Calafiori e altre storie di giocatori che litigano con i raccattapalle
I raccattapalle sono un’entità strana del gioco del calcio: fanno parte di una partita o no? Teoricamente no, eppure ne possono condizionare lo sviluppo. Nel 2008 Gianluca Caprari, all’epoca raccattapalle della Roma, rimise la palla in gioco abbastanza velocemente da cogliere alla sprovvista la difesa del Palermo. Maurizio Zamparini chiese la ripetizione della partita. Il gol di Origi contro il Barcellona, nella leggendaria rimonta che scosse gli equilibri calcistici europei, non sarebbe stato possibile senza la reattività del raccattapalle che ha messo la palla tra i piedi di Trent Alexander Arnold. Mourinho lodò pubblicamente un raccattapalle per la sua dedizione alla causa in una delle sue prime partite col Tottenham, in Champions League contro l’Olympiakos. I raccattapalle possono però intervenire anche come semplici fattori di disturbo, sono a bordocampo, tifano la squadra di casa e hanno uno strumento per far impazzire gli avversari: quello del restituire o meno il pallone. Ieri un raccattapalle dell’Ajax, disturbato dalla perdita di tempo di Calafiori, gli ha lanciato il pallone alla gola. Quello ha avuto la tentazione di buttarsi a terra - la cosa automatica da fare quando qualcuno ha un gesto di reazione su un campo da calcio - ma poi ha realizzato che non ne avrebbe tratto vantaggio. Che cosa poteva fare, far espellere il raccattapalle? Quindi gli ha detto qualcosa, e dopo la partita ai microfoni ci ha tenuto a specificare che non rispetta il raccattapalle (perché?), ma che “ci può stare”. Ha visto un giocatore avversario perdere tempo e si è arrabbiato. Abbiamo raccolto altri litigi tra giocatori e raccattapalle a bordo campo.
Hazard vs Charlie Morgan
Scorrettezza del raccattapalle: 7
Scorrettezza del giocatore 9
Partita di Coppa di Lega, lo Swansea di Laudrup e Michu è in vantaggio 2-0, la palla corre sul fondo campo, Eden Hazard corre per raggiungerlo ma davanti, all’improvviso, si ritrova Charlie Morgan, raccattapalle. Charlie si china sul pallone, Hazard vuole strapparglielo, allora lui ci si butta sopra come un portiere in uscita e ci si rotola sopra. Charlie ferma la partita; Hazard impazzisce e gli tira un calcio. Poi inquadrature di giocatori interdetti, Charlie che rotola toccandosi il costato (sta simulando o è vero dolore?), Hazard che guarda il cartellino rosso mostratogli dall’arbitro. La squalifica del belga è durata tre giornate, e gli è costata un imbarazzante chiarimento davanti ai microfoni. Ha dichiarato che avrebbe voluto calciare la palla che era sotto il corpo del raccattapalle; dice di averlo incrociato nel tunnel degli spogliatoi, e che si sono chiesti scusa a vicenda e che la storia ora è chiusa. La polizia gallese dichiarò che non ci sarebbe stata nessuna azione legale contro Hazard. Charli divenne una piccola celebrità: il suo account su Twitter raggiunse i 10000 followers e la spunta blu.
Qualche tempo fa si è accorto quanto fosse difficile trovare della vodka di qualità nel mercato britannico, così ne ha lanciata una sua, la AU Vodka: «Ispirata dall’oro, incorpora la tavola periodica in cui l’oro è un elemento chimico numero 79». La AU si distingue per l’heritage inglese e per una bottiglia color oro piuttosto elegante. Oggi Charlie è un imprenditore.
Kyle Walker vs raccattapalle più maturo di lui
Scorrettezza del raccattapalle: 1
Scorrettezza del giocatore: 8
Derby di Manchester, City avanti 2-1, Kyle Walker non vuole riprendere il gioco. Il raccattapalle gli dà la palla, lui gliela restituisce; di nuovo, il raccattapalle gli dà la palla, lui gliela restituisce. Walker guarda l’arbitro come a dire che è il raccattapalle gliela dà male, quello allarga le braccia sconsolato nel ritrovarsi unico adulto in un mondo di ragazzini.
Passarella apre la gamba di un raccattapalle della Samp
Scorrettezza del raccattapalle: 1
Scorrettezza del giocatore: 9
In una sfida scudetto del 1987. Purtroppo mancano le immagini di un’entrata che deve essere stata sproporzionata e comica. L’Inter ha dato 5 milioni di multa a Passarella, finiti nella borsa di studio di Maurizio Piana, 16 anni, famiglia borghese, col padre che possiede una pellicceria nel centro di Genova. «Volevano portarmi subito negli spogliatoi, ma io ho preferito restare in campo, la partita era quasi finita e volevo gustarmi la vittoria della Samp. All’uscita dal campo volevo gridare di tutto a Passarella, ma Vialle e Ferri mi hanno bloccato e portato via. Volevo parlare con l’arbitro, fargli vedere la ferita, ma Mattei non ha voluto ricevermi».
La maglia di Muntari non è apprezzata
Scorrettezza del raccattapalle: 5
Scorrettezza del giocatore: 6
Muntari vuole lasciare la sua maglia al raccattapalle, e quello sembra non volerla. Quando successe, nel 2012, avevamo interpretato il gesto come sdegno, oggi ci sembra perfettamente normale con le attuali disposizioni sanitarie. Dovette intervenire il padre per chiarire che il rifiuto del figlio era legato al rispetto della legge: «Su disposizione del responsabile era vietato chiedere o prendere le maglie dei calciatori e nella sua ingenuità ha reagito così. La maglia l’ha portata a casa e la custodirà con orgoglio. Muntari ha fatto un grande gesto e lo ringrazio di cuore».
Facundo Ferreyra manda un raccattapalle oltre i tabelloni
Scorrettezza del raccattapalle: 0
Scorrettezza del giocatore: 9
È particolarmente ridicolo il volo del raccattapalle le cui gambe scompaiono lentamente dietro al tabellone, quindi risulta particolarmente stupido il gesto di Facundo Ferreyra.
Tragico Simon Tracey
Scorrettezza del raccattapalle: 7
Scorrettezza del giocatore: 4
In un’epoca - inizio anni 90 - e in una cornice - i fangosi stadi inglesi pre-Euro 96 - dove di certo non esisteva la “moda” della costruzione dal basso Simon Tracey cerca un dribbling da ultimissimo uomo sull’attaccante avversario. Ne esce un inseguimento comico verso la linea laterale. La palla finisce tra le mani di un raccattapalle, che non la restituisce al povero Tracey ma all’attaccante avversario, che a quel punto viene placcato dal portiere, infine espulso. Bruttissima concatenazione di cose che si mettono storte una dopo l’altra.
Il Villarreal e il sottomarino giallo
Il Villarreal, lo sapete tutti, è soprannominato “Il sottomarino giallo”. Ma come si è finiti ad accomunare una squadra di calcio a una canzone?
A quanto pare nel 1967, con la squadra in terza divisione, i tifosi si sono messi a cantare: «Amarillo es el Villarreal/amarillo es/amarillo es»; che poi è la versione spagnola del pezzo dei Beatles, cantato dai Los Mustang. Ve la mettiamo qui.
Gonzalo Herandez commenta semplicemente: “melancolia”.
Los Mustang, una band beat nata su ispirazione dei The Shadows. I suoi componenti: Santiago “Santi” Carulla alla voce, Marco Rossi alla chitarra, Antonio “Toni” Mercadé chitarra acustica e seconda voce, Miguel Navarro, basso, Antonio “Tony” Mier, batteria. La versione dei Mustang contieneun ritmo militare assente nella versione più dolce e variegata dei Beatles, caratterizzata dal timbro distante e stralunato di Ringo Starr. C’è qualcosa nella sua voce che lo fa sembrare sia su questo pianeta, che su un altro. Su che pianeta era?
Visto che stiamo parlando di Yellow Submarine, dobbiamo specificare che è possibile che questa canzone sia stata scritta sotto effetto di stupefacenti, LSD in particolare. Paul McCartney ha rifiutato questa interpretazione: la canzone del ‘66 e sostiene di aver provato l’LSD solo nel ‘67; che sia stata scritta sotto effetto di un’altra sostanza psicotropa? Va però negata ogni associazione tra i Los Mustang, il Villarreal e quel prodotto conosciuto con il nome comune di “droga”.
Scegliete il vostro gol preferito tra quello di Vinicius Jr. e quello di Rashford
L’accostamento tra il gol segnato da Vinicius in Champions e quello di Rashford in Europa League è stato automatico. A farlo più esplicitamente ieri i giornalisti presenti nello studio di Sky Sport dopo le partite. Il commento è sempre un po’ minorativo, come se quello di Rashford, in Europa League fosse la versione goffa di quello segnato in Champions. Sono due azioni effettivamente molto simili: un lancio molto lungo dietro una linea difensiva alta, l’attaccante che col primo controllo si aggiusta il tiro e batte il portiere.
Come ricorda questo pezzo di The Athletic, Lindelof ha una piccola ossessione per i lanci lunghi dietro la difesa, e Rashford è il destinatario principale delle sue ambizioni da quarterback. Lo aveva fatto già provato qualche minuto prima, non trovando le misure, e lo aveva eseguito contro lo Sheffield United. Ma se Lindelof prova questo tipo di lanci una volta ogni tanto, Toni Kroos ci ha costruito una legacy. Il modo in cui scava la palla sotto con un leggero esterno prevede una sfumatura biomeccanica che ad altri giocatori non appartiene. Il lancio di Lindelof sembra brutale, a confronto.
https://twitter.com/SkySport/status/1380445955422568449?s=20
Per quanto riguarda il controllo, dovreste chiedervi quando è importante la difficoltà nel vostro criterio di bellezza. E anche se considerate più difficile uno stop di piede - quindi una superficie esigua - o uno di petto, che ha più superficie più ampia ma con meno prensilità. Insomma, quale stop considerate più complicato? E quale più bello? Vinicius orienta il controllo di petto usando una frazione di spalla, e quando la palla ricade la conclusione è abbastanza semplice; Rashford deve ammortizzare il pallone e recuperare il passo molto velocemente per tirare scivolando. Insomma, era una sequenza stop-conclusione più difficile. Anche perché il lancio per Vinicius era leggermente diagonale, il brasiliano lo ha tagliato con la corsa; a Rashford cadeva quasi perpendicolare.
https://twitter.com/CozAndrea/status/1379541503152906241?s=20
Probabilmente il gesto tecnico di Rashford è più difficile, ma la sequenza lancio di Kroos-stop di petto di Vinicius contiene qualcosa di sinestetico e sessuale che fa parte dell’esperienza estetica del calcio ai livelli più alti.
Fan del petto di Tomas Holes
Ieri è spuntato dal nulla, in tuffo come un pesce. Con quel nome da porno attore così poco danubiano ha fatto gioire una città. Tomas Holes, l’eroe dell’Emirates, dal cuore grande ma dal petto ancor più grande. Quanta panca avrai fatto per sviluppare quel torace, stracciare Barzagli, umiliare i difensori di mezzo mondo. Nel calcio il petto non viene considerato uno strumento particolarmente urgente, magari aiuta averlo sensibile alla Dzeko, non gigante alla Holes. Ma tu non hai ascoltato nessuno, volevi un petto gigante e ce l’hai fatta. Cosa dovevi tenerci? Ce lo dirai mai? Noi abbiamo provato a scoprirlo.
La pizza più grande del mondo
Come potete intuire la pizza più grande del mondo è stata fatta in Italia, a Roma per la precisione. Ha un nome, Ottavia, e un diametro di 40 metri. Per condirla c’è stato bisogno di 4000 kg di pomodoro e altrettanti di mozzarella, 190 kg di olio, 675 kg di margarina, 250 kg di sale marino, 100 kg di rucola, 125 kg di parmigiano reggiano e 25 litri di aceto balsamico Dop (chissà perché non hanno fatto una semplice Margherita). Comunque entra comodamente nel petto di Holes che la conserva per festeggiare con i compagni la vittoria dell’Europa League. È senza glutine.
Tutte le puntate de Il Bello dell’Europa League
Migliaia e migliaia di cazzate che Tomas Holes conserva nel suo petto gigante in attesa del giorno in cui lo sacrificheremo in un rituale mistico aprendogli il petto per farne un libro da vendere in edicola insieme ai biglietti per le partite di Conference League.
Il colosso di Rodi
Grosso, ma non grosso quanto il petto di Holes.
I Diari di Mussolini
Non quelli falsi di Dell’Utri, ma quelli veri di Mussolini. Si tratta, più che di diari, di una ventina di agende in cui il Duce si scriveva degli appunti, segnava gli appuntamenti, faceva dei disegnini. Li tiene non per vicinanza alle idee del Fascismo ma proprio perché Holes usa il petto come uno box store. Qualcuno che è voluto rimanere anonimo glielo ha affittato fino al 2023.
Organizza la tua trasferta online: Zagabria
Zagabria esiste da sempre, dal neolitico dicono. Ha visto la storia, tutta, è stata crocevia di popoli, mercanti ottomani, pirati levantini, principi in fuga. Ha visto i romani e i mongoli. È tutto rimasto intarsiato nei luoghi di culto, raccontato dalle strade, sussurrato dai venti. Zagabria è la storia in eterno movimento. A noi però, tutto questo interessa relativamente: siamo qui per far finta di farci una bella trasferta per goderci la grande Dinamo Zagabria, con l’allenatore in carcere e lo stadio che ribolle. Le trasferte per il calcio sono atipiche, cotte e mangiate, si passa più tempo a bere negli angoli che per musei, più a camminare per viali di periferia che non nelle vie dello shopping. Queste sono comunque cose che potete far finta di fare.
Un tunnel: il tunnel Grič
Il fascino esoterico delle viscere, le memorie del sottosuolo, le pareti che tremano. Questo tunnel realizzato durante la Seconda Guerra Mondiale è rimasto abbandonato per anni prima di diventare un punto d’incontro per la gioventù alternativa, base per rave e serate underground. Dal 2016 la sua anima buia è stata istituzionalizzata, con artisti che la illuminano in maniera colorata con luci e installazioni più o meno riuscite. Forse era da preferirsi la fase rave, ma un bel tunnel è sempre un bel tunnel.
Un souvenir: una maglia del Cibona di Drazen Petrovic
Ok, magari fate finta di andare a Zagabria per il calcio, ma il Cibona e Drazen Petrovic fanno parte della storia di questa città più di piazze e monumenti. Nei 4 anni con la maglia della squadra della capitale Petrovic ha giocato un basket celestiale, mettendo insieme numeri che fanno paura. La sua storia è la storia della Croazia.
Un piatto tipico: Cobanac
Rendiamo omaggio a questo rigurgito d’inverno con la Cobanac, una specie di gulash tipico della regione della Slavonia. Per prima cosa andate dal vostro macellaio di fiducia e fatevi dare dello spezzatino di maiale, manzo e selvaggina. Il cervo è perfetto, se non ce l’ha immagino possiate chiedere, boh, del pollo. Se non avete un macellaio di fiducia, tranquilli siamo sulla stessa barca. Se non mangiate carne, ancora meglio. Comunque una volta rimediati questi pezzi di carne state a cavallo: vi basterà metterlo ognuno nella sua scodella poi aggiungere parecchie carote, della senape, aglio e della radice di prezzemolo, che onestamente non so se è Google translate che fa i capricci o stiamo davvero parlando di una radice. Come avrete capito non parlo croato (comunque ho controllato: è davvero la radice, affari vostri). Insomma alla fine è come tutti gli stufati del mondo, lasciate marinare insieme a delle foglie e una coda di maiale, poi mettete una marea di cipolla in un pentolone sopra un fuoco da campo, fate sudare, aggiungete le tre carni, poi acqua e fate andare per ore. La peculiarità di questo stufato è la paprika, dopotutto chi nel 2021 non ha il proprio paprikaro di fiducia?
Un mezzo: i piedi
State a Zagabria: andate a piedi. Fate come lui, vi mettete una bella gopro in testa e girate per la città, salutate gli estranei, bevete alle fontanelle, fermatevi a prendere il sole. La vita è bella.
L’invasione di un uomo nudo durante Granada-Manchester United
Inutile girarci intorno: un uomo nudo ha invaso il campo di Granada nonostante formalmente lo stadio fosse chiuso al pubblico. Totalmente nudo. Solitamente gli invasori, anche i più adamitici, tengono almeno i calzini, le scarpe. Lui niente, nudo dalla testa ai piedi, coperto solo da un’acconciatura da Robinson Crusoe. Olmo Garcia ci è apparso così, all’improvviso, come un Cristo pronto a essere crocifisso per i peccati dell’Europa League. La polizia lo ha braccato in maniera rude, ma non prima che il suo messaggio di pace arrivasse nelle nostre case. Le sue braccia larghe e la spensieratezza da figlio dei fiori con cui si è sdraiato sul prato del Nuevo Estadio de Los Cármenes hanno una delicatezza che stride con quella delle forme ignude di un uomo adulto in televisione.
Secondo la ricostruzione, Garcia è entrato nello stadio del Granada alle sette del mattino, nascondendosi per 14 ore dietro a un telone. Ecco quanto quest’uomo voleva invadere il campo nudo. Non è una novità per la città spagnola: Garcia è piuttosto conosciuto per essere uno che va in giro nudo. Lo si può incontrare spesso per la città vestito di niente: negli ultimi mesi è stato segnalato alla polizia per 15 volte. La sua è una battaglia di sostenibilità. Dice di aver scoperto benefici psicologici di stare nudo dopo un viaggio, benefici anche dermatologici secondo lui. Ma la sua nudità ha anche un significato più universale: «Per me è un modo per rivendicare la purezza, la pace, per dimostrare che quando ti togli i vestiti sei più sincero con tutto ciò che ti circonda» ha detto. Tempo fa ha attraversato tutto il Cammino di Santiago nudo, senza indossare neanche le scarpe. Su internet si trovano anche suoi video mentre scia nudo, cammina al centro commerciale nudo, sui ciottoli del centro, sempre nudo. Garcia è convinto che quello che fa non è sbagliato: «Non credo sia da pazzi andare in giro nudi se motivati da una filosofia o degli ideali. Non infastidisco nessuno e penso che questo faccia bene alla società». Sicuramente ha fatto bene alla nostra rubrica sull’Europa League.
Gol più Europa League:
Virilità: boh
Assurdità: mah
Anti-epicità: chissà
Paura della morte: a saperlo
Anche in un momento in cui i gol scarseggiano, in Europa League si segnano gol Europa League. C’è il colpo di testa in tuffo all’ultimo secondo dello sconosciuto difensore ceco per pareggiare contro l’Arsenal, ma anche lo stop e bomba sotto la traversa di Ibanez (quando pensi che un tiro andrà in curva e quello finisce in rete, è un gol Europa League). Niente però può superare un gol che non abbiamo visto in diretta. La regia di Granada si è incaponita con il replay di un cross che poteva, come non poteva essere arrivato con il pallone fuori (e che non aveva portato a nulla), perdendo il millimetrico lancio di Lindelof e il lussurioso stop di Rashford riuscendo a tornare frettolosamente in diretta per mostrarci il pallone che entrava placido in porta. Come il famoso albero che casca in una foresta vuota, possiamo davvero dire che quello di Rashford sia un gol? Poi è arrivata la ripetizione genuflessa con un replay dall’alto a mostrarci, ma non in diretta sia chiaro, tutta la bellezza di una giocata che trasuda immediatezza, ma non può bastarci. Il gol di Rashford non esiste nella realtà in cui viviamo, esiste solo in una zona nascosta del nostro cervello, quella che dedichiamo ai replay, alle riproduzioni, alle cose che non sono vita ma la sua imitazione. Forse la regia di Granada potrebbe optare che ormai è più la vita che osserviamo poi che quella in diretta. Sarebbe un buon punto, ma non è questo il punto. Siamo in Europa League e ogni gol è buono per fare filosofia.
Ten Hag partecipa a LOL con l’imitazione di Guardiola
https://twitter.com/ESPNnl/status/1380203391377358856?s=19
Scommettiamo chi?
Torna l’unica rubrica che aveva dato del dittatore già a tutti, quindi non c’è più nulla di cui preoccuparsi. Con i quarti di finale il nostro algoritmo, sviluppato insieme a quelli che scrivono le serie di Netflix, è ormai una macchina da guerra. Le previsioni sono sempre più accurate, i vostri soldi sempre più al sicuro.
Slavia Praga 51% - Arsenal 49% (andata 1-1)
Le brutte partite in Europa League sono un benchmark dell’Arsenal. In casa, poi, sembra perdere o pareggiare ogni volta. Eppure negli ultimi 3 anni ha fatto semifinale e finale, chissà come, avranno anche loro dei meriti che potranno sfoggiare al ritorno. Dall’altra parte però c’è la Meghan Markle dell’Europa League, lo Slavia Praga che ha già eliminato Glasgow Rangers e Leicester con due grandi partite al ritorno. L’algoritmo premia lo Slavia, ma siamo certi non sia inficiato dalle emozioni?
Così è più o meno come è fatto il nostro algoritmo.
Su cosa scommettere: Una partita più simile a un dramma shakespeariano.
Su cosa non scommettere: Che io sappia per davvero cosa si intende per “shakespeariano”.
Dinamo Zagabria 25% - Villarreal 75% (andata 0-1)
Il Villarreal non ha fatto molto, ma è bastato per vincere. A Zagabria però un gol di vantaggio potrebbe non bastare contro la spinta violenta di una squadra che in questa coppa ha dei numeri incredibilmente buoni (simili a quelli del Villarreal, per dire). Insomma una sfida di stili non così chiusa: da una parte Orsic, l’unsung hero, dall’altra Gerard Moreno, l’attaccante che tutti vogliono; da una parte l’allenatore al gabbio contro quello che non può non vincere in questa competizione. L’algoritmo che decide queste percentuali ha uno spazio speciale (onestamente non ho idea di come funzionano gli algoritmi) per Unai Emery. La chiamavamo “variante Unai”, ma vista la connotazione presa dalla parola ultimamente abbiamo cambiato in “funzione Emery”. Il 75% per il sottomarino giallo mi pare troppo, ma chi sono io per dissentire?
Su cosa scommettere: Il cuore della Dinamo Zagabria.
Su cosa non scommettere: Il resto della Dinamo Zagabria.
Manchester United 90% - Granada 10% (andata 0-2)
Cosa fatta capo ha. Pur senza brillare lo United continua a passeggiare sul resto dell’Europa League come un runner in zona rossa. Nessuno sa se lo vuole davvero, ma lasciateglielo fare. Gli inglesi sembrano troppo forti per una squadra che in attacco schiera Soldado, un calciatore che ha segnato il suo primo gol in Europa 16 anni fa. Il 10% perché comunque in una partita in uno stadio vuoto in cui può imboccare un uomo nudo, non vedo perché il Granada non potrebbe vincere 0-3 a Old Trafford.
Su cosa scommettere: Mah, che volete che vi dica.
Su cosa non scommettere: L’invasione di un uomo nudo (statisticamente sarebbe davvero improbabile).
Roma 77% - Ajax 23% (andata 1-2)
Che dire. Proprio quando sembrava caduta in un pozzo, la Roma ha svoltato il proprio quarto di finale con quella parola che divide il paese “resilienza” (e voi da che parte state?) (non mi interessa davvero, era una domanda retorica). Per essere una squadra che ha basato tutta la sua narrativa sulla sfortuna, la Roma ha saputo portare la fortuna dalla sua parte, che è inevitabilmente un merito. Tuttavia questa è una partita che dura 180 minuti, quindi vediamo. 23% perché a Roma è il numero della fortuna. Che burloni.
Su cosa scommettere: Calciatori sempre più giovani e che sembrano finiti che entrano per l’Ajax.
Su cosa non scommettere: Che comunque la Roma si vivrà il ritorno con la pipa in bocca.
Alcuni momenti dell’Arsenal che fa l’Arsenal
Si pensava all’Arsenal come la squadra con l’avversario più semplice di questi quarti, ma l’andata non è andata (ehehehe) proprio così. In casa è stata riacciuffata dallo Slavia Praga al minuto 94 e ora dovrà sudarsi anche questa. Il primo momento Arsenal dell’Arsenal ha la firma di Lacazette.
L’attaccante francese ha avuto quella rara circostanza che porta a un uno contro uno con il portiere avversario con tutta la metà campo a disposizione. Lacazette forse ha avuto troppo tempo per pensare, decidendo di calciare con uno strano tiro-pallonetto che si è infranto sulla traversa.
Nel finale invece, dopo aver trovato il vantaggio con il redivivo Pepe, l’Arsenal si è trovata ad avere il pallone tra i piedi, senza particolare pressione avversaria al minuto 92.
Incredibilmente dopo otto secondi l’aveva perso, regalando una rimessa laterale allo Slavia. Sull’azione seguente i cechi hanno preso il palo dopo una giocata rocambolesca. Dopo il palo Soares poteva fare tutto e invece l’aveva messa in angolo. Dall’angolo è nato il gol del pareggio. Tra tutte le squadre che hanno un’abilità innata nel “farsi gol da sola”, l’Arsenal rimane la migliore.
Giocatore più Europa League: Maxime Gonalons
Quanto ci abbiamo creduto: 8
Quanto è stato realmente forte: 6
Quanto è caduto in disgrazia: 8
Quanto sembra depresso: 9
Gonalons era nella lista di Don Balon dei giocatori migliori della sua classe, 1989. Tesserato a 11 anni dal Lione, della squadra francese è stato un simbolo. Capitano fin dalle giovanili, esordio in prima squadra a neanche 20 anni. Il Lione è la squadra francese che più accostiamo al talento: Benzema è il caso più evidente, ma negli ultimi anni sono cresciuti qui giocatori come Ndombele, Lacazette e Mendy. Gonalons magari non aveva un talento così evidente, ma in un ruolo difficile aveva lo spirito del leader e un gioco compassato e preciso che non si poteva non ammirare, era chiamato “l’equilibratore”. Lo aveva cercato Benitez quando era a Napoli, ma lui non se l’era sentita di lasciare il Lione, squadra di cui era diventato capitano e giocatore più rappresentativo. «Sono totalmente distaccato dal denaro. I soldi non mi hanno cambiato e non mi cambieranno» aveva detto. Poi qualcosa s’era rotto. Gonalons aveva deciso di non rinnovare, dopo 8 anni, e il Lione l’aveva venduto alla Roma.
Qui le cose erano naufragate. Gonalons si era trasformato rapidamente in un giocatore inadeguato, lento e macchinoso, capace solo di fare errori marchiani. In una maniera controintuitiva era però riuscito a entrare nella storia della Roma: uno suo controllo sbagliato al centro dell’area di rigore aveva permesso a Suarez di segnare il gol del 4-1 nell’andata col Barcellona, fondamentale poi per l’epica della rimonta all’Olimpico. In estate la Roma l’aveva sostituito con N’Zonzi, cedendolo in prestito al Siviglia. Anche in Liga le cose non erano andate bene, ma indossare quella maglia ti avvicina di certo a questa competizione. Fallito al Siviglia, era arrivato il prestito al Granada che l’estate scorsa lo ha riscattato. Oggi dirige il centrocampo di una squadra che nessuno davvero conosce, ma che è arrivata ai quarti di Europa League. Per un paradosso, Gonalons ha giocato 17 partite in Liga e 14 in Europa League (considerando le qualificazioni), addirittura più minuti in coppa che in campionato. Ieri è stato il giocatore a fare più tackle di tutti i quarti di finale.
Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League
Il cerchio si restringe intorno all’Europa dell’Europa League. Sempre meno squadre rimangono nel punto della mappa dove è consentita la vita, come in una sorta di Battle Royal con meno spargimenti di sangue e più terzini coi piedi storti. Mentre la Champions League muore lentamente nella tempesta di neve di Monaco, l’Europa League sopravvive al sole (metaforico: si gioca di sera). La lezione, se non lo avete capito, è che bisogna conoscere il clima prima della battaglia. La meteorologia è da sempre un tema importante per l’uomo: per il raccolto, per fare la guerra, per sapere cosa dire in ascensore. Vediamo allora se vi ricordate come era il tempo in questi importanti momenti della nostra storia.
1) Battaglia di Waterloo
a) Pioggia battente
b) Bel tempo
c) Fitta nebbia
2) Liverpool - Alaves 5-4
a) Una leggera pioggerella
b) Serata primaverile mezza fredda
c) Afosa notte estiva
3) Passaggio di Annibale sulle Alpi con gli elefanti
a) Bufera di neve
b) Improbabile caldo fuori stagione
c) Era il 218 a. C., che ne possiamo sapere
4) Quando Aduriz ha segnato 5 gol in una partita di Europa League
a) Freddo becco
b) Pioggerellina insistente
c) Bel tempo fuori stagione
5) Assassinio di Kennedy
a) Pioggia la mattina, ma poi uscì un sole pazzesco
b) Caldo infernale
c) neve
Risposte
1) b: il giorno della battaglia il tempo era bello, ma un acquazzone caduto durante la notte rese il terreno fangoso rendendo il lavoro dell'artiglieria e cavalleria di Napoleone più difficoltoso e meno efficace.
2) b: Finale Coppa Uefa 2001, archeologia dell’Europa League. Si giocava a Dortmund, cielo terso, molte felpe.
3) c: Per qualche storico Annibale non trovò neve, per altri invece fu una traversata complicata dalle condizioni climatiche.
4) c: Era il 4 novembre eppure si stava benissimo come stava benissimo Aduriz.
5) a: Si parlò molto del clima quel giorno, perché nonostante fosse prevista pioggia i servizi di sicurezza del Presidente avevano previsto di viaggiare su una vettura scoperta, che ovviamente favorì il tiratore. Un altro motivo è la storia dell’uomo con l’ombrello, che trovate qui.