
Negli ultimi giorni, almeno in quella strana bolla chiamata Twitter Calcio, si è molto parlato del gol di Endrick in Champions League contro lo Stoccarda. Se non l'avete ancora visto lo trovate qui sotto.
Siamo agli ultimi secondi della partita, con la squadra tedesca in svantaggio di un gol. Lo Stoccarda ha una punizione nella metà campo del Real Madride Inevitabilmente decide di spostare gran parte dei suoi giocatori nell'area avversaria per il cosiddetto lancio dell'ave Maria. Succede però che la respinta della difesa del Real spinge il pallone sui piedi di Endrick, che va in conduzione dalla propria area libero verso la metà campo avversaria.
C'è quindi un contropiede per il Real Madrid, lo Stoccarda è molto aperto e improvvisamente si ritrova in tre contro due, dove i tre sono Mbappé, Vinicius e per l'appunto Endrick. Mittelstädt, di professione terzino, corre verso la propria area e aspetta: teoricamente è una scelta corretta perché uscendo avrebbe liberato ancora di più il passaggio verso Vinicius, a destra, di fatto spalancandogli la via verso la porta. Il terzino tedesco, quindi, si posiziona per schermare l’entrata in area di Endrick e al contempo poter scalare subito su Vinicius quando gli arriverà il pallone. Allo stesso tempo, il suo compagno, Fabian Rieder, corre accanto a Mbappé per coprire il possibile passaggio verso di lui. Non c'è modo migliore per coprire una situazione simile. In questo modo, però, Endrick si trova a una trentina di metri dalla porta con tutto lo spazio davanti a sé per calciare in modo pulito. Una scelta difficile, vista la distanza, e controintuitiva, vista la situazione di superiorità numerica. Eppure è proprio ciò che il talento brasiliano fa.
Arrivato ai 25 metri, Endrick ha i due compagni ai lati ben distanziati e pronti a ricevere il suo passaggio, ma lui opta per calciare direttamente in porta, e segna. Il tiro viene classificato da Sofascore come da 0.05 xG, una conclusione che in termini probabilistici porta a un gol ogni 20 tentativi identici, cioè quasi mai (tranne che con questo ovviamente). Una scelta che è persino più personalistica di una punizione dalla stessa distanza, che non avrebbe il vantaggio della superiorità numerica in corsa e lo svantaggio della barriera e della selva di uomini in area.
A fine partita Endrick ha dichiarato di aver pensato che tirare in porta fosse «l'opzione migliore» ma ovviamente quasi nessuno la pensa come lui. Basta vedere la reazione degli stessi compagni di squadra, ma anche dei tifosi e dei tanti che hanno visto il gol dopo la fine della partita, la maggior parte dei quali si è concentrata sulla sbavatura del portiere.
«Endrick è pazzo. Ha fatto qualcosa che nessuno farebbe, ma sono molto felice per lui e capisco la gioia che deve provare», ha detto Rodrygo dopo la partita, in tono scherzoso «Ha una grande personalità e gli è andata bene col tiro, altrimenti avrebbe avuto grossi problemi». Anche Valverde ha verbalizzato quello che hanno pensato molti tifosi: «Se Endrick non avesse segnato quel gol, credo che l'avrei preso nello spogliatoio e gli avrei parlato». Ancelotti, con la solita placida diplomazia, ha detto semplicemente: «Tiene Huevos», cioè: ha le palle.
Qualche ora dopo è uscito un video da una telecamera dedicata a Mbappé in cui si vede la nuova stella del Real Madrid correre e chiamare il passaggio a Endrick, stupirsi allo scoccare del tiro e infine fare spallucce spallucce. Come a dire: vabbè, bene lo stesso (o se siete affezionati alle emoji: ¯\_ (ツ)_/¯ ). Come avrebbe reagito Mbappé se la palla non fosse entrata? Non lo possiamo sapere, ovviamente. Ma queste sono situazioni che si vedono continuamente in campo e molto dipende dallo status dei giocatori. Alcuni sono più aggressivi, altri solo passivo-aggressivi: tutti, però, pensano che loro avrebbero potuto risolvere meglio la situazione. In questo caso, però, Endrick ha messo d'accordo tutti.
Certo, non proprio tutti. Soprattutto su X, come vi dicevo, si è infatti aperto il dibattito: se avesse fatto davvero bene a tirare e se in realtà non sia un gol fortunato, per via del leggero ritardo con cui arriva il portiere.
Effettivamente il buon senso, la teoria, ci dice che se il giocatore si trova in contropiede in situazione di superiorità numerica deve avanzare fino a quando non si fa incontro l’avversario e in quel momento passarla al compagno meglio posizionato. Se poi i compagni sono Mbappé e Vinicius, due dei migliori giocatori al mondo in situazioni del genere, ancora di più.
Il punto che questo gol dimostra, però, è che anche Endrick non è un giocatore come gli altri, e alla fine sembra suggerirci che per un giocatore come lui tirare da una trentina di metri potrebbe non essere una scelta così irrazionale come sembra.
Endrick infatti non è solo un giocatore veloce, furbo e creativo, ma ha anche due tronchi di sequoia al posto delle cosce e questo spiega in parte la sua precocità in termini di gol, molti arrivati con bombe da fuori come questa. Al talento brasiliano basta spesso una frazione di secondo per sparare un pallone basso e teso, e di certo non è la normalità per un ragazzo che ha compiuto 18 anni da pochi mesi. In una situazione in cui è fronte alla porta e con spazio, insomma, non è così assurdo pensare che un tiro di Endrick sia più imprevedibile di un passaggio a Vinicius, che magari avrebbe dato tempo allo Stoccarda di risistemarsi.
Un tiro pazzo, apparentemente irrazionale, poi, è un modo per mettere il portiere in una situazione di svantaggio nei tempi di reazione. Nübel - autore fino a quel momento di una partita di buon livello, in cui ha fatto 5 parate da tiri da dentro l’area - sbaglia anche e soprattutto perché molto probabilmente non si aspetta che uno possa tirare da quella distanza in quella situazione e soprattutto con quella potenza. Nübel, che di tiri in carriera ne avrà affrontati centinaia di migliaia, che conosce bene la situazione di 3 contro 2 e anche cosa viene suggerito agli attaccanti in quelle situazioni, al momento del tiro sta ancora indietreggiando. Si aspetta il passaggio e per questo scende con una frazione di ritardo - magari se fosse rimasto fermo dall’inizio per prepararsi al tiro probabilmente avrebbe potuto reagire più rapidamente.
Il pallone parte centrale e ha una traiettoria ad uscire non così marcata, e poi tocca il terreno pochi metri prima di entrare, generando ulteriore incertezza. Quando Nubel scende a terra le sue mani sono leggermente in ritardo per poterlo deviare fuori e infatti finisce in rete. Ma il replay non rende giustizia alla velocità con cui Endrick carica il calcio e poi con cui esce il pallone dal suo piede. Insomma: il peso del tiro di Endrick, come si dice per le mani dei pugili, vale tanto quanto l’errore materiale di Nübel.
D'altra parte, il primo gol segnato col Real Madrid da Endrick è per certi versi simile. È arrivato contro il Valladolid, alla fine di agosto, e sempre allo scadere dei minuti di recupero. Partendo sempre con l’azione in un campo larghissimo, la conduzione questa volta è di Brahim Diaz, che però viene chiuso centralmente dall’avversario ed è costretto a scaricare su Endrick al limite dell’area nel mezzo spazio di destra. La difesa del Valladolid ha fatto in tempo a sistemarsi e lui riceve il pallone col centrale che gli scherma la porta e che sa che è mancino. Il difensore quindi non gli lascia lo spazio per calciare, contando anche sul raddoppio che gli sta arrivando alle spalle. Endrick però si porta il pallone sul destro con l’interno sinistro e poi calcia senza pensarci due volte. E il tiro parte benissimo dal suo destro, nonostante lui - come detto - sia mancino. Il pallone è calciato forte e rasoterra, sul palo del portiere, tocca il terreno sempre poco prima di arrivare. Anche in questo caso il portiere viene bucato nonostante si sia tuffato verso la traiettoria del tiro. Con questo gol Endrick è diventato il più giovane straniero a segnare in Liga per il Real Madrid.
Anche in questo caso si può discutere se il portiere non potesse fare qualcosa di più. E anche in questo caso vale la pena chiedersi: Endrick è solo molto fortunato a incontrare portieri non all’altezza o forse c’è qualcosa nel modo con cui calcia che rende i suoi tiri difficili da leggere?
Uno degli impatti delle statistiche avanzate nel calcio è quello di aver edotto tutti, dagli allenatori ai giocatori, su quali siano le scelte più efficienti a seconda delle situazioni. Ma questo non deve per forza dirci qualcosa su chi non rispetta questa efficienza teorica. D'altra parte, la teoria è disegnata per un giocatore medio, astratto, che nella realtà non esiste, mentre con il pallone c’è un giocatore specifico, con specifiche caratteristiche e mentalità.
C’è un esempio piuttosto noto che viene portato in questi casi. Quando Guardiola era al Barcellona era solito spiegare ai propri terzini che, in situazioni di risalita del pallone, invece di andare direttamente verso l'ala, dovevano passare per un passaggio in diagonale verso la mezzala che poi avrebbe a sua volta passato in diagonale per far arrivare il pallone all’ala. Per ricevere il passaggio in verticale, infatti, l’ala deve mettersi spalle alla porta, rendendo più complicato per lui sfuggire alla pressione avversaria alle spalle. Eppure Dani Alves per arrivare a Leo Messi era solito passargliela direttamente e, di fronte alle lamentele di Guardiola, il terzino brasiliano di solito diceva: «Mister ma quello è Leo». Visto che la cosa funzionava, Guardiola ha smesso di criticare Dani Alves e anzi ha reso quel semplice passaggio uno di quelli tipici del suo Barcellona. La teoria è rimasta (passare direttamente in verticale dal terzino all’ala all’interno del gioco di posizione non è ideale), ma la pratica di quel Barcellona era un’altra perché in campo c'erano Dani Alves e Messi.
La storia del calcio è piena di situazioni contro logica che riescono. C’è il famoso rigore che ha coinvolto Johan Cruyff e Jesper Olsen nell’Ajax nel 1982, in cui il genio olandese appoggia il pallone al compagno che si butta in area, invece di calciare direttamente in porta. Un’azione replicata dai due grandi amici Messi e Luis Suarez con le maglie del Barcellona nel 2016. Famosa è stata però anche la debacle che nel 2006 i due compagni dell’Arsenal, Henry e Pires, combinarono provando a replicarlo contro il Manchester City. Sono due facce della stessa medaglia e il fatto che nemmeno due giocatori così forti siano riusciti a replicarlo spiega perché quasi nessuno abbia più provato a replicarlo.
Come si dice: il calcio non è una scienza esatta, e se sei Cruyff o Messi, o pensi di poterlo diventare, non è detto che la teoria funzioni allo stesso modo per te.
Endrick ha detto di ispirarsi a Cristiano Ronaldo, nello spogliatoio del Real Madrid è stato soprannominato Bobby, riprendendo l’intervista in cui si era dichiarato grande ammiratore di Bobby Charlton (che tra l'altro gol del genere ne ha segnati parecchi). Non era la prima volta che parlava dei grandi del passato con cognizione di causa, in un’altra intervista aveva nominato Ruud Gullit come un grande del passato con cui avrebbe voluto giocare. Insomma, che sia stato influenzato passivamente con i video di Tiktok, Youtube e Instagram o attivamente attraverso le partite a FIFA, Endrick è cresciuto anche osservando i grandi del passato.
Tra questi ormai possiamo annoverare anche Cristiano Ronaldo (stiamo pur sempre parlando di un ragazzo ancora minorenne) e uno dei gol più celebri di Cristiano Ronaldo con la maglia del Manchester United è stata la punizione segnata al ritorno della semifinale di Champions League contro l’Arsenal nel 2009. Siamo a 30 metri dalla porta spostati sulla fascia destra. Il portiere Manuel Almunia ha messo due uomini in barriera per poter vedere bene la traiettoria della palla, visto che da lì l’opzione più logica è crossare. Poco prima del tiro il telecronista dice: «È troppo lontano perché Ronaldo possa pensare di tirarci». Ma Cristiano Ronaldo calcia fortissimo di collo sopra la barriera, con una parabola che scende poco prima di arrivare alla porta e sorprende il portiere spagnolo.
Cristiano Ronaldo ha scelto di farlo perché sapeva di poter sorprendere il portiere, dato che quasi tutti gli altri avrebbero crossato, e Almunia non era pronto per quella situazione. C’è megalomania tanto quanto furbizia, forse anche consapevolezza dell’aspetto psicologico.
A tutto questo bisogna aggiungere anche il contesto della partita. Siamo all’ultima azione di gioco, mancano 15 secondi al fischio finale di una partita in cui il Real Madrid è già in vantaggio. Anche se invece di andare in porta si fosse fermato e protetto il pallone sarebbe comunque andata bene per le sorti della partita. Ma ovviamente non sarebbe stata una cosa da Endrick, un giocatore che vuole e sa di poter spaccare il mondo. «Quando mi stavo riscaldando Antonio Rüdiger mi ha detto: “pronto a segnare un gol?”», a proposito di megalomani e pazzi che però alla fine riescono a rispettare l'altezza folle delle proprie aspettative.
Per i giocatori come Endrick i modelli statistici, le scelte teoricamente più vantaggiose, non devono e forse (per fortuna) non saranno mai un impedimento per fare quello che pensano sia meglio fare, di solito andando oltre i limiti che ci imponiamo. D'altra parte, è proprio questo che li rende speciali, diversi da tutti gli altri.