• Euro 2024
Emanuele Mongiardo

L’Europeo dei tiri da fuori e degli autogol

Come si spiegano i tanti gol da fuori e i tanti autogol di Euro 2024?

L’ultimo grande torneo per Nazionali disputato in Germania prima di Euro 2024 era stato il Mondiale del 2006, che ricorderete ovviamente per la vittoria dell’Italia. L’altra particolarità di quella manifestazione era stata l’insolita quantità di gol da fuori area. Forse era merito del pallone, forse della maggior presenza di specialisti, ma quel torneo è pieno di gol incredibili fatti calciando da fuori area: quelli di Lahm e Frings all’esordio della Nazionale tedesca contro la Costa Rica, il destro al volo di Joe Cole contro la Svezia, la palombella di Maxi Rodríguez nei supplementari di Argentina-Messico. In totale i gol da fuori area furono 24, di cui 21 solo nella fase a gironi.

 

Euro 2024 non avrà gli stessi numeri probabilmente, ma comunque si sta segnando parecchio da lontano. Dobbiamo arrivare ancora al termine degli ottavi di finale e i gol da fuori area sono già 16, di cui 15 nella fase a gironi.

 

Da quando gli Europei coinvolgono almeno 16 squadre – da Inghilterra 1996, cioè – Euro 2024 è la seconda edizione con la media più alta di gol da fuori area per partita: 0,38, inferiore solo agli 0,42 di Euro 2000. Peraltro Euro 2020 aveva avuto numeri simili a quelli della manifestazione attuale, con 17 gol da fuori area in tutto.

 

Perché si sta segnando di più da fuori area

Come è possibile? Si sente spesso dire che nel calcio contemporaneo si segna troppo poco da fuori area rispetto al passato eppure negli ultimi 28 anni gli Europei con più gol da lontano sono quelli del 2020 e del 2024. Vuol dire che all’improvviso giocatori e allenatori sono rinsaviti dai deliri statistici di cui si accusa di essere preda il calcio contemporaneo, impegnato solo a dirci quanti pochi xG vale un tiro dalla distanza? Che la natura si riprende i suoi spazi sul guardiolismo?

 

In realtà, per quanto possa essere un orizzonte suggestivo, la questione è più complessa di così. Anzi, alcuni dei motivi che invogliano le squadre di Euro 2024 a tirare da fuori sembrano legato proprio all’ossessione per la razionalità del calcio contemporaneo.

 

Che i tiri dalla distanza siano passati in secondo piano come soluzione offensiva, probabilmente è vero. La ricerca dell’efficienza, delle posizioni e delle condizioni migliori da cui tirare, fa si che molte squadre sconsiglino ai propri giocatori di tentare soluzioni con scarsa probabilità di riuscita. Rispetto ai dati dei cinque principali campionati nel 2023/24, però, Germania 2024 sembra discostarsi da questo trend.

 

Agli Europei di quest’anno i tiri da fuori area ogni 90’ sono 4,14. La distanza media dei tiri in generale, invece, è di 17,30 metri. Numeri superiori rispetto ai cinque principali campionati. Quello in cui si tira di più da fuori è proprio la Serie A (3,70 ogni 90’, con una distanza media dei tiri in generale di 16,57 metri). Seguono la Bundesliga (3,65 tiri da fuori ogni 90’; distanza media 16,10), la Premier League (3,50 ogni 90’; distanza media 15,69), la Ligue 1 (3,47 ogni 90’; distanza media 16,44) e infine la Liga (3,27; distanza media 16,58).

 

Come spiegare questa differenza? Siamo di fronte ad uno di quegli aspetti che differenziano il calcio dei club da quello delle Nazionali? Probabilmente sì. In un calcio, quello delle selezioni, in cui si ha meno tempo per lavorare sui sistemi di gioco, il tiro da fuori può essere una soluzione più immediata e semplice.

 

I tornei per Nazionali, poi, sono caratterizzati da un atteggiamento più conservativo, dalla paura di prendere gol. Tirare da fuori, allora, può essere anche una buona soluzione per chiudere le azioni, evitare di perdere palla e subire transizioni. Insomma, esistono contingenze che rendono più diffusi i tiri da fuori tra le Nazionali. Anche in un contesto di minor organizzazione rispetto al calcio dei club, comunque, è possibile rintracciare dei pattern che dimostrano come alcuni gol da fuori, in realtà, siano ben congegnati, tutt’altro che casuali.

 

La prima casistica rintracciabile è quella dei gol nati grazie al recupero alto del pallone. Riconquistare palla con pressing o gegenpressing significa cogliere impreparati gli avversari, che in quel momento si stavano aprendo per iniziare il possesso e quindi è probabile che abbiano lasciato aperta la linea di tiro.

 

Così nasce il gol di Gakpo contro la Polonia. L’Olanda si era fatta rubare palla in attacco ma Zalewski, in maniera sciagurata, aveva provato un cambio gioco. Aké in riaggressione ha riconquistato palla nella metà campo offensiva e ha appoggiato immediatamente a Gakpo sulla trequarti. Vista la perdita inaspettata, non c’era nessun centrocampista polacco che potesse contrastarlo e i difensori erano lontani. Così Gakpo si è avvicinato alla lunetta. I difensori polacchi si sono lanciati alla disperata in tackle: quando il tiro di Gakpo li ha colpiti, la traiettoria ha lasciato del tutto spiazzato Szczesny.

 

 

Alla stessa categoria appartiene il gol di Aebischer all’Ungheria, nato dal gegenpressing svizzero.

 

Il gol più bello segnato in questo modo, però, è senza dubbio quello di Stanciu contro l’Ucraina. La Romania aveva pressato Lunin, che sotto pressione aveva sbagliato l’apertura indirizzandola sui piedi di Man. l’Ucraina si era aperta per impostare, per cui Man aveva la linea di passaggio libera per Stanciu al centro, sui venti metri. Il capitano non ci ha pensato due volte e ha segnato al volo, sotto l’incrocio.

 

L’altra tipologia principale di gol da fuori segnati a Euro 2024 è quella dei tiri nati da situazioni di dominio, con la squadra più forte tecnicamente che occupava con tutti i giocatori di movimento la metà campo avversaria.

 

Il possesso e la presenza di tanti uomini sopra la linea della palla costringono i rivali ad abbassarsi. Poi un movimento senza palla libera il limite dell’area, dove chi riceve il passaggio è libero di calciare proprio perché gli avversari hanno dovuto cedere sempre più terreno.

 

L’ultimo esempio del genere è il gol di Rodri in Spagna-Georgia. La “Roja” stava cercando il pareggio e aveva portato ben sei uomini in area. Nico Williams ha ricevuto sul centro sinistra e Cucurella si è proposto portando con sé Kochorashvili, il centrocampista che avrebbe dovuto schermare la linea di passaggio per Rodri sul limite. Così Nico ha potuto servire Rodri, che ha segnato con una rasoiata di sinistro. Anche al Manchester City Rodri si sta specializzando in questo tipo di gol. Prima del suo mancino contro la Georgia, l’ultima rete della Spagna da fuori area in un grande torneo risaliva a Euro 2000.

 

 

La Spagna, insomma, ha mosso il pallone in modo da creare il tiro più pulito possibile per Rodri. Altri tiri dall’arco, per mutuare il linguaggio del basket, costruiti in maniera simile, sono stati i gol di Wirtz e Emre Can contro la Scozia, con la Germania che aveva risucchiato in basso la difesa avversaria per liberare il limite.

 

Sembra incredibile a dirsi, ma anche una prodezza balistica come il tiro al volo di Müldür in Turchia-Georgia, forse il gol più bello di questo Europeo, un tiro che all’ex terzino del Sassuolo non riuscirà mai più, in realtà è stata una conclusione costruita con ordine dalla squadra.

 

Certo, lo è stata in maniera più indiretta, perché la palla gli è arrivata sui piedi grazie a una respinta della difesa. Quella respinta e lo spazio per calciare, però, erano frutto di un’azione avvolgente della Turchia.

 

La squadra di Montella aveva occupato in massa la metà campo georgiana, mentre la squadra di Sagnol era rintanata nel suo 5-4-1. Yildiz da sinistra è tornato al centro da Çalhanoglu, che dal limite, di prima, ha verticalizzato per il movimento di Kadioglu. Il terzino del Fenerbahçe ha raggiunto il fondo e la difesa e i mediani della Georgia sono stati costretti ad abbassarsi. Kadioglu ha crossato verso il secondo palo, dove il centrale ha spazzato di testa. Con i giocatori in area che si erano schiacciati per seguire Kadioglu, però, non c’era nessuno che potesse contrastare Müldür. La costruzione dell’azione scompare di fronte alla perfezione del suo tiro, ma i compagni avevano creato le condizioni affinché potesse calciare senza disturbo.

 

Il modo in cui la Georgia si schiaccia al momento del cross di Kadioglu. Müldür aspetta distante, fuori inquadratura.

 

Un gol simile, nato anch’esso da una situazione di dominio sulla trequarti, dove la respinta di un difensore è finita tra i piedi di un uomo libero di calciare dal limite, è quello di Barella contro l’Albania.

 

Euro 2024, dunque, non è il ritorno improvviso dei tiri di una volta. Le conclusioni da fuori, spesso, nascono dalla volontà di controllare con ordine il gioco, passaggio dopo passaggio, metro dopo metro, fino a quando gli avversari, per difendere l’area, dovranno per forza lasciare spazio oltre i sedici metri.

 

La differenza con i gol dalla distanza di una volta, comunque, era evidente al primo colpo d’occhio, senza considerare tutti questi dettagli. Innanzitutto perché a Euro 2024 i gol segnati da fuori arrivano quasi solo dal limite dell’area, mentre una volta era comune ammirare gol da oltre i venticinque metri. Soprattutto, in passato molti tiri da fuori nascevano da situazioni di stallo: magari il centrocampista o l’attaccante portavano palla, vedevano che in area c’erano pochi compagni e allora, senza le sovrastrutture del calcio di oggi, provavano a calciare anche da lunghe distanze.

 

In questo senso, allora, l’unico gol da fuori area di Euro 2024 che ricordi quelli di vent’anni fa lo ha segnato Hjulmand contro l’Inghilterra. L’ex centrocampista del Lecce ha ricevuto sui trenta metri, si è accorto di non avere sbocchi e ha calciato: semplice e lineare, senza aiuto da parte dei compagni, senza situazioni di vantaggio create in precedenza.

 

 

E questo insolita quantità di autogol?

Come si è visto, dunque, i gol da fuori sono spesso figli della pressione offensiva – con e senza palla – che costringe per forza le difese a concedere le conclusioni. In maniera analoga, allora, anche gli autogol che stanno cannibalizzando la classifica marcatori di Euro 2024 nascono da situazioni in cui le difese finiscono sotto stress.

 

Al momento gli autogol di Euro 2024 sono 9. A Euro 2020 erano stati 11 e al Mondiale 2018 addirittura 12: sarebbe interessante confrontare questi dati con quelli delle ultime edizioni della Copa America o della Coppa d’Africa per valutare se si tratti di un trend nelle recenti competizioni per Nazionali (anche se nei Mondiali in Qatar ce ne sono stati appena 3).

 

Di sicuro, a Euro 2024 la media degli autogol ogni 90’ (0,11) supera in maniera netta quella dei cinque principali campionati: 0,07 in Premier League, 0,04 in Bundesliga e Liga, 0,03 in Ligue 1 e Serie A.

 

Visto il gran numero di casi, si può dire che la sfortuna abbia inciso solo fino a un certo punto. Alcuni autogol, infatti, sono sembrati inevitabili per la situazione d’emergenza in cui i difensori si sono ritrovati a intervenire. Si è trattato, pertanto, di errori indotti.

 

In presenza di avversari più forti, ad esempio, capita di doversi abbassare in massa a difesa della porta. Portare tanti corpi in area di rigore aumenta la possibilità di tocchi indesiderati, che possono infilare la palla nella porta sbagliata.

 

L’autogol di Hranáč in Portogallo-Repubblica Ceca, ad esempio, è parso inevitabile. Il Portogallo stava spingendo per trovare il pareggio e aveva portato ben cinque uomini in area, insieme ai nove giocatori della Repubblica Ceca. Nuno Mendes aveva sovrastato il terzino sul secondo palo e di testa aveva fatto la sponda in mezzo. Il portiere aveva respinto in uscita bassa, anticipando Cristiano Ronaldo, ma così facendo aveva colpito Hranáč, che si era abbassato a difesa della porta. Il portiere aveva poca scelta, perché senza quell’intervento Ronaldo avrebbe segnato sicuramente; d’altra parte Hranáč non poteva smaterializzarsi.

 

 

Anche l’Italia, contro la Spagna, ha subito autogol in questo modo: tutto merito di come la squadra di De La Fuente ci ha stritolati. A inizio secondo tempo Nico Williams è andato via sulla destra e ha messo dentro un cross teso; Donnarumma ha smanacciato e il povero Calafiori si è ritrovato a deviare la palla in porta. Per il difensore del Bologna era quasi impossibile spostarsi o coordinarsi diversamente.

 

Gli specialisti del dribbling come Nico possono condizionare da soli l’atteggiamento di un’intera difesa. Se poi, come lui, sanno mettere in mezzo palloni velenosi, l’autogol può diventare una conseguenza logica. Contro l’Austria, Mbappé ha fatto qualcosa di molto simile: ha tenuto sotto scacco tre avversari sul lato corto dell’area, poi è andato via sul fondo e ha crossato con violenza sul primo palo. Al momento del cross, c’erano nove austriaci in area. Danso ha provato a intervenire, ma la palla viaggiava troppo veloce. Il suo liscio deve aver confuso Wöber, che ha colpito a occhi chiusi e si è fatto autogol.

 

Con così tanti avversari in area, Mbappè praticamente ha usato i difensori per fare “battimuro” e segnare.

 

L’altra tipologia di errore indotto che porta agli autogol è quella che coinvolge le squadre costrette a ripiegare all’improvviso. La squadra che attacca riesce a sviluppare in maniera diretta o a ripartire in transizione, la squadra che difende è costretta a rinculare velocemente, arriva una palla pericolosa in mezzo e, correndo all’indietro, se il difensore non calcola bene il tempo dell’intervento rischia di fare danni.

 

Donyell Malen, che difensore non è, è rientrato con troppa foga quando è intervenuto in scivolata sul cross dell’Austria: la squadra di Rangnick aveva trovato l’uomo sul lato debole e aveva costretto l’Olanda a ripiegare alla disperata, propiziando così l’errore di Malen.

 

 

Un caso simile a quello dell’albanese Gjasula contro la Croazia o a quello di Le Normand contro la Georgia: Mikautadze con la sua tecnica aveva dato il via alla transizione georgiana. Le Normand correndo all’indietro ha dovuto badare non solo al cross dalla destra, ma anche al taglio di Kvaratskhelia alle sue spalle, così si è fatto autogol.

 

Euro 2024 non si sta di certo segnalando per lo spettacolo in campo, anche se mancano ancora due ottavi di finale e le partite dai quarti in poi. Se però le gare continuassero a rimanere in equilibrio come quelle viste fino ad ora, gli episodi assumerebbero ancora maggio rilevanza: chissà che tiri da fuori e autogol, allora, non continuino a rivestire un ruolo da protagonisti da qui fino alla fine del torneo.

 

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".