In tante trilogie cinematografiche, il terzo film è quello che crea più aspettative e hype, per poi deludere fragorosamente: l’apice raggiunto dal primo o anche dal secondo film non viene nuovamente raggiunto, e la saga prende un drastico declino. La speranza, nell’anno III della nuova Eurolega, è che non sia questo il leit-motiv della stagione che sta per cominciare.
Il secondo torneo per club più importante al mondo parte con 16 squadre per la terza e ultima volta dalla riforma del 2016, visto l’allargamento a 18 squadre già ufficializzato e deciso per il 2019-20, con due licenze biennali assegnate a Bayern Monaco e all’ASVEL Villeurbanne di proprietà di Tony Parker.
Nell’Eurolega 2018-19 sono quattro le new entry rispetto alla scorsa stagione, anche se una sola sarà una debuttante assoluta. L’obiettivo, non del tutto irrealistico per almeno tre quarti delle squadre partecipanti, è quello di raggiungere le Final Four di Vitoria e provare a spodestare dalla vetta d’Europa il Real Madrid, capace nella scorsa stagione di un inedito double nel calcio e nel basket.
The road will end here.
Sarà Undecima?
Come per i più famosi fratelli di polisportiva, anche l’estate della sezione basket del Real Madrid ha portato in dote un grande addio. Ma se quello di Cristiano Ronaldo era abbastanza imprevisto, soprattutto prima della finale di Kiev, che il 2017-18 sarebbe stata l’ultima stagione in Europa di Luka Doncic lo si sapeva da ben prima dello show messo in piedi a Belgrado, valso al fenomeno sloveno il terzo riconoscimento individuale della sola stagione continentale.
Il parallelismo tra calcio e basket nella Casa Blanca si ferma però al saluto della stella più luminosa: anche nel 2018-19 coach Pablo Laso sarà alla guida delle merengues a differenza dell’ex collega calcistico Zinedine Zidane, e fatta eccezione per Doncic il Real Madrid che si presenta a caccia della Undecima è la stessa squadra capace di laurearsi campione d’Europa cinque mesi fa alle Final Four.
Soltanto due, infatti, sono le aggiunte che si registrano tra i madrileni: un altro sloveno come il tiratore Klemen Prepelic - anche lui parte della nazionale campione d’Europa, ma ormai fuori dalla corsa al Mondiale 2019 - e una possibile rivelazione come l’argentino Gabriel Deck, ultimo MVP della Liga de Americas, l’equivalente latino-americano dell’Eurolega.
Per il resto tutti confermati, con due innesti “formalmente” in più: se però Sergio Llull è riuscito a tornare in blanco già nella scorsa stagione, risultando anche decisivo nella serie playoff contro il Panathinaikos e nella semifinale contro il CSKA, Ognjen Kuzmic ha saltato tutta la stagione dopo l’infortunio patito lo scorso autunno, e il suo prossimo rientro va a rendere ulteriormente impareggiabile il reparto lunghi dei madrileni.
Quattro finali nelle ultime sei stagioni: anche nel basket è dinastia Real.
La grande varietà di soluzioni a disposizione di Laso rende difficile ipotizzare quali dovrebbero essere le rotazioni, per una squadra candidata numero 1 a terminare innanzitutto la regular season al primo posto, come già fatto nel primo anno della riforma: soltanto i tanti infortuni patiti nella scorsa stagione hanno impedito il bis ai madrileni, comunque capaci di trionfare a Belgrado nonostante il 5° posto in stagione.
In una squadra che potrebbe anche ruotare a 12, soprattutto nei primi due terzi di stagione, un ruolo molto importante lo giocheranno anche due giocatori latino-americani come l’argentino Facundo Campazzo e il messicano Gustavo Ayon, tra i più positivi nella scorsa stagione e perfetta sintesi del credo tattico di Laso: prima di tutto una difesa forte, così da poter garantire dei ritmi alti in attacco, puntando anche sul contropiede.
È quindi il Real la squadra da battere in Europa? Sì, nonostante l’addio di Luka Doncic. Ma come l’Eurolega ci ha spesso insegnato, non c’è nulla di più difficile che vincere da favorito annunciato.
Da Belgrado a Vitoria?
Qualsiasi ragionamento sulle altre 15 deve necessariamente partire da chi lo scorso maggio era a Belgrado a contendersi la vetta d’Europa. Come le merengues, anche il Fenerbahce Istanbul di Zeljko Obradovic ha cambiato poco, puntando su un forte senso di continuità per riprendersi il titolo vinto nel 2017.
Nonostante un’estate non semplicissima, soprattutto per vicende extra-cestistiche che hanno comportato l’addio del main sponsor Dogus e un nuovo cambio alla guida della società, le novità in casa giallonera riguardano un filo diretto con la NBA. Lì sono infatti approdati i due principali partenti dei vicecampioni d’Europa, con Brad Wanamaker ai Boston Celtics e James Nunnally ai Minnesota Timberwolves (un ex NBA come Jason Thompson, invece, è migrato alla volta della Cina) e dalla stessa National Basketball Association arrivano le due novità nel roster.
Se Joffrey Lauvergne porterà stazza sotto canestro a una squadra capace di giocare sovente in small ball - basti pensare ai quintetti con il nostro Nicolò Melli da 5 - aumentandone quindi la varietà di opzioni e alternative, Tyler Ennis è chiamato invece al difficile compito di non fare rimpiangere l’apporto di Brad Wanamaker, tra i giocatori più migliorati sul suolo europeo negli ultimi anni.
Qualche cambio in più per il CSKA Mosca, che dopo una regular season dominata ha patito il salto di livello delle partite nella scorsa stagione: prima con una vittoria sofferta nel derby di playoff contro il Khimki, anche a causa dell’infortunio di Nando De Colo, poi con la rimonta subita in semifinale dal Real Madrid.
I russi sono uno straordinario esempio di regolarità, come testimoniato dalle 15 Final Four giocate nelle ultime 16 stagioni, ma in questo lasso di tempo sono arrivati “solo” 3 titoli, di cui solo uno negli ultimi 10 anni. Il CSKA, sempre guidato da quell’Itoudis che c’era anche a Berlino 2016 in occasione del settimo titolo europeo, in estate ha deciso di operare alcuni cambiamenti mirati e necessari.
Chiuso il rapporto con due bandiere come Viktor Khryapa e Vitaly Fridzon, i moscoviti hanno puntato sul nostro Daniel Hackett in cabina di regia come backup principale del duo Rodriguez-De Colo da cui passano le fortune della squadra, oltre alla giovane ala ucraina Bolomboy e su un gran tiratore come Alec Peters, che potrebbe evolversi nel classico giocatore che col passaggio dall’NBA all’Eurolega svolta definitivamente la sua carriera.
Il CSKA si presenta con le sue parole.
Musica diversa per la grande sorpresa della scorsa stagione: lo Zalgiris Kaunas, dopo aver stupito un intero continente in regular season prima e ai playoff poi, riparte da coach Sarunas Jasikevicius, che ha resistito a lucrative sirene europee - in primis del Barcellona - e alla suggestione NBA per dare vita a un nuovo ciclo con la squadra lituana.
Ripetersi sarà molto difficile. In primis per la partenza di tre pedine importanti della magica cavalcata dello scorso anno come Kevin Pangos, Axel Toupane e Vasilje Micic. Gli arrivi dell’ex NBA Nate Wolters - che avrà ruolo e responsabilità che furono di Pangos -, del francese Westermann e dell’emergente Thomas Walkup sulla carta non sembrano essere in grado di non far rimpiangere gli assenti. Il nucleo baltico della squadra 2017-18 è però rimasto e sbancare il campo di Kaunas non sarà certo facile per nessuno, pur se le prospettive più realistiche vedono lo Zalgiris come una squadra più fuori che dentro i playoff nella prossima primavera.
Salire di livello
Dopo aver parlato delle Fantastiche 4 di Belgrado, è necessario rivolgere il nostro sguardo alle squadre che si sono fermate a un passo dal sogno nella scorsa stagione, e non per tutte il mancato accesso alle Final Four della scorsa stagione è considerabile come un’uscita onorevole a testa alta, alla luce delle premesse fatte emergere durante la stagione regolare. Panathinaikos e Olympiacos, infatti, non sono riuscite a confermare una regular season che le aveva visto conquistare un preziosissimo vantaggio del fattore campo nella serie di playoff, ed entrambe sono state superate, rispettivamente, da Real Madrid e Zalgiris, mancando quella qualificazione alle Final Four che non si vede da tempo, soprattutto per i green ateniesi.
Il Panathinaikos sul mercato ha operato scelte importanti: in primis la ricca conferma di Nick Calathes, preferito dai greci a Mike James; in secundis gli arrivi di Keith Langford, che torna in quella Eurolega di cui è stato per due volte capocannoniere, e di Georgios Papagiannis, che cerca il rilancio in Europa dopo un deludente biennio NBA tra Kings e Blazers. Importante anche il ritorno di Lasme, che ha ben figurato nell’ultima Eurocup a Kazan e può fare valere la sua esperienza in un roster con tanti giovani emergenti (in particolare nel reparto lunghi, con Papagiannis e l’ex Olympiacos Papapetrou, che in estate ha fatto il salto dal Pireo) anche con l’aiuto dell’ex Maccabi Deshaun Thomas, alla sesta squadra diversa in sei stagioni da professionista.
Messi da parte i contrasti tra il patron Giannakopoulos e l’Eurolega che avevano paventato la possibilità di un addio dei Greens pronti a virare verso la Champions League FIBA, l’obiettivo unico del Panathinaikos 2018-19 è quello di spezzare la maledizione quarti di finale, sempre raggiunti e mai superati nelle ultime sei stagioni.
In due stagioni in Grecia Xavi Pascual ha conquistato altrettanti titoli nazionali, ma con il coach campione nel 2010 con il Barcellona di Gianluca Basile è mancato sin qui l’acuto europeo: il fortino dell’OAKA può garantire molte vittorie in stagione regolare, ma il Pana deve essere in grado di trovare continuità anche in trasferta.
L’Olympiacos, invece, in estate ha accolto sulla sua panchina David Blatt, che nella scorsa primavera è diventato il secondo allenatore di sempre dopo Dusan Ivkovic a conquistare Eurolega, Eurocup, oro a Eurobasket e una medaglia olimpica. L’ex coach del Darussafaka giunge per la prima volta in Grecia e alle sue dipendenze avrà una squadra dalla grande esperienza e continuità tecnica.
Il core della squadra continuerà a ruotare attorno al trio ellenico formato da Spanoulis, Papanikolau e Printezis, oltre alla solidità di Mantzaris e di Agravanis in uscita dalla panchina. I rinforzi per i biancorossi del Pireo sono stati rilevanti e mirati: in primo luogo Nigel Williams-Goss, uno dei rookie più interessanti di Eurolega se saprà confermare quanto di buono fatto vedere nella scorsa stagione al Partizan Belgrado in Eurocup.
Axel Toupane, invece, arriva in maglia Olympiacos dopo aver eliminato i greci con il suo Zalgiris negli ultimi playoff, mentre Janis Timma vuole trovare più continuità sulle buone cose mostrate a tratti in maglia Baskonia. Se Zach LeDay è una scommessa “high reward”, la scelta al secondo giro 2017 dei Brooklyn Nets Sasha Vezenkov è un lungo promettente ma mai del tutto sbocciato in maglia Barcellona: anche per lui Blatt può essere quel maestro necessario per una svolta nella carriera, per un Olympiacos che punta dichiaratamente e decisamente a tornare alle Final Four.
Partito 0-5 con il fallimento dell’esperimento di Pablo Prigioni in panchina, il Baskonia ha cambiato totalmente faccia con l’arrivo di Pedro Martinez, reduce dalla vittoria del titolo spagnolo con Valencia. Il cambio di guida tecnica ha portato la squadra basca a raggiungere la finale in Liga ACB e a un ragguardevole 7° posto in Eurolega, frutto di una grande rimonta nelle ultime 10 giornate ai danni del Maccabi Tel Aviv.
Una rimonta da ricordare.
L’avventura europea non andò oltre quattro combattute gare contro il Fenerbahce, ma è da lì che Vitoria riparte all’inseguimento di un sogno: la Final Four, che si disputerà sul terreno di casa della Fernando Buesa Arena. Rispetto al nucleo capace di mantenere i baschi tra le prime otto d’Europa per il terzo anno consecutivo, due sono i cambiamenti principali. L’addio a Timma e al talentuoso francese Rodrigue Beaubois ha portato in casa Baskonia due novità a livello di Eurolega che potrebbero mettere in mostra una fame di competitività necessaria per il raggiungimento degli obiettivi sognati e prefissati dalla truppa di Martinez.
Lo Shavon Shields visto negli scorsi playoff con la maglia dell’Aquila Trento, e in particolare durante la finale con Milano, ha tutto per avere un impatto positivo e immediato nel passaggio da Eurolega e Eurocup, mentre Darrun Hilliard è alla prima esperienza europea dopo tre anni tra NBA (Detroit e San Antonio) e G-League, e porta in dote più centimetri e maggiore stazza rispetto a Beaubois, oltre ad una maggiore versatilità.
Per il resto, grande spazio al talento offensivo di Tornike Shengelia, da cui ci si aspetta molto in casa Baskonia, e la speranza di poter continuare a contare sul solito apporto di punti solidi come Janning, Granger e Voigtmann. La strada per la Final Four, però, dovrà necessariamente passare dalla rimonta della scorsa stagione, nella speranza di mantenere entusiasmo e adrenalina.
Sfruttando un calendario che proponeva tre partite casalinghe per iniziare la stagione, il Khimki ha dimostrato di meritare la fortuna ricevuta in dote: per la prima volta nella loro storia i russi hanno raggiunto le prime otto d’Europa, dando pure filo da torcere al CSKA in un inedito e appassionante derby moscovita nei quarti di finale.
Per la squadra di Bartzokas, confermatissimo in panchina, sono cinque le novità dopo la riconferma in Eurolega grazie al raggiungimento della finale di VTB League, il campionato russo, colta avendo la meglio sul temibile Unics Kazan. Si è ritirato un punto di riferimento dello spogliatoio come Dmitri Sokolov e in estate è arrivata la tragica notizia della scomparsa di Tyler Honeycutt; gli altri tre addii sono quelli di Todorovic, James Anderson (rimasto in Eurolega, all’Efes) e di Thomas Robinson, volato al di là dell’Oceano per vestire la maglia degli Atlanta Hawks.
A rinforzare il roster sono invece arrivati tre giocatori esperti della media nobiltà europea come Bost, Prather e Crocker, mentre la quota russa è mantenuta dall’ex Khimki Gubanov. La novità più interessante però è quella di Jordan Mickey, visto nelle ultime tre stagioni con le maglie di Boston Celtics e Miami Heat in NBA, uno dei rookie più intriganti della stagione.
Confermati punti di riferimento importanti come Gill, Markovic e Malcom Thomas, è fuor di dubbio affermare come il Khimki andrà dove lo porterà Alexey Shved, reduce dalla stagione più prolifica della storia dell’Eurolega. La guardia russa in estate è stata tentata dalle sirene di quella NBA vissuta - senza grandi risultati - nel triennio 2012-2015, ma sarà al via della sua quarta stagione consecutiva con l’altra metà di Mosca: l’obiettivo di confermare lo stesso Khimki tra le prime otto squadre d’Europa.
Riuscirà a ripetersi?
Tornare nell’élite
Lasciando un attimo da parte il discorso legato all’Olimpia Milano, sono tre le squadre che nel 2018-19 proveranno a rientrare in quella Top 8 mancata nella scorsa stagione, per riscattare un’annata abbastanza deludente tra fallimenti annunciati o coltivati durante la stagione e implosioni inattese.
Quest’ultimo è il caso del Maccabi Tel Aviv, che dopo 20 partite che avevano illuso sulle possibilità di rivedere gli israeliani tra le prime otto d’Europa per la prima volta dal 2015 è crollato su se stesso, con otto sconfitte nelle ultime 10 partite subendo la rimonta del già citato Baskonia.
Per ripartire è stata data piena fiducia a coach Spahija, comunque in grado di riportare il Maccabi a vincere quel titolo israeliano che clamorosamente mancava dal 2014 - anno del treble con la vittoria anche dell’Eurolega - con il coach ex Roseto (e già assistente in NBA con gli Atlanta Hawks) che potrà contare su una rosa profondamente rinnovata rispetto alla scorsa stagione.
Il principale rinforzo è Scottie Wilbekin, MVP dell’ultima Eurocup con il Darussafaka e atteso a ulteriore crescita al suo ritorno in Eurolega dopo il biennio con i turchi. A Wilbekin, che sostituirà quel Norris Cole approdato ad Avellino, sarà accostato Kendrick Ray, fratello dell’Allan visto anche in Italia e alla grande occasione della carriera dopo l’anno del debutto da Pro in Repubblica Ceca, al Nymburk.
Sotto canestro a dare man forte ad Alex Tyus, unico reduce del titolo del 2014, sono arrivati due ex NBA pronti a calarsi nella realtà del basket europeo per la prima volta in carriera: da Tarik Black e Johnny O’Bryant passa molto delle chances di rivalsa del Maccabi, visto l’apporto immediato che sarà richiesto loro in un basket dai ritmi offensivi alti come quello di Spahija. Interessante anche la scommessa effettuata sul lungo italo-americano Angelo Caloiaro, anche lui al debutto in Eurolega dopo una carriera passata all’anticamera dei livelli più alti del basket europeo.
Sognando notti come quelle di Milano 2014.
Il 2014, ad oggi, rappresenta anche l’ultima edizione delle Final Four che ha visto partecipare il Barcellona. Nei primi due anni della nuova Eurolega i catalani hanno fatto registrare un record di 23 vittorie e 37 sconfitte, peggiorato soltanto da Bamberg - ora impegnato nella Champions League FIBA - e da Milano. Gli ingenti investimenti sul roster non hanno dato frutti, e i cicli tecnici di Bartzokas prima e Sito Alonso poi sono naufragati dopo una stagione o meno.
L’ultimo biennio, parzialmente raddrizzato dalla vittoria dell’ultima Copa del Rey, ha segnato anche l’ingloriosa uscita di scena di Juan Carlos Navarro, ritiratosi in estate e subito inserito nella dirigenza blaugrana. Agli ordini di Svetislav Pesic, rimasto in Catalogna dopo ...lo sfumare dell’inseguimento a Sarunas Jasikevicius e dopo essere subentrato a stagione in corso lo scorso anno, ci sarà un roster rinnovato in maniera chirurgica.
Il nuovo backcourt titolare è formato dal play canadese Kevin Pangos, grande protagonista della sorprendente stagione dello Zalgiris Kaunas, e dal tiratore americano Kyle Kuric, al debutto in Eurolega dopo essere stato nominato per tre volte nelle ultime quattro stagioni nel secondo quintetto ideale di Eurocup. Confermati l’ungherese Hanga e il croato Tomic, il quintetto è completato da Chris Singleton, arrivato dal Panathinaikos e chiamato a dare in blaugrana quello che ci si aspettava nelle ultime due stagioni dall’ex Milano e Sassari Rakim Sanders: essere un finalizzatore offensivo (46.1% da 3 nell’ultima stagione europea) in grado di offrire più soluzioni al versatile attacco catalano.
Da tenere d’occhio sono anche lo sloveno Blazic, swingman che dalla panchina può essere un elemento in grado di cambiare l’inerzia delle partite, e il lungo ucraino Pustovyi, al debutto in Eurolega dopo aver ben impressionato durante l’Europeo 2017. I Playoff sono l’obiettivo minimo, ma per centrarli occorreranno solidità, continuità di risultati (il Barça nella scorsa stagione ha alternato successi con le big, come il 2-0 sull’Olympiacos, a flop fragorosi con le ‘piccole’) e anche un pizzico di fortuna.
“Se qualcosa deve andare storto, lo farà”: potrebbe sintetizzarsi così il 2017-18 dell’Anadolu Efes Istanbul, ultimo in classifica con margine e mai realmente in corsa per i playoff. L’arrivo a metà stagione di Ataman al posto di Perasovic ha portato ordine ma non risultati, se non in terra nazionale con la vittoria della Coppa di Turchia.
Per il 2018-19 le prospettive sono diametralmente opposte: l’Efes è la squadra di Eurolega che maggiormente ha operato sul mercato, confermando soltanto due stranieri, vecchie conoscenze del nostro campionato, come l’ex Varese Bryant Dunston - nuovo capitano - e l’ex Milano Kruno Simon.I rinforzi rendono l’Efes di oggi una squadra molto più profonda e versatile di quanto non lo fosse l’edizione 2017-18, garantendo ad Ataman abbondanza di soluzioni: il punto di riferimento offensivo sarà Shane Larkin, tornato in Europa dopo un discreto anno in NBA con i Boston Celtics, che sarà affiancato nel reparto esterni da Rodrigue Beaubois. Reparto integrato anche dal serbo Micic, protagonista con lo Zalgiris nella scorsa stagione.
Sotto canestro Dunston dividerà i minuti con il possente tedesco Tibor Pleiss, offrendo ad Ataman la possibilità di cambiare tra small-ball e un quintetto più grosso a seconda delle situazioni. L’ex Barcellona Moerman renderà i turchi una squadra più perimetrale, mentre l’ex Khimki James Anderson può rivelarsi un 3&D di ottimo livello, a patto di migliorare le percentuali dalla distanza registrate nell’ultima stagione. Anche qui, l’obiettivo di tornare tra le prime otto è concreto, ma le tante novità a livello di roster e l’incognita legata all’orizzonte a lungo termine del ciclo Ataman rendono l’Efes una squadra su cui non è facile scommettere ad occhi chiusi.
Novità e ritorni
Tornato in Eurolega dalla porta principale, il Darussafaka si presenta sul massimo palcoscenico europeo dopo la vittoria dell’ultima Eurocup, conquistata con una finale strepitosa contro una squadra, il Lokomotiv Kuban, sin lì imbattuto.
L’estate non è stata delle più tranquille, con la crisi economica turca che ha influito pesantemente sulle ambizioni dei campioni dell’ultima Eurocup, ridimensionandone budget e aspettative. Ci si è messo anche un pizzico di sfortuna, con il fallimento degli accordi con Jordan Loyd (firmato da Toronto con un two-way) e dell’ex Milano Cory Jefferson (che non ha passato le visite mediche) ancor prima dell’inizio del training camp.
Ai pochi confermati della scorsa stagione come Stanton Kidd e l’ex Brindisi Michael Eric si sono aggiunti giocatori di medio-buon livello come l’ex Malaga Ray McCallum, Zanis Peiners (dal Lietkabelis) e Jon Diebler (dal Besiktas). Le possibilità di sorprendere per la squadra probabile candidata numero uno al ruolo di fanalino di coda sono affidate a due ex NBA tornati in Europa come Markel Brown e Jeremy Evans, conosciuto principalmente per aver vinto la gara delle schiacciate nel 2012.
Sull’onda emotiva di una stagione storica per aver terminato l’egemonia del Bamberg in campionato e raggiunto il miglior risultato europeo della sua storia, il Bayern Monaco si presenta all’Eurolega 2018-19 in una sorta di “ritorno anticipato”, vista la licenza biennale già in cascina per le stagioni 2019-20 e 2020-21.
La vittoria del titolo tedesco nella spettacolare finale contro l’Alba Berlino è valsa quindi ai bavaresi la possibilità di un “giro extra” sulla giostra dell’Eurolega, importante soprattutto nell’ottica di dare esperienza internazionale a un roster reduce da una bella Eurocup, chiusa in semifinale contro il Darussafaka poi vincitore.
Anche per questo il mercato estivo è stato all’insegna dell’affidabilità, con l’arrivo di giocatori che l’Eurolega l’hanno giocata spesso negli ultimi anni - Maodo Lo, Petteri Koponen, Nemanja Dangubic e Leon Radosevic - ma comunque “affamati” e con tanto da dare. Se l’attacco sarà affidato al talento di Jovic e dell’ex Roma Nihad Djedovic, del Bayern affascina il duo sotto canestro.
Devin Booker, fratello del Trevor visto in NBA soprattutto con le maglie di Wizards, Jazz e Nets, è stato uno dei principali lunghi late-boomer di Eurocup nelle ultime due stagioni, e sarà affiancato da un potenziale crack per l’Europa come l’ex scelta numero 2 del Draft 2011 Derrick Williams, al suo debutto in Europa. Delle quattro novità dell’Eurolega 2018-19, i bavaresi sono indubbiamente quelli con più chances di playoff, anche se inserirsi nella lotta per i piazzamenti sarà complicato.
Nove mesi fa il Bayern di Sasha Djordjevic cadeva al cospetto della Torino di Luca Banchi. Sono cambiate giusto un paio di cose...
Il Buducnost Podgorica mancava in Eurolega da 15 anni, staccando il biglietto con la vittoria in Lega Adriatica contro la Stella Rossa e interrompendo il dominio dei serbi che durava da tre stagioni. Preludio al trionfo è stata un Eurocup di buon livello, terminata ai quarti di finale e propedeutica all’impegno che attenderà i montenegrini fino a inizio aprile, ma verosimilmente non oltre: il roster è intrigante e può rendere il Buducnost un’avversaria ostica a secondo delle giornate, ma è molto difficile immaginare la squadra di Podgorica in grado di cogliere quelle 15-16 vittorie necessarie per accedere alla postseason.
La squadra di Podgorica, che debutterà contro l’Olimpia Milano, affronterà il grande ritorno in Eurolega all’insegna della continuità: tanti, infatti, i confermati rispetto al 2017-18, su tutti due giocatori di grande talento e vecchie conoscenze del nostro campionato come l’ex Roma Nemanja Gordic e l’ex Capo d’Orlando Nikola Ivanovic, tra i candidati al titolo di rivelazione della stagione.
Le cinque novità nel roster dei montenegrini sono da leggere all’interno della voglia di aggiungere imprevedibilità e versatilità a quanto già esistente: l’ex Trento Aaron Craft può rappresentare il barometro soprattutto difensivo del roster; dall’ex Barcellona Edwin Jackson ci si aspettano tanti punti e il ruolo di leader offensivo; Coty Clarke vuole riscattare un debutto in Eurolega decisamente incolore; Earl Clark cerca l’affermazione dopo un ottimo biennio al Besiktas; consacrazione ricercata anche dal talentuoso lungo bosniaco Alen Omic, dal rendimento altalenante nelle ultime stagioni.
In tutto questo mix di novità e ritorni, l’unica vera e propria rookie dell’Eurolega 2018-19 è Gran Canaria, qualificatasi grazie all’eliminazione del Valencia nei playoff di Liga ACB: per i canarini è il premio di una lunga e costante esperienza in Eurocup, con tanto di finale raggiunta nel 2015.
Anche per la vera Cenerentola della stagione europea continuità è stata la parola d’ordine dell’estate: cinque i nuovi arrivi a fronte di tante conferme importanti, come lo svedese Eriksson, il promettente lungo lettone Pasecniks (scelto a fine primo giro nel Draft 2017) o, dalla panchina, gli altri due lunghi Fischer e Balvin o gli spagnoli Rosaleda e Albert Oliver - il più anziano debuttante in Eurolega dai tempi di Dan Gay e, nel momento in cui andrà a referto, il più anziano marcatore di sempre avendo già compiuto 40 anni.
Cinque i volti nuovi, anche se uno è l’inglese Luke Nelson, rientrato dal prestito al Betis. Clevin Hannah viene da una Final Four di Champions League giocata con Murcia nella passata stagione, come Chris Evans, vice-campione della competizione FIBA con il Monaco. DJ Strawberry e Kevin Tillie sono invece i due rinforzi più esperti anche a livello di Eurolega: l’ex Fortitudo l’ha giocata con Lietuvos Rytas e Olympiacos, il francese ha anche raggiunto le Final Four in maglia Baskonia. A guidare la truppa ci sarà coach Salvador Maldonado, un decano della Liga ACB alla grande occasione della carriera a 59 anni. Con passione ed entusiasmo Gran Canaria vuole regalarsi notti indimenticabili, come premio ad un percorso di crescita di indubbio valore.
What about Milano?
Partire con una panoramica sulle altre 15 era necessario per comprendere in pieno le reali potenzialità europee dell’AX Armani Exchange Milano, che si presenta alla nuova stagione europea con tanta voglia di recitare un ruolo da protagonista. Dopo due stagioni in cui Milano è stata la peggiore di Eurolega tra le squadre a disputare entrambe le edizioni post-riforma, il mercato ambizioso e un progetto tecnico all’insegna della continuità hanno come obiettivo la creazione di una mentalità vincente.
I migliori momenti della Milano europea 2017-18.
Come sottolineato in sede di presentazione del campionato di Serie A, la Milano 2018-19 è stata costruita pensando prima di tutto all’Europa. Fatta eccezione per Christian Burns e Simone Fontecchio - che avranno un ruolo più importante in campionato rispetto all’Europa - i rinforzi biancorossi provengono da stagioni europee di tutto rispetto.
Rientrato in Europa a stagione in corso dopo l’esperienza breve ma assolutamente intensa con i Phoenix Suns, Mike James ha impiegato poco tempo a riaffermarsi come il principale terminale offensivo di una big come il Panathinaikos, e nel corso della preseason con l’Olimpia ha dimostrato di non disdegnare i galloni di “faro” e leader della squadra. A Milano può trovare quella dimensione di élite europea assoluta che si era intuita ai tempi del Baskonia e che in Grecia sembrava comunque difficile da raggiungere, vista la presenza ingombrante di un gran giocatore come Nick Calathes.
Nemanja Nedovic, invece, ha vissuto a Malaga la sua breakout season. Dopo un apporto importante nel trionfo andaluso in Eurocup, il serbo ha chiuso il 2018-19 a quasi 17 punti di media, e a Milano potrà puntare a una maggiore efficienza date le minori responsabilità a livello di costruzione del gioco. L’intesa con James è apparsa buona e migliorabile nelle prime uscite stagionali, e dall’affiatamento del suo backcourt dipendono molte delle chances europee dell’Olimpia.
Da Malaga Nedovic ha ritrovato a Milano il neo-italiano Jeff Brooks, vero e proprio giocatore barometro dei biancorossi: la sua versatilità - può coprire perfettamente, anche in Europa, entrambe le posizioni di ala e all’occorrenza anche il ruolo di centro in un super small ball, ventilato come ipotesi anche dallo stesso Pianigiani - offre a Milano un ventaglio di soluzioni offensive (e difensive, come testimoniato dall’ottimo impatto nel debutto stagionale contro Brindisi) inesplorate fino all’anno scorso, oltre ad una maggiore valorizzazione degli istinti tecnici e tattici di Vladimir Micov e Mindaugas Kuzminskas.
Amedeo Della Valle, invece, è reduce dalla sua stagione della consacrazione. Le regole d’ingaggio, in Europa, per lui sono molto chiare: la capacità di produrre punti in maniera istantanea, fornendo quell’apporto in grado di cambiare l’inerzia di una partita in uscita dalla panchina. Il giocatore ammirato nell’ultima Eurocup, chiusa con l’inserimento nel quintetto ideale della manifestazione, è in grado di essere un fattore anche in Europa, e raggiungere Datome, Hackett e Melli in quel gruppo ridotto di azzurri capaci di elevare il loro rendimento anche al massimo livello continentale.
Di questi cinque, tre li vedremo nella prossima Eurolega.
Oltre a parlare di chi è arrivato, è importante anche rivolgere lo sguardo a chi è rimasto. In un reparto esterni rinnovato per la metà, Curtis Jerrells, Dairis Bertans e Andrea Cinciarini dovranno garantire affidabilità e continuità. L’eroe dello Scudetto 2014 e il capitano biancorosso dovranno essere pronti nel momento del bisogno: un esempio può essere il secondo debutto milanese di Jerrells, lo scorso anno a Valencia, che era sembrato poter invertire la rotta di una stagione europea nata male.
A Bertans, invece, si chiederà in primis la capacità di segnare canestri importanti anche in momenti decisivi, come il lettone ha già dimostrato di saper fare nella scorsa stagione, ma anche la crescita vista nella metà campo difensiva lo scorso anno potrà tornare, se replicata in questa stagione, molto utile alla causa biancorossa. Qualità istantanea richiesta nelle occasioni in cui sarà coinvolto in Europa (dei 13 giocatori in squadra dovrebbe essere lui il maggiore indiziato per la tribuna) anche a Simone Fontecchio, il cui buon apporto in campionato potrebbe costituire una solida base per un contributo di livello in Europa.
Barometri della stagione biancorossa, in Europa come in Italia, saranno Micov e Kuzminskas. L’arrivo di Brooks ne allevia le richieste sui due lati del campo, permettendo a entrambi di ricoprire il ruolo giusto al momento giusto: per il serbo, la capacità di essere leader silenzioso ed equilibratore delle due fasi di gioco; per il lituano, l’estro a campo aperto, anche in contropiede, e la possibilità di sfruttare eventuali mismatch nell’amato ruolo da 3, in cui dovremmo vederlo con più continuità in questa stagione.
Last but not least, le Twin Towers meneghine: Arturas Gudaitis e Kaleb Tarczewski. Il lituano è stato il miglior giocatore della scorsa stagione biancorossa, in Europa come in Italia, oltre che una rivelazione a livello continentale. Quest’anno il numero 7 milanese non potrà contare su una sorta di effetto sorpresa, con gli avversari che non lo conoscono, ma nelle prime uscite si è visto un giocatore sempre sul pezzo, capace di aggiungere materiale al suo repertorio.
La rivelazione: può Arturas Gudaitis crescere ancora di livello?
È apparso in crescita nel weekend italiano anche Kaleb Tarczewski, dopo una preseason altalenante: la possibilità di non interrompere il lavoro a causa di impegni con le nazionali ha dato i suoi frutti. Il lungo d’origine polacca ha mostrato una novità del suo gioco molto apprezzata da parte di Pianigiani: correre rapidamente il contropiede, mettendo in difficoltà la difesa avversaria che non riesce a prendere punti di riferimento contro una squadra potenzialmente molto perimetrale come Milano, in grado di schierare sempre almeno quattro tiratori affidabili dalla lunga distanza.
Nella marcia di avvicinamento al debutto europeo, il coach senese ha più volte sottolineato come l’Olimpia quest’anno giochi per entrare in quella élite europea da cui manca da cinque anni. Tutto passerà attraverso la creazione continua di un’identità di squadra, vista in parte già negli scorsi playoff italiani da cui Milano è uscita indubbiamente rafforzata e non soltanto per la vittoria dello Scudetto numero 28.
È pacifico affermare che Milano faccia parte, per logica e potenza del roster, di quel gruppo di 6-7 squadre che si contenderanno tre o quattro piazzamenti playoff, e in tanti si sono sbilanciati negli ultimi giorni nel dare l’Olimpia virtualmente tra le prime otto. È un pronostico difficile da fare, perché come giustamente sottolineato da Pianigiani per essere tra le prime otto d’Europa dopo 30 (o 50-60, contando anche il campionato nazionale) partite devono coesistere anche condizioni molto particolari, ma è altrettanto vero che Milano possiede certe caratteristiche interessanti, come la potenza di fuoco di un backcourt titolare in grado di produrre potenzialmente anche 50 punti in una partita o la grande versatilità delle sue ali, che se incalanate per il verso giusto potrebbero rendere il 2018-19 europeo dell’AX Armani Exchange Milano un’ottima annata.