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Dvalishvili, prevedibile e inarrestabile
16 set 2024
UFC 306 ha celebrato l'ascesa di un nuovo campione nei pesi gallo.
(articolo)
7 min
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Il mastodontico Sphere, situato sulla Las Vegas Strip, in Nevada, è stato teatro di UFC 306 (evento noto anche come Ryad season Noche UFC). Si trattava di uno degli eventi più attesi dell’anno, con al centro due fighter eccezionali che si contendevano in palio il titolo dei pesi gallo: il campione in carica Sean O’Malley e il georgiano Merab Dvalishvili, nemici di vecchia data, almeno da quando O’Malley batté l’allora Aljamain Sterling amico di Dvalishvili.

Sarà per lo stile dimesso, ridotto al minimo, Merab Dvalishvili non ha mai suscitato grande simpatia mediatica e, giusto per fare un esempio, se Dana White perdona cose molto più gravi ai suoi pupilli, con lui ci è andato giù pesante quando qualche settimana fa aveva pubblicato un video nel quale gli ricucivano un lembo di pelle vicino all’occhio destro, tagliatosi in allenamento. Dvalishvili, però, è entrato piano piano nel cuore dei fan a suon di prestazioni: a quota dieci vittorie consecutive prima di ottenere questa chance titolata, Merab aveva collezionato gli scalpi dei fighter più forti della divisione: da ex campioni come José Aldo e Petr Yan, a Marlon Moraes e John Dodson.

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Dvalishvili stava diventando (in un certo senso continua ad esserlo) simile a Khabib Nurmagomedov per una cosa in particolare: tutti i suoi avversari sanno cosa andrà a fare quando la porta della gabbia si chiuderà - ovvero: spostare il match a terra con i takedown - ma nessuno riesce a fermarlo. Forte di un cardio fuori dalla norma e di uno stile di lotta impetuoso ed aggressivo, Dvalishvili non ha stravolto il suo solito game plan per affrontare O’Malley che, da parte sua, poteva contare su un notevole vantaggio in altezza ed allungo.

O’Malley aveva sbandierato ai quattro venti la sua facile vittoria, sicuro di mandare KO il georgiano e conservare il titolo senza troppe difficoltà. Così, però, non è stato.

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O’Malley è partito molto rilassato, forse troppo, concedendo un range di movimento molto ampio al suo avversario.

A dire il vero il match è cominciato in modo piuttosto insolito: Dvalishvili puntava il dito contro l’angolo di O’Malley, costringendo l’arbitro Herb Dean a fermare per un attimo l’incontro. Il georgiano si lamentava di un “eccesso di coaching”, nel senso che l’angolo di O’Malley stava urlando consigli sbagliati a Merab… proprio come già fatto contro Aljamain Sterling. Stavolta l’arbitro ha intimato all’angolo di O’Malley di non distrarre il georgiano, ripetendo l’avvertimento anche a metà primo round e tra primo e secondo round.

Fatto ripartire il tempo, un metodico e compassato O’Malley aveva davanti un iper mobile Dvalishvili, spesso sulle punte dei piedi, senza dare punti di riferimento. Con un buon lavoro di in&out e senza rischiare particolarmente sugli scambi dalla lunga distanza, Dvalishvili ha accorciato a metà round, ottenendo il primo takedown ed un minuto scarso di controllo. Con ancora un minuto sul cronometro quando O’Malley si è rialzato, Merab ha continuato a pressare, ottenendo un altro momentaneo takedown e la possibilità di attaccare O’Malley da terra, ancora una volta.

Nel secondo round, i due hanno ripreso distanze e misure e non ci sono stati colpi pesanti: con tre minuti sul cronometro, un altro atterramento di Dvalishvili ha costretto O’Malley schiena a terra. L’americano ha provato a lavorare con la guardia aperta, ma Merab ha annullato ogni tentativo di O’Malley di riprendere il vantaggio. Herb Dean ha poi anche richiamato O’Malley per aver tentato una armbar tenendo il guantino del georgiano, una manovra ovviamente illegale. Mentre O’Malley cercava di preparare un ribaltamento o di mettere a segno una sottomissione immediata, Dvalishvili, composto e ben chiuso, ha lavorato bene in ground and pound e quando O’Malley ha tentato di rialzarsi, lo ha riportato a terra con un sapiente utilizzo dei ganci, sfruttando la parete ed il proprio peso per costringere il campione con le ginocchia a terra.

Il secondo round è stato a senso unico fino agli ultimi istanti, quando Dvalishvili ha costretto O’Malley seduto con le spalle a parete e lo ha baciato appena sotto la zona cervicale, facendosi riprendere dall’arbitro e scatenando l’ilarità dei commentatori.

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Poi Merab ha lasciato O’Malley, qualche secondo prima del suono della sirena, prendendo un colpo mentre stava tornando al suo angolo, probabilmente convinto che lo stop chiamato da Dean fosse per la fine del round. Per sua fortuna, il colpo non è andato pienamente a segno.

La terza stanza - il terzo round - ha visto lo sfidante ottenere il takedown dopo meno di un minuto dall’inizio. A metà round, dopo una serie di transizioni quasi tutte favorevoli a Dvalishvili, O’Malley è tornato in piedi. I leg kick di Dvalishvili hanno scandito il passare del round, che è arrivato al termine senza particolari squilli di tromba fino agli ultimi istanti, nei quali O’Malley ha messo a segno un overhand e una ginocchiata, dei colpi che non hanno impensierito Merab, che non si è nemmeno seduto tra il terzo ed il quarto round.

Al contrario, O’Malley respirava pesantemente e cercava la concentrazione per rientrare nei championship round con ciò che serviva per stendere lo sfidante.

A portare pressione nella quarta ripresa, però, è stato ancora Dvalishvili. Il georgiano è ripartito ai massimi giri per scoraggiare il ritorno del campione. Con poco più di tre minuti e mezzo sul cronometro, comprendendo che gestire O’Malley dalla distanza sarebbe stato rischioso, Merab ha cercato ed ottenuto un altro takedown, controllando agevolmente O’Malley dalla mezza monta. O’Malley ha sgomitato e combattuto per tornare in piedi, ma è stato costretto ad incassare i colpi in ground and pound di Dvalishvili, a volte davvero pesanti, prima di rimettersi in piedi con appena dieci secondi sul cronometro.

L’ultimo round, però, non è stato una fotocopia dei precedenti: O’Malley sapeva di avere solo la chance del colpo singolo; al tempo stesso Dvalishvili sapeva che il colpo d’incontro era la soluzione più probabile per il campione, ne è venuto fuori un buon minuto di studio. Rotto, alla fine, da O’Malley che a quel punto aveva poco da perdere e ha preso l’iniziativa inseguendo lo sfidante. È servito a poco: sulla carica, Merab ha organizzato benissimo il suo double-leg takedown, rientrando perfettamente nel match, ma concedendo la full guard a O’Malley, che si è rialzato poco dopo con l’aiuto della parete.

A poco più di un minuto dalla fine del match, O’Malley ha messo a segno un importante front kick al corpo che ha visto Dvalishvili contorcersi subendo nettamente il colpo. Come si dice: too little, too late. Il georgiano ha cominciato a girare e ha cercato il momento giusto per ritentare il takedown, stavolta senza successo, O’Malley ha pressato e cercato ancora la via per il corpo, ma stavolta con minore successo. A pochi secondi dal termine, Dvalishvili ha trovato l’ennesimo ed ultimo takedown che gli ha consegnato la certezza della vittoria.

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Alla fine, i giudici hanno espresso unanimemente il verdetto (49-46, 48-47, 48-47) in favore di Merab Dvalishvili, “The Machine”, che facendo onore al suo soprannome ha dominato il match attraverso il cardio ed una consistenza davvero rara da parte di uno sfidante.

Joe Rogan ha fatto un paio di domande interessanti al nuovo campione: prima gli ha chiesto cosa ne pensasse della decisione dei giudici - io, ad esempio, mi trovavo d’accordo con il 49-46: se Sean ha vinto un round, quello credo sia l’ultimo, per il resto ho visto un dominio quasi assoluto perpetrato dal georgiano. Dvalishvili ha risposto che non gli importava, l’importante era il titolo che finalmente era nelle sue mani.

Poi Rogan gli ha chiesto cosa ne pensasse del suo probabile futuro sfidante, Umar Nurmagomedov (l’unico, anche stilisticamente, che può metterlo in difficoltà) ma Dvalishvili ha detto che per ora pensa solo a godersi la vittoria e che poi qualsiasi match gli darà Dana White lo accetterà. Infine Dvalishvili ha sottolineato il fatto essere stato molto tranquillo e rilassato per questo match, di essersi sentito come tutte le altre volte, felice di aver fatto passare un campione straordinario come O’Malley per un fighter normale.

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La divisione dei pesi gallo, dopo l’addio alla categoria di un campione come Dominick Cruz, non ha più trovato un vero e proprio padrone. Anche perché è una divisione ricca di talento, in cui i fighter si equivalgono tutti o quasi in termini di qualità. Con un nuovo campione si aprono molte porte a sfidanti come Umar Nurmagomedov oppure, perché no, il nuovo arrivo Deiveson Figueiredo, che ha già battuto fighter come Rob Font, Cody Garbrandt e Marlon Vera.

Sicuramente sentiremo di nuovo parlare di Sean O’Malley, non è finito e non cadrà certo nel dimenticatoio in maniera così semplice. La divisione dei pesi gallo, ad oggi, è una delle divisioni più belle e delle quali è più complicato predire il futuro. Ma non è proprio questo che cerchiamo nelle MMA, l’imprevedibilità ad un altissimo livello tecnico?

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