così è stato: Thybulle esce dal college con una forte reputazione in termini difensivi, confermata da statistica incredibili per il ruolo (3.5 rubate e 2.3 stoppate a partita) propiziata dalla difesa a zona di Washington. Se riesce a migliorare il gioco senza palla, abbastanza invisibile al momento, può diventare un giocatore di ruolo con compiti da 3&D.


21. Memphis Grizzlies – BRANDON CLARKE (FC, 6-8, Gonzaga)

Il primo dei delusi della Green Room.

Alla vigilia si prospettava per Clarke una scelta all’interno della lottery e addirittura si pensava che Phoenix fosse scesa perché più interessata a lui rispetto a giocatori di maggior aspettativa futura (invece hanno preso l’unico giocatore più vecchio di Clarke). Il prodotto di Gonzaga è rimasto a sedere più del dovuto (non è stato il solo) ma alla fine ha trovato una destinazione che potrebbe avere molto senso per lui e per i Grizzlies.

La combo difensiva formata da lui e Jaron Jackson Jr. si prospetta tra le più intriganti in termini di atletismo e adattabilità, entrambi capaci di cambiare su chiunque e saper usare l’estrema mobilità a proprio vantaggio, mentre in attacco dovrà contare sulla fantasia di Morant. Late pick rispetto alle previsioni ma decisamente intrigante, e Memphis diventa una candidata a essere un League Pass Team nella prossima stagione, nonostante la scarsa esperienza.


22. Boston Celtics – GRANT WILLIAMS (FC, 6-6, Tennessee)

Se parliamo di abbinamento prospetto-squadra questa scelta potrebbe avere un rapporto tra posizione e valore altissimo. Williams non è mai stato visto come un giocatore intrigante individualmente a causa di un gioco troppo interno per uno che arriva a malapena ai due metri di altezza, ma acquisisce tutt’altra misura nel giusto contesto di squadra. Fisico scolpito nella roccia e mente illuminata, può dare contributo immediato per alzare il livello degli allenamenti fin da subito, prendendosi un posto da role player appena ce ne sarà l’occasione. Se pensiamo al valore ottenuto negli anni da PJ Tucker, Williams potrebbe ricalcarne le orme.


23. Oklahoma City Thunder – DARIUS BAZLEY (F, 6-9, New Balance)

Adolescente con una storia professionale unica, visto che lo scorso anno ha rifiutato sia il college che la D-League per allenarsi da solo, accettando un internship alla New Balance. Intriga per la combinazione di playmaking e potenziale al tiro in un corpo di 208 centimetri estremamente fluido. Ha impressionato tutti alla Draft Combine, prima uscita pubblica in quasi un anno.

Bel progetto per i Thunder, altra mossa col marchio Presti.


24. Phoenix Suns – TY JEROME (G, 6-5, Virginia)

Phoenix punta su prospetti con esperienza e con la seconda scelta a disposizione sceglie un neo campione NCAA. Profilo interessante per rimpolpare il backcourt e caratteristiche tecniche per giocare a fianco di Devin Booker, essendo una combo che può agire indistintamente on e off ball grazie a intelligenza e abilità al tiro sia dal palleggio che dinamico, in uscita dai blocchi o piazzato.


25. Portland Trail Blazers – NASSIR LITTLE (F, 6-6, North Carolina)

Percorso da dimenticare quello di Nassir Little, partito lo scorso anno con la reputazione di essere uno dei migliori prospetti di questo Draft fino a pregare di essere scelto nel primo giro. Nonostante questo, casca in piedi perché i Blazers hanno dimostrato di saper sviluppare bene quel tipo di giocatore (Harkless e Aminu) con le sue caratteristiche fisiche e tecniche. Qualora riuscisse a inserire il tiro dall’arco nel suo bagaglio potrebbe avere un futuro ancor più roseo e rivelarsi una steal di questo Draft.


26. Cleveland Cavaliers – DYLAN WINDLER (F, 6-8, Belmont)

Tiratore bianco atletico che si è costruito una reputazione in tre modi: uscendo dai blocchi, contribuendo a rimbalzo e volando in campo aperto. Ha molto senso puntare su un giocatore con queste caratteristiche nel momento in cui hai affidato il futuro a due point-guard. Ha bisogno di svilupparsi fisicamente e mettere massa muscolare, anche se le spalle rimangono molto strette.


27. L.A. Clippers – MFIONDU KABENGELE (C, 6-10, Florida St)

Quando hanno capito che era ancora disponibile, i Clippers non si sono fatti pregare e hanno imbastito una trade con i Nets per accaparrarselo. Il nipote di Dikembe Mutombo ha già una doppia dimensione nel suo gioco offensivo, agendo spalle a canestro oltre ad avere tiro affidabile. Le braccia lunghissime e il timing sul lato debole lo rendono un buon protettore del ferro. Scelta in prospettiva di crescita, il feeling per il gioco non è dei migliori e ha la tendenza a non passare il pallone (21 assist in due anni a Florida State).


28. Golden State Warriors – JORDAN POOLE (GF, 6-6, Michigan)

Come detto per Philly in precedenza, anche gli Warriors in vista di quest’estate hanno urgente bisogno di inserire elementi capaci di poter dare un contributo in breve tempo, e Jordan Poole grazie alle sue ottime qualità da tiratore e le dimensioni considerevoli per il ruolo di guardia è diventato velocemente un obiettivo.

Jordan Poole rimarrà per sempre legato a questo buzzer beater contro Houston e alla successiva corsa per tutto il campo.




29. San Antonio Spurs – KELDON JOHNSON (SF, 6-6, Kentucky)

Buon innesto per gli Spurs, visto che Keldon Johnson alla vigilia del Draft sembrava potesse valere un range più alto. Come in altri casi la delusione per lui è solo a metà, perché comunque potrà garantire la sua intensità e polivalenza in una franchigia che meglio sa massimizzare il potenziale di un giocatore nascondendone i limiti. Può avere una lunga carriera in uscita dalla panchina.


30. Cleveland Cavaliers – KEVIN PORTER JR (GF, 6-6, USC)

Se parliamo solo del potenziale e del giocatore ci dovremmo chiedere cosa ci fa alla 30 uno dei giocatori più bravi a crearsi un tiro dell’intero Draft. Il problema con Porter è puramente a livello attitudinale, con continui problemi fuori dal campo e una testa discutibile anche quando calca il parquet. Testa James Harden, croce Nick Young: Cleveland a fine primo giro si è presa il rischio di tirare la monetina pagando per lui quattro seconde scelte e ben cinque milioni di dollari.


Highlights del Secondo Giro

  • Sicuramente fa rumore la caduta fino alla 44 di Bol Bol finito a Denver e ultimo giocatore a lasciare la Green Room. Alla fine i dubbi sul suo stato fisico e sulla struttura barcollante hanno avuto la meglio su skills di altissimo livello per un lungo di 220 centimetri. Per i Nuggets non è neanche una scommessa: è un’opportunità a costo bassissimo.

  • I Nets si sono presi alla 31 uno dei prospetti più intriganti di questa classe, ovvero Nic Claxton di Georgia, lungo filiforme con potenziale per essere un 2-way player con caratteristiche non convenzionali.

  • I Lakers alla 46 con Talen Horton-Tucker sono andati sul giocatore-incognita, un masso di muscoli con braccia infinite e una crescita tutta da esplorare. La domanda principale è se a LA saranno interessati a investire in questa prospettiva.

  • Gli Warriors alla 39 hanno preso il lungo serbo Alen Smailagic dopo averlo cresciuto… in casa, ai Santa Cruz Warriors. Tra l’altro finita la stagione in G-League di lui si sono perse le tracce.




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