Quando tre anni fa la prima Eurolega della nuova era prendeva il via, la mente era già rivolta verso il futuro: a possibili allargamenti e novità, all’eventualità che alcune squadre privilegiassero esclusivamente l’impegno europeo, a come il basket continentale avrebbe risposto alla rivoluzione comportata dalla sua competizione più importante, e parallelamente alla lotta di potere contro la FIBA.
Tre anni dopo e vicini al giro di boa dell’iniziale progetto decennale, alcune prime somme possono essere senz’altro tirate. Alla vigilia della prima competizione a 18 squadre - con il ritorno della Francia e l’allargamento dei piazzamenti tramite Eurocup già stabilito per il prossimo anno -, l’Eurolega sembra finalmente matura per potere accogliere due compagini in più, specialmente dopo la spettacolare stagione passata.
Per cause contingenti che nulla hanno a che vedere - almeno direttamente - con la seconda competizione cestistica al mondo, il 2019-20 segnerà anche la prima assoluta di una squadra esclusivamente impegnata sul fronte europeo, l’Olympiacos Pireo. Una sorta di beta test per un futuro che potrebbe essere di tante Olympiacos.
Mentre il discorso con la FIBA potrebbe riaprirsi nei prossimi mesi, la situazione dell’Eurolega è probabilmente più florida che mai. Con tre vincitrici diverse in tre anni e nove squadre su undici tra quelle con licenza decennale ad aver raggiunto i playoff nel corso di almeno una delle tre stagioni (Milano e Maccabi intendono rompere il tabù in questa stagione), il livello medio del basket europeo si è decisamente alzato e l’Eurolega, in questo, ha giocato un ruolo decisivo.
La stagione che va a iniziare promette di superare - in spettacolo ed equilibrio - quella passata, dove sei club su sedici erano in corsa per un posto ai playoff fino all’ultimo quarto dell’ultima giornata. Almeno una dozzina dei club in corsa in questa stagione può rivendicare legittime aspirazioni di playoff, e per minimo la metà di questi il biglietto per le Final Four di Colonia è un obiettivo concreto più che un sogno. Ma come si presentano al via le 18 squadre della nuova Eurolega?
Come si presentano i campioni in carica
Viene difficile pensare, nel recente passato, a una squadra campione in carica più rinnovata del CSKA Mosca di Itoudis. I tanti contratti in scadenza a giugno hanno portato a cinque partenze decisamente rilevanti nello scacchiere del coach greco, andando a formare un intero quintetto - da Sergio Rodriguez e Nando De Colo tra gli esterni a Cory Higgins, Alec Peters e Othello Hunter tra i giocatori più interni. Il trionfo di Vitoria è quindi corrisposto alla fine di un ciclo, ma l’Armata Rossa ripartirà con ambizioni rinnovate e aggiunte decisamente intriganti.
Il documentario con cui l’Eurolega ha celebrato la stagione del CSKA Mosca, tornato sul tetto d’Europa.
Sotto canestro, ad affiancare il confermatissimo capitan Hines, Bolomboy e Vorontsevich, lo sbarco in Europa di un Kosta Koufos chiamato a sostituire Hunter. Insieme a lui è anche arrivato il tedesco Johannes Voigtmann, in rampa di lancio dopo tre stagioni in continuo crescendo al Baskonia. Sempre dalla terra che fu scenario del trionfo di maggio, Darrun Hilliard è chiamato a non far rimpiangere troppo Higgins.
Decisamente particolari sono le tre novità nel reparto esterni: il lettone Janis Strelnieks, uno dei migliori tiratori delle ultime stagioni; l’ex Wizards e Knicks Ron Baker, al debutto assoluto in Europa e appartenente alla dozzina abbondante di giocatori NBA che ha scelto di venire in Europa; ma soprattutto Mike James, ritrovatosi con la porta dell’Olimpia Milano chiusa da Ettore Messina e approdato, a estate inoltrata ma con tanta voglia di far bene, in una squadra dove dovrà dimostrare, una volta di più, di saper esaltare i suoi pregi e limitare i suoi difetti allo stesso tempo.
Il capocannoniere dell’ultima Eurolega arriva nella squadra campione in carica. E non è neanche il colpo dell’estate, il che la dice lunghissima su cosa sia stata l’estate dell’Eurolega.
È difficile capire quanto il CSKA possa ripetersi in una competizione che combina le caratteristiche di un lungo percorso con l’episodicità delle gare secche della Final Four. Più semplice immaginare come la partenza possa essere più lenta degli ultimi anni, per una squadra abituata da sempre a stare tra le prime tre lungo tutta la regular season nell’ultimo triennio. Ripetersi, a livello di Eurolega, è roba per pochissimi: il CSKA, però, ha tutte le carte in regola per potere ricostruire un mix vincente, pur con ingredienti diversi rispetto a dodici mesi fa.
Da Vitoria a Colonia
Reduce dalla clamorosa (e meritata) finale di un anno fa, l’Efes riparte all’insegna della continuità quasi più totale. Sono solamente tre le novità nel roster, di cui due rilevanti a livello di roster europeo: l’ex CSKA e Phoenix Suns Alec Peters (che idealmente sostituisce il partente Motum) e Chris Singleton (arrivato anche a sostituire il lungodegente Adrien Moerman, infortunatosi alla vigilia del Mondiale e fuori almeno fino all’anno nuovo).
Le chances di ripetersi, soprattutto tra le prime cinque, per la squadra di Ataman passano soprattutto dalla conferma dell’impatto di Shane Larkin (per cui potrebbe arrivare, a stagione in corso, un passaporto turco) e Vasilije Micic, reduce da un Mondiale difficile soprattutto a livello personale. La versatilità della squadra turca, oltre al fattore continuità (in controtendenza alla maggior parte delle altre big) potrebbe permettere la replica dei risultati della scorsa stagione, ma è anche vero che nessuno vorrà commettere il rischio di sottovalutare l’Efes.
Da Shane Larkin ci si aspetta tanto, visto anche quando ha dato nella stagione passata.
Altra squadra dalle tante conferme è il Real Madrid, guidato ancora una volta da Pablo Laso. Qui le novità sono soltanto due, anche se di peso: tra gli esterni è arrivato Nicolas Laprovittola, reduce prima dal titolo di MVP della Liga ACB con Badalona e poi da un Mondiale da protagonista con l’Argentina; insieme a lui è sbarcato Jordan Mickey, atteso al salto di qualità dopo una bella prima stagione in Europa al Khimki.
Le sole due novità si spiegano anche con due rinnovi contrattuali di peso effettuati in estate dalle merengues: a Facundo Campazzo verrà chiesto di replicare le magie viste in terra cinese a settembre, a Walter Tavares di confermarsi fattore sui due lati del campo dopo aver vinto nella scorsa stagione il premio di miglior difensore. Questo mix, unito all’esperienza di veterani come Llull, Fernandez, Causeur, Randolph e Carroll, rendono probabilmente il Real la favorita numero uno per la prima testa di serie a fine stagione regolare.
“El Mundo de Facundo” torna in programmazione nelle migliori arene europee dopo le tre magiche settimane cinesi.
Tra le tre “deluse” di Vitoria, il Fenerbahce di Zeljko Obradovic è indubbiamente la squadra che ha cambiato di più. Non tanto per il numero di nuovi arrivi, alla fine non così elevato (tre, tra i giocatori che avranno tanto spazio in Europa), quanto per il peso specifico nel roster. Salutati Guduric e Melli alla volta della NBA oltre a Ennis e Green, le firme di Nando De Colo e Derrick Williams (a sostituire i due neo-giocatori di Grizzlies e Pelicans) sono senza dubbio tra le più importanti dell’estate europea.
Con gli ex CSKA e Bayern l’impronta offensiva sarà indubbiamente più marcata e nella metà campo difensiva ci si aspettano buone cose anche dal terzo arrivo “rilevante” Leo Westermann, ma la strada del Fenerbahce sarà determinata dalla tenuta fisica. Un anno fa l’inseguimento al primo posto, dopo un girone d’andata storico da 14-1 con dodici vittorie consecutive, costò carissimo in termini fisici con gli infortuni di Vesely, Lauvergne e Datome. Quest’anno, con un anno in più sulla carta d’identità dei giocatori più determinanti, la capacità di conservazione delle energie sarà ancora più determinante.
Dominante al Bayern, Williams dovrà essere in grado di fare il passo successivo in Turchia.
I playoff non bastano più
Qualsiasi discorso sulla regina del mercato europeo - almeno tra le squadre che vogliono fare uno step ulteriore dai playoff alle Final Four - non può prescindere dal nome del Barcellona. Al telaio di una squadra arrivata a una vittoria dalle Final Four cinque mesi fa sono stati aggiunti cinque giocatori di livello assoluto per la competizione, in grado di rendere i blaugrana una delle principali contender al trono europeo, se non la favorita numero uno. Della firma di Nikola Mirotic, diventato il più pagato del basket europeo e già determinante nelle prime partite di ACB, si è tanto scritto in estate, ma non meno importanti sono le aggiunte di due grandi protagonisti dell’Eurolega nelle ultime due stagioni come Cory Higgins e Brandon Davies.
A completare il tutto, altri due ritorni in Europa: quello di Alex Abrines, che riprenderà col basket giocato dopo i problemi personali che hanno messo fine alla sua esperienza con gli Oklahoma City Thunder; e quello di Malcom Delaney, arrivato a tamponare il grave infortunio di Thomas Heurtel e tornato in quella competizione dove tre anni fa guidò il Lokomotiv Kuban fino alle Final Four. Aggiungendo al tutto i rinnovi di Hanga e Claver - oltre alle conferme di un nucleo talmente profondo da relegare ai margini delle rotazioni uno come Pierre Oriola, determinante nell’oro Mondiale della Spagna - si può capire bene come chi vorrà alzare il trofeo a Colonia dovrà fare i conti soprattutto con la squadra di Pesic.
Le capacità difensive di Hanga saranno ancora più fondamentali in una squadra dal rinnovato arsenale offensivo come il Barcellona.
Da Rick Pitino a Jimmer Fredette: per riprendere l’inseguimento a quelle Final Four che in casa green mancano ormai da tanto tempo, il Panathinaikos ha deciso di affidarsi a un’altra icona del college basket, chiuso - non senza qualche rammarico - il rapporto con l’ex coach di Louisville, sostituito dal ritorno di Pedoulakis. L’ex Brigham Young, al debutto in Europa, è una delle firme più elettrizzanti dell’estate europea, in un contesto che può contare anche su un altro ex-NBA come Wesley Johnson e su un giocatore spettacolare come Tyrese Rice, già MVP delle Final Four di Eurolega e nell’ultimo anno anche della Basketball Champions League con il Bamberg.
Considerate altre tre novità che dovrebbero avere un ruolo più marginale (Wiley, Brown e Bentil), il destino del Pana passerà anche dal rendimento di due giocatori usciti molto bene dalla scorsa stagione e un po’ meno bene dal Mondiale: Nick Calathes dovrà garantire un apporto di alto livello in un reparto esterni decisamente più affollato di un anno fa, mentre Georgios Papagiannis con compagni di reparto nuovi avrà da dimostrare di essere in grado di fare passi in avanti come nella scorsa stagione. OAKA può essere un fattore (anche se i quattro ko interni dello scorso anno non dovranno ripetersi), ma l’impressione è che andranno azzeccate tutte le scommesse per garantirsi un posto ai playoff.
Il debutto in campionato di Fredette.
Tante conferme, invece, per il Baskonia di Perasovic, capace di acciuffare un posto ai playoff nella scorsa stagione nonostante i tanti infortuni patiti in regular season. In questo senso la nuova stagione non è iniziata al meglio con la rottura del tendine d’Achille di Jayson Granger, ma ad affiancarsi all’emergente Luca Vildoza sono arrivati due rinforzi di livello nel reparto esterni come Pierria Henry, secondo quintetto dell’ultima Eurocup con l’UNICS Kazan, ma soprattutto Nik Stauskas, alla prima esperienza in Europa.
Due anche le novità tra ali e centri, dove si fa affidamento sull’esplosione definitiva di Shavon Shields e sul recupero in piena forma di Toko Shengelia: Michael Eric viene da una buona stagione nel pessimo Darussafaka, mentre Achille Polonara è atteso all’esame di maturità dopo gli ottimi playoff scudetto con la maglia di Sassari. Quello dei baschi è un roster forse meno profondo rispetto alle ultime stagioni, ma il Baskonia da anni è abituato a sorprendere, crescendo molto nel corso della stagione: potrebbe accadere anche quest’anno.
Smaltiti gli infortuni della scorsa stagione, Shengelia torna a prendersi il suo Baskonia.
Anche sullo Zalgiris Kaunas di Sarunas Jasikevicius si possono dire le stesse cose del Baskonia. L’estate passata ha portato al quasi definitivo smantellamento della squadra capace di raggiungere la Final Four due anni fa e di acciuffare i playoff nella scorsa stagione con una storica rimonta nelle ultime otto giornate: le tante novità (di fatto è rimasto solo il nucleo lituano) potrebbero fare pensare a un’annata di transizione, ma i margini di crescita potrebbero portare a un nuovo exploit.
Due giocatori importanti come Alex Perez (che ricoprirà quel ruolo che è stato prima di Pangos e poi di Wolters nel biennio dello Zalgiris in top 8) e Jock Landale sono però debuttanti a livello di Eurolega, come anche Nigel Hayes dal Galatasaray. Più esperienza a questi livelli, invece, per Zach LeDay e Lukas Lekavicius: un nucleo molto nuovo e da valutare per una squadra che di certo non avrà la “pressione” del risultato che avranno in tante altre, come quelle appartenenti al lotto di chi vuole rientra
Riuscirà Zach LeDay a sposare al meglio il progetto di Jasikevicius?
Chi vuole (ri)entrare nelle magnifiche otto
Il primo è indubbiamente il caso dell’Olympiacos, atteso da una stagione che potrebbe per certi versi essere storica, oltre che uno spartiacque nel presagire il futuro del basket europeo. Dato il caos legato alle proteste arbitrali a margine dei derby di campionato contro il Panathinaikos e la somma di penalizzazioni che hanno portato a una retrocessione d’ufficio in A2, la prima squadra dei biancorossi giocherà soltanto l’Eurolega, mentre l’incombenza ellenica sarà lasciata a una squadra-B di giovani e giocatori di secondo piano.
In mano a David Blatt, che ha deciso di rimanere in panchina nonostante la sclerosi multipla rivelata al mondo negli scorsi mesi, c’è un roster che appare molto completo e versatile, con una ridotta componente greca rispetto al recente passato (su cui spiccano le conferme di Spanoulis, Printezis e Papanikolau) insieme a un mix di debuttanti a livello Eurolega (l’ex Virtus Punter, Baldwin e Happ) e giocatori più affermati nel vecchio continente (Cherry, Paul, Kuzminskas, Rubit oltre al confermatissimo Milutinov) che potrebbe anche riportare l’Olympiacos tra le prime otto d’Europa, data anche la maggiore freschezza atletica che deriverà dall’unico impegno stagionale.
Dopo il back-to-back in Basketball Champions League, per Kevin Punter è la grande occasione di una carriera che sembra quella di un Keith Langford 2.0.
Manca da tanto tempo dalle prime otto squadre d’Europa anche il Maccabi Tel Aviv, pronto a iniziare la prima stagione completa con Sfairopoulos alla guida. Israeliani che hanno realizzato una piccola rivoluzione, tra l’altro a mercato inoltrato: alle conferme di Scottie Wilbekin, Caloiaro, Dibartolomeo, Black e dei giovani Zoosman e Avdija (per cui si profila una chiamata in lottery al prossimo Draft NBA), si andranno ad accostare tanti volti nuovi.
Quello che ha generato più entusiasmo nella tifoseria è indubbiamente il ritorno a casa dopo 10 anni di Omri Casspi, ma è l’insieme quello che restituisce l’immagine di una squadra che, pur dovendo trovare un amalgama, sicuramente si presenta come candidata più che credibile a uno dei posti nei playoff. Dorsey, Wolters, Bryant e Cohen III tra le guardie; Acy, Cohen e lo stesso Casspi tra le ali, oltre al campione d’Europa Othello Hunter a dare il cambio sotto canestro a Tarik Black: un telaio intrigante che ha la possibilità di essere amalgamato per il raggiungimento di grandi risultati.
È Deni Avdija il candidato numero uno al premio di miglior giovane?
Vinta la scommessa Derrick Williams e sfiorati i playoff nell’anno del ritorno in Eurolega, il Bayern Monaco entra nel primo anno della sua licenza biennale con una squadra molto nuova ma fatta con logiche abbastanza simili a quelle dello scorso anno, chiuso con 14 vittorie in Europa e il bis del titolo tedesco. Se l’ex seconda scelta del Draft 2011 era il nome di grido lo scorso anno, la versione 2019-20 dei bavaresi vede un nome su tutti: quello di Greg Monroe.
L’ex Celtics e Sixers, al debutto europeo dopo nove stagioni di NBA, ha il potenziale per rivelarsi come il migliore della stagione nel suo ruolo, e dovrà dimostrarsi anche trascinatore di un gruppo di qualità ma forse meno talento degli anni passati. Rifirmati giocatori importanti come Lucic e Dedovic, l’estate ha portato tante novità con il talento dell’ex Trapani e Rasta Vechta Bray (che però salterà per infortunio la prima parte della stagione), dell’ex NBA Huestis e dell’ex Malaga Lessort su tutti, senza però dimenticare il ritorno in Germania di un Paul Zipser a caccia di rilancio e l’arrivo di un Diego Flaccadori in cerca della definitiva consacrazione dopo il quinquennio a Trento. È difficile individuare quale possa essere l’obiettivo dei bavaresi: forse ripetere il numero di vittorie e la “presenza” nella lotta per i playoff. Non sarà facile, ma sul Bayern già in pochi avrebbero scommesso un anno fa.
Greg Monroe in NBA è stato anche questo giocatore. Riuscisse a mostrare parte di questo arsenale, per il Bayern si aprirebbero grandi prospettive.
Obiettivo playoff quasi doveroso per il Khimki Mosca, il cui mercato di altissimo profilo ha decisamente innalzato l’asticella delle aspettative attorno alla squadra di Kurtinaitis. Tra i ritorni dalla NBA di Jonas Jerebko, Dairis Bertans e di Timofey Mozgov (del quale andrà valutata la condizione fisica) e gli arrivi di giocatori decisamente rodati a livello europeo come Karasev, Timma (rimasto a Mosca dopo il prestito della scorsa stagione), Evans o il duo ex Bayern Jovic-Booker, le conferme di giocatori come Gill e Alexey Shved rendono il Khimki una contender a tutti gli effetti.
Attorno alla squadra di Kurtinaitis non mancano, però, le incognite: la condizione fisica di Mozgov ma anche dello stesso Shved; la tenuta difensiva, in una squadra che ha ben chiari ruoli e responsabilità; la capacità di resistere alle pressioni che inevitabilmente arriveranno, visto il grandissimo talento di cui dispone la seconda squadra della capitale moscovita, la quale punta dichiaratamente a una delle tre wild card che saranno distribuite annualmente a partire dal prossimo anno. Per aumentare le possibilità, però, c’è l’impellenza di fare risultato, anche per riscattare la deludente scorsa stagione.
Per riportare il Khimki tra le migliori otto d’Europa ci vorrà il miglior Alexey Shved.
Novità, ma non semplici comparse
Detto di 12 delle 13 confermate rispetto alla passata stagione (dell’Olimpia Milano parleremo tra poco), è interessante osservare le cinque novità rispetto allo scorso anno, di cui una sola (lo Zenit San Pietroburgo) a livello assoluto. Squadre che difficilmente potranno entrare per davvero nell’affollatissima lotta playoff - qualche chance potrebbero avercela Valencia e Stella Rossa, ma tanto dovrebbe girare per il verso giusto - ma che vorranno onorare al meglio la manifestazione non limitandosi a recitare il ruolo di comparsa.
Valencia torna in Eurolega fresca del suo quarto titolo in Eurocup, competizione in cui nessun’altra squadra ha vinto più di due volte: in caso di qualificazione ai playoff, poi, confermerebbe il suo posto nella competizione anche per il 2020-21. Chances ce ne sono, anche se un po’ ridotte: il nucleo del dominio al piano di sotto è rimasto quasi integralmente (con l’eccezione di Matt e Will Thomas, approdati a Toronto e Zenit), con l’aggiunta di profili interessanti come il talentuoso Vanja Marinkovic, le capacità realizzative di Colom e Loyd oltre alla solidità di Motum e Ndour, che ben si possono accompagnare alle caratteristiche di Bojan Dubljevic.
Il montenegrino è stato grande protagonista del successo spagnolo nella scorsa stagione.
A tornare dopo una stagione di assenza è anche la Stella Rossa, che ha costruito una squadra da battaglia in grado di fare infiammare la Aleksandar Nikolic Hall, tra il ritorno di Charles Jenkins, l’energia di James Gist e la voglia di riscatto e affermarsi dei due Brown, Derrick e Lorenzo. Da battaglia, esperta e grossa dal punto di vista fisico: l’unica rappresentante serba della prossima Eurolega vuole provare a riavvicinare i livelli sfiorati tre stagioni fa, grazie anche a un fattore campo determinante.
Mancava da qualche stagione in più - precisamente cinque - l’Alba Berlino di Aito Garcia Reneses, eccellente finalista dell’ultima Eurocup e autrice di un rinnovamento mirato con le firme di Makai Mason, Tyler Cavanaugh e dell’ottimo Markus Eriksson (rimasto in Eurolega dopo la bella stagione a Gran Canaria e firmato a lungo periodo per diventare uno dei leader di questa squadra), ma anche Luke Sikma, esordiente in Eurolega come un altro giocatore molto atteso dei berlinesi: Peyton Siva, uno dei rookies più elettrizzanti della stagione.
Luke Sikma è debuttante in Eurolega da MVP in carica dell’Eurocup.
Pensare ai rookies fa venire in mente anche un nome che da tempo alberga nei Mock Draft NBA, quello di Theo Maledon: la principale attrazione dell’ASVEL Villeurbanne, che riporta la Francia in Europa almeno per le prossime due stagioni. La squadra presieduta da Tony Parker è, prevedibilmente, una delle più rinnovate dell’estate: tante delle novità, però, riguardano giocatori quasi del tutto digiuni a livello di Eurolega (con l’eccezione di Edwin Jackson, che ritrova la squadra che lo lanciò nel grande basket). Per loro, quindi, sarà un anno per fare esperienza e togliersi soddisfazioni, senza troppe pretese.
Più ambizione potrebbe averla lo Zenit San Pietroburgo, ripescata in Eurolega con una wild card generata dalla vittoria di Valencia in Eurocup. La terza squadra russa è al suo esordio assoluto in Eurolega: un debutto che arriva dopo tanta Eurocup ma senza particolari squilli (mai oltre i quarti di finale) e per il quale si è fatta una squadra con tanti giocatori emergenti (Hollins, Iverson, Abromaitis) o di esperienza (Ayon, Ponkrashov, Renfroe, Will Thomas). Le pressioni sono poche, la voglia di far bene è tanta: la squadra potrebbe navigare nei bassifondi come stupire e spingersi oltre dove è lecito attendersela.
Per Austin Hollins dal Rasta Vechta allo Zenit sarà un triplo salto mortale.
Milano, l’anno di Ettore (e Luis)
Una squadra che attirerà molti interessi, e non solo per interessi patriottici, è indubbiamente la nuova Olimpia Milano all’anno I dell’era Ettore Messina. Era che assomiglia a una rivoluzione, dopo la fine ingloriosa dell’epoca Pianigiani: con l’innovativa - per l’Europa - doppia figura del coach e President of Basketball Operations, all’ex vice di Gregg Popovich sono stati dati pieni poteri, subito applicati per un mercato rivoluzionario.
Proprio a Milano, nelle Final Four perse in maniera rocambolesca col suo CSKA, apparteneva l’ultima apparizione in Eurolega di Ettore Messina prima di questa stagione.
Salutati (nonostante avessero entrambi contratto per la prossima stagione) due giocatori dall’indubbio talento ma usciti in maniera deludente dall’ultima stagione come Mike James e James Nunnally, Messina ha completamente rifondato il reparto esterni affidando le “chiavi dell’autobus” alla strana coppia formata da Sergio Rodriguez e Shelvin Mack.
Il play delle Canarie per la prima volta in carriera sarà leader principale - quasi indiscusso - di una formazione europea, che grazie a lui vuole raggiungere i vertici del continente; l’ex journeyman NBA, invece, debutta in Europa dopo alcune stagioni da backup al di là dell’Oceano, con la consapevolezza di essere stato fortemente voluto da Ettore Messina soprattutto per le sue qualità difensive.
Altri arrivi stranieri sono quelli di Aaron White dallo Zalgiris e Michael Roll dal Maccabi: due collanti ben rodati a livello di Eurolega e le cui caratteristiche vanno a sposarsi bene con il credo di Ettore Messina. Se un ruolo importante dovrebbe averlo il gruppo italiano (specialmente nelle figure dei nuovi arrivi in Riccardo Moraschini e Paul Biligha, oltre a Jeff Brooks), qualche parola va anche spesa sulla ciliegina sulla torta del mercato Olimpia, arrivato in tempo per il debutto in Eurolega contro il Bayern: Luis Scola, di ritorno in Europa dopo 12 anni e, insieme a Felipe Reyes, uno dei due giocatori in attività (e nella competizione) ad avere disputato anche la stagione inaugurale dell’Eurolega 19 anni fa.
È l’ultimo grande ballo di Luis Scola.
L’idea di portare a Milano l’ultimo grande reduce della Generacion Dorada è nata prima del Mondiale, - per stessa ammissione del giocatore, che nelle ultime due stagioni ha giocato in Cina con gli Shanghai Sharks - competizione che avrebbe anche potuto chiudere la carriera di Scola, qualora l’Argentina non avesse centrato la qualificazione a Tokyo 2020. Sarebbe sbagliato, però, pensare a Milano come una “palestra di lusso” per il nativo di Buenos Aires, per preparare una storica quinta Olimpiade. Fortemente voluta la possibilità di giocare per un allenatore da lui stimatissimo come Messina, Scola può essere un valore aggiunto sia in campo (dando maggiore versatilità ai lunghi di Milano) che fuori (operando da guida ed esempio per i compagni di un reparto altrimenti d’età ancora abbastanza fresca per i più alti livelli).
L’ambizione della prima Olimpia di Messina è quella di centrare quei playoff che a Milano mancano da cinque anni (e raggiunti una sola volta nel terzo millennio); il sogno è quello di spingersi ancora più in là, “attaccando” quelle Final Four sfiorate, in casa, nel 2014. Tanto passerà dagli effettivi recuperi di Nemanja Nedovic e Arturas Gudaitis, oltre alla possibilità da parte dei punti confermati di questo roster di continuare a scalare gerarchie e livelli di rendimento (il primo nome che salta in mente, a proposito, è quello di Kaleb Tarczewski). Nelle prime amichevoli la squadra ha dimostrato una grande abnegazione difensiva, con l’istinto di lottare su ogni pallone, e un impianto tattico capace di non fare rimpiangere il tanto talento salutato in estate. Red Shoes Are (Finally) Back?