Contro il Nottingham Forest - al minuto 82, sul risultato di 2-0 - escono tra gli applausi Bukayo Saka e il capitano Martin Odegaard: al loro posto Raheem Sterling e Ethan Nwaneri. Un cambio ruolo per ruolo per far rifiatare le due stelle della squadra in un periodo congestionato del calendario. Basta poco al giovane centrocampista inglese, posizionato nel mezzo spazio di destra, a far succedere qualcosa. Nwaneri si muove per farsi dare il pallone mentre la squadra è saldamente in possesso nella metà campo avversaria, esegue qualche bel controllo nello stretto al limite dell’area, appoggi sul corto.
Due minuti dopo essere entrato si crea un’occasione da gol. Riceve libero sull'esterno, alle spalle del centrocampo avversario, e carica in conduzione l’area di rigore. Ad aspettarlo c'è Murillo, che viene saltato come un birillo con un accenno di doppio passo e un cambio di direzione toccando il pallone due volte con l'interno. Arrivato sulla linea dell’area si sistema il pallone e lo calcia di sinistro a giro sul secondo palo. La traiettoria è pulita ma la sfera esce di lato. Nwaneri sembra leggermente deluso per quello che sarebbe stato il suo primo gol in Premier League.
Quello che ancora non sa è che deve solo aspettare pochi altri secondi. Nell'azione successiva, infatti, riceve un altro passaggio dietro il centrocampo, questa volta nel mezzo spazio di destra. A quel punto basta un uno-due con Sterling, un tiro di punta di prima in anticipo sull'avversario e un tiro secco sul palo del portiere. La palla non fa in tempo a toccare la rete che lo stadio è già esploso di gioia.
I cori e gli applausi scroscianti accompagnano il suo giro per prendersi uno ad uno le congratulazioni di tutti i compagni di squadra, per cui in questo momento è una specie di fratello minore. Tutti stavano aspettando un ulteriore traguardo raggiunto, che era solo una questione di tempo. Ieri, contro il Girona, è arrivato anche il suo primo gol in Champions League.
Chi lo vede tutti i giorni in allenamento o anche solo giocare col pallone nel riscaldamento pre-partita rimane colpito dal suo talento tecnico. E sono in molti, di conseguenza, a scommettere sul fatto che avrà la stoffa per essere un giocatore chiave nell’Arsenal in un futuro non così remoto.
Ethan Nwaneri ha 17 anni e la faccia un po' aguzza, il pizzetto che fa parte del suo look fin da quando gli sono spuntati i primi peli sul mento. L’Arsenal per ora lo concede ai media col contagocce e le sue interviste compaiono solo sui canali ufficiali. Davanti alle telecamere è rilassato: è un altro di quei ragazzi prodigio che si comportano come uomini di vent'anni più grandi. Una persona nata per essere un calciatore professionista.
È cresciuto a Londra nord, la stessa zona che ospita lo stadio dell’Arsenal. La sua famiglia gli trasmette da subito il tifo per i "gunners". Curiosamente però il suo percorso comincia nelle giovanili del Chelsea. Nwaneri è un nome che circola sulla bocca dei vari osservatori della capitale fin da quando è bambino e sono in molti a volerlo mettere nella propria academy. Secondo i primi resoconti, è talmente più forte dei migliori coetanei che nei provini che faceva veniva fatto uscire dal campo dopo pochi minuti per permettere agli osservatori di valutare anche gli altri prospetti.
Dopo il Chelsea inizia un tragitto che lo vede attraversare tutte le migliori accademie di Londra. Prima il Tottenham, poi il West Ham, infine, quando ha 9 anni, finalmente l’Arsenal.
Fin da subito gioca sotto età. A 14 anni è già aggregato alla squadra Under 18, a 15 passa con l’Under 21. Nel settembre del 2022 esordisce in Premier League diventando il più giovane della storia del campionato. Per giustificare questo esordio così precoce Arteta parla di “gut feeling”, una sensazione istintiva - espressione che forse serve a farla sembrare una scelta più sua. In realtà Nwaneri è sempre stato il più promettente delle giovanili e l'esordio in Premier League non è mai uscito dal suo orizzonte. Di lì a poco, nel marzo del 2024, arriverà anche la firma del primo contratto professionistico, al compimento dei 17 anni.
Arteta lo conosceva già dal suo arrivo nel 2019, quando aveva chiesto i video dei giocatori più promettenti tra gli Under 15. Con lui l'allenatore basco si è comportato con lui come Arsene Wenger era solito comportarsi con le giovanili. E d'altra parte non è la prima volta che da Hale End (come si chiamano le giovanili dell'Arsenal) esce un centrocampista dal talento così evidente da ritrovarsi in prima squadra neanche maggiorenne. Parlo di Jack Wilshere, anche lui ritenuto da Wenger troppo più forte dei coetanei e fatto debuttare in prima squadra a 16 anni e 256 giorni, prima che la sua storia finisca come sappiamo. L'ironia della sorte ha voluto che Wilshere fosse l'idolo e soprattutto l'allenatore di Nwaneri nell'Under 18 la scorsa stagione.
I tifosi più ottimisti preferiscono accostargli però la storia di un altro centrocampista storico dell'Arsenal, e cioè Cesc Fàbregas. Arrivato a Londra sedicenne dalla Masia, anche Fabregas fu fatto entrare subito nel giro della prima squadra da Wenger, facendolo debuttare a 16 anni e 177 giorni per un record di precocità nell’Arsenal che verrà battuto proprio da Nwaneri.
Tra i due dei punti di contatto effettivamente ci sono. Come Fàbregas, anche Nwaneri ha un controllo tecnico, in termini di tocco del pallone e varietà nel calcio, che rapportato ai pari età appare fuori scala. Il centrocampista inglese, a sua volta, è molto offensivo e un raggio d'azione molto ampio, essendo in grado sia di gestire il gioco che di arrivare alla conclusione. Rispetto a Wilshere, quindi, un centrocampista meno concentrato sul controllo del pallone e sullo sviluppo della manovra, e più influente in zona di rifinitura e finalizzazione.
Nelle giovanili dell’Arsenal, per queste ragioni, è stato fatto giocare in più ruoli, per svilupparne meglio gli aspetti del gioco che hanno a che fare con la gestione del pressing avversario o la finalizzazione. In stagione Arteta ha detto in conferenza stampa che per lui Nwaneri potenzialmente può giocare mezzala destra o sinistra, ala destra o sinistra, pure addirittura come punta in futuro (qualcosa che si diceva anche di Wilshere, che nell'Under 18 veniva schierato anche come centravanti).
«Ha giocato in diverse aree per favorire il suo sviluppo. Non solo dal punto di vista della posizione, ma anche dal punto di vista del gioco», ha detto la scorsa stagione, Mehmet Ali, il suo allenatore nell’Arsenal Under 21. L’idea è che un talento del genere non deve concentrarsi solo su ciò che sa fare molto bene, ma deve essere stimolato a sviluppare anche quello su cui ha margini di miglioramento.
Nwaneri infatti ha un rapporto speciale con il pallone e ne è ben consapevole. In estate è andato in Brasile, dove si è fatto fare un servizio fotografico mentre si allena con la maglia verdeoro. Non erano solo foto delle vacanze, insomma, ma anche un modo per posizionarsi in termini di gusti calcistici.
L'esordio di Nwaneri si inserisce in un coinvolgimento maggiore dei giocatori delle giovanili in prima squadra in questa stagione, voluto da Arteta dopo che molti altri erano stati venduti in estate (per esempio Smith Rowe, Nelson e Nketiah). Il centrocampista Miles Lewis-Skelly del 2006, salito in estate assieme a Nwaneri in prima squadra, ha esordito a settembre nella partita contro il Manchester City (venendo da allora adattato a terzino) e sta giocando con continuità. Il portiere Jack Porter, del 2008, ha esordito nel primo turno di Coppa di Lega contro il Bolton, facendo anche piuttosto bene. Nelle ultime settimane, invece, ha iniziato ad allenarsi con la prima squadra il centrocampista offensivo Max Dowman, addirittura del 2009.
Ma se per gli altri si parla di un balzo improvviso, per Nwaneri l'attesa si porta avanti già da un anno e mezzo. La scorsa stagione Arteta ha dichiarato di essere stato messo sotto pressione dai tifosi e addirittura dai suoi stessi giocatori per farlo entrare nelle partite in bilico. Li ha accontentati solo nel 6-0 contro il West Ham. Da questa stagione, invece, vederlo entrare anche in partite più difficile è diventata la normalità. Mentre gli altri prospetti esordivano contro il Bolton, lui in quella stessa partita ha segnato la sua prima doppietta. «Ethan Nwaneri è un giocatore della prima squadra», ha detto Arteta dopo la partita «Migliora giorno dopo giorno. Lo rispettano tutti. Si vede che gioca senza pressioni, con fiducia, prendendo decisioni che ti fanno capire che è pronto per questo livello».
Certo, il livello degli avversari in questi primi esordi non era altissimo. Il Bolton è una squadra di terza divisione; il Preston, contro cui ha giocato da titolare e segnato nel turno successivo della stessa coppa, è di seconda. A inizio novembre, però, è arrivata una mezzora di gioco contro il Newcastle, in Premier League, e tre giorni dopo ha esordito in Champions League negli ultimi 10 minuti contro l’Inter. Ieri, come detto, è arrivato il primo gol in questa coppa contro il Girona, giocando per la prima volta da titolare.
Il suo ingresso, come potete vedere, continua ad essere graduale, nonostante l'infortunio di Odegaard abbia messo ulteriore pressione su Arteta per farlo giocare ancora di più. Anche tatticamente l'allenatore basco sembra avere idee leggermente diverse dal grande pubblico. Arteta infatti preferisce utilizzare Nwaneri a destra, dove può associarsi con Saka o Sterling, due giocatori con cui ha sviluppato una certa chimica. Chissà magari Arteta ha pensato anche a questo. In ogni caso sta funzionando perché tra loro si è sviluppato un rapporto molto stretto che forse ha a che fare con il fatto che tutti e tre hanno vissuto una grande esposizione mediatica fin da giovanissimi. In ogni caso, quando nel periodo natalizio si è infortunato Saka e Sterling, Arteta non ha battuto ciglio e ha usato Nwaneri come titolare.
Il fatto che dovesse partire giocando più esterno non è sembrato un problema per l’allenatore, e a dire la verità nemmeno per lui. Nwaneri è stato nominato dai tifosi miglior giocatore già alla prima partita giocata lì (nella vittoria per 3-1 contro il Brentford). «Penso che sia stato molto tranquillo, molto determinato, che si sia preso dei rischi, che abbia preso delle iniziative. Davvero impressionante», ha detto Arteta ai microfoni dopo la partita. Poi nella successiva contro il Brighton è stato riproposto nel ruolo e si è tolto la soddisfazione di segnare il suo secondo gol in Premier League rientrando in conduzione sul sinistro in area.
Un infortunio proprio nella partita contro il Brighton l’ha portato fuori dai giochi per una ventina di giorni, ma i minuti giocati da ala accanto ad Odegaard hanno mostrato che Nwaneri e il norvegese possono convivere. La sua versatilità, insomma, ha un valore anche tra i professionisti. Il suo ritorno in campo da titolare è arrivato il 25 gennaio contro il Wolverhampton e come mezzala destra, per una volta sostituendo Odegaard. Lucidissimo nel descrivere il suo stile di gioco, lui stesso ha detto di giocare meglio nei mezzi spazi, più precisamente in quelle che in Inghilterra chiamano “le tasche”. Poi se gioca da numero 8 o da numero 10 è indifferente. «Sono le posizioni in cui mi sento più a mio agio e sicuro, perché gioco tanto la palla e ho la possibilità di avanzare e guidare la manovra», ha detto una volta. L’aspetto più interessante del gioco di Nwaneri è che gli piace prendersi rischi in possesso, sia in termini di conduzione nel traffico che di scelte per quanto riguarda i passaggi e i tiri. Il suo gioco è sempre accompagnato da un senso di pericolosità evidente.
Forse non ha la creatività di Odegaard, la sua visione di gioco, ma Nwaneri compensa con una conduzione del pallone che genera di per sé pericolo. Non soltanto ha un controllo tecnico sopraffino, ma ha un’esplosività impressionante, aiutata anche da un baricentro basso (è alto al momento 176 cm) che gli permette scatti e cambi di direzione letali col pallone tra i piedi.
«Ethan entra in campo e subito fa alzare in piedi i tifosi», ha commentato Arteta dopo la partita contro il Nottingham Forest, dicendosi conscio di essere responsabile della costruzione della sua carriera. Ha paragonato questo processo alla costruzione di una casa. «Bisogna farlo mattone per mattone. Oggi ha messo un altro mattone. Ora dobbiamo mettere un po' di cemento, assicurarci che non si asciughi per poterne mettere un altro e che si attacchi. Poi mettiamo un altro strato, un altro strato. Se volete mettere cinque mattoni in fila, credetemi, non funzionerà. Dobbiamo gestire non solo le sue aspettative ma anche il suo carico, che è davvero importante».
Il calcio inglese sta sfornando a ritmo continuo talenti con potenzialità da élite del ruolo, ma ovviamente non è detto che poi le cose vadano come previsto. Ogni storia è diversa. C'è Foden che ha aspettato il suo turno, e poi Palmer che invece ha scelto un’altra squadra per giocare titolare, e ancora casi come quelli di Bellingham e Sancho, che hanno scelto di andare via prima ancora di avere un posto in prima squadra. Per Nwaneri l'Arsenal sta provando ad andarci cauto, centellinando il minutaggio. Un modo diverso rispetto a come Wenger aveva gestito Fàbregas prima e Wilshere poi. In questo discorso si potrebbero citare i problemi fisici molto precoci avuti dall'inglese ma la verità è che non esiste un'unica ricetta.
Nwaneri, forse proprio conoscendo la storia del suo idolo, non ha provato a fare pressioni per giocare di più, anche se ogni minuto che è in campo sembra chiederne altri. Si dice che talenti come il suo non hanno carta d’identità, ma poi lo sappiamo che la realtà è più complicata.