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I migliori errori di Lukaku contro la Croazia
02 dic 2022
Contro la Croazia, da mettersi le mani nei capelli.
(articolo)
10 min
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche, in questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.

La generazione dorata del calcio belga finisce così, in un crescendo di errori sempre più clamorosi del proprio prodotto di punta. Romelu Lukaku che senza la rivoluzione di Sablon sarebbe stato solo un altro attaccante grande e grosso - bigger than a fridge gli cantavano i tifosi del West Brom’ una decina di anni fa - e che invece il Chelsea ha pagato più di cento milioni, facendone il settimo acquisto più costoso della storia del calcio nell’estate del 2021. Romelu Lukaku macchina da gol, che nelle giovanili ne ha segnati 130 ma che all’Everton, al termine della sua seconda stagione in Premier League, si sceglie come numero di maglia il 10, proprio per dimostrare che lui non sa solo fare gol. Romelu Lukaku che studia, si aggiorna, che vuole migliorarsi continuamente, Lukaku il leader che bacia la maglia ma che nella partita più importante del suo terzo Mondiale, a 29 anni, si trasforma nella caricatura di se stesso. In un attaccante goffo, semplicemente troppo grosso per giocare a calcio. Il famoso elefante nel negozio di cristalli. Godzilla che prova a infilarsi un paio di Jordan.

Il discorso è come sempre più complesso e va oltre gli errori di Lukaku. «Non ha senso chiamarci generazione dorata se non abbiamo vinto niente», ha detto Courtois dopo la partita con la Croazia, e la delusione del Belgio in Qatar, o più in generale quella di una squadra che non ha mai neanche giocato una finale importante, non può essere spiegata solo con la mancanza di precisione di un attaccante che rientrava, oltretutto, dopo essere stato fermo per quasi quattro mesi. È impossibile, però, non restare a bocca aperta di fronte al modo in cui questo fracasso è avvenuto, all’ironia con cui un dio malvagio e malato di calcio, che tra guerre, pandemie e rivolte popolari non ha niente di meglio da fare che torturare i calciatori, se l’è presa con Romelu Lukaku. Per fortuna (o forse no) è qualcosa che Lukaku ha fatto da solo a sé stesso.

Sembra anche la presa in giro nei confronti di una certa idea di calcio maniacale, che cura ogni dettaglio dando per scontato la cosa più importante di tutte. In un Mondiale in cui c’è una terribile scarsità di finalizzatori, il secondo tempo di Lukaku contro la Croazia sembra la materializzazione memetica di quella risposta con cui alcuni amano troncare ogni discorso sulla complessità del calcio: sì d’accordo, bello tutto, ma bisogna fare gol.

Stiamo parlando di quattro errori in particolare. Uno di questi, in realtà, sarebbe stato comunque annullato perché la palla era uscita prima del cross del compagno che ha creato l’occasione, quindi possiamo parlare “solo” di tre gol veramente mangiati. Ognuno dei quali, però, avrebbe potuto qualificare il Belgio agli ottavi di finale, cambiando tutto il senso della presenza stessa di Lukaku in campo - in tutto il suo Mondiale, in dieci minuti con il Marocco e nella cinquantina giocata con la Croazia, Lukaku non ha segnato neanche un gol con 1.5xG con 5 tiri secondo Statsbomb: è il quarto giocatore ad aver avuto più xG dopo Giroud (2 gol), Fullkrug (2 gol) e Mbappé (3 gol).

Occasione #1: minuto 59.40

Difficoltà tecnica: ***

Assurdità dell’errore: **

Quanto è andato vicino a metterla dentro: *****

Quanto lo avrei segnato anche io: *

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Mi raccomando ricordate che non ci si deve fidare degli screenshots (al tempo stesso la FIFA non lascia neanche embeddare i suoi video ufficiali quindi non abbiamo scelta).

Per Roberto Martinez, Lukaku avrebbe dovuto avere un grande impatto nel Mondiale dagli ottavi in poi, ma è stato costretto a metterlo in campo prima innalzandolo, di fatto, a salvatore della Patria. Che Lukaku non fosse al meglio della forma si sapeva e che non sarebbe stata una serata facile per lui si è capito pochi minuti dopo il suo ingresso in campo, quando Josko Gvardiol (uno dei migliori in campo ieri, con quella maschera in faccia che lo rende ancora più minaccioso) ha deviato in acrobazia un cross che sarebbe arrivato addosso a Lukaku a mezzo metro dalla porta. Poco dopo ha colpito di testa un cross lento sul secondo palo, senza riuscire a dargli più forza di un passaggio per Livakovic.

La prima vera occasione arriva dopo quasi un quarto d’ora. De Bruyne riceve palla tra le linee, si gira e punta l’area, Lukaku attira su di sé Lovren mentre Juranovic è in ritardo su Carrasco. De Bruyne rasoterra serve il compagno sulla corsa, Carrasco entra in area, salta Lovren e calcia sul portiere in uscita bassa. La palla respinta si allarga verso destra, Lukaku ci arriva per primo ma deve calciare con il piede che non è il suo preferito (anche se negli anni ha migliorato molto la sua finalizzazione con il destro). Ha Gvardiol e Livakovic davanti, a meno di due metri di distanza, Borna Sousa che gli mette fretta appena dietro. Lukaku trova l’angolo per evitare che gli venga contrastato il tiro ma prende il palo.

Ecco, appunto, se Gvardiol lo avesse murato, o se Lukaku avesse calciato fuori, non ne staremmo neanche parlando. Qui il dettaglio crudele è il fatto che Lukaku prende la parte interna del palo, mandando la palla vicina alla bandierina del calcio d’angolo opposto. Non poteva andarci più vicino di così e forse è stato Lukaku stesso a far sembrare più facile l’occasione fallita. Dopo il palo Lukaku si dispera portandosi le mani al volto e, forse, si autoconvince che in una di quelle serate maledette.




Occasione #2: minuto 61.49

Difficoltà tecnica: *

Assurdità dell’errore: *****

Quanto è andato vicino a metterla dentro: *

Quanto lo avrei segnato anche io: ***

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L’occasione nata dal cross di De Bruyne, con la palla che già era uscita, arriva due minuti dopo quella precedente. Lukaku non ha neanche il tempo di schiarirsi le idee dopo aver colpito il palo che la profezia si autoavvera subito: Lovren spizza il cross di De Bruyne mettendo fuorigioco Livakovic, la palla arriva sulla testa di Lukaku che sembra quasi non volerla colpire, che fa il meno possibile per colpirla, giusto un piccolo movimento con il collo, che è comunque troppo e manda la palla alta a porta vuota. Tecnicamente vale quanto un gol sbagliato nel riscaldamento ma psicologicamente è peggio dell’errore precedente. È un po’ il contrario dello splendido gol di Vincent Aboubakar contro la Serbia, il pallonetto a Vanja Milinkovic-Savic difficilissimo ma eseguito con la leggerezza di chi pensa di essere in fuorigioco.

Un errore tira l’altro e Lukaku sembra già finito in un buco nero da cui è imposssibile tirarlo fuori. A sapere già come sarebbe finita, forse, Roberto Martinez avrebbe potuto sostituirlo, evitargli quello che sarebbe venuto dopo. Al tempo stesso c’è qualcosa di magnetico nel modo in cui anche i grandi attaccanti possono sbagliare cose così facili.


Occasione #3: minuto 86.03

Difficoltà tecnica: *****

Assurdità dell’errore: *****

Quanto è andato vicino a metterla dentro: *

Quanto lo avrei segnato anche io: *

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Se tutti i bei gol si assomigliano, direbbe forse Tolstoj, ogni errore a mezzo metro dalla porta è tragico a modo suo. No, non è vero. Stavo solo cercando un modo di legittimare la mia passione per gli errori, quelli fragorosi, gli epic fail che fanno male anche solo a guardarli. Credo che la mia sia una forma di reazione nei confronti di un’idea di perfezione verso cui tende il calcio contemporaneo che trovo, in parte, inumana. Apprezzo, cioè, l’emergere di questo caos che rende incontrollabile persino una cosa teoricamente semplice come deviare in porta, veramente da mezzo metro di distanza, un cross che ti sbatte quasi addosso.

Apprezzo anche il fatto che tra Romelu Lukaku (che rappresenta, in positivo, gli investimenti di una nazione europea sul calcio, quelle idee che il calcio lo hanno in effetti cambiato e migliorato, la ricerca scientifica che ha reso tutto più efficiente, il duro lavoro e la grande motivazione tipica di tutti i grandi atleti) e il mio compagno di calciotto a cui passo la palla sulla riga di porta e calcia alto, non ci sia in fondo molta distanza. Anche se l’unica cosa che li accomuna è davvero il fatto che sono entrambi esseri umani. È una cosa che restituisce fiducia nell’umanità, che dovrebbe servire da lezione per appianare ogni conflitto e lavorare tutti insieme verso il bene comune.

Questa, va detto, è anche l’occasione più difficile di tutte dal punto di vista tecnico. Perché è vero che la palla gli sbatte addosso, ma è vero anche che per come è messo con il corpo (forse sta qui il suo vero errore) il crosso di Meunier, forte, che rimbalza, richiederebbe una torsione complicata e di fatto Lukaku colpisce la palla in un punto indefinito tra la suola e l’esterno del piede sinistro. Dopo l’errore Lukaku si mette le mani sulle ginocchia e guarda a terra, mentre Meunier e tutti i suoi compagni si mettono le mani nei capelli. Lukaku sembra esausto, incredulo, se dentro di lui c’è un dialogo con il dio in cui crede forse questo è il momento in cui gli chiede: “Perché proprio a me?”.


Occasione #4: minuto 89.40

Difficoltà tecnica: **

Assurdità dell’errore: *****************

Quanto è andato vicino a metterla dentro:

Quanto lo avrei segnato anche io: *****

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Probabilmente a questo punto Lukaku preferirebbe non avere altre occasioni. Anzi, preferirebbe non ricevere più palla e stop, che finisca questo supplizio. E non c’è niente di peggio di un attaccante che preferirebbe che la palla decisiva non arrivasse a lui. Tra la terza e la quarta occasione passano tre minuti e mezzo ma Lukaku non tocca nessun altro pallone nel frattempo e forse si illude davvero che sia finita lì la sua punizione. E invece il bello doveva ancora arrivare. A posteriori, le tre occasioni precedenti sembrano la preparazione di quest’ultimo, francamente incredibile, errore.

Thorgan Hazard crossa quasi dal fondo, da destra, la palla scavalca di nuovo le mani di Livakovic, supera anche Lovren che non ci arriva per pochissimo, e arriva dritta per dritta a lui. Lukaku si era sfilato bene dalla marcatura sul secondo palo, ha visto la palla arrivare, ha calcolato la traiettoria con calma ma quando si ritrova a colpirla fa una cosa strana con il petto che fa finire la palla, piano piano, tra le braccia del portiere.

È Lukaku a sbattere sulla palla o è la palla che gli va addosso in un modo imprevedibile? È sufficiente la mancata deviazione di Lovren a fargli perdere la coordinazione? Questo è l’errore più inspiegabile di tutti, al tempo stesso cosa avrebbe dovuto fare Lukaku, come avrebbe potuto colpirla quella palla? E poi, guardandolo e riguardandolo, qualcuno sarebbe in grado di dire cosa ha fatto? Ha provato a stopparla o a segnare di petto? Oppure, appunto, è semplicemente andato a sbattere sulla palla come un carrello della spesa che non riesce a frenare la propria corsa una volta lanciato dalla cima di una rampa di scale?

Il punto è questo: non c’è niente di razionale nella prestazione di Lukaku. Lui esce dal campo frustrato e con un pugno abbatte una panchina, come giustamente fanno le vittime di un’ingiustizia. Come se i suoi errori non fossero “suoi” fino in fondo ma, più semplicemente, gli fosse capitata una cosa brutta. Se sono errori inspiegabili per noi, figuratevi quanto lo sono per lui. Ma sono errori che mettono in discussione il suo valore o quanto di buono ha fatto in 29 anni di vita, la cui maggior parte passati su un campo da calcio? No. O almeno non dovrebbero esserlo.

Resteranno, questo sì. Gli verranno tirati fuori anche se tra poche settimane dovesse tornare in forma e ricominciare a segnare un gol a partita con la maglia dell’Inter. Sì d’accordo, bella la tripletta alla Cremonese, ma contro la Croazia… È così e Romelu Lukaku non potrà farci niente. La buona notizia è che quello che può fare è quello che ha sempre fatto: lavorare, allenarsi, pensare alla partita che deve ancora giocare. Sono frasi fatte, ma in questo caso non c’è davvero altra scelta, Lukaku deve lasciare il Mondiale come Orfeo avrebbe dovuto lasciare l’Ade dopo aver recuperato Euridice: senza mai voltarsi. Altrimenti rischia di passarci il resto dei suoi giorni in un loop infernale di quei quattro errori.




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