Gennaio è stato il mese della rincorsa della Juventus, prima dello showdown del Derby d’Italia. Ad esclusione del premonitore pareggio contro l’Empoli, la squadra di Allegri ha vinto tutte le partite disputate, comprese le due in Coppa Italia contro Salernitana e Frosinone, e la notizia è stato il ritorno di Dušan Vlahović nella versione che il club bianconero si aspettava di trovare dopo averlo comprato ormai due anni fa dalla Fiorentina.
Sei gol in quattro partite di campionato sono una notizia, soprattutto per un attaccante che non sembrava ancora aver trovato il suo posto alla Juventus, e gli iscritti all’AIC non l’hanno di certo ignorata. La vittoria del premio di calciatore del mese è stata però meno scontata di quanto le statistiche del centravanti serbo non raccontino. Il quartetto arrivato al voto includeva Albert Gudmunsson, autore di due gol che al Genoa sono valsi quattro preziosissimi punti, e Ruben Loftus-Cheek, centrale nel Milan di Pioli ormai anche a livello realizzativo, ma soprattutto Lautaro Martinez, la cui stagione titanica ha trovato per un mese qualcuno che potesse tenergli testa, almeno numericamente (“solo” 5 gol realizzati dal “Toro” a gennaio). Nel voto la distanza tra l’attaccante della Juventus e quello dell’Inter è stata di appena due punti percentuali.
A gennaio il vento ha soffiato alle spalle di Vlahović, facendo girare dalla sua parte tutti quei dettagli microscopici che fanno la differenza tra un momento di grazia e uno di frustrazione. A Salerno, con la Juventus sotto per 1-0, un suo liscio in area ha propiziato inavvertitamente il pareggio di Iling-Junior, aprendo il suo grande gennaio. Nei minuti finali di quella partita, Vlahović ha trasformato un cross non così teso in area in una girata di testa che sembrava uscita dritta dritta dagli anni ‘90, mettendo in luce un talento di altri tempi e regalando una vittoria decisiva a Massimiliano Allegri.
Il centravanti serbo ha saputo segnare in molti modi. Di sinistro, due volte, contro il Sassuolo, togliendosi lo sfizio di fare gol anche su punizione. In maniera sporca, contro il Lecce, con una conclusione schiacciata che è finita come per un incantesimo sotto il sette più lontano. Ma anche con quella determinazione che a volte sembra mangiare da dentro gli attaccanti, sfiorando di punta una torre di McKennie contro il Lecce e coordinandosi contro l’Empoli in un’area che pareva troppo affollata.
A gennaio l’idea che avevamo di Vlahović e la realtà hanno iniziato finalmente a combaciare, ed è come se la Juventus avesse trovato finalmente il pezzo che le mancava. Vedremo se è stata solo una sensazione passeggera o se il nuovo, vecchio Vlahović è qui per restare.