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Come sta Edinson Cavani
11 giu 2020
A 33 anni El Matador è conteso da diverse squadre in Europa.
(articolo)
8 min
(copertina)
Foto di Franck Fife / Getty Images
(copertina) Foto di Franck Fife / Getty Images
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Il passaggio del tempo non ha cambiato molto il viso di Cavani. Il pizzetto che ogni tanto lascia crescere gli dà un’aria più matura, le rughe attorno alla bocca e sotto gli occhi sono un po’ più pronunciate, ma in sostanza il suo viso è lo stesso di sempre, con gli occhi piccoli e stretti, gli zigomi sporgenti e i capelli lunghi e neri che gli cadono sulle spalle.

Anche quando gioca Edinson Cavani è lo stesso di sempre, pieno di energia, generoso e sempre disposto a coprire tutto il campo, come aveva scritto Jorge Valdano due anni fa in un pezzo sul Guardian. Lo ha coperto da un’area all’altra anche nell’ottavo di ritorno di Champions League contro il Borussia Dortmund, probabilmente la sua ultima partita con il Paris Saint-Germain. A 33 anni e con il contratto in scadenza, Cavani sta abbastanza bene da essere conteso da alcune delle squadre più ricche e ambiziose d’Europa.

Parlando del futuro del figlio, la mamma di Cavani ha rivelato che preferirebbe trasferirsi in Spagna, un’ipotesi confermata anche da Ander Herrera: «So che vuole giocare in Spagna, perché ama il campionato e il paese. Mi ha fatto molte domande ma da quando abbiamo lasciato Parigi non ho più avuto la possibilità di parlargli». Paredes ha invece svelato uno scenario affascinante: «Molti compagni mi chiedono del Boca Juniors, dei tifosi, di cosa si prova a giocare a La Bombonera. Con Cavani ne ho parlato molto e gli piacerebbe giocare lì. Penso voglia restare ancora un anno o due in Europa, poi di sicuro gli piacerebbe andare al Boca. Sarebbe perfetto per il Boca».

A quanto pare la squadra più vicina alla firma di Cavani resta sempre l’Atlético Madrid, che già aveva provato a comprarlo a gennaio. L’Inter sembra meno interessata, almeno stando alle parole di Marotta: «Cavani è una delle opportunità, è oggetto di monitoraggio essendo un calciatore in scadenza. Ma non abbiamo approfondito la questione: in questo momento è piuttosto lontano dall’Inter».

A inizio febbraio, dopo il tentativo fallito di portarlo a Madrid, anche l’Atleti sembrava essersi fatto da parte: «È una vergogna il rapporto di alcuni giocatori con i loro agenti e i familiari», aveva detto il presidente Enrique Cerezo, «Non siamo qui per farci derubare». Il riferimento era alle richieste economiche del PSG e di Cavani, che però secondo il suo fratello-agente avrebbe anche accettato di ridursi l’ingaggio: «Se fosse stato per i soldi Edi sarebbe andato in Inghilterra, al Manchester United o al Chelsea». Con l’Atlético Madrid avrebbe firmato un precontratto ma nelle ultime settimane si è detto anche che fosse disposto a tagliarsi lo stipendio per rinnovare col PSG e che abbia rotto i patti con l’Atleti rimettendo in gioco l’Inter.

A gennaio circolavano già le compilation che gli davano il benvenuto all’Atlético Madrid.

Cavani è ancora instancabile quando non ha la palla. Scatta in profondità decine di volte e se la squadra è in difficoltà rientra sempre a coprire un compagno o a inseguire l’avversario in possesso del pallone. Può passare molto tempo nella sua metà campo a comporre il blocco difensivo ostacolando la manovra avversaria e non si risparmia nelle pressioni. Insomma potrebbe ancora sopportare i compiti difensivi che Simeone pretende dai suoi attaccanti, e poi essere abbastanza lucido nell’area avversaria.

Senza Griezmann, che oltre a essere un riferimento creativo era il principale finalizzatore, all’Atleti è mancata una punta capace di dare qualità alla manovra o di pareggiare il suo contributo in termini di gol. Diego Costa ha giocato poco per un’ernia al disco cervicale, e comunque ha segnato solo 2 gol, a Morata è invece mancata continuità. È il miglior marcatore stagionale con 12 gol, ma non è sempre stato all’altezza del grande contributo richiesto agli attaccanti dal gioco dell’Atleti.

Nemmeno Cavani sarebbe un accentratore del livello di Griezmann, è meno abile di Diego Costa a ripulire i palloni alti e a duellare con i difensori, e meno efficace di Morata in conduzione. Rispetto a entrambi è però un finalizzatore più consistente. Al PSG si è abituato a non avere grosse responsabilità nelle fasi precedenti della manovra e a interpretare il suo ruolo in un certo modo, adatto a una squadra che domina il possesso e schiaccia gli avversari nella loro metà campo. Cioè dando profondità con scatti brevi e frequenti dietro le linee difensive e occupando l’area per concludere l’azione sui cross o sui passaggi laterali dei compagni.

All’Atleti dovrebbe invece muoversi in spazi più lunghi e avrebbe più responsabilità nella risalita del campo, e non è detto che fisicamente sia ancora in grado di sostenere quegli sforzi come faceva al Napoli o quando gioca con l’Uruguay. Oltretutto Cavani segna molto solo se la squadra crea molto, non è un attaccante d'area specializzato nella finalizzazione e al PSG ha sempre meno avuto bisogno di crearsi occasioni da solo con iniziative personali.

La manovra dell’Atleti fa spesso ricevere i suoi attaccanti in situazioni scomode e non lo sosterrebbe allo stesso modo, ma anche se scegliesse l’Inter Cavani sarebbe più coinvolto nel gioco, senza essere un riferimento sicuro come Lautaro Martínez o Lukaku se la manovra fatica a portare palloni puliti alle punte. Cavani è ancora eccezionale nel trovare gli spazi tra i difensori e nei tagli dietro la linea difensiva, si muove molto anche lateralmente ed è difficile da fermare se dopo essersi spostato per intervenire sull’azione scatta nello spazio che si crea, ma è meno portato di Martínez e Lukaku a battagliare con i difensori e a ricavarsi delle opportunità se non è sostenuto da una manovra che crea molto per i suoi attaccanti.

Il dubbio più grande riguarda però le sue condizioni fisiche. Da circa un anno e mezzo Cavani non riesce a giocare con continuità per una serie di problemi fisici. Nel febbraio di un anno fa si è infortunato alla coscia e ha perso la seconda parte della scorsa stagione, saltando entrambe le sfide agli ottavi di Champions League contro il Manchester United (al ritorno è comparso solo nei minuti di recupero a risultato già compromesso). In agosto ha invece subito un infortunio all’anca che lo ha tenuto fuori per circa due mesi. «Ho parlato tanto con l’allenatore e lo staff medico», ha raccontato durante il recupero, «Non vedo l’ora di tornare a giocare ma a volte, quando non sei completamente libero nei movimenti, vuol dire che il corpo ti sta dicendo che non è pronto. Ora sono molto più libero nei movimenti, quindi credo che abbiamo fatto la scelta giusta nell’aspettare».

Nelle settimane in cui era impegnato a recuperare dall'infortunio l'attaccante titolare del PSG è però diventato Mauro Icardi. Cavani è quindi rientrato a novembre, ma tra dicembre e gennaio ha avuto altri problemi muscolari ed è tornato in forma solo a febbraio, poco prima che la pandemia di Covid-19 interrompesse la stagione. In quelle settimane Cavani stava abbastanza bene da togliere il posto a Icardi come punta del 4-4-2 scelto da Tuchel come sistema di base per il PSG. Da titolare ha giocato le ultime tre partite di campionato, trovando contro il Bordeaux il duecentesimo gol con la maglia dei parigini, i quarti e la semifinale di Coppa di Francia e la sfida più importante della stagione, il ritorno degli ottavi di Champions contro il Borussia Dortmund, finito con una vittoria che ha riportato il PSG ai quarti dopo tre eliminazioni consecutive agli ottavi.

L’ultimo gol, il duecentesimo, segnato da Cavani per il PSG. Anche adesso negli scatti dietro i difensori in pochi sono al suo livello.

In generale, però, Cavani ha giocato poco e in modo discontinuo. In campionato ha segnato 4 gol ma è stato in campo per poco più di 600 minuti, in Champions ha messo insieme 3 presenze, ma è stato titolare solo col Dortmund e ha segnato un unico gol, su rigore al Galatasaray. Per gol e presenze è stata la sua peggiore stagione col PSG, ma il livello del suo gioco quando era in forma non si è abbassato tanto da far pensare che non sia più un attaccante di prima fascia. Magari non è più veloce come un tempo ed è diventato meno efficace se gioca troppo lontano dalla porta (in questo caso c’entra però lo stile del PSG e i compiti richiesti ai suoi attaccanti) ma non ha perso il suo senso per gli spazi, e anche solo per quanto si muove riesce ancora a fare la differenza, a mettere sotto pressione la difesa, ad allungarla e a trovare sempre il modo di scattare alle sue spalle.

Il sito ufficiale della Ligue 1 ha confrontato i dati della prima stagione di Icardi al PSG con la penultima di Cavani, simili per partite giocate. In campionato lo scorso anno Cavani aveva accumulato più minuti e segnato di più, a una media di un gol per 90 minuti (considerando anche i rigori, mentre Icardi non ne ha tirato nemmeno uno), oltre a toccare la palla e passarla circa il doppio rispetto a Icardi, a fare più assist e a tirare di più. È un confronto che innanzitutto sottolinea le differenze di stili tra Cavani e Icardi: pur senza essere un attaccante di manovra, l’uruguaiano è più presente nella partita, fa più cose rispetto all’ex numero 9 dell’Inter, che invece è più abile come finalizzatore e centra di più la porta.

Alla fine il PSG ha preferito Icardi e lo ha riscattato dall’Inter ma prima che la stagione si fermasse Cavani gli aveva tolto il posto. È vero che il suo gioco deve essere sostenuto da una condizione fisica brillante e che negli ultimi mesi ha avuto diversi infortuni, ma per Cavani non è ancora arrivato il momento di sentirsi inadatto al calcio di alto livello.

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