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Paulo Dybala è stato uno dei giocatori più iconici dell’ultimo decennio di Serie A. Il suo talento cristallino, i suoi gol strepitosi, il suo tocco di palla aggraziato che colpisce anche i meno appassionati, che ti fa pensare anche al primo sguardo di avere di fronte un giocatore speciale. Questo talento, unico per il nostro campionato, è stato però condizionato da qualche problema fisico, più o meno grave, una posizione in campo ambigua e forse un livello di aspettative eccessivo.
Dopo i sette anni alla Juventus, caratterizzati da alti e bassi, l’argentino non ha rinnovato il suo contratto. È stata una trattativa lunga e ambigua, finita male. Dybala è rimasto parecchio senza squadra, sembrava dovesse finire all'Inter, ma infine è arrivato alla Roma, accolto con una cerimonia maestosa all'EUR. Dybala ha trovato subito un grande affetto, e un'eccitazione che non si vedeva forse dai tempi dell'acquisto di Batistuta.
Terminato il girone d’andata è possibile allora trarre delle prime indicazioni, anche statistiche, dell’esperienza romana di Dybala fin qui. 10 gol e 4 assist in 17 partite danno già un’indicazione dell’impatto avuto sulla squadra di Mourinho. Nell’ultima stagione in bianconero con Allegri, i gol e gli assist erano stati rispettivamente 15 e 6 in 39 partite. Prendendo in esame le statistiche avanzate forniteci da IQSoccer di Statsbomb possiamo fare un'analisi più approfondita. I numeri di Dybala quest'anno sono migliorati esponenzialmente da quasi ogni punto di vista.
Il Dybala romanista difende, tira e dribbla leggermente meno, ma è molto più impattante sia come rifinitore che come finalizzatore.
Iniziamo dai dati che sono lievemente peggiorati.
I dati lievemente in calo
Prima di paragonare i dati di uno o più giocatori estrapolati in due contesti di gioco diversi è necessario valutare la distanza che esiste tra i contesti in questione per assicurarsi che i dati in esame non siano eccessivamente influenzati dallo stile di gioco delle squadre. Nel caso dei dati della Juventus 2021/22 e della Roma 2022/23 risulta che dal punto di vista offensivo la squadra di Mourinho ha dei numeri migliori per quanto riguarda il numero e la qualità degli Expected Goal prodotti, mentre difensivamente le squadre sono molto simili per altezza della linea difensiva, intensità del pressing e occasioni concesse.
Ritornando ai numeri di Dybala, abbiamo visto che i dribbling sono leggermente diminuiti, ma in realtà è già qualche stagione che il gioco di Dybala dipende meno da questo aspetto, probabilmente in seguito a un calo atletico dovuto ai tanti infortuni. Dal punto di vista tattico invece il principale motivo di questo calo è probabilmente dovuto al diverso modo in cui la Roma risale il campo rispetto alla Juventus della stagione scorsa, affidandosi di più agli strappi e le accelerazioni palla al piede di Zaniolo e agli uno contro uno degli esterni di centrocampo, specialmente a sinistra con Spinazzola e Zalewski.
Anche i dati difensivi di Dybala sono in calo, ma questo perché Mourinho lo ha in parte liberato dai compiti di ripiegamento che gli chiedeva Allegri, quando non di rado si poteva vedere Dybala andare in raddoppio sull’esterno alto avversario.
In entrambe le squadre l'attenzione difensiva di Dybala appare sul centrodestra, avendo il compito di pressare il centrale sinistro avversario, ma alla Juve il numero di azioni difensive compiute dietro la linea di metà campo era notevolmente maggiore.
I dati in netto miglioramento
Al contrario i numeri di Dybala come rifinitore e finalizzatore sono nettamente migliorati rispetto alla scorsa stagione. Ma perché? Andando nel dettaglio, i suoi xG assistiti per ’90 sono addirittura quasi triplicati da 0.13 a 0.35, mentre gli xG sono saliti da 0.26 a 0.36, e gli Expected Goals per tiro sono passati da 0.07 (22° percentile) a 0.12 (81° percentile), segno del fatto che Dybala non è soltanto complessivamente più pericoloso, ma è anche in grado di crearsi delle occasioni da gol più pulite, come testimoniato anche dal maggior numero di tocchi in area. Per capire meglio i dati sulla qualità dei tiri prendiamo in esame le mappe di tiro di Dybala nelle ultime due stagioni.
Salta immediatamente all’occhio come nella scorsa stagione alla Juventus la grande maggioranza dei tiri di Dybala arrivasse dal limite o fuori dall’area, mentre quest’anno le sue conclusioni sono distribuite meglio e sono più concentrate dentro l’area di rigore.
Quando si è saputo del suo passaggio alla Roma, in molti hanno pensato che passare da Allegri a Mourinho non avrebbe aiutato Dybala a ritornare all’impatto nell’ultimo terzo che aveva nelle prime stagioni in bianconero. I numeri finora sembrerebbero però dire il contrario, perché con il passare dei mesi Mourinho sembra aver organizzato per Dybala un ruolo più da prima punta, più da finalizzatore, più da uomo d’area.
L’analisi dei pass network mostra come il Dybala della Juventus toccasse il pallone mediamente in zone più basse e laterali del campo, ancor di più nei casi in cui Allegri schierava altre due punte (di solito Vlahovic e Morata) oltre l’argentino; alla Roma invece Dybala è spesso l’uomo più avanzato della squadra.
Oggi non è raro vedere Dybala coinvolto nell’attacco all’ultima linea difensiva non appena la Roma vuole ribaltare il fronte dopo aver recuperato palla dopo una situazione di difesa posizionale. In questo modo finisce per essere presente in area di rigore quando la Roma arriva nella trequarti avversaria. Nella sua ultima versione juventina, invece, l’argentino era spesso il giocatore che portava il pallone dalla propria metà campo alla trequarti avversaria, lavorando molto tra le linee (e lontano dall’area) per arrivare al tiro o servire i compagni più avanzati.
Il fatto che stia svolgendo compiti da prima punta ovviamente non significa che Dybala stia effettivamente giocando come una prima punta. Un giocatore della qualità e della consapevolezza tecnica di Dybala non può essere rinchiuso in una posizione rigida, ma va lasciato libero di muoversi e svariare come meglio crede, per trovare la zona di campo in cui ritiene possa far più male agli avversari. Per esempio lo si può vedere abbassarsi da centrocampista in costruzione, alternandosi a Pellegrini per fornire una linea di passaggio pulita ai difensori o quando allargarsi sulla destra per sovraccaricare il lato, ricevere e cambiare fronte sul lato debole, come spesso accaduto nella gara contro la Fiorentina.
Ci sono però due precisazioni da fare. La prima riguarda l’impatto di Nicolò Zaniolo sulla squadra di Mourinho: dati alla mano, sia la Roma che Dybala giocano meglio senza Zaniolo. Sui 25 gol segnati dalla Roma in campionato, ben 18 sono stati realizzati senza l’italiano in campo, stesso discorso per i cinque gol nati dalle combinazioni tra Dybala e Abraham. Nella squadra di Mourinho Zaniolo non ha solo il compito di risalire in campo con le sue conduzioni ma è anche il principale riferimento in profondità, posizione che relega Dybala a compiti più da rifinitore e di collegamento, paragonabili a quelli della sua ultima stagione juventina.
La seconda precisazione riguarda invece le diverse caratteristiche dei compagni di reparto, nello specifico Vlahovic e Abraham, due giocatori apparentemente simili (centravanti con una grande forza fisica) ma in realtà molto diversi. Vlahovic si esalta quando può attaccare la profondità e giocare tanti palloni nell’area avversaria, ma soffre gli scontri fisici con i difensori avversari specialmente quando si trova costretto ad abbassare molto il suo baricentro per fornire un appoggio alla squadra per far salire i compagni. Abraham al contrario ha mostrato uno scarso feeling con la finalizzazione, rivelandosi tuttavia un giocatore di alto livello nell’aiutare la manovra della squadra grazie alla più unica che rara combinazione di fisicità e intuizioni tecniche. Insomma: il compagno di reparto ideale per Vlahovic è un giocatore che può liberarlo da compiti di manovra per permettergli di focalizzarsi sull’attacco degli spazi e della porta (un Dybala nei panni del rifinitore), mentre il compagno di reparto ideale per Abraham è un giocatore che sappia prendersi sulle spalle il carico realizzativo della squadra (un Dybala nei panni della prima punta).
L’aspetto mentale
Nel miglioramento delle prestazioni di Dybala non va poi sottovalutato l’aspetto mentale. Il rapporto tra l’argentino e la Juventus si era intricato da tempo e sembrava ormai destinato a chiudersi, specialmente dopo il momento pubblico di maggiore frizione quando dopo un gol all’Udinese a gennaio, invece di esultare con la celebre Dybala Mask, l’argentino aveva rivolto uno sguardo polemico e quasi di sfida verso la dirigenza. Difficoltà interne che potrebbero aver influito sulle sue prestazioni dello scorso anno.
Il suo ex compagno di squadra Andrea Barzagli a DAZN ha dichiarato che «Dybala ha fatto bene a lasciare la Juve, si è rigenerato», e al momento sembra essere così. A incidere è certamente l'aria diversa, ma anche l’essere finito in una realtà in cui è tornato a essere la stella più luminosa della squadra, l’idolo della tifoseria. Chissà che non abbia inciso, mentalmente, anche la vittoria del Mondiale. Da quando è tornato, nel 2023, è stato ancora più decisivo. Un Mondiale in cui ha fatto soprattutto panchina, ma ha avuto un suo piccolissimo ruolo paradossale con quell’intervento salvifico al 124’ su Mbappé e con il rigore segnato.
Dal suo ritorno in Italia, a parte l’anonima prestazione a Milano contro il Milan, che però ha coinvolto tutta la squadra, Dybala è risultato decisivo con tre gol, un rigore guadagnato e un assist nelle altre quattro partite giocate. La miglior stagione di Dybala dal punto di vista realizzativo fu la 2017/18, quando segnò 26 gol in 46 partite, e chissà che non riesca già a migliorarsi nella prima stagione a Roma.