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Il bello dell'Europa League 2020 vol. 7
21 feb 2020
Momenti toccanti di una competizione commovente.
(articolo)
24 min
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Conosci la tua squadra d’Europa League: Gent

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Buffalo Bill è stato un attore e cacciatore statunitense, scrive Wikipedia. Aveva grossi e ambiziosi baffi, occhi tristi e indossava un cappello gigantesco. Sparava come nei film: tenendo la pistola puntata e ricaricando il cane con l’altra mano dopo ogni singolo colpo. Il soprannome di “Buffalo” se l’è conquistato sul campo, battendo in una caccia al bisonte il precedente detentore del soprannome, tale William Comstock. A Buffalo Bill una cosa riusciva particolarmente bene nella vita: uccidere bisonti. Pare che in quattro anni ne abbia uccisi più di 4 mila. Non per piacere personale, o comunque non solo, ma per rifornire di carne gli operai impegnati nella costruzione della ferrovia che doveva unire gli Stati Uniti d’America di fine ottocento.

Nonostante il suo nome vi dica poco, Buffalo Bill è stato tra i principali arredatori dell’immaginario americano fatto di eleganti bianchi che sparano a indiani pazzi che vanno a cavallo come demoni. Partecipò alle guerre civili in prima persona, guadagnò una medaglia al valore e decise di mettere in scena quello che aveva vissuto in spettacoli circensi che fecero il giro del mondo: il Buffalo Bill Wild West Show.

Nel 1906 lo spettacolo arrivo nelle fredde e piovose fiandre, impressionando la cultura locale in modi che oggi possono suonare imbarazzante. A quanto pare un gruppo di studenti un giorno salutò la visita del Re Alberto al grido di “Buffalo! Buffalo! Buffalo!”. Alle Olimpiadi di Anversa nel 1920 il saltatore a ostacoli Omar Smet - membro della divisione di atletica del Gent - rispose agli applausi di incoraggiamento della delegazione americano con il triplice grido che conosciamo: “Buffalo! Buffalo! Buffalo!”. Da lì è stato un attimo prima che il club scegliesse come logo il grosso profilo di un nativo americano. Ci sarebbe da chiedersi per quale ragione una rappresentazione della dura vita nel west abbia avuto una tale presa proprio in Belgio.

Questa cosa poteva passare liscia fino a qualche decennio fa, ma oggi si discute molto su appropriazioni culturali di questo tipo. Sul New York Times è uscito un articolo intitolato “Bistecche di Tomahawk e mascotte di nativi americani: i club europei non vedono problemi”. In copertina spicca, felice e stranissima, la figura di Buffalo Ben, la mascotte ufficiale del Gent. Nell’articolo in pratica si sottolinea l’arretratezza del dibattito culturale in Europa sul tema.

Il Gent da parte sua, sul suo sito, scrive di essere conscio del dibattito culturale negli Stati Uniti, ma non aggiunge nulla. Se non che la sua raffigurazione non è stereotipica (!) né offensiva. Poi dice che il club vuole farsi promotore dei valori morali della cultura dei nativi americani nel mondo.

E questa è tutta la storia della fascinazione di una piccola comunità sportiva delle fiandre verso la narrazione del west e della frontiera, e di come abbia deciso di scegliere un logo che non c’entra nulla con la propria storia e che ha finito per diventare offensivo.


Tre suggerimenti di cambio logo e nickname per il Gent

Non vogliamo fare i preti del politically correct, ma le scelte del Gent sono molto molto discutibili, tanto sul piano culturale quanto su quello estetico. Ecco quindi 3 modeste proposte di cambio di logo e nickname. Se c’è un grafico, tra voi lettori, che vuole cimentarsi nell’impresa di dare una forma a questi sogni mi contatti. Poi ci mettiamo in contatto col Gent.

1. Nickname: Gli Speroni d’oro.

Logo: Un cavallerizzo del ‘300.

La Battaglia degli Speroni d’oro, combattuta l’11 luglio del 1302, vide la vittoria dell’esercito fiammingo sull’invasore francese. Prese il nome di “Battaglia degli Speroni d’oro” per gli speroni che i vincitori strapparono ai cavallerizzi sconfitti. Una vittoria inattesa che il Gent dovrebbe celebrare sulle proprie maglie.

2. Nickname: I diavoli.

Logo: Un diavolo, ma per niente stilizzato e intenerito, ma piuttosto rappresentato con la classica raffigurazione di Bafometto cornuto e seduto sul trono.

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Uno degli edifici architettonicamente più rilevanti di Gent è il castello di Geerard il Diavolo, secondogenito del Visconte Zeger III di Gent. Chiamato così per la carnagione e i capelli scuri che nel 1200, beh, erano considerati demoniaci.

3. Nickname: I guanti.

Logo: Un guanto d’oro.

Su Gand c’è la famosa frase di Carlo V d’Asburgo “Metterò Parigi nel mio guanto”, che giocava con la trascrizione “gant/d”. Un buon modo per celebrare il momento storico, nel ‘500, in cui Gand era la seconda città europea per abitanti dopo Parigi; e anche per celebrare uno dei capi più eleganti della nostra moda e cultura (lo sapevate che già gli egizi indossavano i guanti?).


I migliori falli del Getafe

Il Getafe ieri sera ha sconfitto l’Ajax alla sua maniera: tenendo palla per il 35% del tempo, andando in transizione come pazzi, facendo 18 falli in 90 minuti. Troppi diranno molti di voi. In realtà pochi per gli standard del Getafe, che ne commette mediamente 19.1 per partita, ovviamente più di chiunque altro in Europa, neanche di poco (la seconda squadra è il Torino con 16.6). In questi giorni da quel punto di vista la squadra del sergente Bordalas è particolarmente in forma e qualche giorno fa ha stabilito il record stagionale di falli in una partita: 30, battendo il record di 28 stabilito da lei stessa contro il Betis.

La prestazione del Getafe contro l’Ajax è arrivata solo due giorni dopo quella dell’Atletico contro il Liverpool. Entrambe le squadre spagnole sono state accusate di essere scorrette, simulatrici, fallose. Ribaltando quindi quel paradigma di un decennio fa che vedeva il calcio spagnolo tutta tecnica e raffinatezza tattica. Atletico e Getafe sono squadre diverse. Se l’Atletico sembra combattere una specie di guerra santa, e la sua spigolosità sembra in funzione di un ideale più alto; il Getafe interpreta la parte del Villain in maniera più pura e semplice. Sembra menare per il gusto di farlo, e provocare per l’arte di provocare.

Abbiamo raccolto i cinque falli più interessanti del Getafe ieri sera.

Piede a martello e spaccata celebrativa

Un fallo ben riuscito è quello che produce almeno tre rotolamenti di un avversario e una mezza rissa.

Doppio

Un’altra caratteristica di un ben fallo è quello inequivocabile. Se fai un primo fallo e l’avversario rimane in piedi potrebbero pensare che puntavi a prendere la palla, quindi ne fai un altro subito dopo.

Ghigliottina

Livello gratuità di questo fallo? 10. Livello artistico del fallo? 9.

Carica sul portiere

Come livello di scorrettezza nessun fallo riesce a eguagliare una carica sul portiere, fallo in cui il Getafe ovviamente eccelle.

Fallo simbolico

Una categoria di falli da intenditori: quella in cui dopo il fallo quasi si calpesta l’avversario a terra che si rotola in modo simbolico. Come per dimostrargli che non ci interessa nulla, passeremmo sul suo corpo se l’arbitro non fischiasse.


La commedia dell’arte di Ryan Babel

https://twitter.com/BritishFootball/status/1230755277600768000?s=20

Non è solo una questione di falli: il Getafe riesce a entrare sotto pelle ai suoi avversari e a fargli perdere la testa. Peggio dei falli subiti ci sono quindi le simulazioni, o comunque le situazioni percepite come tali. Ieri sera l’Europa League ci ha fatto vedere anche questo: un calciatore coi capelli rosa che si mette a fianco uno che zoppica e lo imita prendendolo in giro. Non aggiungo altro perché rovinerebbe la bellezza del video in sé.


La videoarte dei tifosi del Glasgow Rangers

https://twitter.com/TheLoudenTavern/status/1230608715562311706?s=20

Il Glasgow Rangers ieri sera ha rimontato uno svantaggio di due reti contro il Braga. Pur essendo amanti dell’ambidestria di Ianis Hagi e dei movimenti senza palla e del carisma di Alfredo Morelos, dobbiamo ammettere che la cosa che preferiamo dei Rangers sono i suoi tifosi. E niente questa è la reazione del Loudest Tavern, pub di fronte ad Ibrox, dopo il gol del 3-2.


Come ha giocato Christian Eriksen

Dopo le polemiche di inizio settimana, Christian Eriksen ha giocato titolare contro il Ludogorets, offrendo una prova in generale convincente. Le domande su Eriksen erano tante: Conte deve snaturare il suo sistema per farci entrare il danese oppure è lui che deve adattarsi? In un sistema in cui le mezzali devono coprire un’enorme porzione di campo come si integrerà un giocatore che sembra in difficoltà dal punto di vista fisico? Eriksen riuscirà a superare i suoi problemi di condizione fisica per essere competitivo in una delle squadre più intense e fisiche in Europa?

La partita col Ludogorets è stato un test affidabile fino a un certo punto. I ritmi della partita sono stati a lungo balneari ed Eriksen ha potuto giocare senza troppe pressioni. Ha giocato, però, bene, principalmente a due tocchi, fluidificando e velocizzando un giro palla che nelle ultime settimane era sembrato impoverito. Ha giocato da mezzala sinistra, laddove nell’Inter giocherebbe un’altra mezzala creativa e di possesso come Stefano Sensi. Ha toccato moltissimi palloni, 68, quasi 30 in più rispetto alle medie dei palloni toccati da Barella o Sensi nello stesso ruolo. Un dato ovviamente drogato dall’alta percentuale di possesso palla dell’Inter ieri (56%, contro il 51% di media stagionale). Comunque, Eriksen più tocca palloni più aumenta l’influenza e la qualità delle sue giocate. Con quei 68 palloni giocati ha segnato un gol, colpito una traversa ed effettuato 3 passaggi chiave.

In occasione del gol si nota bene come la scarsa brillantezza di Eriksen sui primi passi sia compensata dalla sua velocità di pensiero e di esecuzione tecnica. Il danese segna con una conclusione quasi da calcetto, visto che dopo la sponda di Lukaku aveva la palla piantata addosso ed è stato costretto quasi a scrollarsela di dosso. Il tiro finito sulla traversa è ancora più impressionante. Non tanto perché Eriksen calcia col sinistro - per tutta la partita ha usato entrambi i piedi senza di fatto nessuna differenza di precisione - ma per la qualità con cui la palla gli esce dal piede. Non sembra fare nessuno sforzo per tirare in modo così violento, nonostante parta di fatto da fermo e il portiere rimane di sale perché non può aspettarsi un tiro del genere. A rendere più paradossale la conclusione il fatto che dopo aver preso la traversa torna esattamente sulla testa di Eriksen, come se la palla e il danese avessero un rapporto privilegiato.

Insomma, cosa abbiamo scoperto di nuovo su Eriksen dopo questa partita? Nulla. Abbiamo solo avuto la conferma che i suoi piedi rimangono quelli: speciali. Non è in forma, e anche questo lo sapevamo. Ma anche non al massimo della forma l’Inter ha bisogno di lui. Anche questo, in fondo, lo sapevamo.


Possibilità di passaggio del turno dopo l’andata dei sedicesimi

Tornano le sfide a eliminazione diretta dell’Europa League e - suo malgrado - torna dalle vacanze sulle navi-cargo l’unica rubrica che vi fa vincere abbastanza soldi da poter fondare un piccolo partito con cui minacciare la maggioranza di governo. Ovviamente scommettere sui sedicesimi di Europa League è una follia, un gesto dadaista, un'esibizione di Morgan e Bugo a Sanremo: tutto può andare storto all’improvviso. Noi però ci proviamo lo stesso, dopotutto che ci frega: i soldi sono i vostri (questa volta in versione ridotta che le schedine con 16 partite sono da ludopatici che dovrebbero invece dedicarsi ad altre attività, tipo scrivere una rubrica sull’Europa League).

AZ Alkmaar 55% - LASK 45%

L’andata ha lasciato molte vedove nel mondo delle scommesse: chi pensava che il piccolo LASK potesse fermare la corazzata AZ? Il ritorno, in quel di Linz, rimane molto aperto: chi passa il turno allora? La risposta la trovate alla fine di questo video di 4 minuti di un tram che gira per le montagne di Linz.

Su cosa scommettere: prima della partita ci sarà una gara di formaggi tra le due città, potete scommettere su quella.

Su cosa non scommettere: volete davvero scommettere su una partita del LASK?

Club Brugge 25% - Manchester United 75%

Il Manchester United a gennaio spende oltre 70 milioni di Euro per assicurarsi il giocatore più forte delle ultime edizioni di Europa League, per poi tenerlo fuori quando serve. C’è da credere che Solskjaer non farà lo stesso errore al ritorno.

Su cosa scommettere: Bruno Fernandes.

Su cosa non scommettere: Jesse Lingaard.

Gent 40% - Roma 60%

Nonostante la vittoria per 1-0, la Roma di Fonseca è sembrata ancora una squadra malata, lontana parente di quella vista nel finale del 2019. Il Gent dal canto suo è una squadra volitiva e rapida, che più di una volta ha messo in difficoltà Pau Lopez, tuttavia il loro attaccante è il più scarso della competizione, un'offesa ai grandi attaccanti dell’Europa League come Aduriz, Dabour, Gameiro, Sporar.

Bella canzone.

Su cosa scommettere: Che Laurent Depoitre è un Olivier Giroud che ha passato la data di scadenza.

Su cosa non scommettere: Che Laurent Depoitre è un Olivier Giroud meno bello.

Braga 60% - Rangers 40%

Beh, la partita più bella della serata ha visto coinvolto il Braga, quante probabilità c’erano? La squadra portoghese si è fatta rimontare due gol in pochi minuti, finendo vittima di una doppietta di Hans Hagi, figlio del grande Gheorghe. Volete sapere una cosa? Hagi senior in 3 partite contro i Rangers di Glasgow ha segnato zero gol. In Portogallo agli scozzesi mancherà Morelos, il bufalo di Gerrard, autore in stagione di 29 reti e motivo principale per cui siamo qui a fine febbraio a parlare dei Rangers.

Su cosa scommettere: sul gol di qualche portoghese malinconico, tipo Joao Palhinha oppure Fransérgio.

Su cosa non scommettere: sul gol di qualche scozzese pazzo, visto che solo il portiere è scozzese.

Getafe 57% - Ajax 43%

Diceva il filosofo che la storia prima si mostra come tragedia, poi si ripete come farsa: e se il Getafe fosse il nuovo Ajax? Dopo l’epopea del calcio spregiudicato e ammaliante della squadra di Ten Hag, forse ora ci attende la controrivoluzione ruvida e violenta di José Bordalás? Non lo sappiamo e davvero non ci interessa: siamo qui per scommettere dei soldi.

Su cosa scommettere: Che l’unico modo per ascoltare Bob Marley è cantato dai tifosi dell’Ajax.

Su cosa non scommettere: il Getafe che fa meno di 30 falli.

Sporting CP 90% - İstanbul Başakşehir 10%

L’Istanbul Başakşehir era la peggior squadra dei sedicesimi, se non per il valore in campo (voglio dire: chi può essere peggio dell’APOEL a febbraio), sicuramente per quanto riguarda tutto il contorno. Tuttavia l’Europa League è quella competizione in grado di tirare fuori il buono da tutti e allora grazie per averci fatto vedere un altro gol di Andraz Sporar, un uomo che trasuda Europa League. 10% di possibilità di passare il turno, perché comunque Erdogan sponsorizza questa rubrica.

Su cosa scommettere: Sporar capocannoniere di un’Europa League da qui al 2030.

Su cosa non scommettere: Demba Ba capocannoniere di un’Europa League da qui al 2030.


Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League

Siamo tutti Ivano, uno dei personaggi di Viaggio di nozze, che affacciandosi dalla terrazza di un hotel di Firenze cerca di individuare lo stadio. Tutti ci siamo tuffati verso il Bernabeu a Madrid, al Camp Nou a Barcellona, in uno dei mille stadi di Londra. Perché il calcio non è solo sport, ma è anche geografia, turismo, architettura. Nessuno meglio dell’Europa League racconta questo risvolto feticista dei tifosi: mille città, mille stadi schiacciati nel centro città, buttati nelle periferie. Stadi che escono dalla nebbia, che accolgono tifosi accalorati, tifosi pazzi, tifosi da abbracciare. Insomma: siete in grado di riconoscere uno stadio dell’Europa League dalla sua foto? Siccome è qui che si vedono i campioni, questa volta vi lasciamo anche senza aiuti, che li fuori nessuno ci pensa a voi.

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Risposte: 1) Stadio Constantin Rădulescu, Cluj - 2) Estádio José Alvalade, Sporting Lisbona - 3) Molineux Stadium, Wolverhampton - 4) Neo GSP, APOEL Nicosia - 5) Stadio Jan Breydel - Club Brugge.


Il Manchester United ha subito gol su assist di Simon Mignolet

https://twitter.com/OptaJoe/status/1230556915626737664?s=20

I portieri del Liverpool non possono smettere di fare assist, neanche gli ex portieri del Liverpool. Ieri Simon Mignolet per esempio ha mandato in porta Dennis per il gol del vantaggio del Bruges. Dire che lo ha mandato in porta, in realtà, è generoso, perché Dennis riceve sulla trequarti, dove però gli basta un mezzo pallonetto per superare un Romero uscito per andare non si capisce dove.


Vita e opinioni di Anicet Andrianantenaina, gentiluomo

Anicet Andrianantenaina non ci sarà tra una settimana a San Siro: è stato lui a colpire ingenuamente con il braccio un calcio d’angolo di Eriksen al minuto 94, regalando un rigore all’Inter e beccandosi un cartellino giallo gli impedirà di giocare alla Scala del calcio. Chissà se era nei suoi sogni, quando da piccolo giocava dell’Association des Jeunes Sportifs de l'Avenir Inter-Arrondissements ad Antananarivo. In Madagascar la sua squadra viene chiamata solo Ajesaia e la capitale Tana. Lui, invece, lo chiamano Anicet, come la spezia che caratterizza gli odori dell’isola, l’anice stellato. Sul suo profilo Facebook tiene in cima una sua foto con un premio in metallo, i contorni dell’Africa e al centro un calciatore. Sotto scrive “Questo premio è grazie a voi”.

In Bulgaria è arrivato nel 2011, chissà come. La sua prima squadra è il Černomorec Burgas: la città si affaccia sul Mar Nero, quasi al confine con la Turchia. La sua storia non è differente da quella di tanti giocatori che da tutte le parti del mondo raggiungono la periferia del calcio europeo per finire in Europa League, lui per arrivarci è passato anche per il CSKA Sofia e il Botev Plovdiv in una scalata del calcio bulgaro rapidissima. Dal 2014 è nella squadra più forte del paese, quella che vince tutti i campionati e onora spesso anche l’Europa League, come quando ha battuto 5-1 il CSKA Mosca. Di quella partita ha postato una foto dove lo si vede festeggiare con i compagni nello spogliatoio. Anicet è senza maglia e rivolge un urlo di gioia verso la macchina. In un altro video lo vediamo insieme ai compagni della Nazionale del Madagascar, Anicet viene intervistato da Dax, i due ridono sta per iniziare la loro prima Coppa d’Africa. In un altro ancora palleggia in un campetto d’asfalto, sullo sfondo alberi che sanno di terre lontane.

La sua storia non l’ha raccontata nessuno: sulla sua pagina Wikipedia c’è scritto che è un attaccante, ma contro l’Inter ha giocato davanti alla difesa. Ad un certo punto sembrava lo volesse la Fiorentina, ma chissà se era vero. Ha giocato anche 10 partite in Champions League, una volta anche contro Cristiano Ronaldo, c’è anche un video su Youtube dal titolo ANICET ABEL vs CRISTIANO RONALDO. È completamente sgranato: Anicet era entrato a 8 minuti dalla fine e aveva fatto un fallo sul portoghese. In realtà Anicet ha già giocato a San Siro: nel 2018, il Ludogorets è stato eliminato ai sedicesimi dal Milan.


Giocatore più Europa League: Demba Ba

Quanto ci abbiamo creduto: 7

Quanto è stato realmente forte: 7

Quanto è caduto in disgrazia: 9

Quanto sembra depresso: 8

Tutti ricordano la scivolata di Gerrard, che costò la Premier League al Liverpool, ma quasi nessuno si ricorda chi fu ad approfittare di quella caduta: Demba Ba. Pochi giorni prima aveva segnato la rete decisiva per il passaggio dei quarti di Champions League contro il PSG, spingendo quasi di forza in rete un pallone vagante. In quel momento la carriera dell’attaccante nato nei sobborghi di Parigi aveva appena iniziato la sua discesa, anche se pensavamo il contrario. Ai blues era arrivato dopo un paio di stagioni esaltanti al Newcastle, dove era arrivato dopo 7 gol in 12 partite col West Ham. Qui era diventato un idolo della tifoseria, grazie al suo calcio potente e ai suoi gol spettacolari.

Demba Ba ammette il suo amore per lo sciroppo alla fragola: «Quando bevo acqua, ci metto lo sciroppo dentro».

Prima c’erano state esperienze in Germania, Belgio e Francia. Ovunque andava Demba Ba segnava tanto, ma mai troppo. Almeno non abbastanza per essere un giocatore del Chelsea di Mourinho. Con i giocatori Europa League c’è sempre un momento di delusione, in cui tutti ci accorgiamo che non sono davvero così forti, che è poi il motivo per cui finiscono qui, in periferia. Per Demba Ba quel momento è durato un attimo, probabilmente dopo un suo gol in mezza girata al Manchester United, quando ancora era al Newcastle. Dopo la miglior stagione della carriera a livello realizzativo con la maglia del Besiktas (27 gol, di cui 5 in Europa League) se ne è andato in Cina, oltre la periferia. Paradossalmente anche lì Demba Ba continuerà a segnare abbastanza, ma mai troppo 12, 15, 18 gol. Si rompe anche una gamba, un infortunio raccapricciante che si può trovare su internet. Anche dalla Cina, Demba Ba non si è potuto femare: 6 mesi di nuovo al Besiktas nel 2017, altri sei al Goztepe nel 2018, ora l’İstanbul Başakşehir. A questo punto della carriera Demba Ba è un mister X che risolve i problemi delle squadre turche, proprio quello che ci aspettiamo dai giocatori del genere.


Gol più Europa League: Andraz Sporar

https://twitter.com/DavidPletanek/status/1230582763381829632

Virilità: 5

Assurdità: 5

Anti-epicità: 9

Paura della morte: 8

Cosa c’è di più Europa League della girata al volo su cross dalla destra di un attaccante sloveno appena arrivato in Portogallo dopo una grande stagione in Slovacchia? Abbiamo imparato a conosce Andraz Sporar proprio qui, vedendolo segnare gol da “centravanti Europa League” con la maglia dello Slovan Bratislava ed è quindi una gioia ritrovarlo anche ai sedicesimi, con indosso il bianco e verde dello Sporting Lisbona. Il cross, invece, è opera di Stefan Ristovski, macedone, ma soprattutto ex Parma, Crotone, Frosinone, Bari e Latina.

Sporar colpisce il pallone in maniera strana, quasi si trattasse di una sponda di un tavolo di biliardo più che di un piede di un attaccante alto quasi 190 centimetri. Lo ha fatto quasi di controbalzo, o forse no: è davvero difficile capire la dinamica del suo tiro. Eppure è una conclusione molto tecnica, anche se sporca. Sporar sembra aver paura di bucare il pallone, come si dovrebbe fare con quei cross e allora se ne esce con una girata di precisione, un tiro lento ma imprendibile, virile eppure dolce. L’Europa League sarà il regno di Sporar e noi saremo i suoi sudditi.


Power Ranking dei migliori Mata

Ieri su sedici partite erano presenti tre Mata: Juan Manuel del Manchester United, Jaime del Getafe e Clinton del Club Brugge. Probabilmente non si erano mai visti tanti Mata in così poche partite, tuttavia i 3 Mata calciatori non sono gli unici Mata del mondo, anzi. A dirla tutta mata è proprio una parola, che in spagnolo vuol dire “uccidi” ma anche “cespuglio” e onestamente non è facile dire quale dei due sia un cognome peggiore. Comunque, va bene, questi sono i Mata del mondo, in ordine.

Juan Manuel Mata

Unico calciatore insieme a Fernando Torres a essere stato contemporaneamente, anche se solo per 10 giorni, campione del mondo, campione d'Europa per club e per Nazionale in carica e detentore dell'Europa League. Nel 2017 è stato calciatore dell’anno del Guardian per la scelta di donare una percentuale del suo salario in beneficenza. Insomma la sua carriera da calciatore sarà quasi finita, ma resta il miglior Mata tra tutti i Mata disponibili.

MATA Festival

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Festival di new music che si svolge a New York, vede tra i suoi fondatori Philpp Glass. Nel 2019 Kristín Þóra Haraldsdóttir ha eseguito al MATA la sua Bló∂hófnir, qualche mese dopo ha vinto l’Oscar per le musiche di Joker. Al momento, se vi interessa, sono aperte le iscrizioni per l’edizione 2021.

Clinton Mata

Clinton Mata si chiama Clinton Mukoni Mata Pedro Lourenço, fa il terzino nel Club Brugge, suona il piano e una delle sue canzoni preferite è “Someone like you” di Adele. Recentemente ha detto che è una fortuna che non è nato mentre era presidente Donald Trump.

Mata mata

Una specie di tartaruga dalla forma schiacciata e con un piccolo corno sopra la testa. È diffusa nel bacino amazzonico e nell'Orinoco.

Jaime Mata

Attaccante del Getafe, è stato convocato per la prima volta in Nazionale a 30 anni.

Mata

Rapper polacco, a metà tra la trap e il grime.

Mata Hari

Danzatrice, spia, doppiogiochista. È diventata un personaggio quasi mitologico.


Momento più Europa League dell’Europa League

https://twitter.com/SouthBankMatt/status/1230639061662081025

Arriva sempre un momento durante questi giovedì sera di calcio, in cui qualcuno dei giocatori campo perde il senno come Orlando, si rende ridicolo davanti ad amici, parenti, tifosi. Sono momenti preziosi, che resteranno impressi nella nostra memoria più dei gol, più delle grandi giocate. Questa volta è toccato a Rui Patricio, un veterano dell’Europa League che frequenta da più di dieci anni, mettendo insieme oltre 50 presenze. Eppure l’errore è inevitabile, il ridicolo dietro l’angolo: Rui Patricio prova a spazzare un pallone che gli ricade in testa come un campanile, lo liscia, gli rimbalza davanti, prova a spazzare con il tacco, serve l’avversario, insomma un casino.

Ma i momenti Europa League offrono sempre la possibilità del riscatto, come Astolfo che va sulla luna e trova l’ampolla col senno di Orlando, così Rui Patricio trasforma il grottesco in capolavoro, con una parata pazzesca.


Febbraio = coperte

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Queste coperte fatte con materiale che esiste solo per queste coperte, devono essere una specialità di Razgrad, come il vetro per Murano e le buche a Roma. Compaiono infatti sempre nelle partite del Ludogorets e viene da chiedersi se l’Inter le abbia portate da casa o non siano piuttosto un gentile (davvero gentile?) omaggio degli avversari per ripararsi dal freddo della valle del Beli Lom.

Se volete le comodità della panchina del Ludogorets anche a casa vostra, su Amazon si trovano delle coperte simili per colore e tipologia. Sono le coperte ufficiali dell’Esercito Italiano e costano 60€. Noi non ci guadagniamo un euro, perciò vedete voi.


Top 3 coreografie

Arrivano gli scontri ad eliminazione diretta e anche le coreografie delle curve iniziano a fare sul serio, tra riferimenti ancestrali, miti pagani e lingue lontane ecco le migliori coreografie viste ieri sera.

Tifosi Ludogorets

https://twitter.com/Ale_Rimi/status/1230550345719246848

Due gemelli muscolosi tipo He-man bulgari e un’aquila sfondano un muro di mattoni, alle loro spalle resti di navi affondate su delle montagne. Tra le mani la bandiera bianco e verde del Ludogorets. Sotto invece uno striscione con un font preso direttamente da Smemoranda ‘01.

Tifosi Glasgow Rangers

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Foto di Ian MacNicol / Getty Images.

Una specie di Andy Capp anni ‘90 tiene una mazza da baseball in mano, uno sfondo fatto da secchi per la pattumiera, ai piedi gli stemmi di Legia Varsavia, Feyenoord, Young Boys e Porto, tutte le squadre affrontate dai Rangers finora in Europa League. Ai lati la scritta “Come out to play”.

Tifosi Francoforte

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Foto di TF-Images / Getty Images.

Non una vera e propria coreografia, più una presa di posizione: “fanculo la UEFA, fanculo RB” intesa come organizzazione di cattivi che crea squadre in provetta rubando l’anima alle tradizioni, come accaduto anche con il Salisburgo, avversari dell’Eintracht Francoforte.


Forster para rigori

Ieri sera Fraser Forster ha parato un rigore a Jens Stage, l’ha sfiorata appena con la punta della mano destra per mandarla sul palo. Per Forster si tratta del 15esimo rigore parato su 36 affrontati, ovvero ne para il 42%, quando la media è il 17%. È una statistica assurda, fuori di testa che a che fare di più con la magia nera che con la matematica. Forster ha fatto diverse parate importanti in questa Europa League, oltre ad avere un collo largo come un albero. Il Celtic dovrebbe provare ad arrivare ai rigori in tutte le sfide a eliminazione diretta e poi lasciare che ci pensi il proprio portiere.


Europa League<3

https://twitter.com/brfootball/status/1230588909052190724

È per cose come questa che l’Arsenal deve restare ancora qui, tra amici, in Europa League.


Contro il VAR, ma a favore delle cose che spuntano

Ieri è stata una serata a suo modo storica: il VAR ha esordito in Europa League, dopo essere stato usato solo nella finale dello scorso anno. Chi ha seguito tutte le partite, sa che c’è stato un uso smodato e incostante di questa tecnologia con momenti di confusione come in Benfica-Shakhtar dove l’arbitro prima ha annullato un gol per fuorigioco, poi lo ha convalidato, poi - alla fine - ha dato un rigore. Per carità, è il futuro e nessuno nega che sia importante. Tuttavia noi preferiamo un futuro dove le macchine prendono il controllo in maniera buffa, tipo spuntando dal nulla all'improvviso come nello stadio del Cluj.

https://twitter.com/gennaro__f/status/1230572923741704193

Se eliminiamo il VAR, cosa possiamo far spuntare?

Dei cartonati di grandi criminali della storia

I calciatori possono provare a colpirli, per ogni Hitler abbattuto mezzo gol, per Stalin poco meno, e così via.

Delle televisioni, ma che trasmettono film di successo.

Così se la partita è brutta uno può rivedersi Jurassic Park o le Ali della libertà.

Un pianista di pianobar

Tutto è meglio se sullo sfondo si può vedere una persona che suona un pianoforte.

Dei cartelloni pubblicitari

Sopra i primi cartelloni pubblicitari, perché in una società capitalista c’è sempre spazio per della brutta pubblicità.


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