La posizione in campo di Paulo Dybala da quando è arrivato alla Juventus è stata spesso oggetto di dibattiti. Arrivato dopo una grande stagione da punta unica al Palermo, con Franco Vazquez che agiva alle sue spalle, nella prima stagione è stato impiegato principalmente come seconda punta “classica” vicino a Mandzukic (o meno spesso Morata) con buoni risultati, ma con l’arrivo di Higuain (complice forse anche la partenza di Pogba) Dybala ha iniziato un progressivo allontanamento dall’area di rigore avversaria, in favore di un lavoro di cucitura del gioco a tutto campo, che si è ulteriormente accentuato nelle ultime partite di questa stagione.
Allegri, almeno pubblicamente, ha cambiatodiverse volte opinione sul ruolo e i compiti di Dybala, dapprima escludendo potesse tornare a ricoprire la posizione di punta pura, come intravisto tra Palermo e Argentina, per poi accettare il fatto che, in determinate condizioni, anche alla Juventus avrebbe potuto essere il terminale offensivo della manovra, interpretando il ruolo in maniera associativa e mobile. Un compito che Dybala ha svolto nel periodo a cavallo tra ottobre e novembre scorso, quando cioè la Juventus ha utilizzato un sistema di gioco ibrido e parecchio fluido, che prevedeva un continuo scambio di posizione tra i tre giocatori offensivi. Con Cuadrado e Dybala che andavano spesso a riempire l’area a turno, per bilanciare i movimenti a uscire di Ronaldo.
Nelle posizioni medie della partita di Manchester possiamo notare la centralità di Dybala nell’ultimo terzo di campo.
E con questa disposizione tattica si è vista la Juventus più convincente dell’anno in termini di controllo del possesso; tuttavia il ritorno in condizione di Mandzukic, e gli infortuni di Cuadrado e Cancelo, hanno portato Allegri a scegliere di affrontare il periodo precedente alla sosta con un assetto ancora diverso.
Una Juventus meno fluida in attacco, che ha mantenuto una buona efficacia offensiva ricorrendo più spesso al gioco lungo e ai cross, complicati da gestire per gli avversari sia per la qualità delle rifiniture che per la presenza fisica dei giocatori juventini in area di rigore.
Così, nelle ultime partite del 2018, schierato insieme a Cristiano Ronaldo e Mandzukic, Dybala è stato chiamato a dare maggiormente sostegno alla salita della manovra, in particolar modo nelle partite contro Atalanta e Sampdoria in cui, senza Pjanic prima e Bentancur poi, a centrocampo mancava un facilitatore della manovra. Se si considera anche la partita contro la Roma, Dybala è stato il miglior giocatore della Juventus in tutte e tre le partite per passaggi effettuati sulla trequarti avversaria (rispettivamente 18 su 19, 17 su 19 e 19 su 22) e passaggi chiave (3, 4, 4); oltre ad avere buone statistiche sia nei cross (5/10 contro la Roma e 2/4 contro l’Atalanta, in entrambe primo realizzatore) che nei dribbling (2 su 3 vs Roma, 5 su 9 vs Sampdoria).
Al di là della considerazioni dell’autore del tweet, può risultare interessante la leggera diminuzione dei tocchi degli interni di centrocampo della Juventus nelle ultime 6 partite.
Un soprendente contributo in fase difensiva
Il minor coinvolgimento dei centrocampisti potrebbe essere a semplici contingenze (le assenze, il tipo di avversari affrontati) ma va detto che è soprattutto contro sistemi difensivi solidi che l’apporto “a tutto campo” di Dybala trova un’applicazione non solo credibile, ma anche decisiva, per mantenere una buona continuità di palleggio, in attesa che in area ci sia un numero sufficiente di uomini o che si apra qualche spazio. Rimane però, ed è fondamentale, il nodo legato alla rifinitura “pura” di Dybala: pur collezionando un elevato numero di passaggi chiave, sono effettivamente pochi i suoi assist che poi diventano concrete occasioni da gol.
L’ottimo contributo in fase di possesso è stato abbastanza in linea con la tendenza avuta anche nel periodo precedente a quello preso in esame, quello che invece è stato sorprendente in questo scorcio di stagione è stata la sua efficacia in ambito difensivo. Un requisito determinante per un suo corretto funzionamento a tutto campo.
Il numero di palloni recuperati nelle ultime tre partite (ma anche nelle precedenti, come ad esempio i 7 recuperi contro il Torino o gli 8 contro la Fiorentina) denotano un Dybala coinvolto attivamente nella riconquista del pallone, e questa può essere un’arma utile sia per migliorare la capacità della Juventus di riaggredire immediatamente anche in zone avanzate (aspetto in cui la squadra di Allegri non è mai sembrata eccellere negli ultimi anni ma che sembra aver preso importanza nella stagione in corso), che per i ripiegamenti più profondi e le fasi di difesa posizionale prolungata.
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Dybala sta dimostrando di potersi disimpegnare dignitosamente in porzioni di campo ampie, fungendo sia da supporto alla manovra che da arma in più per il recupero del pallone. Questo atteggiamento non è però così facile da etichettare: viene poco naturale ricondurlo sia al campo semantico del termine "tuttocampista", che spesso utilizziamo per sintetizzare una grande mobilità e partecipazione soprattutto in fase di possesso, che a “centrocampista box to box”, usato invece per una determinata tipologia di centrocampista moderno. Entrambe le categorie partono da una posizione più bassa di quella di Dybala, che è quella di trequartista.
La difficoltà a inquadrare il ruolo d Dybala
Un paragone fatto ultimamente è quello con Isco. Ma il contributo di Dybala in fase di possesso è meno centralizzato, anche per una questione di tattica collettiva adottata dalla Juventus, rispetto a quello dello spagnolo sia in Nazionale che nel Real Madrid degli ultimi anni (un confronto spesso richiamato nelle analisi del nuovo modo di giocare del numero 10 juventino). Dybala tocca molti palloni e con ottima qualità anche molto lontano dall’area di rigore, salta spesso l’uomo anche se difficilmente più di uno, e ancor più difficilmente su distanze lunghe. Ma soprattutto, come detto, non sembra essere sufficientemente determinante in fase di rifinitura (anche se rimane la fonte produttiva più continua della Juventus) e questo è un problema non indifferente se vogliamo considerarlo come un trequartista che si muove dalla linea più avanzata.
In compenso, anche se Dybala non parte quasi mai da prima punta atipica, sa riempire l’area efficacemente se il sistema di rotazioni posizionali funziona. Le sue migliori partite con la maglia della Juventus le ha giocate in posizione di seconda punta (nel 4-2-3-1 del 2017) agendo dietro a Higuain e sfruttando soprattutto le seconde palle o i cross a rimorchio, che gli consentivano di concludere spesso da fuori area o dal limite, una situazione di gioco in cui, con il suo sinistro, riesce a essere molto pericoloso. Forse anche questo ci ha portato a considerarlo quasi come una "punta dietro la punta", nel 4-2-3-1, piuttosto che un trequartista classico.
D'altra parte, anche nella sua interpretazione del ruolo all'epoca, emergevano soprattutto le finalizzazioni di qualità che riusciva a trovare sfruttando i compagni che occupavano la linea difensiva, o le palle vaganti, piuttosto che il suo contributo alla cucitura, un compito che svolgevano in maniera più decisiva da Dani Alves e anche da Higuain, molto partecipativo in quel sistema.
Insomma, fino a questo momento Dybala sembra essere più una punta che un trequartista. Allegri, però, non sembra intenzionato a rinunciare all’utilizzo dei tre centrocampisti, forse per “proteggere” il tridente avanzato, e di conseguenza l'argentino è chiamato a rimettersi in gioco trovando spazi differenti rispetto a quelli del 4-2-3-1 degli ultimi anni. E lo fa dando ampiezza, venendo incontro o scappando in profondità a seconda della dinamica dell’azione, e fornendo quel contributo tangibile senza palla alla fase difensiva che si è visto in questi ultimi tempi.
Forse in questo senso possiamo far rientrare Dybala in una sfumatura nuova della categoria di tuttocampista, una che si adatti meglio alle sue caratteristiche, e che sia più idonea allo stile tattico e filosofico della Juventus. Un'idea di giocatore a tutto campo adatta a un sistema che, pur essendo più fluido nel gioco palla a terra rispetto al passato, rimane fortemente incentrato sulla alla capacità dei suoi giocatori di sapersi applicare correttamente nella fase di non possesso e nelle transizioni difensive. a tutto campo appunto.
Gli equivoci inevitabili quando proviamo ad affibbiare a Dybala un'etichetta di "ruolo" ci ricordano che nel calcio moderno conta soprattutto avere la giusta flessibilità e un pacchetto tecnico il più ampio possibile, che avere una specializzazione in un aspetto particolare del gioco. La versatilità di Dybala, in attacco come in difesa, per alcuni è vista come un limite ma può essere anche considerato un vantaggio per Allegri, che può dargli compiti diversi a seconda delle esigenze. In fin dei conti, starà al suo allenatore scegliere il ruolo futuro di Dybala.