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È già il Napoli di Ancelotti?
20 ago 2018
Nell'esordio stagionale vinto contro la Lazio, il tecnico emiliano ha ritoccato il sistema di Sarri senza rivoluzionarlo.
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7 min
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La partita d’esordio in Serie A, soprattutto quest’anno che arriva così presto, è da giudicare sempre con molta attenzione. A metà agosto le squadre si trovano solo all’inizio della propria evoluzione tattica e la brillantezza fisica, data da carichi di lavoro differenti, spesso fa la differenza nell’esecuzione in campo della strategia della squadra.

La partita di sabato tra Napoli e Lazio ne è stato l’esempio perfetto. La squadra di Ancelotti ha mosso i primi passi del suo nuovo progetto, mentre la Lazio, al terzo anno di gestione con Simone Inzaghi, ha visto la sua prestazione sgonfiarsi progressivamente con il calare della precaria condizione fisica estiva.

La pesantezza fisica ha inciso sulla strategia biancoceleste. La Lazio è stata pericolosa solo con i lanci verso Immobile (da cui è arrivato anche il gol del momentaneo vantaggio); Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono sembrati meno mobili del solito e, con i due giocatori più importanti spuntati fisicamente, la squadra di Inzaghi è sembrata impotente nei confronti del Napoli.

La squadra di Ancelotti ha potuto quindi sviluppare il proprio gioco in una gara in crescendo, iniziata in punta di piedi e chiusa in dominio del gioco. In questo contesto, il gol subìto è sembrato più un incidente di percorso, dovuto da una parte alla grande azione dell’attaccante napoletano e dall’altra a un errore generale della linea difensiva (bellissimo il movimento di Immobile, ma ci sono caduti in tre).

La prima immagine stagionale del nuovo Napoli ci ha mostrato la strada che vorrà intraprendere Ancelotti in futuro: ritoccare il sistema di Sarri senza rivoluzionarlo; dotarlo di nuove soluzioni nella consapevolezza di non avere più un regista puro. Alcuni cambiamenti, comunque, ci sono stati, a partire da un centrocampo molto più fluido in fase di uscita del pallone e nella sua circolazione.

Il nuovo centrocampo

Come già mostrato nel precampionato, Ancelotti era consapevole che Hamsik nel ruolo di regista non avrebbe potuto semplicemente sostituire Jorginho, un giocatore da cui differisce molto per caratteristiche tecniche e fisiche. Consapevole che non sarebbe stato possibile per il Napoli sostituire così l’importanza del regista italo-brasiliano, ha optato per toccare il sistema stesso, e gli interi movimenti di reparto: Ancelotti si è presentato contro la Lazio chiedendo al suo triangolo di centrocampo di essere il più fluido possibile, con una delle mezzali che si abbassava vicino ad Hamsik e l’altra che cercava sempre di posizionarsi dietro la linea di pressione avversaria. In fase di uscita palla, insomma, si formava un quadrilatero centrale, formato dai due centrali e dai due centrocampisti, mentre i due terzini salivano molto per dare ampiezza e un giocatore occupava la trequarti a cercare la ricezione (Zielinski se l’azione si sviluppava a sinistra, Allan se l’azione si sviluppava a destra).

Contro la Lazio è stato soprattutto Zielinski ad agire da trequartista di fatto, lasciando Allan più vicino ad Hamsik in una sorta di 4-2-3-1 temporaneo. Ma è evidente che questo meccanismo è fatto per adattarsi alla situazione specifica: con una mobilità così spiccata, Hamsik è libero di svincolarsi dalla pressione avversaria, dividendo l’onere della prima costruzione con un compagno.

Qui si vede come Allan si abbassa a giocare accanto ad Hamsik e Zielinski si muove dietro la linea di pressione. I terzini sono entrambi alti. Questo sistema sembra costruito per esaltare un giocatore tecnico e di letture come Fabián Ruiz, che però contro la Lazio non abbiamo visto.

Con una Lazio chiaramente fuori condizione nel secondo tempo, il Napoli si è potuto permettere lunghe fasi di possesso conservativo da alternare a fasi più dirette, mostrando quindi le possibilità del nuovo centrocampo. L'assenza di pressione degli avversari ha aiutato molto la squadra di Ancelotti però, e per giudicare la fluidità della sua uscita palla bisognerà aspettare test fisicamente più probanti.

In questo senso, la mancanza di Jorginho non si è sentita, il centrocampo più fluido con Hamsik da regista con compiti diluiti ha funzionato perché ha permesso di scegliere come attaccare la Lazio senza avere problemi in transizione difensiva. La scelta di Ancelotti, insomma, è stata decisiva ai fini del risultato, perché ha scaricato il peso del lavoro di Jorginho all’interno del sistema su più uomini invece che su uno solo, soprattutto visto che Hamsik così arretrato con Sarri non aveva mai giocato. Ed ha fatto vedere di aver studiato e trovato un modo per difendere contro una squadra altrimenti abile a far ricevere i propri giocatori in transizione proprio ai lati del regista unico.

Il centrocampo fluido chiede ai suoi centrocampisti di adattare la propria posizione a seconda della posizione del pallone e ci vorrà del tempo prima che questi meccanismi siano del tutto interiorizzati dai giocatori, che erano abituati a meccanismi molto più codificati.

L’uscita simmetrica del pallone

Un’altra differenza forte rispetto al sistema di Sarri è una manovra più equilibrata nel suo sviluppo. L’anno scorso il Napoli, com’è noto, attaccava soprattutto a sinistra, dove aveva i giocatori più creativi, mentre in questa prima uscita contro la Lazio la squadra di Ancelotti ha dimostrato di avere una circolazione più simmetrica. In questo senso, l’allenatore emiliano cerca di venire incontro alla luce dei giocatori, con la perdita di Hamsik sul centrosinistra e la naturale tendenza di Zielinski a muoversi sempre dietro la linea di pressione. In questo modo, il sistema spinge verso un maggiore utilizzo del cambio di gioco per portare il lato debole di destra a non essere utilizzato solo per definire. Una situazione che potrebbe favorire in futuro l’entrata nell’undici titolare di Verdi, che per caratteristiche tecniche è teoricamente più a suo agio di Callejon in un sistema più simmetrico.

Questo grafico di passaggi e posizioni medie mostra proprio come il Napoli di Ancelotti vuole essere meno sbilanciato tra lato forte a sinistra e lato debole a destra.

Probabilmente nelle intenzioni di Ancelotti un’uscita palla più simmetrica serve soprattutto per far circolare con più facilità il pallone, senza doversi affidare per forza a meccanismi collaudati che sfruttano la creazione di triangoli sul campo. Il cambio di gioco era un fondamentale usato dal Napoli di Sarri soprattutto in fase di attacco posizionale quando il pallone si trovava sulla trequarti e si doveva arrivare sul lato debole per concludere l’azione. Ancelotti sembra averlo incorporato come parte integrante della manovra fin dall’inizio.

Contro la Lazio, ad esempio, è stato utilizzato soprattutto per spostare il pallone da Albiol verso il lato sinistro del campo, ma anche da Hamsik in direzione opposta, se non si riusciva a risalire immediatamente il campo. Ancelotti sembra voler dotare la sua squadra così di una valvola di sfogo per controllare il ritmo, ma anche di una risorsa per avere sempre una variante di gioco in più, che nella partita contro la Lazio, tra l’altro, è alla base di entrambi i gol.

Nel primo l’azione nasce da una palla recuperata a destra da Albiol, viene portata a sinistra per risalire il campo verso Insigne, che poi crossa verso il secondo palo per la sponda di Callejon al centro. Nel secondo è ancora una volta Albiol che inizia l’azione cambiando gioco verso Mario Rui sulla fascia opposta, con il pallone che con triangoli più o meno lunghi risale il campo sulla fascia sinistra fino al cambio di gioco di Insigne per Hysaj, il cui cross porta al tiro proprio di Insigne.

Qui si vede bene Allan muoversi vicino ad Hamsik, anche se è schermato da Luis Alberto. Anche Zielinski, nel suo movimento dietro la linea di pressione, è finito troppo avanti per poter essere trovato con un passaggio. Tutto porta ad un cambio di gioco, che Hysaj chiama ancora prima che Hamsik giri la testa per cercarlo.

Ancelotti, insomma, sta assumendo sempre di più le vesti del normalizzatore di sistemi all’avanguardia: il suo ruolo sembra essere quello di un allenatore che incorpora l’avanguardia, attenuandone i picchi, per dotarla di più varianti.

Nel Bayern il suo tentativo di normalizzazione è stato forse troppo spinto, finendo per far perdere quello che rendeva speciale la squadra di Guardiola. Il tecnico emiliano sembra però aver imparato la lezione e alla sua prima uscita stagionale il Napoli ha tenuto praticamente tutti i meccanismi fondamentali della versione precedente, aggiungendo però delle varianti che, se sviluppate fino in fondo, potranno finalmente risolvere quel difetto di prevedibilità che spesso il sistema di Sarri, nei suoi momenti più opachi, sembrava avere.

Anche se è molto presto per fare considerazioni definitive, e per forza di cose bisognerà aspettare le prossime partite per fare valutazioni più generali, le prime intuizioni di Ancelotti sembrano andare nella direzione giusta.

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