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Ermes: la newsletter che vi aiuterà a seguire le Olimpiadi
22 lug 2024
La newsletter su Parigi 2024, curata da Riccardo Rimondi.
(articolo)
5 min
(copertina)
Illustrazione di Başak Saral
(copertina) Illustrazione di Başak Saral
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L’Onu conta 193 Paesi membri, il Cio riconosce 206 comitati olimpici nazionali. Questa comparazione lascia quasi sempre il tempo che trova, ma conviene tenerla a mente nei 16 giorni a quadriennio dedicati alle Olimpiadi estive. Al mondo non esiste un evento, sportivo o non, universale come i Giochi.

Ermes

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Per 16 giorni qualche miliardo di spettatori guarda almeno un evento olimpico. E i cinque cerchi diventano spesso l’immagine dell’epoca in cui si svolgono: che si tratti di Adolf Hitler in tribuna a Berlino nel 1936, di Tommie Smith e John Carlos sul podio di Città del Messico nel 1968, del terrorista palestinese col passamontagna sul balcone del villaggio olimpico di Monaco nel 1972, degli spalti semivuoti e dei tecnici con le mascherine a Tokyo tre anni fa, sugli schermi dei Giochi scorre il film della storia contemporanea. I momenti epici, le tragedie, le contraddizioni e le ipocrisie delle Olimpiadi rappresentano un termometro del contesto storico, politico e sociale in cui sono immerse. Questa non è una bella notizia per Parigi 2024, vista l’epoca di conflitti in corso di svolgimento e in procinto di esplodere. Ai Giochi ci saranno gli atleti ucraini, esentati dal fronte per portare medaglie e visibilità al Paese invaso. Mancherà la Russia autrice dell’invasione e la sua alleata Bielorussia. Ci sarà Israele, in virtù di un doppio standard evidenziato e spiegato diffusamente qui da Nicola Sbetti.

Insomma, i Giochi non sono solo sport.

Ma sono anche, e soprattutto, questo. E così come non si capisce il senso di un’Olimpiade seguendo esclusivamente il badminton, può essere difficile comprenderlo anche per chi non sa che si tratta di uno degli sport più praticati al mondo.

Per di più, rappresentando per 16 giorni il palco su cui si misura il mondo, i Giochi hanno alcuni effetti collaterali. Ogni quattro anni svariati milioni di persone – solo rimanendo all’Italia – si radunano davanti a una tv e contestano le decisioni di un giudice della scherma, sicure di aver visto una stoccata andare a segno. Giudicano con sicurezza i tuffi dalla piattaforma e disquisiscono sulla bontà dei coefficienti di difficoltà. Elaborano raffinate strategie per l’omnium di ciclismo su pista.

Ermes è una newsletter che dal 26 luglio all’11 agosto cercherà di tenere un diario di viaggio sui Giochi della XXXIII Olimpiade. Nasce con l’obiettivo di dare a chiunque lo voglia un piccolo strumento per orientarsi in mezzo al caos generato da 32 sport, 329 competizioni e 10.500 atleti. Selezioneremo gli eventi, le immagini e le personalità più significative o utili a dare una visione d’insieme su quello che accade a Parigi. La newsletter avrà le illustrazioni di Başak Saral, e sarà sponsorizzata da Coore Vitamins, che con i suoi integratori personalizzati permette di fare sport anche d'estate. Se siete ascoltatori di Quiet Please già li conoscete.

Come ci iscrive a Ermes? Usando il banner in alto, oppure andando a questo link.

Ogni mattina ripercorreremo i fatti più significativi del giorno precedente, rendendo giustizia ai vincitori e agli sconfitti: a chi ha coronato un sogno, oppure ottenuto l’ultima medaglia di una carriera infinita, e a chi cercherà di rifarsi, o ha perso l’ultimo treno. Cercheremo di individuare una foto, un’immagine o un momento significativo capace di andare oltre le vicende quotidiane. Presenteremo le sfide più attese nel programma di giornata e faremo un veloce ritratto di una star pronta a misurare il suo rango con gli avversari. Faremo il punto sulla spedizione azzurra, tra gare in archivio e prove in arrivo. Ci concentreremo su un outsider, perché spesso la parabola umana degli atleti è anche più interessante dei loro risultati sul campo. Presenteremo uno sport tra quelli meno conosciuti e frequentati. E racconteremo un episodio tratto dai due precedenti parigini: i Giochi del 1924, tra i più avvincenti della storia, e quelli del 1900, uno scempio a cui il progetto olimpico sopravvisse per un pelo.

Non mancano le testate specializzate, spesso di alto livello, capaci di approfondire tutto sulla singola disciplina. E non mancano le fonti di informazione per seguire le cose che ci interessano di Parigi. L’idea, qui, è quella di dare, in un quarto d’ora, gli elementi per sentirsi in pari e gli spunti per orientarsi nel corso delle giornate.

Questa newsletter, insomma, è pensata per chi non ha mai praticato canoa ma si è emozionato per l’oro di Daniele Molmenti a Londra, per chi non ha ben capito le regole dello spareggio nel salto in alto ma è contento che Tamberi e Barshim si siano messi d’accordo, per chi fatica a distinguere un fioretto da una sciabola ma ha visto Valentina Vezzali rimontare quattro stoccate di svantaggio in nove secondi solo per guadagnare un bronzo, per chi è felice che Marco Galiazzo preceda LeBron James nel medagliere ancora per qualche giorno.

Ma dato che alle Olimpiadi ognuno segue chi vuole a prescindere dalla bandiera che porta, la newsletter cerca di tenere in pari anche chi vuole sapere se Katie Ledecky è ancora quella di tre anni fa, se Armand Duplantis e le sue acrobazie troveranno mai un limite e se all’orizzonte c’è un erede di Usain Bolt (forse sì).

Perché alla fine è vero: le Olimpiadi sono una cartina di tornasole geopolitica, uno strumento di propaganda di Stati democratici e non, un enorme affare economico piuttosto sporco e un dilagante festival dell’ipocrisia. Ma sono anche l’irripetibile vicenda sportiva e umana di oltre diecimila persone da quasi tutto il mondo, almeno per ora. E per questo, sedici giorni ogni quattro anni, salgono sul palco, dettano l’agenda e costruiscono il nostro immaginario.

Ermes

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