I primi due mesi e mezzo di questa Serie A hanno riservato qualche sorpresa agli estremi della classifica, ma anche la classe media ha regalato storie interessanti: tra i vari progetti tecnici, quello dell’Empoli di Aurelio Andreazzoli è forse il più trascurato finora. I toscani avevano guadagnato poche attenzioni in estate, soprattutto dopo l’addio di Alessio Dionisi, che nella scorsa stagione è stato il principale artefice della loro promozione dalla Serie B e che è finito sulla panchina del Sassuolo. L'Empoli aveva salutato un allenatore giovane e ambizioso, per riabbracciare quello con cui il club era retrocesso poco tempo fa.
Il ritorno di Andreazzoli in Toscana faceva presagire una retrocessione più o meno dignitosa, ma l’ex allenatore della Roma è partito bene e finora ha ottenuto 16 punti in 12 partite (di cui 5 contro Lazio, Juve, Roma, Atalanta e Inter). La strada per la salvezza è tutt'altro che spianata, e resta complicata, ma finora la squadra ha mostrato cose interessanti. Innanzitutto la rosa è piuttosto giovane (ha la seconda età media a partita più bassa della Serie A con 23.8 anni), e sta mostrando una proposta di gioco abbastanza efficace nei risultati.
L’importanza dei terzini
La storia di alcune squadre è spesso associata a un particolare modulo e ciò vale anche per l’Empoli, che negli ultimi dieci anni si è contraddistinto per l’uso del 4-3-1-2: chiaramente è solo un numero e questo sistema di gioco ha avuto diverse interpretazioni coi vari allenatori (Sarri, Giampaolo, lo stesso Andreazzoli e Dionisi).
Andreazzoli non ha una formazione titolare, ma ci sono alcuni punti fermi nella rosa, a cominciare dal portiere (Vicario) e i terzini (Marchizza e Stojanović). Samuele Ricci si sta facendo conoscere in Serie A come regista davanti alla difesa, mentre il suo precedente slot di mezzala è occupato dallo svizzero Haas. Pinamonti è arrivato in prestito dall’Inter e ha velocemente superato Mancuso nelle gerarchie offensive; a seconda dell’avversario, viene supportato da uno tra Di Francesco e Cutrone.
L’Empoli fa molto meno possesso palla rispetto allo scorso anno e ha inevitabilmente adattato il suo gioco alla maggiore intensità della Serie A. La squadra corre tanto: è seconda per km percorsi in media a partita.
La verticalità e la diagonalità sono i due principali concetti alla base della fase offensiva empolese: gli attacchi si sviluppano rapidamente, ma l’Empoli ricorre alla palla alta quasi solo nelle situazioni di parità numerica sulla costruzione bassa, altrimenti tenta passaggi rasoterra o a mezza altezza.
La difesa ha una discreta personalità nella gestione della palla in zone arretrate, in particolar modo i terzini: quando Ricci (impressionante per la sua tranquillità sotto pressione) è marcato a uomo, tocca a loro eludere il primo pressing: il dribbling è una giocata frequente in queste situazioni e sia Marchizza che Stojanovic (più il giovane Parisi) padroneggiano bene questo fondamentale tecnico, riuscendo ad aprirsi il campo per corse e passaggi progressivi.
La bella iniziativa di Parisi che ha propiziato il gol di Żurkowski contro il Genoa. Il terzino era uno dei giocatori più attesi di questa stagione, ma un infortunio estivo ne ha rallentato l'impatto in Serie A.
Superata la prima linea di pressione, i due terzini (soprattutto Stojanović) attivano le catene con cui si sviluppa il gioco palla a terra, cioè una serie di movimenti coordinati tra una mezzala, una punta e il trequartista. All'inizio Bajrami occupava quest’ultima posizione, ma da oltre un mese il titolare è Henderson: lo scozzese è meno tecnico e creativo dell’albanese, ma garantisce più corsa e – finora – anche una maggiore fluidità offensiva grazie ad una buona intelligenza tattica.
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Due situazioni di gioco contro la Salernitana che evidenziano la bravura di Henderson nel compensare i movimenti del compagno (Pinamonti) che viene incontro al portatore.
In alternativa alle catene, l’Empoli sfrutta i movimenti interni-esterni delle punte con passaggi lungolinea: è un contesto che non utilizza le solite combinazioni di un attacco a due, quindi è richiesta una certa autosufficienza a entrambi. La coppia offensiva più convincente sembra essere quella formata da Pinamonti e Di Francesco, che garantisce una buona copertura del fronte offensivo. L’Empoli forza la ricerca dei suoi attaccanti soprattutto nelle transizioni offensive, dove rimangono abbastanza alti per allungare la difesa avversaria.
Nel ruolo di mezzali ci sono dei facilitatori di gioco: si allargano e attaccano la profondità per aprire linee di passaggio in diagonale dai terzini ai compagni più avanzati sulla trequarti avversaria.
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I cross sono la principale arma empolese nella rifinitura: i toscani sono primi in Serie A per cross a partita (13.9), cercando quasi sempre traversoni bassi dalla trequarti o palle a rimorchio sul fondo.
C’è un contrasto interessante nei dati che riguardano la sua produzione offensiva: l’Empoli è sesta per tiri tentati a partita (dietro a Roma, Napoli, Atalanta, Inter e Milan), ma solo quattordicesimo per Non-Penalty xG prodotti a partita (dati FBref/StatsBomb). In altre parole, la squadra crea tante situazioni di tiro, ma sono generalmente di bassa qualità: questo potrebbe essere un piccolo campanello d’allarme per Andreazzoli visto che la squadra sta finalizzando meglio di quanto atteso (18 gol fatti a fronte di 15.1 xG). Dovesse esserci una regressione alla norma, ci potrebbero essere conseguenza sul piano dei risultati.
In alcune situazioni si potrebbe aumentare la presenza delle mezzali nell’area di rigore per finalizzare l’azione, visto che finora questa zona viene sfruttata per lo più dagli attaccanti.
Il pressing e i problemi difensivi
L’Empoli ha un atteggiamento difensivo mediamente aggressivo, ma il pressing alto è più finalizzato al recupero del possesso che alla creazione di occasioni da gol: considerando solo l’ultimo terzo di campo, gli empolesi sono primi per azioni di pressing a partita (dati FBref/StatsBomb) e quarti per recuperi offensivi a partita (dati Opta).
I toscani orientano il possesso avversario verso determinate zone del campo in cui possono attivare pressioni individuali (perlopiù sulle fasce): Ricci ha il compito di scalare orizzontalmente per coprire le uscite delle mezzali, mentre la difesa lavora di reparto per accorciare in avanti.
La squadra copre abbastanza bene le zone centrali, ma a volte fatica a leggere potenziali situazioni del terzo uomo; altre volte, dentro l’area di rigore, i centrali si preoccupano più della zona rispetto all’uomo e lasciano spazi in cui è facile creare di situazioni di tiro molto pericolose.
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Tonelli interrompe la sua marcatura su Bianchi per ricomporre la linea difensiva, ma crea un buco che il Genoa sfrutta abilmente con il terzo uomo (male anche Ismajli nella diagonale).
Come succede spesso con un centrocampo a rombo, anche l’Empoli è vulnerabile ai cambi di gioco se gli avversari riescono a muovere palla velocemente: non è adatta a lunghe fasi di difesa posizionale bassa visto che il trequartista e le due punte rimangono spesso sopra la linea della palla. I toscani sono la terza peggiore squadra del campionato per tiri subiti a partita (15.5) e addirittura penultimi per Non-Penalty xG concessi (18.2): a volte esagerano nella ricerca della verticalità e questo complica la successiva riconquista della palla; non è raro vedere l’Empoli allungarsi, come successo contro il Bologna e il Sassuolo.
Insomma, la squadra non ha ancora trovato il giusto equilibrio nelle due fasi, ma le sue prestazioni sono state più convincenti di quelle delle principali candidate alla retrocessione. Anche con le big, comunque, si è dimostrata competitiva: ha battuto la Juve in trasferta, parzialmente limitato Roma e Inter e avrebbe meritato qualcosa in più contro la Lazio.
La forte identità di gioco e un ambiente prone a dare spazio ai giovani (di recente anche Viti, un 2002) rendono l’Empoli una delle realtà più affascinanti del calcio italiano: sarà interessante seguire il suo progetto tecnico nel resto della stagione.