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El Bilal Touré senza stereotipi
01 ago 2023
Cosa dobbiamo aspettarci da questo acquisto da 30 milioni?
(articolo)
9 min
(copertina)
Foto di Ruben de la Fuente / Imago
(copertina) Foto di Ruben de la Fuente / Imago
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Quello di El Bilal Touré è un romanzo di formazione del quale sono stati scritti solo i primi capitoli. Il protagonista ha già dimostrato sacrificio, abnegazione, volontà di imparare e ripartire e costruirsi nonostante le condizioni di partenza e ogni nuova tappa gli consigliassero di lasciar stare.

Cresciuto dai nonni in Costa D’Avorio, a oltre 700 km dai confini del Mali, la terra natale dei genitori; una passione innata per il calcio, sperimentata nel più grande incubatore di talento dell’Africa subsahariana, la Stella Adjamé Academy; i problemi di salute della madre che gli impediscono di volare in Polonia per il Mondiale U20 2019 e l’accordo già preso con lo Stade Reims che rischia di saltare; le mani congelate dopo i primi allenamenti nell’inverno della Marna dopo l’adolescenza trascorsa esclusivamente tra Costa D’Avorio e Mali, tra Abidjan e Bamako, e il potenziale così evidente da anticipare di un paio di stagioni l’inserimento in prima squadra; le divergenze tecniche col catalano Óscar, l’annata all’Almería e l’arrivo a Bergamo.

El Bilal è approdato all’Atalanta appena prima della partenza di Højlund, come se fosse un cambio leggermente anticipato di una staffetta di talento, potenziale e sogni di mezza estate. 31 milioni di euro è una cifra record per le casse nerazzurre e si porta dietro un'etichetta difficile da staccarsi, anche se non dovrebbe interessare nella sua valutazione. Eppure, il dibattito calcistico italiano pare destinato ad adagiarsi sempre su pigri e superficiali confronti, a livello economico e tecnico. Allora Touré è già paragonato a tutti gli attaccanti strutturati fisicamente che hanno calcato i terreni di gioco di Serie A. Il suo sviluppo, però, è personale come quello di tutti.

Prelevato per 150 mila euro dalle giovanili ivoriane, l’impatto con la Ligue 1 è debordante: 3 reti nelle prime 7 gare del girone di ritorno 2019/20, prima che la pandemia interrompesse i campionati - la Francia è anche stato l’unico a non concludere i tornei in estate. Le successive due annate sono segnate da un cambio di guida tecnica, una coesistenza con Boulaye Dia che ne ha permesso l’esplorazione di nuovi orizzonti di gioco e un investimento a sette zeri da parte dell’Almería.

In Spagna El Bilal doveva essere un progetto a lungo termine (contratto di 6 anni firmato nel luglio 2022) ma l’offerta dall’Italia è arrivata dopo il primo anno, di quelle irrinunciabili. L'Atalanta si è mossa con decisione con la volontà di non innescare un’asta con l’Everton del connazionale Abdoulaye Doucouré, incaricato invano dai Toffees di convincerlo a visitare Goodison Park prima che l’Everton Stadium prenda il suo posto. Quale versione di Touré ha senso valutare per immaginarsi una collocazione nell’attacco di Gasperini? Quell’ibrido tra esterno e prima punta degli anni di Ligue 1 o il centravanti da 7 gol e 2 assist che ha regalato a mister Rubi e al presidente Turki bin Abdul Mohsen bin Abdul Latif Al Al-Sheikh la salvezza in extremis? Ovviamente, cum grano salis, entrambe.

Alla firma con lo Stade Touré è listato 185 cm per 71 kg, alla presentazione in Andalusia l’altezza è la stessa ma il peso è cambiato e ora i portali si dividono tra 77 e 78 chili.

Come ogni misurazione, tuttavia, il mero dato conta poco: la massa muscolare aggiunta da Touré nell’ultimo triennio ne ha limitato la rapidità e agilità nello stretto. L’esperimento di spostare El Bilal sull’esterno sinistro per favorire l’inserimento nei meccanismi di Luis Suárez, arrivato in prestito nel gennaio 2023 dal Marsiglia all’Almería, è stato abortito dopo 10 minuti in cui la Real Sociedad ha banchettato con Zubimendi alle spalle del maliano. Le corse all’indietro non gli appartengono. Oggi ha il corpo di un riferimento centrale ideale per la creazione di seconde palle nei dintorni: gli infortuni muscolari che hanno caratterizzato l’ultima primavera francese e la recente Liga sono da leggersi nell’ottica di un fisico ancora in via di sviluppo, sul quale lo staff dell’Atalanta sarà chiamato a concentrarsi.

Mantenere la potenza aggiungendo la forza mancante nella parte inferiore del corpo è da un lato rischioso, e dall’altro necessario per massimizzare le qualità di protezione della sfera spalle alla porta che il maliano possiede già quando il pallone viaggia sopra al bacino ma di cui difetta quando si tratta di riceverla a terra.

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3 anni e 7 chili fa, El Bilal era questo giocatore.

9 gol in due stagioni e mezza in Francia, 7 in 21 partite in Spagna: lo score di El Bilal potrebbe suggerire doti da realizzatore non proprio di prim’ordine. Certo, Touré non è un finalizzatore naturale: tende ancora ad affidarsi esclusivamente al piede destro ed è conservativo nelle scelte di tiro, rifiutando conclusioni più aperte sul piede debole per aggiustare la postura e concludere con quello forte; non ha una balistica molto naturale e alterna esecuzioni buone ad altre deficitarie. A fare la differenza per un finalizzatore però è sempre il contesto. Né il Reims né l’Almeria costruivano molte occasioni pericolosi. Secondo i dati Statsbomb l’Almeria è stata l’undicesima in Liga per npxG prodotti.

Nonostante gli infortuni che hanno impoverito l’attacco di Gasperini, l’Atalanta della scorsa stagione ha comunque realizzato 66 gol e ha accumulato circa 50 npxG, numeri che catapultano Touré in un mondo di abbondanza inesplorata. El Bilal si è trovato finora costretto a far le nozze coi fichi secchi, e ha dimostrato capacità di selezione di tiro e conversione interessanti. Senza avvicinare le vette raggiunte a cavallo del Covid, l’attacco nerazzurro non ha smarrito la capacità di creare svariate situazioni di gioco in cui diversi uomini possono invadere l’area e concludere. La finalizzazione diffusa ha sempre richiesto ai centravanti, anche allo Zapata in stato di grazia, di essere un fattore con e senza palla in ogni zona della metà campo offensiva, facendosi trovare al posto giusto per liberare lo spazio alle spalle o attaccarlo per permettere la rapida risalita del baricentro.

Il Touré apprezzato finora è un attaccante associativo e partecipativo. Finora non ha un volume di coinvolgimento alto nella manovra (3.28 tocchi nel terzo difensivo all’Almería, 55° percentile, di gran lunga più limitati rispetto ai 5.35 dell’ultima annata allo Stade de Reims), ma sa produrre appoggi, spizzate che lasciano immaginare ottime prospettive. Il suo passing game non ha un raggio d’azione troppo ampio, ma è compensato da una mobilità e una disponibilità ad attaccare la linea già pregevole: El Bilal non aggredisce le spalle della difesa con la stessa voracità apocalittica di Højlund, ma ha un gioco comunque d'alto livello nelle transizioni. Non è così lontano immaginare Gasperini e tutto lo staff tecnico atalantino alzare un sopracciglio davanti a questo:

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I movimenti vibratili delle leve inferiori sono difficili da prevedere e controllare, è sufficiente un tocco con qualsiasi parte del corpo per allungare la traiettoria e sfruttare un’accelerazione su distanze medio-lunghe. Se contrastato, Touré cade difficilmente in errore: i palloni persi ogni 90’ nell’ultimo anno sono stati 0.64 (92° percentile). Difensori centrali solitamente meno rapidi e con lo svantaggio di una postura meno propensa alla corsa all’indietro possono solo sperare in un errore in rifinitura o di finalizzazione del maliano. Può sbagliare l’esecuzione ma raramente la scelta. El Bilal è un giocatore intelligente, che ha spesso le idee molto chiare su cosa fare con e in funzione del pallone.

Touré è un centravanti in fieri e i fondamentali da migliorare sono principalmente due: limitare l’utilizzo delle braccia in area di rigore (un paio di rigori causati in carriera per un tocco di mano sulla palla inattiva avversaria sono già presenti nel curriculum) e armonizzare il controllo del pallone dopo il terzo/quarto tocco, quando le gambe del maliano sembrano animate da un bug di FIFA o da un Sansone senza capelli. Il banco di prova saranno le difese particolarmente aggressive e orientate sull’uomo della A e dell’Europa League. Difese più preoccupate a scappare all’indietro per coprire la profondità - ma comunque di ottimo rango come quelle del Villarreal di Emery - non gli danno invece grossi problemi.

Per un paio di elementi su cui lavorare, ce ne sono molti di più ormai consolidati a un livello d'élite. Uno su tutti, l’uso del petto: non siamo ai livelli di Ibrahimović o Milinković-Savić, ma la capacità di trasformare i pettorali in un muro di gomma o in una bambagia accogliente, a seconda dei casi, si è vista poche volte in epoca recente. Touré sa dominare il traffico aereo nella metà campo avversaria, trasformandosi in una torre di controllo nella gestione e nello smistamento dell’oggetto sferico volante: nell’ultimo anno di Ligue 1 ha vinto il 50,4% dei duelli aerei tentati (88° percentile), in Liga il 48,9%: non siamo di fronte a un dominio, ma l’influenza generata dalla presenza di El Bilal è tangibile come poche altre.

È un attaccante mobile come piace a Gasperini, che ama ricevere alle spalle della difesa sulle fasce laterali, sfruttando i tagli interno-esterno a elastico tra il terzino e il centrale della retroguardia. In più lavora tanto difensivamente, senza palla è sempre connesso col contesto attorno: ha 3.28 palloni recuperati ogni 90 minuti (89° percentile tra gli attaccanti della Liga 2022/2023) e 1.64 spazzate per 90’ (91° percentile). A componenti intangibili come lo scommettere sempre sull’eventuale errore del difensore (vedasi il gol all’andata col Girona) la mancanza di timore nel tentare una giocata difficile ci si potrà abituare dal 20 agosto in poi, ma se si ripercorre lo storico delle prestazioni di El Bilal Touré ci si accorgerà di un altro particolare.

La seconda e la terza clip URLANO gasperinismo.

Gol al Benito Villamarín; assist all’Estadio de la Cerámica di Vila-Real; il pareggio momentaneo con i Colchoneros e il gol decisivo al Barcellona reduce dall’eliminazione di Old Trafford; gol all’ultima giornata al Cornellà-El Prat per regalare il punto decisivo nello spareggio salvezza con l’Espanyol. Betis, Villarreal, Atletico Madrid, le due di Barcellona: il miglior El Bilal Touré si è visto in partite dalla posta in gioco più elevata o, più prosaicamente, contro avversari il cui baricentro era più alto e ha potuto sfruttare l’innato fiuto per l’occupazione di tempi e spazi dell’ingresso in area di rigore. Che sia la Coppa d’Africa 2023, inizialmente prevista per il luglio appena trascorso ma rinviata per le avverse condizioni meteo nell’ospitante Costa D’Avorio, per la quale Les Aigles si sono già qualificate, la Serie A o qualche prossima competizione internazionale a battezzare (Bilal, in arabo, significa “che bagna, che inumidisce”: considerata l’assenza di sbocchi sul mare del Mali, è come se Mario Frick si fosse chiamato Marino…) l’ingresso di Touré nella comunità dei grandi, El Bilal è pronto a esondare.

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