Conosci la tua squadra d’Europa League: Braga
I priscillianisti negavano la trinità. Per loro Dio, cioè, era uno solo e Cristo non era divino. Lo so: assurdo, ma non è la cosa più assurda che riguarda questa frangia della religione cattolica. Bisogna contare anche la rinuncia all’opulenza, l’esaltazione della povertà che avvicina a Dio, l’uso diffuso della danza durante la liturgia, il potere dato alle donne nel clero, la condanna della schiavitù, la passione per gli scritti apocrifi e non riconosciuti dalla chiesa di Roma. Con queste premesse è normale che i priscillianisti, a un certo punto, siano stati condannati come eretici dalla chiesa. Nel frattempo però si erano diffusi nella penisola iberica e hanno fatto in tempo a nominare Paterno arcivescovo di Braga. È stata la prima arcidiocesi nella penisola iberica e la capitale del regno di Galizia. Ancora oggi il Primate di Spagna è il vescovo di Braga, dopo aver vinto la disputa con Toledo. L’arcivescovo di Braga, nel 1137, ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del Portogallo, o meglio nella sua indipendenza dal regno di Leon. Joao Peculiar, vescovo di Braga, per qualche anno ha curato le relazioni con la curia romana con attenzione maniacale, spostandosi in maniera ossessiva tra Braga e Roma attraverso il più diffuso mezzo di locomozione dell’epoca: i piedi. Si contano quattordici viaggi avanti e indietro per un totale di 2223 chilometri percorsi a piedi. Quasi basterebbero per andare da Roma a San Pietroburgo per fare un pellegrinaggio alla ricerca del primo Nabokov.
Se siete molto cattolici, quindi, andate a Braga. Ma se amate la natura, le valli scoscese, le città adagiate sotto le montagne, andate a Braga. Se vi piacciono chiese romaniche e barocche e manueline, andate a Braga. Se vi piacciono le zuppe tipo il Caldo Verde - patate, cavolo verde e chorizo (!) - andate a Braga. Se state cercando di vedere una partita in uno stadio scavato sulla costa di una montagna, beh, andate a Braga. Lo stadio comunale è stato infatti ricavato dalla cava del Monte do Castro. Costruito in occasione degli Europei del 2004, ha ricevuto diversi premi e dovrebbe diventare patrimonio culturale nazionale. L’atmosfera al suo interno è strana, pare esserci una certa casualità nel fatto che due squadre si incontrino per giocare al calcio sotto una montagna. Dentro ci gioca il Braga, fino al 1921 in bianco e verde, e dopo in bianco e rosso. Josef Szabo l’allenatore ungherese del Braga (in quegli anni gli allenatori di tutte le squadre di calcio erano ungheresi) aveva fatto un viaggio a Londra e ad Highbury si era innamorato dell’Arsenal. Tornato in Portogallo aveva convinto il club a cambiare i colori sociali e rinominare la squadra giovanile “Arsenal do Braga”. Pensate quello che volete del fatto che i tifosi del Braga vengono chiamati “Arsenalistas”, come se fossero effettivamente tifosi dell’Arsenal.
Dopo la costruzione del nuovo stadio, come per un incantesimo architettonico, la squadra ha iniziato a giocare sempre meglio. Dopo varie stagioni anonime, nel 2008/09 ha vinto la coppa intertoto con in panchina il maestro Jorge Jesus. Eccovi un video emozionante accompagnato da musica inconcepibile della campagna europea del Braga. Non c’è un gol normale.
Il Braga diventa una mina vagante in Europa, pur senza alcuna credenziale per esserlo. Guidata da Domingos Paciencia, nel 2011, elimina Liverpool e Benfica, prima di perdere dal Porto in finale contro un indomabile “Tigre” Falcao. Il gol decisivo, un colpo di testa in mezzo tuffo seguito da esultanza disperata. Il diciassettesimo gol nella competizione. Il Braga aveva giocato meglio dei suoi avversari, costruendosi diverse occasioni per andare in vantaggio o pareggiare. Insomma, non stiamo parlando di una squadra qualsiasi ma di una che ha fatto la storia dell’Europa League. Nel 2015 sulla panchina del Braga c’era Paulo Fonseca, che all’epoca aveva una barbetta fina dai contorni disegnati a matita e un’espressione imprigionata in una “Magnum” perenne. La squadra arrivò fino ai quarti, dove venne eliminata dallo Shakhtar (futuro club del tecnico), e poi vinse la Coppa di Portogallo in finale contro il Porto.
Quest’anno il Braga ha giocato una fase a gironi sontuosa, proponendo un calcio ambiziosissimo. Baricentro difensivo sulla linea di centrocampo, riaggressione continua, un portiere errante per tutta la metà campo difensiva. Occasioni da gol costruite attraverso l’associazione creativa e spontanea di giocatori tanto sconosciuti quanto fini nei piedi. Carlos Carvalhal, l’allenatore, aveva ammesso la stanchezza dei suoi giocatori prima della partita contro la Roma, ma la squadra ha giocato comunque in modo gagliardo, rendendo onore alla competizione di cui rappresenta uno dei vanti e simboli.
Mattheus, che fai?! Le uscite più fantastiche del fantastico portiere del Braga Matheus Lima Magalhanes
Negli ultimi cinque anni il ruolo del portiere nel calcio è cambiato radicalmente. Se prima poteva tranquillamente fumarsi una sigaretta fra i pali mentre la propria squadra era in attacco o provava a costruire il gioco - diventando quindi simbolo eterno di noia, staticità ed esistenzialismo - oggi i suoi compiti si sono moltiplicati. Come quegli impiegati che si ritrovano a un certo punto accollato il triplo del lavoro perché hanno licenziato un po’ di colleghi. Manuel Neuer ha cambiato il ruolo, Alisson, Ederson e Ter Stegen lo hanno perfezionato. Poi Matheus del Braga lo ha portato nella sua fase cyberpunk. Ecco alcune foto che mostrano le zone del campo in cui Matheus si è spinto in uscita.
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Classico stop di collo al volo con l’uomo in pressione decisamente fuori dalla propria area.
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Definire Matheus un “libero” è riduttivo. Qui in anticipo aereo su Edin Dzeko, la porta è lontana.
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Dzeko si allunga la palla, il difensore è in anticipo, ma più in anticipo di tutti è Matheus che esce come il primo disco dei Kraftwerk: inatteso, rivoluzionario, eretico.
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BOOOOOM.
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Qua si scherza ma le situazioni sbrogliate dalle uscite visionarie di Matheus sono state tante.
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Classica zingarata verso la linea laterale.
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Più avanti dell’ultimo difensore.
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Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.
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La sua heatmap, cioè le zone in cui ha toccato il pallone.
Che vino ha regalato Fonseca a Carvalhal
Secondo quanto ha raccontato dal bordocampista di Sky poco dopo il fischio d’inizio, Paulo Fonseca, in segno d’amicizia, ha regalato «una bottiglia di vino italiano» all’allenatore del Braga, Carlos Carvalhal. Dato che all’Ultimo Uomo odiamo l’approssimazione e che tra i tanti scopi di questa rubrica c’è anche quello di svelarvi la verità, eccovi una piccola inchiesta che ci ha portato a scoprire quale vino ha regalato Fonseca. Magari un giorno vi potrà tornare utile a un primo appuntamento, che ne sapete.
Innanzitutto bisogna specificare che Braga è all’interno di una regione vinicola del Portogallo, la cosiddetta regione dei “vinhos verdes” - letteralmente “vini verdi”, che ovviamente però non sono davvero verdi ma bianchi (che poi, insomma, nemmeno i vini bianchi sono davvero bianchi). Questo ci ha portato a escludere a priori che Fonseca abbia regalato un vino bianco perché, insomma, poi che figura ci fai. Tra i vini rossi, poi, abbiamo escluso categoricamente quelli dolci, perché Braga è anche nella regione di Porto, dove si produce il vino rosso liquoroso più famoso del mondo. Tra i vini rossi secchi, quindi, abbiamo ristretto la nostra ricerca a quelli tra la fascia di prezzo 200-300 euro a bottiglia, che parametrata con il reddito dell’allenatore della Roma corrisponde a una bottiglia da 15-20 euro per uno di noi o voi. Un prezzo che ti fa capire che ci tengo davvero, senza però dare l’impressione di voler strafare. Seguendo questa traccia, quindi, siamo arrivati fin troppo facilmente alla soluzione, il Marchesi Antinori – Solaia Toscana Rosso IGT. Un vino toscano, perché all’estero lo sappiamo Toscana = Italia, e che, come racconta be-wine.com, sembra parlare proprio di Paulo Fonseca: «Leggermente timido, introverso, per certi aspetti anche più affascinante, se comparato con l’annata precedente, ma capace di raccontarsi adesso come negli anni avvenire».
Le migliori combinazioni stadio-canzone dopo un gol nei campi neutri
La cosiddetta “variante inglese” del coronavirus ci ha regalato tante preoccupazioni, è vero, ma anche l’esperienza nuova di vedere delle partite di Europa League in campo neutro, con tutto ciò che ne consegue. Molti paesi europei hanno imposto regole molto restrittive all’entrata di cittadini stranieri sul proprio territorio, costringendo la UEFA a spostare Real Sociedad-Manchester United, Benfica-Arsenal, Wolfsberger-Tottenham e Molde-Hoffenheim rispettivamente all’Allianz Stadium di Torino, allo Stadio Olimpico di Roma, alla Puskas Arena di Budapest e all’Estadio de la Ceramica di Vila-real. Se guardando la diretta Europa League (sappiamo che l’avete fatto) vi sarà sembrato strano collegarvi a Budapest per vedere una partita del Wolfsberger, vi avrà sorpreso ancora di più apprendere che alle squadre in “trasferta” è stato permesso trasmettere le canzoni che di solito mandano a tutto volume dopo un gol in stadi che non erano i loro. Ogni squadra, evidentemente, ha portato con sé un CD o una pennetta USB con quello che in tedesco viene tecnicamente definito torhymne regalandoci un’esperienza che potremmo definire squisitamente europea, dato che il motto dell’Unione Europea è “Unità nella diversità”. Queste sono le migliori combinazioni stadio-canzone, in ordine di potenzialità creativa.
Allianz Stadium/Gol della Real Sociedad
Quanto sarebbe stato bello vedere l’austerità sabauda dello stadio della Juventus squarciata dalla Mallorca Version di Düp Düp di Mickie Krause (pseudonimo di Michael Engels)? Tanto. Purtroppo però la Real Sociedad ha perso 0-4 e quindi questa occasione è andata persa.
Stadio Olimpico/Gol del Benfica
Remix coatto di Seven Nation Army dei White Stripes dentro uno stadio di Roma? Come vendere corda a casa dell’impiccato. Peccato.
Puskas Arena/Gol del Wolfsberger
Ungheria e Austria hanno un legame secolare, rinnovato ieri sera quando la Puskas Arena ha mandato un estratto di “Hey leute das ist schön”, inno del Wolfsberger scritto e interpretato dai Meilenstein, per il gol della bandiera della squadra austriaca. Purtroppo il sound è troppo vicino al turbofolk balcanico per ambire al gradino più alto del podio.
Estadio de la Ceramica/Gol del Molde
Il Molde, senza troppa fantasia, dopo ogni suo gol manda il suo inno, Her Kommer Molde, letteralmente “Ecco che arriva il Molde”, come ieri si saranno detti all’aeroporto di Vila-Real. Adesso, però, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare sulle coste della comunità valenciana mentre la musica vi accompagna: “Dicono che questa città sia bellissima quando il fiordo diventa bianco e cielo è blu; le montagne sono alte e stupende, ma la cosa più bella è qui in città: è la maglia con lo stemma che dice MFK! Sì, perché ecco che arriva il Molde…”.
La passione di Vila-Real per l’Europa League
Con una passione per il calcio commovente, ieri le sagome dei tifosi del Villarreal si sono riversate in massa all’Estadio de la Ceramica per godersi Molde-Hoffenheim, forse il più Europa League di tutti questi sedicesimi d’andata di Europa League. Se la Spagna è una delle culle del calcio europeo un motivo ci sarà.
La partita più pazza di una giornata pazza
In Europa League la discussione sulla costruzione dal basso non esiste. Gli errori sono così diffusi e stratificati da confondersi con le giocate riuscite, e i modi con cui si può sbagliare e mandare in gol un avversario sono praticamente infiniti. Il concetto di marcatura è screpolato dietro la fatica e i mezzi modesti di linee difensive arrangiate, di nomi mai sentiti, di culture calcistiche remote. I gol, tanti; gli over 1,5 da infilare in schedina, sterminati. Ieri è stato battuto il record di reti segnati in una singola giornata di Europa League. Ma la bellezza delle partite non sta tanto nei gol che si segnano ma nella loro imprevedibilità. In qualsiasi momento della partita, con qualsiasi risultato, è impossibile immaginare come andrà a finire. Chi è in controllo, nel punteggio e nel gioco, può vedere il proprio vantaggio morire da un momento all’altro senza alcun motivo. Avete visto Anversa-Rangers? Più l’Anversa sembrava giocar bene e avvicinarsi alla vittoria, più i Rangers rimontavano. Quando guardate l’Europa League dovete abbandonare la più basilare logica.
Nessuna partita di questo turno, però, batte in follia Molde-Hoffenheim. Non c’è spiegazione al perché l’Hoffenheim non sia riuscito a vincere: non gli è bastato il 55% di possesso palla e 25 tiri, di cui 13 in porta, 24 cross, 373 passaggi riusciti. Non abbiamo purtroppo i dati sugli Expected Goals ma l’impressione è che si sia andati oltre i 4,5.
7’: L’Hoffenheim è andato in vantaggio dopo 7 minuti, nonostante il gol gli sia stato convalidato dopo 10 a causa di un controllo VAR estenuante per quanto scontato (Dabbur era abbondantemente in gioco). La rete è di una bruttezza peculiare. Rimessa laterale, caos, due palle sparate in alto da un lato all’altro dell’area, la difesa del Molde che si muove come sotto ipnosi, Dabbur all’improvviso solo che tira in tuffo nonostante potesse semplicemente calciare.
12’: Bebou sbaglia un gol.
22’: Dabbur sbaglia un gol.
27’: Dabbur segna un gol di testa, schiacciando sul secondo palo un cross di Gacinovic. Assist e gol di due leggende di questa competizione. Dabbur nato a Nazareth come il Messia, sceso sulla terra per spargere il verbo dei gol brutti segnati da due metri dalla riga di porta seguiti da esultanze zero cool.
Oggi Dabbur è il settimo all-time scorer dell’Europa League, il terzo se si escludono i giocatori che hanno segnato anche in Coppa Uefa.
34’: Il Molde è già così sbilanciato che Bebou dopo più di mezz’ora è già lanciato contro il portiere. Sbaglierà il gol di fronte agli attoniti cartonati gialli dello stadio del Villareal.
37’: In seguito a una quantità di rimpalli non ricostruibili, Bebou è di nuovo a pochi centimetri dalla porta, ma non segna, di nuovo, non segna. L’Hoffenheim potrebbe stare 5-0 a questo punto, ma comunque è su un 2-0 piuttosto rassicurante.
38’: Un tiro a botta sicura in mischia che non entra a causa dell’opposizione di qualche barriera magnetica sulla porta del Molde.
40’: Per la prima volta il Molde supera la metà campo, e in qualche modo segna. C’è un uomo che stende la gamba, colpisce la palla e quella finisce sotto la traversa.
47’: Non c’è momento migliore di segnare che l’ultimo minuto di recupero del primo tempo. L’Hoffenheim riesce a segnare con Baumgartner, che su Wikipedia le sue caratteristiche tecniche vengono riportate così: «È un trequartista». Ora la partita sembra davvero in ghiaccio.
55’: Gol annullato a Dabbur, disastro.
61’: Ma può subito rifarsi perché l’arbitro fischia un rigore per l’Hoffenheim. C’è un fallo francamente incredibile di Gregersen. Quando vediamo commettere dei falli da rigore capiamo spesso il perché è stato commesso, qui è incomprensibile. Sembra un momento di violenza gratuita del difensore. Dabbur dal dischetto per incrementare l’immensa quantità di gol già segnata in Europa League. È uno di quei rigore a incrociare tirati con sicurezza, ma Andreas Linde riesce a pararlo.
69’: E ora le cose cominciano a mettersi male per l’Hoffenheim. C’è una grande azione di un uomo dal nome piuttosto lungo - Marcus Holmgren Pedersen - che nella vita corre sulla fascia destra dei campi norvegesi. Salta l’uomo, mette in mezzo, si inserisce un altro uomo dal nome lungo - Eirik Ulland Andersen, fratello del più anziano ma meno celebre Andreas Ulland Andersen - che si torce per il colpo di testa come uno che sta prendendo in giro uno che colpisce la palla di testa. 2-3: ora è quasi scontato che il Molde pareggi.
71’: Dabbur può segnare ancora, ma non ci riesce. La tripletta è stregata, riuscirà mai a segnare il ventiquattresimo gol nella competizione della sua vita? È comunque entrato nella top-11 ufficiale della giornata di Europa League.
73’: Il telefonatissimo 3-3 arriva in modo arzigogolato. Un difensore dell’Hoffenheim aggiusta la palla per un giocatore del Molde, che con la porta spalancata tira nei pochi centimetri occupati dal portiere. La palla viene risputata fuori, la regia va in controcampo verso la faccia paonazza degli allenatori, mille rimpalli, altro cross, un tiro ciccato che diventa un assist per Fofana, che all’esordio con la maglia del Molde segna il 3 a 3.
Quanti gol ha segnato questa giornata Bruno Petkovic?
Due.
Sempre per la rubrica ex attaccanti molto alti e molto tecnici ma per qualche ragione molto scarsi (ma anche fenomeni) del Bologna, quanti ne ha segnati Felipe Avenatti?
Uno.
La carriera di Galeno
Nato Pergamo, in Asia Minore, da una famiglia di architetti, in pochi avrebbero detto che in quel ragazzetto già barbuto a 8 anni scorreva il sangue della medicina. A 14 anni è conteso tra le scuole filosofiche stoiche, platoniche, socratiche e aristoteliche. Ma Galeno è uno spirito libero e si lascia affascinare dallo scetticismo di Pirrone. La sua carriera decolla con il cambio di ruolo, da filosofo a medico. Nel 150 d.C., sotto la guida del tecnico Stratonico, vince il premio di therapeutes del Dio Asclepio. Nella medicina internazionale si comincia a parlare di “medicina galenica”. È il primo a elaborare una teoria umorale e a considerarla alle origini della pazzia. Porta i suoi talenti a Corinto, Roma, Smirne, Alessandria, per poi chiudere la carriera a casa, nella sua città natale, Pergamo, dove viene riaccolto come una leggenda.
Lo sponsor della settimana: Betano
Quando lo avete visto sulle maglie del Braga, scritta arancione con grafica artigianale, a cosa avete pensato? Magari a una fonte di energia di cui non avevate mai sentito parlare: il betano, come il propano con cui lavorava Hank di King of the Hilld nella serie animata ambientata in Texas. No, in realtà stiamo parlando della più grande agenzia di scommesse in Portogallo. Questa rubrica esiste anche per farvi apparire la realtà per quello che è, a volte molto meno interessante di quello che sembra.
Nico Tagliafico gioca con gli occhiali
E niente, è questa la notizia, questo è il contributo. Vorrei una partita con solo gente con gli occhiali. Ci potrebbe essere Jan Van Daele del Feyenoord degli anni ‘70, che giocava indossando occhiali da pentapartito. Annibale Frossi aveva un paio cerchiato, montatura nera spessa da designer milanese. Alex Song che giocava con degli occhiali arancioni bombati a mosca; Joseph Jurion detto “Jef”, più geometrico, sembra Graham Coxon.
Una canzone dedicata agli occhiali di van Daele.
Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League
I sedicesimi di Europa League sono il momento più bello dell’Europa League. Si è un po’ ridotto il carico straccione della competizione, ma non così tanto da renderla una coppa al servizio del capitale. Come nelle barricate sessantottine convivono il ricco con il povero, lo sfigato con lo splendido. È il momento in cui si palesa la squadra da amare, quella che dalle viscere della terra arriverà fino ai quarti e ci farà sognare. È il turno dei 4-3, dei 3-3, degli improbabili 0-0. Qualcuno ribalterà il tavolo al ritorno, qualcuno uscirà per la sciocchezza di un portiere: i sedicesimi di Europa League come le nostre vite. Ma il sedici non è solo il numero di sfide a questo punto dell’Europa League, è anche il numero prima del 17 e dopo il 15 come scrivono su Wikipedia. Per rendergli omaggio il quiz di questa settimana sarà modellato completamente su di lui, che idee migliori non le ho trovate.
1. Dove si svolge il sedicesimo canto del Paradiso di Dante Alighieri?
a) Nel cielo del Sole, ove risiedono gli spiriti sapienti
b) Nel cielo di Marte, ove risiedono gli spiriti di coloro che combatterono e morirono per la fede
c) Nel cielo di Giove, ove risiedono gli spiriti dei principi giusti
2) Il 16 è il numero di:
a) Ulam
b) Catalan
c) Keith
3) Solo una di queste non è una macchina:
a) Fiat sedici
b) Ferrari S16
c) Rover 16
4) Nel Catalogo di Messier a cosa corrisponde il numero 16?
a) Nebulosa Granchio
b) Ammasso dell'Anitra Selvatica
c) Ammasso della Nebulosa Aquila
5) Erano sedici:
a) La Tirannide dei Sedici
b) I sedici giusti
c) Il consiglio dei sedici
6) Quale sono i capolinea dell’autobus 16 a Roma?
a) Termini-Muse
b) Costamagna-XX Settembre
c) Stazione Tuscolana-Laurentina
7) Chi ha debuttato in Europa League a 16 anni tra questi talenti?
a) Romelu Lukaku
b) Erling Haaland
c) Jan Oblak
Risposte:
1) b: È uno dei tre canti che compongono il Trittico di Cacciaguida. Nel 16° Cacciaguida risponde ad alcune domande che Dante gli pone sulla Firenze passata.
2) a: onestamente avrei difficoltà a spiegarvi di cosa parliamo, se proprio ci tenete trovate la Successione di Ulam qui.
3) b: esiste invece la Ferrari SF16-H, banalmente perché presentata nel 2016
4) c: La Nebulosa Aquila è una grande regione H II visibile nella costellazione della Coda del Serpente.
5) a: Tirannide dei Sedici, nome dato ai capi della Lega cattolica a Parigi (1576-1594) negli ultimi anni delle guerre di religione.
6) b: da Via Giacomo Costamagna (adiacente Villa Lais) a Via XX Settembre (davanti al Ministero delle Finanze) e viceversa. Ma occhio che ci sono i lavori su Via Palestro.
7) a: Romelu Lukaku, a 16 anni, 4 mesi e 4 giorni in Dinamo Zagabria-Anderlecht 0-2 del 17 settembre 2009.
Come distinguere Pankov da Pavkov
Mentre Belgrado sceglieva il nuovo patriarca della sua chiesa ortodossa, Radovan Pankov e Milan Pavkov si sedevano uno dalla parte giusta e l’altro dalla parte sbagliata della storia della partita tra Stella Rossa e Milan. Tutti e due serbi, divisi da pochi mesi e pochi centimetri, con un cognome quasi uguale, ecco come distinguerli quando lì incontrerete a passaggio sulle sponde della Sava.
Uno indossa il 9, l’altro il 6
Metodo migliore se sono girati di spalle o se uno non è al contrario rispetto all’altro.
Milan Pavkov sembra Anthony Davis
Soprattutto per le sopracciglia.
Radovan Pankov non può prendere il sole
Se lo facesse, diventerebbe del colore dell’uranio impoverito.
Gol sbagliati che assomigliano a canzoni dei Radiohead pubblicate tra il 2000 e il 2001
Aubameyang - I Might Be Wrong
Parte tutto con un suono ondoso da sintetizzatore, poi entra la chitarra, un altro giro e tocca alla batteria, poi la voce metallica di York: I might be wrong.
Avi Ricken - How to disappear completely
That there That’s not me I go where I please. Immortale.
Giocatore più Europa League: Paco Alcácer
Quanto ci abbiamo creduto: 6
Quanto è stato realmente forte: 4
Quanto è caduto in disgrazia: 8
Quanto sembra depresso: 8
Paco Alcacer è il nuovo David Villa, dicevano. Lo diceva pure lui, che chi non vorrebbe esserlo? Da giovane era uno di quei giocatori che spiccano, segnava nelle giovanili e con le nazionali under. Nell’aprile del 2014 il Basilea si presenta al Mestalla per i quarti di Europa League forte del 3-0 dell’andata. Il Valencia vince 5-0 dopo i supplementari, Alcacer segna tre volte.
Che sia il nuovo David Villa deve pensarlo anche il Barcellona, che nel 2016 investe 30 milioni per le sue prestazioni. È questo il momento in cui Alcacer si avvicina al sole come Icaro e cade. Diventa un rincalzo, usato a partita in corso o più spesso non usato. Dopo due anni all’ombra di uno degli attacchi più incredibili della storia del calcio decide che il suo futuro è lontano dalla Spagna. Per due milioni va in prestito secco al Borussia Dortmund, una squadra che prova a mischiare saggiamente giovani dal futuro certo a giocatori la cui carriera ha preso una piega meno buona del previsto. Anche qui Alcacer è una riserva, ma succede una cosa straordinaria: quando entra, fa gol. A un certo punto aveva segnato un gol ogni 43 minuti. È durata una mezza stagione, poi nessuno ha più creduto a Paco Alcacer.
Il fatto che nessuno creda davvero alle tue qualità, questo essere a metà tra forte e non forte sembra proprio calzare con l’Europa League e infatti nel gennaio del 2020 è finito al Villarreal, squadra Europa League con ambizioni da Europa League. Qui le cose gli stanno andando bene: in stagione ha già segnato 10 gol, 5 in campionato e 5 in Europa League. Tutti però parlano di Gerard Moreno.
Gol più Europa League: Bruno Fernandes
Virilità: 9
Assurdità: 8
Anti-epicità: 9
Paura della morte: 8
Per quanto i gol di Bruno Fernandes resteranno gol Europa League? Difficile dirlo, ma godiamoceli finché dura. Questo gol è Europa League per due motivi: il primo è facile capirlo e ci arriviamo dopo, il secondo è invece più sottile. Questa partita si è giocata allo Juventus Stadium, appena 100 chilometri da dove è iniziata la carriera di Bruno Fernandes. Forse vi ricorderete l’immagine del suo arrivo al Novara, con i capelli spettinati, i denti storti e il peso di un coniglio bagnato. Era costato 40 mila euro, ieri è tornato in Italia come un giocatore da 80 milioni. Europa League come riscatto.
Ma anche il gol ci mette del suo. Se mettete pausa nel momento giusto potete vedere tre giocatori della Real Sociedad sbattere tra loro per lasciare strada libera al giocatore dello United: anti-epicità a maglia bianca e blu. È difficile vedere tre persone che sbagliano contemporaneamente, assurdo se questi sono professionisti. C’è del comico, sembra voluto, tre giocatori a terra e Bruno Fernandes che segna in una porta vuota. Sono gol che si vedono solo qui, dove il dibattito non è sulla costruzione bassa, ma su come si evitano di fare questi disastri: speriamo non trovino mai la soluzione.
C’è un portiere brasiliano al Maccabi che si chiama Tenenbaum
E visto che in Brasile i nomi dei calciatori rappresentano spesso dei tributi ad altri personaggi noti e al mondo dello spettacolo, potevamo pensare che i genitori fossero dei grandi appassionati di Wes Anderson. Purtroppo non è così. Daniel Miller Tenenbaum è nato in Brasile ma ha origini ebraiche. Sulla sua pagina wikipedia è ben specificato che ha fatto il Bar Mitzvah e ha servito nell’esercito israeliano. Tenenbaum detiene il record storico di 14 clean sheet nel campionato israeliano.
Entrare di straforo al Marakana
Lo abbiamo detto mille volte: la pandemia ci ha tolto il cuore pulsante dell’Europa League: i suoi tifosi. Nella partita tra Stella Rossa e Milan, però, sembrava quasi di sentirli in lontananza, come un fantasma o un bel ricordo, si poteva credere di essere pazzi. La verità però è che i tifosi c’erano davvero, circa mille, entrati chissà come. I loro cori si aggiungevano a quelli registrati che arrivavano dagli altoparlanti dello stadio. Sul contenuto sorvoliamo.
Ieri Lior Refaelov ha segnato il primo gol di sempre al 53esimo del primo tempo
Ieri il VAR ha esordito ai sedicesimi di Europa League, portando scompiglio in una competizione dove potrà mancare tutto ma non lo scompiglio. La necessità di avere un supporto tecnologico per l’arbitro ha spinto il primo tempo della partita tra Anderlecht e Rangers fino ad avere 8 minuti di recupero. Proprio nell’ultimo, Refaelov ha segnato il 2-1 su rigore. Non abbiamo un archivio, ma il buon senso ci fa pensare che è il primo gol segnato al 53esimo del primo tempo.
Cose che accadono solo in Europa League
Bentornati all’unica rubrica che è un po’ come il maiale: non si butta via niente. Qui raccogliamo quella schiumetta che il latte quando cuoce troppo, ovvero la parte più buona ma che sappiamo che potrebbe ucciderci. L’abbiamo chiamata meta-meta-meta-rubrica, perché tanto ormai i nomi non contano più nulla.
Il palmare più grande del mondo
Ve li ricordate i palmari? Dovevano essere il futuro, hanno fatto una brutta fine. Ne è rimasto un solo esemplare, gigante, manovrato da una figura specifica presente nello staff del Wolfsberger. Ieri dopo il gol di Son si è impallato, generando non poca frustrazione in panchina.
La bevanda segreta di Unai Emery
Nel secondo tempo Unai Emery è tornato in panchina con 40 secondi di ritardo. In mano teneva un bicchiere di plastica, dentro un liquido sconosciuto. Emery è l’allenatore principe di questa competizione, che ha vinto 3 volte. Che il segreto sia in quel bicchiere? O forse era solo calimocho, la peggiore invenzione dell’umanità.
Un momento Europa League che somiglia a un quadro rinascimentale come un altro per salutarci
Ci vediamo tra una settimana.