Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Europa League Awards 2018
17 mag 2018
Il gran galà della nostra competizione preferita.
(articolo)
18 min
Dark mode
(ON)

Il gol più Europa League

In questa edizione dell’Europa League sono stati segnati 556 gol, 2,71 a partita, uno ogni 32 minuti. Da questi 556 gol abbiamo ottenuto 556 sfumature di Europa League diverse, ma nessuno è così radicatamente Europa League come quello nella propria porta di Hrechyshkin, in Östersund - Zorya. Ma perché?

Innanzitutto quel giorno (23 novembre) lo stadio dell’Östersund era così pieno di neve che la società ha dovuto chiedere ai tifosi di venire prima e spalarsi lo spazio per sedersi. In secondo luogo, per passare il turno e creare un altro momento Europa League contro l’Arsenal, alla squadra svedese serviva necessariamente una vittoria e questo è stato il gol che gli ha spianato la strada. Terzo, ma non meno importante, il tocco decisivo è opera di un uomo che nello sguardo di ghiaccio e nel taglio di capelli rappresenta molto di quello che chiediamo all’Europa League.

A prima vista il gol oscilla tra l’essere molto bello e l’essere molto brutto. Sul cross teso dalla trequarti di Edwards, infatti, non riusciamo subito a capire chi è che tocca il pallone tra lui e Gera. Se l’avesse presa col tacco il giocatore dell’Östersund ci saremmo trovati davanti ad un gol bello, ma molto normale. Così non è però. Subito possiamo notare come Hrechyshkin rimanga a terra, trafitto, come un uomo che ha appena tradito uno dei pochi valori morali che gli sono rimasti.

Per uno come Hrechyshkin, il successo di una squadra progressista come l’Östersund è il peggiore dei mali. Anche per questo il suo autogol si guadagna la palma di gol più Europa League.

Il giocatore più Europa League

Lazaros Christodoulopoulos

La campagna Giocatore più Europa League ci ha seguito per tutta la stagione, con un successo così gagliardo da essersi guadagnata la sponsorizzazione di Poste Mobile, l’offerta telefonica delle Poste Italiane, perfetta se vi sentite anche voi un poco Europa League. Se avete seguito la rubrica con costanza, ricorderete almeno alcuni dei nomi finiti qui: Gökhan Inler, Dmytro Chygrynskiy, Rolando e molti altri.

Il senso vero di questo premio risiede in una zona dei nostri ricordi collocata tra i primi brufoli e lo shopping con nostra madre: riguarda alcune sensazioni che prese singolarmente sembrano negative, ma che unite restituiscono un senso di calore domestico, parole come successo, disgrazia, periferia del calcio, destino, Europa League. Parole adatte a giocatori con cui vorremmo passare serate fredde in una baita di montagna appena fuori Ostersund ascoltando i loro racconti.

Lazaros Christodoulopoulos è uno davvero Europa League: ad un certo punto della sua carriera qualcuno ha creduto in lui, ma - fondamentalmente - lui non ha mai creduto in sé stesso, esiliandosi volontariamente alla periferia del calcio-che-conta, perché lì poi non si sta così male tra condimenti allo yogurt e isole pietrose.

Ci avevamo creduto anche in Italia, almeno un poco, quando ogni tanto finiva sul tabellino marcatori della Serie A grazie a delle mine da fuori. Ma tra Bologna, Verona e Sampdoria il tutto si è risolto con un nulla di fatto: Lazaros (nome più Europa League per distacco) ha preferito tornare a casa perché lì poteva conquistare l’Europa League. Il greco infatti è uno dei vecchi della competizione: la prima partita l’ha giocata con la maglia del Panathinaikos il 17 settembre 2009, nel primo anno di grazia della coppa, l’ultima il 22 febbraio 2018, coprendo praticamente tutto l’arco vitale dell’Europa League.

Il suo soprannome è The Builder, perché davanti a dei giornalisti greci prima del suo passaggio al Panathinaikos ammise che avrebbe preferito andare a fare il costruttore piuttosto che giocare ancora con la maglia del PAOK.

Nella prossima stagione l’AEK giocherà la Champions League, avendo vinto il campionato greco. Per questo l’altro ieri Christodoulopoulos ha pensato bene di lasciare la sua squadra per firmare con l’Olympiakos, che invece il prossimo anno giocherà l’Europa League.

La squadra più Europa League

Viktoria Plzeň

Il Viktoria Plzeň è stato eliminato solo agli di finale da un gol nei supplementari di Rodrigo Battaglia. Tra le squadre arrivate fin lì era di gran lunga la più scarsa. Nel suo cammino in Europa League ha eliminato nell’ordine: AEK Larnaca, Hapoel Be'er Sheva, Lugano e Partizan Belgrado. Nessuna di queste squadre gli era superiore, ma ogni volta i giocatori del Plzeň hanno fatto il loro dovere.

La loro è una squadra dimenticabile, dove hanno brillato i due attaccanti Michael Krmenčík e Marek Bakos, autori di 10 gol in 2, attaccanti perfetti per l’Europa League dei gironi, delle partite che nessuno vede, dei gol di rapina. Anche la città di Plzen è perfetta per l’Europa League, con la sua storia fatta di birra (è la città in cui si produce più birra della Repubblica Ceca) e salsicce piccanti.

Le squadre degne dell’Europa League quest’anno erano tante, ma nessuna era più degna del Viktoria Plzen.

La città più Europa League

Zlìn

Se dovessimo indicare un luogo dell’Europa League dovremmo dire “il cuore”, se però dovessimo indicare un luogo fisico esistente nella geografia reale dovremmo dire il centro-europa. Le foreste di abeti, i tigli che discendono verso i fiumi, i paesaggi post-industriali e decadenti dell’ex Unione Sovietica. È in luoghi come questi, dove la birra costa meno dell’acqua, dove un tempo batteva forte il cuore prussiano, stanno le radici dell’Europa League.

Preparate lo zaino, prendetevi un Gaviscon e iniziate il vostro viaggio per Zlìn.

Zlìn nasce sulle sponde del fiume Drevnice, nella Moravia meridionale. Ha tutte le caratteristiche richieste a una città Europa League: un bel centro-storico dalle forme Jugendstil, una periferia anonima e un’area industriale leggermente decadente. Zlìn ci ha fatto scoprire una bella storia di ingegno europeo, quello dei fratelli Bata, che qui hanno avviato il proprio calzaturificio che è poi diventato una multinazionale. A Tomas Bata è dedicata anche l’università di Zlìn, dove sono organizzati degli ottimi corsi di studi umanistici. A giugno ci sono le giornate a porte aperte, potreste approfittarne per fare un giro anche allo Zlìn film festival, che si tiene a fine maggio. Una rassegna in grande salute, arrivata ormai alla sua 58esima edizione.

Rock my Heart, Germania, 2018. In concorso allo Zlìn film festival.

Lo stile più Europa League

Junior Kabananga

Questo era un contest per tre giocatori. Ziguy Badibanga, Junior Kabananga ed Edin Visca. Sono scuole di gusto, tra l’esuberanza black dei primi due e la virilità est-europea perfettamente normale - e quindi Europa League - di Visca, un uomo che anche dalla tv sembra odorare di patatine alla paprika e Finkbrau in lattina.

Per quest’anno dobbiamo per forza premiare lo stile di Junior Kabananga, perché un tutt’uno con la sua storia di talento decaduto del calcio. Dobbiamo infatti ricordare che Kabananga viene dal nobile vivaio del Genk e a un certo punto sarebbe dovuto arrivare a giocare a ottimi livelli, magari non grandissimi, ma meglio dell’Astana, la squadra in cui gioca ora.

Kabananga ha annegato le proprio delusioni calcistiche in una cura per il suo taglio dei capelli veramente interessante. Il suo marchio di fabbrica sono le due striature biondo platino ai lati della parte superiore della testa, che sembrano conferirgli un assetto aerodinamico importante per le sue corse sulla fascia. Ma i capelli non sono certo la cosa che ha fatto vincere questo premio a Kabananga, visto che anche i capelli di Badibanga sono di alto livello. Kabananga però ha anche un bellissimo tatuaggio di un sole fatto male sul braccio destro. Quel tipo di tatuaggi che si facevano gli impiegati negli anni ‘90 dopo una vacanza in Puglia, e che oggi sono scoloriti insieme alla loro pelle secca.

Kabananga ci insegna una lezione, che niente di rende un duro quanto un tatuaggio brutto. Tenetelo sempre a mente.

Lo stemma più Europa League

FK Ostersunds

Nella tradizione romana quando un gufo saliva sul Campidoglio il luogo doveva essere disinfettato con acqua e zolfo per scacciare l’energia negativa di cui questi animali erano naturali portatori. I gufi sono sempre stati simboli di sventura, di magia nera, di morte.

Se guardate bene nei dettagli questo gufo dell’Ostersunds vi accorgerete di una cosa: che non ha gli occhi. Nell’interpretazione junghiana la visita di un gufo senza occhi nei nostri sogni sarebbe un presagio di morte. Più precisamente della morte di un nostro nemico. Per questo l’Ostersunds ha scelto questo gufo reale che incorona lo stemma rosso come il sangue e nero come il lutto.

Lo stadio più Europa League

Regenboogstadion - stadio dello Zulte Waregem

Regenboogstadion tradotto in italiano significa Stadio dell’arcobaleno e a vederlo così il nome scelto sembra una presa in giro. A dispetto del nome infatti il Regenboogstadion è uno stadio grigio, pieno di cemento, che non lascia nessuno spazio all’immaginazione. Rappresenta perfettamente una certa idea di Belgio, dove il cielo è sempre coperto, il sole non si vede mai e i diversi toni di grigio dominano tutto, dalle chiese ai centri commerciali. A pensarci rappresenta anche perfettamente lo Zulte Waregem, una squadra che schiera in porta Leali e che ha come logo un atomo.

Il nome in realtà deriva dalle strisce colorate presenti sulla maglia del campione del mondo di ciclismo, dato che lo stadio fu inaugurato nel 1957 al fine di ospitarvi l’arrivo del campionato del mondo di ciclismo di quell’anno.

Lo stadio raggiunge a malapena i tutt’altro che rigidi standard della UEFA: conta di 12.500 posti, aumentabili di 1000/1400 unità grazie ai seggiolini pieghevoli, ma non sembra siano serviti: il record di spettatori si è avuto nella sfida pareggiata per 1 a 1 col Vitesse, ed erano appena 9488. Uscendo dallo stadio bisogna attraversare un ponte che passa sopra due stagni. Da lì potete prendere verso sinistra una strada chiamata Zuiderlaan e in meno di 800 metri vi troverete davanti l’Ippodromo di Waregem. L’Ippodromo di Waregem può ospitare fino a 40000 persone, ed è un piccolo capolavoro di architettura.

Il tifoso più Europa League

Luhans'k e Bilbao distano più di 4000 chilometri l’una dall’altra. Per raggiungere i Paesi Baschi i tifosi avrebbero dovuto accollarsi il trasferimento fino a Kiev (12 ore di macchina), per poi prendere almeno due aerei per raggiungere il San Mames.

Un’operazione complicata che hanno fatto in sei, venendo ripagati dalla più importante vittoria esterna della storia della loro squadra. Tra questi sei il premi spetta senza dubbio a quello che - nel momento in cui sono stati inquadrati in mondovisione mostrando a tutti la loro grandezza - stava girato a frugare nel sedile dell’amico.

Coreografia più Europa League

Stella Rossa

Ci sono tre cose che non puoi toccare a un vero tifoso Europa League: la birra Lasko, Moussa Sow e i santi ortodossi. Questa è una grande prova di fede dei tifosi della Stella Rossa, che accolgono così l’Arsenal allo stadio Marakanà

La partita più Europa League

Fastav Zlìn - Copenaghen

Eccovi un elenco di ragioni del perché la nebbia è così importante per lo stile e l’identità di una partita di Europa League:

a) I banchi di nebbia cancellano il pubblico dallo stadio, scendono attorno ai giocatori e sembrano trasportarli in un universo parallelo in cui la fisica, per come la conosciamo, non esiste più. La forza gravitazionale funziona in modo diverso e la realtà è strutturata attorno ad atolli di terra verde dove 22 giocatori, indistinguibili fra loro, si sfidano a chi riesce a giocare meglio a calcio a bassissime condizioni di visibilità.

b) La prima condizione, quella davvero ineludibile, per giocare a calcio è che la palla si veda. Nelle partite con la nebbia cade anche questa condizione elementare.

c) Dato il punto ‘b’ le partite con la nebbia spesso contengono una loro questione filosofica interna: “fin dove è possibile giocare a calcio anche senza visibilità ottimale”, “quand’è che la partita può essere giocata solo da persone cieche ma sensitive come la ragazza di The OA?”. Questo genera lunghi momenti di incertezza nelle partite con la nebbia, dove l’arbitro può lasciar giocare cercando di capire qual è il momento in cui diventa troppo. In questo limbo di incertezza i giocatori spesso danno vita a comportamenti indecifrabili.

d) In molti miti antichi la nebbia rappresenta il caos indistinto da cui origina la vita, qualcosa che ha a che fare con un regno pre-materico. Quale migliore metafora per l’Europa League?

In questi anni il connubio nebbia+Europa League ha generato grandi momenti, come la sfida tra Sassuolo e Genk - in una nebbia di Reggio Emilia particolarmente feroce. Il rinvio ha generato una stupenda gara di Europa League giocata il venerdì alle 12.30. Quest’anno l’atmosfera da sublime romantico ha invece pervaso Zlìn, la splendida cittadina morava delle scarpe Bata, durante la partita contro il Copenaghen. Si è creata un’atmosfera struggente, anche se non particolarmente adatta al gioco del calcio.

La partita è finita 1 a 1, con entrambi i gol segnati a inizio partita quando almeno i compagni di reparto delle due squadre riuscivano a vedersi l’uno con l’altro. Provare a guardare quella partita tra Zlìn e Copenaghen è stata un’esperienza peculiare, cooperativa: si vedeva così poco che c’era bisogno di parecchia immaginazione per arrivare a delle azioni complete. Come quelle avanguardie letterarie che creavano dei testi appositamente spuri, così che il lettore li riempisse col proprio punto di vista personale.

Giocatore più grosso dell’Europa League

Tawamba

Léandre Gaël Tawamba Kana è grosso in tutti i sensi. Nel senso che è grosso, fisicamente grosso, grosso come un grosso armadio, ma anche nel senso meno letterale del termine. Nel senso in cui vedi un amico che fa una cosa bella e gli vuoi bene e allora gli dici “Ma sei un grosso”.

Ecco Tawamba copre tutti questi livelli di grandezza e noi gli vogliamo bene come fosse un nostro amico.

Lo zero a zero più Europa League

Sheriff - Copenaghen

Lo sanno tutti: l’Europa League è la competizione in cui si segnano più gol. Molte partite possono anche avere un livello di complessità tecnico/tattica basso, ma sono quasi sempre pazze e imprevedibili. Per questo bisogna applaudire il rigore e l’intransigenza dello Sheriff Tiraspol, che ha collezionato tre zero a zero in questa Europa League.

Scegliere qual è il miglior zero a zero non è semplice, tutti contengono un grande sforzo di ascesi: spogliare una partita di calcio di ogni evento significativo. Il mio zero a zero preferito si è consumato nella partita contro il Copenaghen. 4 tiri in porta complessivi, picco emozionale più alto raggiunto quando Jairo de Macedo da Silva dribbla un avversario sulla sinistra e tira d’esterno in curva. Eccovi gli highlights della partita, ospitati dal canale ufficiale dello Sheriff Tiraspol. Le immagini sono riprese da un tizio in tribuna e sono accompagnate da un sottofondo ambient piuttosto ricercato per un club moldavo. Mettetevi le vostre cuffie migliori e tuffatevi in questa esperienza.

Il momento più Europa League

Quando è entrato un cane in Vardar-Rosenborg

Il momento in cui un cucciolotto di Husky è entrato in campo in Vardar-Rosenborg è il momento più Europa League per tanti motivi.

Il principale, però, è che l’ingresso di un cane in campo che ha interrotto la partita ci ha posto domande profonde su quello che stavamo facendo. Le sue corse sul prato sono durate meno di tre minuti, ma avremmo voluto che non finissero mai. Perché preferiamo le corse di un cane a una partita di calcio? Non è che ormai guardiamo le partite per inerzia, per assecondare una specie di ipnosi provocata dal ritaglio televisivo di un prato verde? Quante cose più belle di Vardar - Rosenborg esistono su questa terra? Quante cose, ogni giorno, decidiamo di ignorare perché guardiamo una partita di calcio?

Forse guardare così tanto calcio non è quello che vogliamo veramente. Lo facciamo per abitudine o per assecondare inconsciamente il ricordo di quelle rare volte in cui una partita di calcio ci ha reso veramente felici. Ogni partita cerchiamo di ritrovare quella sensazione profonda ma irripetibile.

Grazie, Europa League.

Il momento più Bonera in Europa League

Quando ha salvato un gol che stava causando lui buttandosi per terra

Ho tenuto salvata questa gif sul mio ‘pocket’ in questi mesi e ogni tanto me la sono andata a rivedere. C’è qualcosa in questo momento di Bonera che sfugge alla nostra comprensione. Sembra un uomo che scollega e ricollega più volte, e all’improvviso, il proprio cervello. Forse è il singolo momento del gioco del calcio più vicino a un film di Buster Keaton. Se l’avete salvata la prima volta quindi salvatevela ora, questa splendida gif di Bonera. In questi mesi ho anche sviluppato una teoria su questa gif. Secondo questa teoria al vostro momento preferito della gif dovrebbe corrispondere una vostra diversa personalità.

a) La corsetta di Bonera verso la porta

Segno zodiacale: Scorpione

Personalità: siete molto attaccati al vostro piacere personale, pensate che il burro faccia male.

Film preferito: Vacanze in America.

Libro preferito: La musica del silenzio, Sergio Bambaren.

b) Il tocchetto di piatto

Segno zodiacale: Gemelli

Personalità: siete persone indecise e per questo non sopportate le persone indecise e fate finte di essere decise. Non scegliete mai dove andare a mangiare, ma manipolate sottilmente tutti per andare nel posto che avete pensato sin dall’inizio (senza che lo ammettiate).

Film preferito: Fanny&Alexander (ma sotto sotto Ace Ventura).

Libro preferito: Se una notte d’inverno un viaggiatore (che non avete mai letto).

c) La scivolata per terra da stuntman

Segno zodiacale: Leone

Personalità: siete persone fumantine, testarde. Volete che tutto vada come volete voi. Mangiate pizza solo a base rossa e proprio non capite come si possa mangiare della pizza a base bianca. Film preferito: L’ultimo bacio.

Libro preferito: Il nome della rosa.

L’errore più Europa League

Il centravanti più Europa League

Marek Bakos, il leone

Marek Bakos ha un taglio di capelli un po’ anonimo, la barba di due giorni e gli occhi di uno che non tradirebbe mai un amico. A 20 anni giocava nel Matador Puchov, una squadra slovacca intitolata a Marcelo Salas (scherzo, “Matador” è il nome dell’azienda di pneumatici che sponsorizza la squadra) e ora invece è una leggenda. Bakos ha segnato 60 gol in 200 partite con la maglia del Viktoria Plzen, è soprannominato “Il Leone” ed è il tipo di attaccante che rappresenta la protesi in campo dei sogni e delle aspirazioni dei suoi tifosi tifosi.

Nonostante dei piedi da maniscalco, Bakos lotta su ogni palla e si fa trovare pronto in area di rigore come un vecchio lupo da Europa League, freddo e letale come i tridenti che sgusciano fra le rocce delle montagne slovacche. Bakos è una specie di Bas Dost dell’Eurospin; in quest’Europa League non ha giocato molto, ma 230 minuti gli sono bastati per timbrare 4 gol. È il giocatore d’Europa League con la media gol migliore per minuti. Ad Maiora, leone!

La persona meno Europa League

Arsene Wenger

Maglia più Europa League

Dynamo Kiev

La maglia della Dynamo Kiev non è solo una maglia (tutte le maglie da calcio non sono solo maglie, ma questa un po’ di più). La maglia della Dynamo Kiev è storia, tradizione, omaggio. I motivi geometrici sul colletto sono quelli tipici della vyshyvanka, la camicia tradizionale ucraina.

Inizialmente la vyshyvanka non era usata tanto come vestito, ma proteggeva chi la indossava dal male. Ecco perché le maniche e i colletti sono decorati in modo che il motivo tocchi il corpo. Un certo ricamo era destinato a un rituale particolare. I neonati venivano sempre vestiti con una di queste camicie per difenderli dagli spiriti maligni.

Una storia perfettamente aderente all’Europa League e alla sua lotta contro gli spiriti malvagi della Champions League.

Il miglior omonimo

Benjamin Hübner

Benjamin Hübner è figlio di Bruno Hübner, direttore sportivo dell’Eintracht Francoforte, fratello di Christopher Hübner, ex giocatore del SV Darmstadt 98 e di Florian Hübner giocatore dell’Hannover 96.

Gioca nell’Herta Berlino e non dovrebbe avere nessun tipo di parentela con Dario Hübner.

Il calcio acrobatico più Europa League

Patrice Evra

Uno magari non pensa che un calcio acrobatico possa diventare un premio in una competizione che non prevede Zlatan Ibrahimovic tra le sue fila, ma dopotutto si chiama calcio non a caso, quindi è lecito ipotizzare un certo numero di calci acrobatici nel corso dell’Europa League.

Tra tutti, noi ce li siamo visti proprio tutti, quello più Europa League è certamente quello di Evra sulla faccia di un tifoso dell’OM. Ancora più curioso rivisto oggi, con la cavalcata del Marsiglia fermata solo da Griezmann in finale.

Era il 2 novembre e i tifosi dell’Olympique Marseille in trasferta a Guimarães, Portogallo, per la partita di Europa League contro il Vitória Sport Clube, hanno insultato la loro stessa squadra durante la fase di riscaldamento. Patrice Evra al termine di quella mezz’oretta di insulti si è recato sotto il settore ospiti e ha invitato i tifosi ad un confronto più diretto. Alcuni di loro hanno pensato bene che fosse un invito a scavalcare ed effettivamente è quello che hanno fatto. A quel punto Patrice Evra ne ha colpito uno con un calcio diretto alla testa.

L’aspetto più interessante di questa vicenda, piena di aspetti interessanti, è che Evra ha fatto finta di nulla e se ne è tornato in panchina. L’arbitro però aveva visto tutto ( o qualcuno ha visto e riferito) e lo ha espulso, rendendo il terzino del Marsiglia il primo giocatore cacciato via prima dell’inizio di una partita di Europa League. Questo è stato anche - con molta probabilità - l’ultimo atto di Evra in una competizione europea.

Da quel momento la carriera di Evra ha preso una piega sinistra: allontanato dall’OM, è rimasto per un po’ in silenzio (Evra ha una presenza social molto forte e positiva, con il motto I LOVE THIS GAME) per poi firmare con il West Ham dove ha collezionato solo 3 presenze da titolare tutte in partite che la sua squadra ha perso per 4 a 1.

Insomma non una grande stagione per il francese, ma che almeno si porta a casa un premio bello e importante.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura