Quando per la prima volta Maximiliano Gomez Gonzalez è entrato in campo al Balaidos per giocare con il Celta Vigo non prometteva niente di buono. Alto 1 metro e 86 per più di 90 chili, a vederlo sul campo appare ancora più grosso: le spalle sembrano gonfie come quelle di un giocatore di Football Americano e dentro di loro la testa si incassa attraverso un collo corto e taurino. È la cosa più distante dall’ideale del centravanti-cigno, che si muove in area di rigore con leggerezza, ma è fin troppo grosso anche per l’archetipo del centravanti-ariete.
«¿Quien carallo es este gordo?», “chi diavolo è questo ciccione?” si chiedevano i tifosi galleghi, e non era difficile immaginare il perché, visto che Maxi Gomez non somiglia a un giocatore che vorremmo vedere indossare la maglia della nostra squadra. Era arrivato pochi mesi prima dal Defensor Sporting per circa 4 milioni di euro, 28 gol in circa 50 presenze nella Serie A uruguayana, ma nessuna presenza in Nazionale ancora, a certificarne quanto meno il valore nazionale.
Unzué, il tecnico del Celta, lo ha messo però subito al centro del suo tridente, dandogli fiducia. Poco più di tre mesi dopo Maxi Gomez è già diventato un idolo della tifoseria, che lo ha anche eletto giocatore del mese di settembre. Merito ovviamente dei 7 gol segnati in 13 partite (sarebbero stati 8 se la Liga non avesse assegnato come autogol un suo colpo di testa deviato), ma soprattutto dell’abnegazione costante e commovente, che lo iscrive nella categoria dei “centravanti sgobboni” che spaccano il cuore dei tifosi. Maxi Gomez è una delle notizie migliori del difficile inizio stagione del Celta Vigo, che sta faticando ad assorbire l’idea di gioco del tecnico Unzué, arrivato con l’idea di esportare in Galizia il gioco di posizione con cui si è formato a Barcellona, dove è stato per anni vice di Luis Enrique. I risultati hanno stentato ad arrivare, ma ora le cose stanno migliorando, dopo due vittorie contro Leganes ed Eibar è arrivato un promettente pareggio per 2 a 2 contro il Barcellona, in trasferta. Del resto la rivoluzione tattica a cui è stata sottoposta la squadra nel passaggio da Berizzo a Unzuè poteva far immaginare delle difficoltà iniziali.
Maxi Gomez contro tutti
L’idea di Unzuè è di trasformare una squadra che faceva dell’intensità e della verticalità i suoi princìpi, in una formazione più brava a controllare il gioco, che fa grande densità in zona palla. Il tridente del Celta ama costruire un lato forte con Pione Sisto a sinistra, per poi andare a finalizzare con Iago Aspas sul lato debole a destra. Maxi Gomez è un centravanti ideale per questo sistema, per la sua capacità di guidare il pressing alto da solo, e sostenerne l’intensità, ma anche per la capacità di sgomitare contro i centrali avversari anche quando lasciato in completo isolamento.
Maxi Gomez si è presentato con una doppietta all’esordio - il terzo calciatore nella storia del Celta a riuscirci - nella sconfitta contro la Real Sociedad e ha poi segnato in molte delle partite casalinghe del Celta. Ciò che però lo ha reso utile da subito nel contesto europeo è, più che la sua concretezza sotto porta, la grande disponibilità difensiva. Unzuè chiede una fase di riconquista intensa e Maxi Gomez è sempre attivo nel pressing, riuscendolo a portare con continuità dalla linea difensiva fino al playmaker del centrocampo avversario. Come spesso capita agli uruguaiani Maxi Gomez si esalta nella lotta, le sue partite sono un caos di gomitate, spinte e botte genetiche, date e ricevute. In Spagna, dove gli arbitri sono meno permissivi rispetto all’Uruguay, è già diventato uno dei giocatori più ammoniti del campionato, con 6 cartellini in 13 partite, e ha già dovuto saltare una partita per squalifica.
Maxi Gomez fa amicizia con i difensori: 15 secondi dal calcio d’inizio e già primo spintone.
Lo sforzo che produce in fase difensiva non pregiudica però la sua efficacia realizzativa. In Spagna sta riuscendo a tenere un’ottima percentuale tra tiri e gol (30 tentati a fronte di 7 reti, ovvero una ogni 4,2 tiri). Un numero che inquadra le sue caratteristiche: dei 29 gol segnati in Uruguay il 90% sono arrivati in area di rigore, e la metà dei quali sono stati realizzati di testa. Maxi Gomez fa parte di quella ristretta cerchia di centravanti che riesce a colpire la palla di testa, qualsiasi palla, quasi con la stessa violenza che riuscirebbe ad avere con i piedi. Riguardando i suoi gol si nota che Maxi Gomez non è di quei colpitori di testa che cercano di limitarsi a deviare il pallone verso l’angolo vuoto della porta (tipo Icardi), ma è invece di quelli che cercano di sfruttare la propria frustata per battere il portiere di potenza (tipo Belotti).
Il difensore prova a spazzare la palla con il piede, ma Gomez è così su un altro livello che lo anticipa prendendola di testa.
Per mantenersi efficace in zona gol e al contempo generoso in fase difensiva, Maxi Gomez tende ad assentarsi dall’azione quando il Celta ha il pallone, preoccupandosi più che altro di allungare la squadra e recuperare le energie spese nel pressing. Tocca poco più di 15 palloni per 90 minuti e quando è coinvolto nel gioco a muro non mostra una grandissima qualità, soprattutto nelle scelte. Anche quando deve giocare il pallone Maxi Gomez è un attaccante caotico, che ama abbassare la testa e puntare il proprio diretto avversario. Nonostante la stazza imponente è abbastanza efficace in conduzione ed è difficile togliergli palla. Una caratteristica che mette in difficoltà i difensori avversari, che non sanno bene se accorciare su di lui o lasciargli spazio.
Il difensore che lo marca da vicino lo sottovaluta e lui lo salta, quello che gli lascia spazio viene dribblato.
I movimenti di Maxi Gomez sono fondamentali per aprire spazi per i compagni. Nell’azione sotto, che è diciamo una versione ideale del Celta immaginato da Unzuè, Andreu Fontas, difensore centrale dagli ottimi piedi, si trasforma spesso nel playmaker della squadra, con il mediano Radoja che si abbassa per lasciargli spazio. Fontas porta palla e Maxi Gomez viene incontro con uno dei suoi soliti movimenti che attirano il difensore avversario, che abbandona la posizione e apre diverse possibilità per il Celta: i due esterni d’attacco - Pione Sisto e Iago Aspas - sono delle punte mascherate e attaccano la linea difensiva tagliando in diagonale dalla linea laterale. Nel frattempo le due mezzali attaccano la linea difensiva, occupando tutti i corridoi centrali dando varie opzioni in profondita. La palla di Fontas, in quest’azione, è diretta a Maxi Gomez, che riceve e costringe il difensore della Real Sociedad, ormai fuori posizione, a commettere un fallo tattico per non lasciarsi attaccare alle spalle.
Il nuovo ciclo della Celeste
Maxi Gomez a settembre ha ricevuto la sua prima convocazione in Nazionale e novembre, a 20 minuti dalla fine della partita contro la Polonia, ha esordito. Al momento è il principale candidato a ricevere la pesante eredità della coppia Suarez-Cavani. La coppia d’oro della Celeste ha ormai superato i 30 anni e lo storico ct Tabares sta iniziando l’opera di ricambio generazionale di una squadra che si è comunque qualificata al secondo posto nel girone sudamericano con il Cebolla Rodriguez (protagonista di un memorabile semestre al Parma), nell’undici titolare.
Dopo anni in cui la squadra si è retta sulla solita generazione d’oro, e i giovani hanno faticato a uscire, sembra essere arrivato il momento di mettere energie fresche. Ad esempio sono già arrivati in Spagna Santiago Bueno (difensore classe ’98 acquistato dal Barcellona) e Federico Valverde, centrocampista di proprietà del Real Madrid arrivato secondo nella classifica del Pallone d’Oro del Mondiale U-20 di quest’anno e definito il ‘nuovo Toni Kroos’. In Italia troviamo altri due centrocampisti interessanti: Lucas Torreira - che Tabares continua ad ignorare nonostante le sue ottime prestazioni con la Sampdoria - e Rodrigo Bentancur. Tutti questi giocatori sono nati dopo il 1995 e molto probabilmente costituiranno il futuro fulcro ‘europeo’ della Celeste (insieme a Nathan Nandez, centrocampista del Boca che prima o poi arriverà nel vecchio continente).
Il migliore attaccante uruguaiano di questa generazione è Maxi Gomez, e anche se difficilmente riuscirà ad arrivare ai livelli del suo idolo Suarez, il suo rapido - quanto non scontato - adattamento al calcio europeo dimostra che Maxi può aspirare a giocare ad alti livelli, e con le sue doti e la sua energia sarebbe forse ancora più efficace in un campionato più fisico della Liga, come ad esempio la Premier League. L’obiettivo prossimo è aiutare il Celta ad aggiustare i suoi problemi e a risalire la classifica, con l’idea, in lontananza, di guadagnarsi magari una convocazione per i Mondiali in Russia.