Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il bello dell’Europa League 2020 vol. 1
20 set 2019
È tornata la rubrica sulla coppa che più ci mancava.
(articolo)
25 min
Dark mode
(ON)

Conosci la tua squadra di Europa League

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Avvenimenti importanti del 1908 in Austria-Ungheria: il regno decide di annettere la Bosnia, avviando una crisi che finirà per avere conseguenze mondiali; in un garage delle poste imperiali asburgiche a Linz Albert Siems decide di fondare una squadra di calcio. Si chiamerà Linzersportklub, diventato Linz-Athletic-Sporting-Klub (LASK) nel 2019, e diventerà una delle squadre più nobili d’Austria fuori da Vienna.

Fino al 1949 solo le squadre della capitale potevano partecipare al campionato professionistico austriaco. Il LASK ha dovuto aspettare il 1965 per vincere il suo primo titolo nazionale, poi il vuoto. A parte qualche finale di Coppa d’Austria rigorosamente persa, l’unica partita significativa del LASK risale al 1985, quando riuscì a sconfiggere in casa l’Inter.

LASK-Inter che sembra Juve-Inter, decisa da un gol su cui Zenga non è impeccabile.

Nel 1996 il LASK andò piuttosto avanti nel sogno intertoto - l’Atlantide dell’Europa League - perdendo solo contro il Rostov Volgograd. Nel 1997 il LASK è costretto a fondersi con l’altra squadra della città, il Linz, e possiamo dire che quella attuale è l’età dell’oro del club, che nel fino al 2014 era in terza categoria, nel 2017 ha vinto la seconda e due anni dopo si ritrova in Europa League. Linz in questi anni non ha avuto modo di interessarsi al calcio: nel 2009 è stata eletta città europea della cultura e nei secoli precedenti ha dato i natali al grande Giovanni Keplero, che per descrivere l’universo parlava di musica delle sfere, e il compositore Anton Bruckner. Mozart, di passaggio a Linz e ospite di Joseph Anton Thun, compose la sinfonia n° 36, nota poi come “Sinfonia di Linz”.

Anche oggi Linz ha mantenuto un forte legame con la musica. In centro è possibile trovare il “Donaulande”, un parco lungo il fiume dove si trova anche il “Musikpavillon”, dove dal giovedì alla domenica si tengono concerti di ogni tipo, anche di generi completamente diversi. Ieri ha esordito in Europa League contro il Rosenborg, ci è finito perdendo i preliminari contro il Club Brugges. Della rosa attuale bisogna per forza sottolineare il centravanti psichedelico Joao Klauss De Mello, austro-brasiliano che lo scorso anno ha segnato 21 gol in 33 partite all’Helsinki. Da segnalare anche la presenza dell’attaccante Samuel Tetteh e del fratello di Marcel Sabitzer, Thomas.

Possiamo definire il LASK la squadra dell’alta borghesia dell’Europa League.


Una birra per una squadra: Basilea - Falken

La birra Falken, come potete immaginare, ha lo stemma di un falco ed è nata a Sciaffusa, una città che magari non avete mai sentito nominare ma che è così importante da essere la capitale del canton Sciaffusa. È nel centro storico di questa cittadina quasi tedesca che nasce la storia della birra Falken, alla fine del 700, quando un uomo con dei baffi rassicuranti di nome Bernard Fischer fondò il birrificio accanto alla taverna “Zum Zedernbaum”.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Sono quindi circa trecento anni che la birra Falken è tra le più bevute di Svizzera, col suo gusto franco e sincero da normalissima Lager. Si caratterizza per non aver assolutamente nessun sapore particolare, ed essere però piuttosto dolce. Insomma, una birra perfetta per mangiare una raclette in compagnia e guardare una partita del Basilea. Se proprio volete osare potete provare la non-filtrata Eidgenoss, che ha una gradevole bottiglia con la croce svizzera al suo centro (bandiera, ricordiamo, che è stata la prima posata sulla luna nella missione dell’Apollo 11). Altre birre speciali sono la Hulse (conchiglia) e la Black Hawk, oltre alla buonissima Principe Falco.


Come ha giocato Pastore

Tra le tante buone notizie uscite da Roma-Istanbul Basaksehir per Fonseca ci sono anche i 20 minuti giocati nel secondo tempo da Pastore - che d’altra parte è di gran lunga il giocatore più Europa League della squadra giallorossa. La prestazione del trequartista argentino è sembrata andare di pari passo con quella della Roma - e quindi pessima, quasi inadeguata, nel primo tempo, intelligente e funzionale nel secondo.

Al di là del probabile calo fisico del Basaksehir, che ha allargato gli spazi e i tempi per eseguire le giocate, a cambiare sono stati soprattutto i movimenti di Pastore, che come ha dichiarato lo stesso Fonseca nel primo tempo non aveva capito che spazio occupare in campo finendo per sovrapporsi con Dzeko sulla trequarti. Nel secondo tempo, invece, il 27 giallorosso ha agito di fatto da mezzala di possesso, rivestendo finalmente quel ruolo di raccordo tra prima costruzione e definizione che nel primo alla Roma era totalmente mancato.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Eccolo, dopo una manciata di secondi dall’inizio del secondo tempo, comporre il vertice alto di sinistra di quella specie di doppio rombo con cui la Roma ha costruito l’azione ieri. L’obiettivo era quello di mandare in tilt i meccanismi di pressing alto della squadra turca e di permettere alla Roma di far risalire il pallone in tranquillità: se infatti Aleksic rimaneva basso a coprire lo spazio liberava la ricezione di Diawara di fronte alla difesa (come nell’immagine sopra)...

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

...se invece Aleksic cercava di aggredire Diawara alle spalle, si liberava la linea di passaggio alle sue spalle proprio per Pastore. Da questa costruzione, ad esempio, la Roma arriverà al tiro quasi dal limite dell’area piccola con Dzeko, servito proprio da Pastore con un filtrante delizioso.

Fonseca, come vediamo, si diverte a scomporre la struttura posizionale della propria squadra per confondere gli avversari: ieri abbiamo visto Kolarov rimanere agganciato agli altri due centrali a formare una difesa a tre di fatto, Cristante allargarsi a destra a fare quasi da terzino, Pastore abbassarsi sul centro-sinistra a fare da mezzala - ma la forza che sta cercando di acquisire la Roma è quella di non far sì che questi compiti non siano fissi ma che siano assunti di volta in volta da un giocatore diverso, a seconda delle situazioni di gioco, della posizione in campo, del momento della partita.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Vi ricordate Pastore scendere sul centro-sinistra a fare da mezzala? Bene, ecco Kluivert fare lo stesso movimento pochi minuti dopo, mentre il trequartista argentino ha preso il suo posto sul corridoio esterno.

Visto l’avversario, sicuramente è ancora poco, sia per la Roma di Fonseca che per Pastore, per trarre conclusioni definitive. A guardarlo con molto ottimismo, però, chissà che questo non possa essere il primo passo del ritorno di Pastore a livelli accettabili. Sarebbe ironico se, in un calcio sempre più veloce e muscolare, succedesse proprio grazie questo ruolo - che lo farebbe in un certo senso tornare alle origini. E cioè quello dell’enganche all’argentina.


Il tiro verticale di Morelos

https://twitter.com/fwithoutcontext/status/1174792514907324416?s=20

Immaginate se il calcio fosse uno sport giocato da 22 giocatori che corrono per il campo e che devono tirare la palla in una porta posta a 30 metri di altezza. Sarebbe molto complicato sfidare la forza di gravità in questo modo, trattenere l’istinto umano a correre in avanti e invece alzare gli occhi all’insù. In una dimensione in cui quel calcio esiste questo di Morelos sarebbe un grande tiro.


Come ha giocato Jony

In quella che è stata una delle peggiori sconfitte della Lazio degli ultimi anni, che inguaia il cammino in un girone non facilissimo, l’unica nota positiva per Inzaghi è stata la prestazione di Jony. Da anni quello dell’esterno sinistro è un buco nero nel 3-5-2 del tecnico, dove nessuno riesce a scalzare da quel ruolo Lulic, che però all’applicazione marziale contrappone dei limiti tecnici evidenti.

Arrivato per soli 2 milioni (con strascichi legali tra Lazio e Malaga) Jony ha giocato per quasi tutta la carriera come ala, ma in queste prime apparizioni sembra poter ricoprire il ruolo di esterno in maniera più completa e associativa rispetto a Lulic. Veloce e dotato di un buon dribbling, la sua più grande qualità sembra la sensibilità del suo piede sinistro come si è visto contro il Cluj.

Ieri dopo 10 minuti di partita ha messo un cross dalla tre quarti sulla testa di Milinkovic-Savic praticamente da fermo, un’occasione che il serbo avrebbe dovuto sfruttare meglio.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Da questa posizione Jony può creare una occasione da gol.

Per tutto il primo tempo è stato l’unico sbocco di una manovra farraginosa, che spesso rischiava di incastrarsi nelle combinazioni strette tra Correa e Caicedo. Da un suo cross tagliatissimo dopo un passaggio ricevuto da calcio d’angolo è arrivato il gol di Bastos. In 80 minuti ha effettuato 10 cross sui 14 totali della squadra.

Nel secondo tempo è calato, rimanendo invischiato nelle difficoltà della Lazio nel creare gioco. Un suo grande tiro da fuori di sinistro, con il pallone colpito troppo bene, è stata la migliore occasione della Lazio.

Inzaghi deve risolvere i problemi di equilibrio della sua Lazio, ma nella drammatica mancanza di alternative che spesso ha bloccato le campagne europee della squadra (o costretto alcuni giocatori agli straordinari), Jony sembra vicinissimo a diventare un giocatore su cui puntare.


Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League

Torna l’Europa League, torna il quiz migliore tra quelli che hanno scoperto Dani Olmo prima degli altri. Per chi arriva a questa rubrica per la prima volta (o per chi non riesce proprio a ricordare come funzionano i quiz) facciamo un breve ripasso: noi facciamo delle domande, voi rispondete. Siccome non abbiamo pagina 46, le risposte sono subito sotto: se sbirciate o cercate su Google andate contro lo spirito dell’Europa League come un Boris Jonshon qualsiasi. Telefonare ad Aritz Aduriz invece, è valido.

Per iniziare l’anno alla grande, stavolta mettiamo alla prova il vostro orecchio da tifoso: di seguito troverete delle tracce audio che sono cori, inni, canzonette tutte legate a squadre presenti nei gironi di Europa League. Quello che dovrete fare voi è indovinare a quale squadra. Va bene anche ascoltare solo le canzoni e ri-cantarle ubriachi in curva la prossima volta.

1)

2)

3)

4)

5)

[embed]https://soundcloud.com/marco-dottavi/canzone-7[/embed]

Risposte:

1) Linz LASK: se qui trovate l’inno, questa è una bella ballata austriaca dal titolo “Al Lask è servito il suo tempo”.

2) Dudelange 91: ovviamente non si trovano notizie di questo che è l’inno con più volte la parola alè dentro (ma potrebbe essere “alle” o “alles”).

3) Ferencvaros: è il rinomato inno Fradi induló, segnaliamo nel testo la frase “Cento ragazze, in attesa di un obiettivo / Cento baci dopo la partita vincente!”.

4) Qarabag: Forse l’inno della squadra azera, forse no, cambia qualcosa?

5) Wolverhampton: coro dei tifosi ripreso dalla canzone Hi Ho Silver Lining di Jeff Beck. Niente da dire, in queste cose gli inglesi sono i migliori.


Giocatore più Europa League: Daniel Sturridge

Quanto ci abbiamo creduto: 9

Quanto è stato realmente forte: 7

Quanto è caduto in disgrazia: 9

Quanto sembra depresso: 9

Onestamente pensavamo sarebbe stato difficile continuare questa rubrica per sempre, non arrendersi all’evidenza che anche i giocatori “Europa League” stanno scomparendo, come le tigri. Lo pensavamo almeno fino al minuto 46 di Getafe-Trabzonspor, quando dagli spogliatoi abbiamo comparire l’inconfondibile silhouette di Daniel Sturridge. Ma prima dobbiamo fare un passo indietro.

Lo rispieghiamo questa volta, per la prima puntata, poi basta: cos’è un “giocatore Europa League”? È un giocatore su cui a un certo punto la critica (ma anche noi o i nostri amici, o qualche società) ha creduto molto, ma che presto è caduto in disgrazia, per sue colpe, per colpe altrui (è uguale), ritrovandosi parcheggiato all’estrema periferia del calcio che conta, costretto per vivere a districarsi fra le nebbie di una partita d’Europa League. In definitiva: i giocatori Europa League sono un grande manifesto di come possono cambiare velocemente i destini di un essere umano. E Daniel Sturridge ci sta benissimo (in generale dobbiamo ringraziare la Turchia per questa rubrica).

Il primo riferimento che abbiamo a Sturridge (se vogliamo ignorare la multa fatta al Manchester City per averlo strappato alle giovanili del Coventry) riguarda la sua gloriosa partecipazione alla Nike Cup 2003-04: Sturridge porta il City alla vittoria, appena 14enne, e sembra una furia. Pochi anni dopo è già in prima squadra, gioca e non gioca, ma è già troppo forte per l’allora ancora poco blasonato City.

Sembra normalissimo quindi vederlo scappare dalla nebbia di Manchester per accordarsi con il Chelsea, che in quel momento è il-posto-dove-essere. Il suo picco arriva sotto la gestione Villas-Boas: 9 gol in 14 presenze e la sensazione che potesse essere lui a portare il calcio inglese nel futuro, con le sue accelerazioni e un set di movimenti offensivi praticamente infinito.

Ma le cose ben presto deragliano, Sturridge inizia a subire continui infortuni, finisce ai margini, per modo di dire: finisce al Liverpool. Qui, sotto la gestione Rodgers vive il suo momento di grazia, la stagione in cui i Reds arrivano ad un pelo dal titolo e in cui lui segna 24 gol. Quello che doveva essere l’inizio è però la fine: infortuni, carattere, Klopp, tutte cose che lo allontanano dal campo e lo rendono la riserva sfortunata del trio d’attacco più letale d’Europa.

Nel gennaio del 2018 fa scommettere al fratello sul suo trasferimento al Siviglia, anche se poi finisce al West Bromwich. La Federazione lo sospende per sei settimane, lui torna al Liverpool e vince la seconda Champions League della sua carriera, ancora una volta non da protagonista.

In estate lascia il Liverpool a parametro zero, strappando una lacrima ai tifosi più nostalgici. Tra tutte le destinazioni possibili finisce a Trebisonda, l'ultima città bizantina indipendente ad essere conquistata dai turchi ottomani. Quella con il Getafe era la sua 11esima persenza in Europa League, altre arriveranno: Sturridge è sembrato un po’ imbolsito, fuori posto, perfetto per questa rubrica.


L’oroscopo di Niang - venerdì 20 settembre / mercoledì 2 ottobre

Da questa stagione il Bello dell’Europa League vi offre un oroscopo tenuto dal famoso attaccante e astrologo Mbayé Niang. Ogni settimana Niang interpreterà le congiunture astrali a proposito di 5 segni legati a 5 giocatori di Europa League passati e presenti. Niang vi dirà qualcosa sulle vostre prossime due settimane, quelle che vi separano dal prossimo turno di Europa League.

Toro - Benjamin Kololli

Novità in arrivo sul fronte lavorativo, il che significa più responsabilità per gli stessi soldi. Provate a non accettare. Non schierate MAI Berardi al Fantacalcio, evitate bibite gassate e state sempre attenti a controllare i gradi della lavatrice.

Acquario - Aritz Aduriz

Settimane da dieci e lode con l’accoppiata Caleta-Car-Upamecano in Saturno. Siete pieni di desiderio sessuale che sfogherete sull’anticipo di Eredivisie (Twente-Heracles). Andrete a vedere il film di Tarantino ma non vi piacerà, lunedì vi dimenticherete la sveglia.

Capricorno - Clement Grenier

Mercoledì trovate 10 euro per terra ma il cosmo si vendicherà di voi facendovi prendere l’influenza intestinale. Guarirete appena in tempo per il prossimo turno di Europa League, dimagriti di 7 chili.

Scorpione - Christian Fassnacht

Siete stanchi: urge curetta a base di propoli, ginseng e vecchi gol su punizione di Juninho Pernambucano. Limitate il dispendio di energie al minimo, non lavate i piatti, lasciateli accumulare poi pagate una donna delle pulizie alla fine della settimana. Prendetevi ferie al lavoro, falsificate un certificato medico e restate a casa. Non aprite Netflix, tanto non c’è niente. Concentratevi su cose piccole e soddisfacenti: pittura giapponese, origami. Magari prendetevi quelle una di quelle uscite in edicola che vi permette di costruire un veliero in miniatura.

Ariete - Damjan Djokovic

Siete pieni di energie ma non avete niente da fare. Iscrivetevi a un corso di programmazione Python, fa sempre comodo.


Organizza la prossima trasferta: Malmo-Copenaghen

Costo viaggio e alloggio: 230 euro.

Ore viaggio da Milano: 2 ore.

Il ponte di Oresund è lungo 16 km ed è stato inaugurato nel 2000 dalle nobili mani di Re Carl Gustav di Svezia e da quelle della regina Margrethe di Danimarca. La sua costruzione ha modificato la mentalità g svedesi, non più chiusi su una penisola ma aperti al continente. Da Malmoe ci si mettono circa tre quarti d’ora ad arrivare a Copenaghen, attraversando il ponte sopra l’acqua color ciano del Baltico.

Il 3 ottobre le due squadre dello stretto si affronteranno nel derby più civile d’Europa, o se non altro quello col PIL più alto. Una trasferta affascinante se non siete spaventati dal costo della vita dei paesi scandinavi, essere schiacciati dal loro welfare e dal loro potere d’acquisto. Il viaggio non vi costerebbe nemmeno tanto e noi vi consigliamo di andare direttamente a Copenaghen. Il volo da Milano costa poco più di 80 euro e un alloggio su Air Bnb da mercoledì 2 a sabato 5 - il tempo necessario per godervi le meraviglie dei luoghi - vi costa sui 150 euro. Ammettetelo: pensavate peggio.

Il consiglio è di alloggiare a Norrebro, il quartiere multiculturale e artistico della città, per avere a portata di mano i bar, le birrerie, i cinema d’essai, le mostre migliori della città. Dopo un bel mercoledì sera a Norrebro giovedì mattina il consiglio è di partire per Malmoe e farvi un po’ di mare a Ribersborg, definita la Copacabana scandinava con i suoi 4km di spiagge di sabbia e attendere la partita, magari dando anche un’occhiata al Turning Torso di Calatrava, un grattacielo che pare avvitarsi su sé stesso dopo un colpo di vento. Il Malmo ha perso l’esordio contro la Dinamo Kiev e dovrà per forza fare punti contro i cugini di stretto: il Malmo Stadion sarà in fiamme.


La casetta rossa dietro lo stadio del Cluj

Cluj è uno dei centri culturali più vitali della Romania: città universitaria nel cuore della Transilvania, la sua storia è millenaria e comincia all’epoca dei romani, quando era uno dei centri più importanti della Dacia.

Nel quartiere di Gruia, a nord del centro storico, si trova lo stadio Constantin Rădulescu, dalla capienza di 23500 spettatori. La sua particolarità è che è coperto di spalti per 3 lati su 4, lasciando quasi totalmente scoperto lo spazio alle spalle di una delle due porte.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Nonostante il tentativo un po’ raffazzonato di coprire la brulicante vita di Cluj con dei teloni, era impossibile non notare una palazzina color rosso mattone, con degli infissi bianchi e un tetto a spiovente quasi del colore della maglia dei rumeni. Si trova al numero 51 della Strada Romulus Vuia, una delle arterie principali della città. Con i satelliti di Google si scopre che è su tre piani, più una mansarda e che davanti ci sono parcheggiate 3 macchine. Sulla vita dei proprietari non sappiamo nulla, ma nelle prossime settimane saranno spettatori privilegiati dell’Europa League, loro e la loro casa color mattone.


Le avventure di Romolo e Super Owl

Ieri è nata una nuova bromance tra Romolo, la mascotte dell’AS Roma, e Super Owl, la mascotte dell’Istanbul Basaksehir. Un’amicizia che in teoria non troverebbe cittadinanza nel regno animale visto che un gufo e un lupo non possono essere amici, ma che nell’universo mascotte è perfettamente normale. Riviviamo insieme le avventure dei due compari nella giornata di ieri.

Romolo e Super Owl al Colosseo

Visualizza questo post su Instagram

DAJE ROMA! #ASRoma #UEL

Un post condiviso da Romolo the Roma Mascot (@asromaromolo) in data: 19 Set 2019 alle ore 12:07 PDT

Classica gita al Colosseo per Super Owl, che però è rimasto sorpreso dal fatto che fosse sbeccato. Perché non lo abbiamo riparato rimettendo il pezzo mancante? Romolo ha alzato gli occhi e scosso la testa come a dire “Sta città è così”. Il classico disincanto dei romani.

Romolo e Super Owl ai microfoni

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Prima della partita Romolo e Super Owl passano a salutare il noto giornalista romano Angelo Mangiante, a Roma una vera istituzione al pari della Fontana di Trevi, del Cupolone e della statua di Pasquino.

Romolo e Super Owl incontrano Cengiz Under

Visualizza questo post su Instagram

@cengizunder #ASRoma

Un post condiviso da Romolo the Roma Mascot (@asromaromolo) in data: 19 Set 2019 alle ore 12:55 PDT

Amico in comune delle due mascotte che sigillano la loro amicizia con questa splendida foto di cui notiamo alcuni dettagli: a) la maglietta ‘Live Fast’ di Cengiz Under; b) l’espressione effettivamente sorpresa di Super Owl; c) il sorriso di Cengiz Under.


L’unica persona in curva a Copenaghen

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Chi sei? Cosa fai? Come mai eri lì? Facci sapere.


Il gol più Europa League

Virilità: 3

Assurdità: 8

Anti-epicità: 9

Paura della morte: 6

James Holland è il capitano del LASK Linz. È omonimo di un pittore e illustratore inglese dell’800 (qui potete comprare alcune sue opere, se vi piacciono gli acquerelli), ma lui arriva dall’Australia. Milita nelle file della squadra austriaca da quando è tornata in prima divisione, nel 2017/18. È uno di quei centrocampisti che sanno fare un po’ tutto, niente troppo bene, e che finiscono sempre per diventare capitani di queste squadre periferiche, che costruiscono la loro identità sulla tradizione e l’appartenenza.

Ieri era la prima partita del LASK nei gironi di Europa League ed è arrivata la prima vittoria grazie ad un gol del suo capitano. Non un gol qualunque: un gol che dopo aver rivisto cento volte non si capisce ancora come abbia colpito il pallone. Di schiena? Di anca? Di sedere? Insomma, negli ultimi secondi del recupero del primo tempo Holland si è lanciato su un calcio d’angolo calciato sul primo palo e praticamente girandosi al momento dell’impatto ha regalato 3 punti alla sua squadra contro il più quotato Rosenberg.


Il primo Kiddush Hashem in Europa League

Shon Weissman è stato il fiore all’occhiello della campagna acquisti estiva del Wolfsberger (500 mila euro il cartellino), la prima a prevedere la partecipazione ai gironi di Europa League. Arrivato dal Maccabi Haifa, il centravanti nato a Kiryat Bialik sembra semplicemente fuori scala per il campionato austriaco: ha segnato 8 gol in 7 partite, 2 in una di Coppa d’Austria. Ad un certo punto ha segnato 4 gol in 36 minuti come se fosse una cosa facile e normale.

Tuttavia era lecito aspettarsi per lui e i compagni vita dura all’esordio in Europa, in casa del Borussia Monchengladbach. Invece a Weissman sono bastati 13 minuti per timbrare il cartellino, deviando correggendo un cross deviato in porta con la punta del piede. Un gol pazzesco per costruzione - l’esterno del Wolfsberger fa un tunnel incredibile prima del cross - e per realizzazione, con l’attaccante che in spaccata trova un angolo strettissimo per battere il povero Sommer.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Ma non è finita qui: dopo il gol Weissman, che è israeliano di religione ebraica, è corso verso la tribuna per farsi dare una bandiera di Israele che ha usato come una kippah per santificare il nome di Dio. Per gli ebrei il “Kiddush Hashem” è qualsiasi azione che porta onore, rispetto e gloria a Dio: anche un grande gol in Europa League ovviamente.


Momenti della storia che ricordano l’errore di Karius

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Come ci ha insegnato Marx, la storia si ripete sempre due volte: e se l’errore in finale di Champions League è stata la tragedia, ieri è andata in scena la farsa. Karius ha calcolato male il rimbalzo di un lancio lungo e con la sua uscita sulla trequarti ha finito per non sfiorare appena il pallone di testa, ma travolgendo in pieno il suo compagno, lasciando strada libera ad Andraz Sporar.

Non sappiamo come finirà l’Europa League del portiere del Besiktas, ma al momento ricorda sinistramente alcuni momenti storici poco edificanti.

Battaglia di Salamina

Durante la seconda guerra persiana, Serse si trova ad inseguire i greci a Salamina, dove Temistocle sta ripiegando.

I persiani erano in maggioranza e Serse decise di entrare nello stretto di Salamina per bloccare le navi greche. Lo spazio era però inadatto al combattimento tra un così gran numero di navi e le massicce imbarcazioni persiane furono impossibilitate ad effettuare manovre, rimanendo sotto il tiro di quelle greche. Alla fine della battaglia sole 42 unità greche furono affondate contro le circa 200 dei persiani. Dopo lo scontro il re Serse decise di tornare in patria.

L’invasione del Regno Unito di Napoleone

Tanti hanno provato a invadere il Regno Unito, tutti hanno fallito. Napoleone nel 1803 creò un nuovo esercito, l’Armée des côtes de l'Océan, con lo scopo di sbarcare sulla terra del nemico più pericoloso. Per farlo considerò addirittura l’opzione di ricorrere a dei palloni aerostatici, ma i venti contrari lo bloccarono.

L’impresa non decollò mai e tramontò definitivamente dopo la sconfitta nella battaglia di Trafalgar. Il mare rimase inglese.

Conferenza e accordo di Monaco

29 e 30 settembre 1938, Chamberlain, Daladier, Hitler e Mussolini (capi di stato di Inghilterra, Francia, Germania ed Italia) si incontrano per discutere delle rivendicazioni della Germania sui Sudeti.

Con l’intento di frenare la voglia di guerra di Hitler, viene firmato un accordo in cui i si sanciva il passaggio del territorio dei Sudeti alla Germania. Francia e Inghilterra pensano così di aver scongiurato la guerra, Churchill più avanti dirà: «Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra». Avrà ragione lui.

La politica coloniale italiana

Mentre le maggiori potenze europee guadagnarono in risorse nell’occupare l’Africa, per l’Italia è sempre stato un disastro: Gaetano Salvemini scagliandosi contro la guerra italo-turca del 1911 definì la Libia uno «scatolone di sabbia».

Peggio andò con Mussolini: la conquista dell’Abissinia fu problematica e ci vide impegnati in crimini di guerra terribili. Comunque il 9 maggio 1936 il dittatore italiano proclamò l’impero che nei fatti durò pochi anni e che vide anche il nostri soldati soccombere in maniera drammatica in Africa.


La camicia di Louis Vuitton dell’allenatore del Qarabag

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Qurban Qurbanov è una di quelle figure carismatiche e un po’ autoritarie del calcio dell’est. Allena il Qarabag dal 2008 e con pazienza l’ha trasformata nella miglior squadra dell'Azerbaijan. Nelle foto lo si vede sempre indossare o polo attillate che gli esplodono sul petto e sui bicipiti oppure camice nere, giacche nere. Ieri invece indossava sopra ad una canottiera bianca, una camicia bianca con un evidentissimo logo di Louis Vuitton all’altezza del cuore.

Non esistono negozi del marchio francese in Azerbaijan (il più vicino è a Sochi, in Russia), ma questo non vuol dire nulla, Qurbanov potrebbe averla comprata in vacanza da qualche parte, su internet o in uno dei tanti negozi di lusso che si trovano a Baku. Il fatto è che non si trova traccia di questa camicia da nessuna parte e il taglio è semplicemente assurdo: il logo sembra finto, quasi trasparente, disegnato con dei pennarelli, poco incline all’idea del marchio di usare il logo quasi come una texture.


Meglio Italia-Germania o Dudelange-Nicosia

“Che meravigliosa partita, ascoltatori italiani” gridava con immutata aplomb Nando Martellini alla fine di quella che verrà definita Partita del secolo, partita del siglo, game of the century, Jahrunderspiel.

Italia-Germania 4-3 del Mondiale di Messico 70 da ieri sera ha finalmente un erede. Al GSP Stadium di Nicosia, nel pieno della Piana di Mesaoria, Apoel Nicosia e Dudelange si sono fronteggiate in una sfida epica. Abbiamo messo a confronto i gol delle due partite per decidere quali sono stati più belli ed emozionanti.

Boninsegna vs Sinani

Il Dudelange, ricordiamolo, è la squadra lussemburghese con la sede sociale accanto a un negozio di kebab. L’Apoel Nicosia, in confronto, è il Brasile del ‘70, gioca in casa e non può perdere. Il Dudelange fatica fisicamente a portare la palla vicino alla porta, lo scorso anno in Europa League ha segnato 3 gol in 6 partite, di cui 2 a un Milan da psicanalisi. Eppure nel primo tempo contro l’Apoel Nicosia gioca alla grande, va vicina al gol, poi riesce a segnare. Una transizione lunga, innescata da un’uscita dal pressing precisa, porta Sinani solo davanti al portiere. Daniel Sinani, 22 anni, nato a Belgrado da una famiglia di etnia Gorani. La famiglia di Sinani ha origini kosovare e musulmane e quando lui aveva cinque anni è emigrata in Lussemburgo. Ora Sinani è l’attaccante della Nazionale lussemburghese e batte il portiere dell’Apoel con uno scavetto freddo e implacabile.

Schnellinger vs Bernier

È già abbastanza assurdo che il Dudelange sia passato in vantaggio, il gol del 2-0 non era neanche contemplabile. E invece la squadra di Emilio Ferrera (manager dalla carriera psichedelica) ha riconquistato palla in alto. È sul destro di Antoine Bernier, che sembra Sinani perché è basso come lui, ma invece è Bernier, che non è nato a Belgrado ma in Belgio, è cresciuto nelle giovanili dell’Anderlecht ma è stato scartato. Bernier, che su Instagram ha pochi più follower di me, controlla, prende la mira e tira sul primo palo il gol del 2-0. Sono passati 50 minuti e il Dudelange sembra potercela fare.

Gerd Muller vs Pavlovic

L’illusione dura però appena 3 minuti, il tempo per il Dudelange di non marcare in nessun modo in area di rigore, permettendo a Pavlovic di colpire di testa in area del tutto indisturbato. Un gol che avrebbe segnato più o meno uguale Gerd Muller.

De Vincenti vs Burgnich

Due minuti dopo l’Apoel guadagna un rigore. Sul dischetto si presenta Tomas De Vincenti, fantasista argentino che a 20 anni è venuto in Europa, per coltivare una sua carriera minore fra Grecia, Cipro ed Emirati Arabi. Non sbaglia dal dischetto e fa 2-2.

Pavlovic vs Riva

Andrija Pavlovic non avrebbe mai immaginato nella vita di segnare due gol in una partita europea senza poter gioire di una vittoria, ma quante cose belle hai da aspettarti dalla vita se il Rapid Vienna decide di cederti in prestito a una squadra cipriota. Il suo gol dà l’illusione all’Apoel di aver ribaltato la partita in meno di 5 minuti. E non so quante volte sia successo che una squadra riuscisse a rimontare due gol di svantaggio segnando 3 gol in 4 minuti (queste cose si chiedono a Giuseppe Pastore).

L’errore qui è del quarantenne portiere Jonathan Joubert, capitano del Dudelange, squadra in cui milita da 15 anni; capitano del Lussemburgo, con cui è arrivato a quasi 100 presenze. Vincitore di 11 campionati lussemburghesi. Non trattiene il pallone, sembra non essere la sua serata, ma il destino gli ha riservato un finale dolce.

Stolz vs Muller

Il pareggio del Dudelange arriva inaspettato e improvviso come una pioggia col sole ad agosto. 12 minuti dopo c’è un cross in cui Stolz è in vantaggio, ma si butta sulla palla come su uno scivolo dell’Acquapiper. Non sembra colpirla in nessun modo e il difensore alle sue spalle sembra fare autogol, ma il gol viene assegnato a Stolz. È indecifrabile la parte del corpo con cui ha colpito la palla, e da ieri non faccio che domandarmi come abbia fatto Stolz a segnare. Quest’ambiguità, questo vedo-non vedo del gol di Stolz è il sorriso della Gioconda dell’Europa League.

Sinani vs Rivera

È il 6’: lanciato sulla sinistra: Boninsegna ingaggia l’ennesimo duello con il cottissimo Schultz: riesce a crossare basso indietro: i pochi tedeschi in zona sono su Riva. Rivera in comodo allungo si trova la palla sul piatto destro e freddamente infila Maier, già squilibrato prima del tiro.«Lo conosciamo bene, lo sapremmo rifare a occhi chiusi: palla che arriva sulla sinistra, piatto destro, il portiere che viene come risucchiato via e che non può farci nulla».


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura