Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Il bello dell’Europa League 2021 vol. 3
06 nov 2020
Momenti spumeggianti dalla terza giornata della fase a gironi.
(articolo)
23 min
Dark mode
(ON)

Conosci la tua squadra d’Europa League: Dundalk FC

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Culann è un fabbro, ha le spalle ampie e i baffi lunghi. Ama bere intere pinte di birra senza mai staccarsi dal boccale. A proteggere la sua bottega un enorme, feroce mastino. Le sue dimensioni non sono quelle di un normale cane, piuttosto di un cane semi-divino. Culann era un bravo fabbro e una sera a cena invita Conchobar mac Nessa, re dell’Ulster. Il Re poco prima aveva assistito a una partita di hurling in cui suo nipote, Setanta, aveva brillato per abilità. Decide quindi di invitarlo a cena, solo arriverà con un po’ di ritardo. Il banchetto inizia, Culann domanda al Re se stanno ancora aspettando qualcuno. No, gli risponde quello, che si era dimenticato l’invito al nipote. Culann allora libera il suo temibile mastino e quando Setanta arriva viene subito attaccato. Setanta, però, è anche un formidabile guerriero e riesce a uccidere il mastino.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Da quel giorno Setanta prende il nome di Cu Chulainn e si mette a guardia della bottega di Culann al posto del suo cane, in attesa di un risarcimento adeguato.

Il suo futuro è glorioso. Ad appena 17 anni difende da solo le armate dell’Ulster; in battaglia è pazzo, la sua furia viene paragonata a quella del Berserk. Vive nel suo forte ben difeso, Dun Dealgan, e il nome di questo forte sarà quello della città vicino il quale è eretto: Dundalk. Il suo stemma ha origini del XIV secolo e riporta il disegno di sei merle. Un uccello mitico dell’araldica medievale, disegnato con dei ciuffetti simpatici al posto delle zampe. Simbolo araldico di Thomas de Furnivall, diventa stemma del glorioso Dundalk FC, prima squadra fuori da Dublino a vincere il campionato irlandese nel 1933.

Il Dundalk è l’anima dei docks di Dundalk, «quando si muove la squadra si muove la città» dicono in questo documentario che vi invitiamo a guardare, voi amanti dell’Europa League. La squadra comunque ha sempre fatto un po’ fatica, fino agli anni ‘60, quando una gloriosa generazione di giocatori capelloni ne cambiò lo status.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Sono gli anni ‘10, però, l’epoca d’oro del Dundalk, che è riuscito a vincere il campionato per tre volte consecutivamente, dal 2014 al 2016. Anche lo scorso anno ha vinto il campionato. Ad agosto il tecnico Perth, dopo 3 sconfitte in campionato e l’eliminazione dai preliminari, è stato esonerato. Al suo posto è arrivato Filippo Giovagnoli, nato a Città di Castello. Giocava difensore e ai tempi della Rondinella faceva coppia in difesa con Andrea Barzagli. Vi sarete accorti di lui quando la scorsa settimana, a Londra, contro l’Arsenal, avete sentito una sonora bestemmia risuonare nell’aria. La sua pagina esiste in inglese ma non in italiano. Non ha la licenza UEFA Pro, nella distinta viene nominata un’altra persona al suo posto, e fino ad agosto non aveva allenato nessun club professionistico. Ha parlato del suo lavoro come di una “missione kamikaze” e che gli chiedono di “vincere tutte le partite”. Ieri ha perso 4-3 una partita sfortunata contro il Rapid Vienna. Dopo zero punti nelle prime tre partite, la qualificazione purtroppo è compromessa.


Come è andato Ishak al Crotone?

Mikael Ishak nel 2013 è stato comprato dal Parma, uno dei sette milioni di cartellini acquisiti dal Parma in quegli anni e che lo porteranno ai libri in tribunale. Quando è arrivato Belfodil era appena stato ceduto e gli articoli di giornale giocavano con i calembours: «Da un Ishak a un altro, ma stavola è il cognome» (perché il nome di Belfodil è Ishak eheheh). Si specificava che non poteva essere certo lui l’erede di Belfodil, e che lo attendeva un prestito in B.

Quindi Ishak è finito al Crotone, il DS Ursino lo presentò così: «Prima punta, attaccante molto forte fisicamente già nel giro della nazionale Under 20 svedese. Ha struttura, forza, muscoli ma riesce sempre a stupirci per le sue enormi qualità tecniche e tattiche. Credo che farà strada perché ha colpi molto interessanti».

Era il Crotone di Jacopo Dezi e Bernardeschi. Se volete sapere come è andata vi basterà sapere che a un certo punto disse: «Intanto vediamo come sta Pettinari e poi magari posso sperare per una maglia da titolare». Definì Crotone una città «Vivibilissima e a misura d’uomo». Giocò 23 partite, segnò 4 gol. Eccovene uno piuttosto bello.

Ieri, pur non riuscendo ad evitare la sconfitta del Lech Poznan contro il Benfica, Ishak ha segnato un'altra doppietta, dopo quella segnata alla prima giornata contro lo Standard Liegi.


Lo sponsor della settimana: Lana Grupa

Guardando quel font un po’ naif sulle maglie della Dinamo Zagabria vi sarete chiesti che cos’è Lana Group. Giocattoli? Abbigliamento? Yogurt, visto che lo yogurt sembra una parte fondativa della cultura est-europea?

No, è un’azienda che produce scatole. Scatole per l’industria alimentare, per l’industria farmaceutica, scatole per chiunque abbia bisogno di scatole. Il che ci fa venire in mente la puntata dei Simpsons in cui la classe di Bart va in visita alla fabbrica di scatole per scoprire tutti i segreti della fabbricazione di scatole. Il processo produttivo è così parcellizzato che in quella specifica fabbrica non arrivano mai a produrre una scatola finita. Il mantra è «Facciamo solo scatole qui». Homer a un certo punto crede che Bart sia diventato una scatola che indossa un cappellino rosso, e quello è forse l’apice emotivo della puntata.

Se vi serve una scatola ecco il loro sito.


Vi avevamo detto di seguire Yusuf Yazici…

“Eh ma il bello dell’Europa League non sa niente…”. Basta con questo modo di tirarsela, lo conoscevano anche i sassi Yazici (o almeno i sassi appassionati di calcio turco). Ciò non toglie che in pochi avrebbero scommesso su 6 gol in 3 partite della coppa. Nel primo volume di questa rubrica quest’anno vi avevamo dato qualche informazione sparsa, un quadro d’insieme su questo centrocampista che col naso lungo e i capelli stirati all’indietro può ricordarvi un fastidioso Adrien Rabiot. Forse vale la pena andare un pochino di più sul tecnico stavolta.

Yazici è uno di quei centrocampisti molto grossi e molto tecnici. Di quelli che hanno un fisico da mediano grosso che gioca davanti la difesa, ma che sono elastici e creativi e che amano giocare quindi il più vicino possibile alla porta. È il contrario di un centrocampista ordinato e nel Lille ultra-verticale di Galtier è a suo agio a rischiare ogni passaggio, a pensare il gioco solo in verticale. Ieri è rimasto sotto il 70% di passaggi riusciti. Per sfruttare questa sua attitudine creativa e intransigente Galtier lo fa giocare in una posizione interessante, in cui finisce a concludere da punta partendo da lontano, inserendosi in mezzo a David, che dal centro si allarga, e a Ikonè, che invece ama restare più largo. Quando invece al Lille capita di attaccare in modo posizionale Yazici in area diventa temibile, come dimostrato nel gol di testa segnato contro lo Sparta Praga.

Nel terzo gol si nota come le sue caratteristiche, quelle di un giocatore tecnico nel calcio e nella conduzione, si sposino bene con la velocità di David e Ikonè. Una transizione che è quasi un ideale platonico della squadra di Galtier.

https://twitter.com/SkySport/status/1324668426699288577?s=20

Ieri la varietà dei suoi movimenti ha messo più volte in crisi la struttura difensiva del Milan. Lo trovavi a ricevere dietro il centrocampo, o defilato sull’esterno, destro e soprattutto sinistro. In grado di vincere tanti duelli individuali.

Quindi niente, continuate a seguire Yazici per altre cose fantastiche.


Tomas Rosicky cita il piumino lunghissimo di Wenger

Visualizza questo post su Instagram

Arsene Wenger inspired me in many ways. Will be rocking his trademark coat 3 points against Celtic yesterday the coat will travel with me everywhere from now on

Un post condiviso da Tomas Rosicky (@t7.official) in data: 6 Nov 2020 alle ore 3:49 PST

Non so se è una cosa che ricordate, quel piumino di Wenger che gli arrivava fino alle caviglie e che lo faceva sembrare a un pupazzo gonfiabile. Rosicky dice di averne tratto ispirazione.


Alcuni giocatori Benfica classificati dal meno boro al più boro

Prendiamo ovviamente solo quelli che sono scesi in campo nella partita di ieri contro il Glasgow Rangers, pareggiata 3-3 in dieci uomini.

Jan Vertonghen

Attitudine coatta: 0%

Lo farebbero entrare allo Chalet: Vertonghen non ha mai provato a entrare in discoteca.

Veramente una bravissima persona con nessuna relazione con l’universo coatto. Qui uno scatto in cui alle sue spalle la mascotte del Belgio gli grida “Stocazzo!”. Forse troppo una brava persona.

Odysseas Vlachodimos

Attitude coatta: 15%

Lo farebbero entrare allo Chalet: sì.

Se ti chiami Odysseas puoi essere molto molto coatto, oppure per niente coatto. Questo Odysseas in particolare non è molto coatto, anzi, sembra una persona normale e tenera. Sorride troppo per essere un coatto, ha delle foto con il figlio “normali”, da persona “normale” e pubblica foto in cui non teme di sembrare, semplicemente, scemo; altre solo simpatiche e buffe, come questa in cui si scatta un selfie con un’aquila vestita da Robin Hood cieco in occasione dei festeggiamenti del campionato col Benfica.

Rafa Silva

Attitudine coatta: 18%

Lo farebbero entrare allo Chalet: un po’ sfigato forse.

Una persona ok, ma che a volte cerca di somigliare troppo a Benoit Paire.

Adel Taarabt

Attitudine coatta: 30%

Lo farebbero entrare allo Chalet: no perché credo siano razzisti.

Quanto può essere coatta una persona che dice di aver problemi di peso perché sua madre cucina troppo bene? Non molto.

Haris Seferovic

Attitudine coatta: 45%

Lo farebbero entrare allo Chalet: se è solo insieme a maschi no.

Seferovic è uno di quelli che si sforza di essere coatto ma a cui i veri coatti menano. Un vero coatto non indossa queste pantofole ridicole, ma recupera qualche punto con una camicia Burberry sopra la tuta. Seferovic sembra solo uno che si veste molto male.

Darwin Nunez

Attitudine coatta: 75%

Lo farebbero entrare allo Chalet: no

Ciabatte argentate Versace sulla spiaggia? Il livello è alto. Tatuaggio FAMILY sul petto? Ok.

Nicolas Otamendi

Attitudine coatta: 81%

Lo farebbero entrare allo Chalet: decisamente no.

Otamendi si è tatuato sulla schiena il catalogo di Netflix (Walter White di Breaking Bad, vari personaggi di Peaky Blinders e alte cose). Per spiegare i suoi tatuaggi ha detto: «Penso che l’essere tatuato dia la sensazione di essere aggressivo anche in campo, un po’ come la barba. Penso che anche l’apparenza sia importante, a prescindere dal tuo modo di giocare» che è una cosa al contempo molto coatta da dire, ma anche ingenua e non coatta. Perché devi affidarti alle apparenze? Per un coatto l’essere è sempre più importante del sembrare.

Everton Soares

Attitudine coatta: 87%

Lo farebbero entrare allo Chalet: chiamerebbero la polizia.

Un buon coatto non si arrende mai alla perdita dei capelli e alla stempiatura e ricostruisce faticosamente una fronte irsuta ingelatinandosi in avanti. La sopracciglia spinzettata, curata con attenzione al dettaglio da scultore rinascimentale, è perfetta. Tatuaggio vicino lo zigomo, sì. Citazioni bibliche, sì. Per festeggiare il suo arrivo al Benfica si è tatuato un’aquila sulla mano.


Alla scoperta del “Tanque” Tankovic

Forse vi sorprenderà scoprire che il soprannome di Muamer Tankovic non è “El Tanque”, un’occasione sprecata forse. In Inghilterra qualcuno ha provato a rimediare e lo ha chiamato “The Tank”. Non immaginate, però, che il suo soprannome è “Il Tevez svedese”. Nella sua carriera è stato paragonato anche a Wayne Rooney e a Dimitar Berbatov. L’anno scorso, a gennaio, sembrava poter andare al Genoa, il cui sogno però restava Piatek, secondo Il Secolo XIX. Ha giocato in Inghilterra, in Olanda e nel suo paese, la Svezia, dove è nato da genitori di origini bosniache. Quando è andato all’AZ ha dichiarato, con una certa modestia, «Pensavo che all’AZ sarei esploso, che avrei vinto il Pallone d’oro, ma Dio ha un piano per tutti noi». E qual è il piano che Dio ha riservato a Muamer Tankovic?

Un attaccante tozzo e rapido, con un gran senso del lavoro e dell’agonismo, e che parla di sé stesso in terza persona. «Sono arrivato a giocare ai lati del campo, vado bene anche lì, ma se vuoi un Tankovic al 110% allora deve giocare al centro». Oggi con l’AEK Atene sta giocando bene: in tre partite di Europa League ha segnato 2 gol e servito 1 assist. Eccovi un video delle sue azioni in cui Enter Sandman dei Metallica accompagna bene all’ampiezza del suo collo e alla violenza dei suoi tiri.




Tankovic gioca bene perché gioca insieme a una leggenda

Marko Livaja, remember the name, come ci invita a fare ossessivamente questa persona per ragioni oscure.


Giocatori che possono essere usati o quasi in una frase

Reinildo Mandava - Lille

Luka Menalo - Rijeka

Olivier Boscagli - PSV

Adam Gnezda Cerin - Rijeka

Mikel Merino - Real Sociedad

Thomas Rogne - Lech Poznan

Nicolas Pépé - Arsenal

Takefusa Kubo - Villarreal


Giocatore più Europa League: Ladislav Krejčí

Quanto ci abbiamo creduto: 7

Quanto è stato realmente forte: 5

Quanto è caduto in disgrazia: 6

Quanto sembra depresso: 7

Prendiamoci le nostre colpe: qui su Ultimo Uomo abbiamo parlato anche troppo bene di Ladislav Krejčí, efebico esterno ceco sbarcato a Bologna nell’estate del 2016 per sostituire Giaccherini. Pochi giorni dopo su Repubblica titolavano “Krejci, sulle orme di Nedved” e insomma, tutte e due cechi, biondi, esterni. Dopotutto lui era arrivato dichiarando una subalternità alla furia ceca (era il suo idolo) e un paio di frasi perfette per far innamorare tutti i fantallenatori: «A me piace soprattutto attaccare» e «Adesso voglio fare assist e gol in un campionato come il vostro». In quei giorni uscivano frasi al miele per lui dal ritiro del Bologna: arrivato dal nulla sembrava davvero una furia.

Conosciamolo meglio.

Krejčí andò anche bene, all’inizio. Non si avvicinò mai neanche lontanamente ai 10 gol a stagione che qualcuno aveva vaticinato (3 in totale in 84 partite col Bologna), ma gli assist fioccavano - 8 il primo anno. Per dire c’era lui dall’altra parte dell’arcobaleno che Verdi avrebbe scaraventato in rete segnando uno dei gol più belli dell’ultimo anno. Krejčí faceva l’esterno come se il muro di Berlino fosse ancora su: applicato, generoso, granitico. Andava sul fondo e crossava, tornava indietro. Poi però la storia lo ha superato: gli esterni sono diventati esterni a piede invertiti, alla sua faccia emaciata è corrisposto un fisico emaciato, spesso da rimettere in ordine. Krejčí ha provato anche a fare il passo indietro che fanno gli esterni superati dalla modernità, ovvero arretrare a terzino ma anche questa non è andata bene.

In estate è stato messo sul mercato come un pacco vuoto. A prenderselo è stata, come nelle migliori favole, la sua vecchia e amata squadra, lo Sparta Praga. Nel giorno del suo ritorno, il direttore sportivo Tomáš Rosický ha detto: «Lada è un figlio, uno spartano». Krejčí si è preso la maglia numero 9 a far capire il suo status. Dopo aver smaltito un altro infortunio, ieri è entrato a dieci minuti dalla fine nella partita contro il Celtic, segnando di testa il gol del 1-4 finale. Bentornato a casa Lada.


Chi sa solo di Europa League, non sa niente di Europa League

Forse lo avrete sentito: nei giorni scorsi ci sono state le elezioni negli Stati Uniti. Forse ci sono ancora, non è chiaro. Oltre l’aspetto politico dell’evento - che vabbè - ha avuto grande risalto quello geografico. Siamo tornati a parlare di Ohio, Pennsylvania, Michigan, ma non solo. Sono stati momenti così intricati da farci scendere nei dettagli più minimi, discutere di contee minuscole, anfratti locali, paesini che sembrerebbero inventati anche in una storia di Stephen King. Una frammentazione caleidoscopia e onestamente snervante che dimostra come anche a livello geografico la cultura americana abbia oscurato la nostra. La nostra ovvero quella europea, perché qui si parla di Europa League e non c’è niente di più europeo dell’Europa League, come dice la parola stessa.

Il nostro continente è diviso per Stati, sì, ma anche regioni, contee, oblast, Bundesländer. In ognuno di questi ci sono foreste immortali, montagne innevate, fiumi ancestrali, persone magnifiche, ma soprattutto squadre che partecipano all’Europa League. Sapete quindi collocare le squadre di questa edizione nel giusto frammento amministrativo?

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

1. Molde

a) contea di Møre og Romsdal

b) contea di Trøndelag

c) contea di Vestland

2. Zorja

a) Oblast' di Kirovohrad

b) Oblast' di Odessa

c) Oblast' di Luhans'k

3. Leicester

a) Leicestershire

b) Herefordshire

c) Lancashire

4. Sivasspor

a) Regione dell'Anatolia Orientale

b) Regione dell’Anatolia Centrale

c) Regione di Marmara

5. Wolfsberger

a) Land Tirolo

b) Land Carinzia

c) Land Stiria

6. Hoffenheim

a) Bundesländer della Turingia

b) Bundesländer della Renania-Palatinato

c) Bundesländer del Baden-Württemberg

7. Cluj

a) Regione storica della Transilvania

b) Regione storica della Dobrugia

c) Regione storica del Banato

Risposte:

1. a) Contea di Møre og Romsdal:

Lo stemma vede tre navi vichinghe color oro su sfondo blu. La navigazione e la costruzione navale erano storicamente molto importanti per la regione, quindi le barche furono scelte come simbolo.

c) Oblast' di Luhans'k

Il 28 aprile 2014 qui fu proclamata la Repubblica popolare di Lugansk. Pochi giorni dopo un referendum ha portato le autorità separatiste a dichiarare, in modo unilaterale, l'indipendenza dall'Ucraina.

a) Leicestershire

In questa contea si trovano il castello di Belvoir, usato come set per il film Il codice da Vinci, e per il film Il piccolo Lord e il Tempio giainista a Leicester, il solo tempio della religione giainista nel mondo occidentale.

b) Regione dell’Anatolia Centrale

Al centro dell’Anatolia Centrale si trova Tuz Gölü, il lago di sale. Durante i mesi estivi l’acqua si volatilizza lasciando dietro di sé un paesaggio pianeggiante e completamente bianco, proprio come un deserto di sale.

b) Land Carinzia

Nel 2007 la Carinzia è entrata a far parte, con Friuli-Venezia Giulia e Veneto, dell’euroregione Nord-Est, uno dei gruppi territoriali approvati dal Parlamento Europeo nel 2006 come forma di cooperazione stabile fra territori appartenenti a Stati nazionali diversi.

c) Bundesländer del Baden-Württemberg

Durante il periodo napoleonico, il Ducato del Württemberg si ingrandì a Sud inglobando anche il Baden e venne elevato a Regno, comprendendo così nuove zone tradizionalmente cattoliche, mentre la tradizione prevalente sino a quel momento nel ducato era quella protestante.

a) Regione storica della Transilvania

Al centro dello stemma della Transilvania si trova una figura ornitomorfa di colore nero che rappresenta il Turul, l'uccello mitologico ugrico che guidò il popolo ungherese dall'Asia in Europa. L'uccello è rivolto verso il sole, simbolo dell'occidente.


Dove comprare il piumino di Arteta per la vostra panchina

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Giacca con maniche a ¾ Herno - 475€

Da donna, con un collo che sembra tenere molto caldo.

Piumino smanicato ultraleggero Uniqlo - 49,90€

Leggero, da battaglia, quasi bello.

Piumino nero metallico Massimo Dutti - 149€

Il più simile.


Organizza la tua trasferta online: Sofia

Sofia, saggezza in greco, adagiata ai piedi del Monte Vitosha vecchia quanto la storia. Nata come insediamento dei Traci, passata ai Romani che ne hanno fatto la capitale della Dacia, distrutta dagli Unni, ricostruita dall’Impero Bizantino, conquistata dagli Ottomani. Crocevia del mondo. Sarà bellissimo visitarla da dietro il vostro portatile.

Un palazzo: Casa lumaca

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Situata nel quartiere residenziale di Simenovo, da un’idea dell’architetto bulgaro Simeon Simeonov, è un ode alla natura. Come si intuisce dal nome è un palazzo a forma di lumaca colorata che striscia. La porta è la bocca, nelle antenne si trovano due finestre, i termosifoni sono rivestite di rane, coccinelle, zucche. Casa lumaca è un ode alla natura, costruita in cemento-polimero leggero è eco-compatibile e efficiente dal punto di vista energetico.

Un bar: Raketa Rakia

Se volete virtualmente bere rakia, il tipico liquore bulgaro (ma diffuso in tutta la regione balcanica), ma soprattutto se volete fare un tuffo nella nostalgia del socialismo reale. Il ristorante è infatti ricoperto di cimeli del periodo comunista, dalle lampadine ai poster, dagli elettrodomestici agli strumenti musicali. L’ambiente è molto ben organizzato e su Tripadvisor è considerato il secondo bar per giudizio degli astanti. Consigliato.

Un piatto: Shkembe chorba

Prendete mezzo chilo di trippa e mettetela a bollire in un velo d’acqua per 5 ore rimboccando di quando in quando. Fatto? A questo punto tagliatela a pezzetti piccolissimi e mettetela in una pentola dove avete fatto andare parecchio burro, poca farina e della paprika. Dopo averla rosolata aggiungete tipo un litro di latte e fate andare. A un certo punto, ma non ho capito bene quando, ci va anche l’aglio e l’aceto.

Un mezzo: la linea 11 dei tram

Da Iliyantsi a Knyazhevo quasi a passo d’uomo in una bella giornata estiva a Sofia che non tornerà mai più.


Gol più Europa League: Elton Acolatse

https://twitter.com/RankSquad/status/1324497809408745472

Virilità: 10

Assurdità: 9

Anti-epicità: 5

Paura della morte: 4

Può essere un bel gol un gol Europa League? Sì, certo, non smetterò mai di ripeterlo. Europa League è più etica che estetica e compare quando un giocatore passato dalle giovanili dell’Ajax al campionato israeliano si trasforma in Maradona. Elton Acolatse si è diviso tra Belgio e Olanda con la caratteristica di riuscire a segnare molto poco da tutte le parti. Anche lì non è che segna (0 gol in 16 partite). Acolatse segna in Europa League, anzi ancora meglio: nei gironi di Europa League. Dopo 1 gol nelle fase di qualificazione, ora, nelle fasi finali, i gol sono 4 in 3 partite. Questo quasi irreale.

Prima di tutto l’assist di testa. Era fuori dal campo? Non lo era? Non ci interessa: in Europa League non c’è il VAR. Poi l’azione: un primo dribbling con un controllo di tacco a seguire, un secondo con una sterzata a mandare per prati l’avversario, il terzo a mettere col culo per terra il portiere, prima di incrociare il destro. Contro il Bayer Leverkusen, non l’ultima arrivata. Il gol di Acolatse si rivelerà poi inutile, come è giusto che sia in fondo.


Autogol League

La scorsa stagione l’Europa League è stata decisa da un autogol di Lukaku a ricordarci come neanche in finale si può stare tranquilli con le cose che succedono qui. Ieri nelle classiche 24 partite del giovedì gli autogol sono stati 7, sarebbero stati molti di più se ormai per farsi un autogol non si dovesse quasi volontariamente buttare la palla nella propria porta. È comunque un autogol ogni 3,4 partite: se si tenesse questa media in Serie A, finiremo per avere circa 111 autogol in una stagione. Ora, siccome non possiamo mettervi sette video di sette autogol, ve li racconteremo linkando delle GIF di animali che fanno cose buffe.

Or Dadya - Beer Sheva

Il portiere respinge, la palla finisce sulla testa di Dadya, che sembra piegarsi per direzionare meglio all’angoletto.

Connor Goldson - Glasgow Rangers

L’autogol più veloce della storia dell’Europa League. Cross arretrato, lo stinco di Goldson è al posto sbagliato al momento sbagliato.

Diego Goncalves - Benfica

Stessa partita e modalità simili a quello di Goldson, ma questo più ridicolo perché prova a spazzare e si tira una mina nella propria porta.

Filip Braut - Rijeka

Cross di Mario Rui, Petagna la liscia di testa, Politano passa da quelle parti, Braut di coscia se la butta dentro. Politano esulta come se fosse un suo gol.

Kristoffer Haugen - Molde

Questo è complicato: calcio d’angolo per il Molde, il pallone viene respinto fuori dall’area di rigore, due giocatori della squadra norvegese provano a colpirlo nello stesso istante, si scontrano tra loro, l’Arsenal parte in contropiede, arriva al limite dell’area, Nketiah crossa, il pallone viene deviato, ma arriva preciso al centro dell’area dove si trova Willock. Per disperazione Haugen si tuffa, lo anticipa, ma il pallone scivola nella porta vuota.

Sheriff Sinyan - Molde

Doppietta autogol per il Molde, che come detto in telecronaca si è “autorimontato”. Su un cross teso il ginocchio di Sinyan non è stato abbastanza: palla nella porta sbagliata.

Marcos Senesi - Feyenoord

Un inutile tentativo di incrociare con la testa un inutile passaggio si trasforma in una disfatta personale: il portiere si fa trovare fuori dai pali e il pallone lentamente varca la riga che non doveva varcare.


L’incredibile umanità di Aaron McCarey

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Se cercate Aaron McCarey su Twitter troverete un utente che si chiede se sia o non sia il ventottenne più vecchio del mondo. Un altro se ha mai fatto una partita decente con il Dundalk. Filippo Giovagnoli aveva deciso di schierare lui contro il Rapid Vienna, al posto di Gary Rogers autore di un paio di errori ridicoli contro l’Arsenal, dopo la partita ha dovuto dire di non essere pazzo. Per McCarey l’esordio europeo è stato un incubo: dopo aver preso gol su un tiro da lontano che gli è passato sopra la testa e aver respinto male il tiro che ha portato al secondo gol, una sua uscita sventurata è costata il 3-2 nei minuti finali. Questa è la sua faccia dopo quel gol. È rimasto così imbambolato per diversi secondi, l’imbarazzo a piegare la pelle ai lati degli occhi, il dolore negli occhi.


Inchiesta Europa League: Il sogno cinese dello Slavia Praga

La CEFC è proprietà di Ye Jianming, imprenditore che si è fatto da sé come nelle migliori storie del nuovo capitalismo cinese. Negli anni ‘90 lavorava come forestale nel sud della Cina, dieci anni dopo era uno degli uomini più ricchi della Cina, alla guida di una delle dieci società più importanti del paese. Così vicino all’apparato da essere considerato l’uomo da mandare in giro quando bisognava parlare di energia. Per anni in Cina erano circolate voci secondo cui Ye era un principino dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLA), il nome dato ai discendenti dei padri fondatori della Repubblica popolare cinese.

La sua società di energia sbarca a Praga una mattina di settembre del 2015, tra i vicoli pietrosi e i misteri alchemici, e nel giro di una settimana si è presa palazzi, hotel, compagnie aeree, un birrificio e - come se non bastasse - lo Slavia Praga. Sono i giorni del soft power sportivo della Cina, i cui magnati iniziano a comprare squadre di calcio un po’ dove capita, spendendo un mare di soldi spesso in maniera non troppo limpida. Ma perché comprare mezza Praga?

La Repubblica Ceca aveva da poco eletto Milos Zeman, il primo presidente non anti-cinese della sua storia post-comunista e la Cina voleva approfittarne. Nel 2017 Ye Jianming diventa consigliere per le politiche economiche del presidente. Nello stesso anno lo Slavia Praga torna a vincere il campionato, dopo 9 anni. Negli stessi giorni la CEFC investe 40 milioni di euro nella ristrutturazione dello stadio, l’Eden Arena. L’idea è quella di usare la Repubblica Ceca come base d’appoggio per gli affari in Europa e la costruzione di una nuova via della seta.

Nel 2018 però inizia un giro di vite contro la corruzione in Cina. A farne le spese è anche Ye Jianming che viene arrestato e sparisce. Le conseguenze sono disastrose per la sua compagnia che perde 4 miliardi di yuan nella borsa di Hong Kong in una sola ora. La società non è in grado di pagare i debiti con J&T, un fondo d’investimento ceco.

Interviene il CITIC Group (China International Trust and Investment Company) azienda di investimenti fondata nel 1979 con il benestare di Deng Xiaoping che acquisisce parte degli asset della CEFC, tra cui lo Slavia Praga. Alla fine del 2018, CITIC ha trasferito la quota di maggioranza di Slavia alla società cinese Sinobo Group, gruppo immobiliare già a capo del Beijing Guoan, che rileva le quote dello Slavia Praga e ne diventa il proprietario (lo stadio che oggi porta infatti il suo nome). Lo sponsor della squadra ancora oggi è CITIC, come si vede sulla maglia.


Cose che accadono solo in Europa League

Ci sono cose che accadono solo quando il giovedì sera la terra è umida e la notte buia.

Momento slapstick in Rijeka-Napoli

Gente che cade, fa sempre ridere.

Kolasinac a due passi dal gol

C’eri quasi dai.

Dai dai dai

Noooooooo.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura