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Eusebio è un'esperienza nuova
20 lug 2018
Il racconto dell'arrivo di quel fenomeno naturale chiamato Eusebio ai Mondiali del '66.
(articolo)
10 min
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Guardando Eusebio al Mondiale inglese del 1966 sono rimasto vittima di quella che forse è un’inesattezza storica, ma più probabilmente un’illusione ottica: lo osservo e ne deduco che non possa essere alto soltanto 1 metro e 75.

La misurazione ufficiale è quella, ma l’occhio dice altro, forse perché gli avversari sono costantemente ricurvi a cercare di fermarlo, o sovrastati da un suo salto. Eusebio sembra anche più voluminoso degli altri, o lo era veramente? Non si trova online una misurazione attendibile della larghezza delle spalle di Eusebio, né di quella dei suoi fianchi. La sensazione ricavata dai filmati, comunque, non è nemmeno legata prettamente alle dimensioni, ma piuttosto al materiale di cui è composto Eusebio, che sembra più denso e gli consente di occupare lo spazio in modo straordinariamente pieno e stabile.

Anche gli altri sono lì, eppure Eusebio è lì un po’ di più.

Questa presenza superiore potrebbe far pensare, a chi non lo conosce, che si trattasse di un calciatore statico, quando Eusebio è invece soprattutto dinamico, verticale, da campo aperto, forse il vero predecessore di Ronaldo e Shevchenko nell’aggressione di quello spazio che separa l’uomo dalla rete. Esplosivo, veloce (correva i 100 metri in 11” in un’epoca in cui il record del mondo era ancora sopra i 10”), Eusebio muoveva quella sua densità superiore, anche palla al piede, a ritmo per altri insostenibile, cambiando direzione con tecnica leggera e pulita, e sapeva tenere il confronto fisico con i difensori che lo abbordavano, a velocità massima, controllando il pallone, monitorando la posizione dei compagni e, soprattutto, della porta avversaria.

E poi c’era la potenza del suo calcio: in un’era in cui i palloni erano pesanti e il range di tiro medio molto più ridotto rispetto a oggi, Eusebio calciava e segnava da fuori con costanza, anche dai 30 metri, soprattutto con il destro.

Nelle 7 edizioni di Coppa del Mondo giocate dal 1934 al 1962 il Portogallo non riesce a qualificarsi mai. All’ottavo tentativo, finalmente, i portoghesi fanno il loro esordio in un Mondiale: arriveranno terzi. Dietro a questa straordinaria performance c’è Eusebio, che si fa carico di tutta la fase creativa e realizzativa dei lusitani, segnando 9 gol in 6 partite.

Il primo è a Goodison Park contro la Bulgaria. Eusebio taglia dentro l’area, in verticale, con i tempi giusti. Viene servito sulla corsa, lui arriva per primo e tira di prima in una sequenza di gesti immarcabile. Il difensore non può fare niente se non sperare che sbagli, ma il destro incrociato è secco e preciso, il portiere riesce solo a toccare.

Poi segna contro i campioni del mondo in carica brasiliani. Sia Garrincha che Pelé erano arrivati in Inghilterra in portandosi da casa degli infortuni e contro il Portogallo, alla terza partita del girone, Garrincha non è in grado di scendere in campo. Pelé invece viene tartassato di calci dalla cinica difesa lusitana e gioca tutta la partita zoppicando, mentre Eusebio inclina la sfida dalla sua parte già al 15’: riceve in area spalle alla porta, spostato sulla sinistra, e si libera di Brito senza dover ricorrere a chissà quale trucco: è più rapido e più forte fisicamente, si gira puntando il fondo, tocca di nuovo il pallone mentre il brasiliano tenta ingenuamente l’intervento e trova il tempo per il cross, smanacciato male dal portiere sulla testa di António Simões, che segna in tuffo.

Il secondo gol lo realizza direttamente Eusebio, sovrastando di testa Orlando su una palla che piove nell’area piccola. Il 2-0 portoghese tiene fino al 73’, quando Rildo accorcia le distanze e riapre la partita. Eusebio la chiude di nuovo con un gol iconico per il Portogallo e per quel Mondiale. Angolo portoghese da destra, la palla arriva in area dove viene contesa e schiacciata a terra né verso la porta né abbastanza lontana da là. Rimbalza violentemente a terra al limite dell’area piccola verso la destra dell’attacco portoghese, rialzandosi di almeno un metro e mezzo. All’apice della parabola successiva al primo rimbalzo, l’uomo più vicino al pallone sembra Orlando, il capitano verdeoro, che è stato preso in controtempo e sta sterzando per raggiungerla.

Appena inizia la parabola discendente, dalla destra dello schermo irrompe Eusebio, già nella fase finale di una rincorsa che non abbiamo visto preparare, quella dei passettini di aggiustamento. Come se toccasse il freno per impattare al momento perfetto, Eusebio entra in scena sulle punte, sincronizzando la sua corsa con il secondo rimbalzo del pallone. Poi pianta la gamba sinistra a terra, inclina il torso verso sinistra per consentire alla destra di colpire con precisione senza dover compromettere la piena oscillazione di quella che ormai, con la palla che le va incontro, più che un arto è una mazza da baseball. L’impatto è esplosivo, il portiere non la vede neppure, ma cade piegato sulle sue ginocchia come se gli fosse passata attraverso il petto. A quanto sembra dai filmati, gli è invece passata tra le gambe.

Brasile eliminato, Portogallo ai quarti di finale, dove incontra un’altra esordiente, la Corea del Nord, che dopo 25’ di gioco è già sopra di tre gol. Al terzo gol coreano il portiere portoghese José Pereira ha le mani nei capelli. In quel momento, gli asiatici non subiscono gol su azione da più di 200 minuti, ne hanno concesso uno solo su rigore al Cile due partite prima, tenendo poi a secco una Nazionale italiana che, due anni dopo, sarà campione d’Europa per la prima e unica volta nella sua storia, e che invece verrà accolta, dopo la sconfitta per il gol di Pak Doo-Ik, dai pomodori dei tifosi all’aeroporto di Genova.

Al 27’ Eusebio scende a prendersi un pallone a centrocampo, fa qualche metro, scarica su un compagno e poi continua il movimento in verticale. Il passaggio che gli arriva in area, sulla corsa, è troppo lungo. Ci sono addirittura due coreani in vantaggio su di lui, uno che lo precede, l’altro pronto a chiudergli lo spazio e portare via la palla. Indugiano, tanto è il vantaggio: da quel che loro hanno imparato del calcio, quel pallone non è in discussione. Eusebio però è un’esperienza nuova.

Accelera, allunga la falcata, si addensa su di loro e ne intorpidisce il pensiero e l’azione. Arriva agevolmente prima sulla palla, tira di collo destro in allungo e batte Lee Chang-Myung in uscita. Prosegue la corsa verso la porta, raccoglie il pallone e se lo mette sotto il braccio sinistro riportandolo con calma e forse anche un po’ di affetto verso il cerchio di centrocampo, con due coreani ancora seduti a terra a fare i conti con quella nuova scoperta, la ridefinizione di quali siano i poteri e i limiti di un avversario.

Sul finire del primo tempo scambia al limite dell’area con José Augusto Torres, detto O Bom Gigante, il Gigante Buono, suo compagno di attacco nel Benfica. Torres entra in area e viene agganciato da dietro: rigore, tira Eusebio, Lee Chang-Myung intuisce il lato ma il pallone entra in rete prima che riesca a distendere il tuffo. Eusebio va di nuovo a recuperare la palla dal fondo della rete e la riporta al centro del campo.

Secondo tempo, la Corea perde palla nella metà campo del Portogallo, che riparte cercando Eusebio spalle alla porta, appena dopo la metà campo. Eusebio fa sponda di prima allargando verso destra e poi, di nuovo, corre in verticale dentro l’area avversaria. Il filtrante che gli arriva stavolta è preciso, lui è in vantaggio sull’unico marcatore, tira un destro incrociato, ancora una volta di prima, e la palla di nuovo precede il balzo del portiere coreano, che sembra tuffarsi alla cieca senza aver visto partire il pallone, senza sapere verso quale angolo sta viaggiando, come se cercasse di afferrare una folata di vento.

Tripletta e sollievo, suo e di tutta la squadra: dopo 56’ sotto nel punteggio, finalmente è tornata la parità ed Eusebio non lascia che l’inerzia della partita se ne vada. Tre minuti dopo riceve nella sua metà campo, sulla fascia sinistra, fronteggiato da Oh Yoon-kyung, che viene dapprima ingannato da una finta in cui Eusebio fa per accentrarsi e invece vira improvvisamente verso l’esterno. Poi crede erroneamente di poter andare a contrasto, ma Eusebio alza nuovamente l’intensità della sua azione e brucia Oh Yoon-kyung, schizzando in avanti. Si fa quaranta metri di scatto con la palla al piede e Oh alle sue spalle, a testa bassa, che cerca ostinatamente di recuperare. Rallenta solo quando deve fare in conti con il raddoppio di Shin Yung-Kyoo, che arriva con i tempi giusti, al limite dell’area, proprio mentre Oh, al massimo dello sforzo, riesce a capitombolare sul portoghese, tamponandolo e facendogli perdere per un momento il contatto con il pallone.

È a quel punto che Shin interviene, ed è già troppo tardi, perché Eusebio ancora una volta gioca con tempi diversi, tocca la palla prima di Shin che in un attimo si trova dietro, rimpiazzando idealmente il caduto Oh nel ruolo di tallonatore, anche se stavolta l’inseguimento è asceso al vertice del suo climax, l’area di rigore. Shin sgambetta Eusebio quel tanto che basta a sbilanciarlo senza farlo cadere. Le gambe di Eusebio perdono un colpo, il busto si inclina in avanti, il pallone gli si allontana finalmente dal piede e Lim Zoong-Sun, che arriva in corsa dal centro dell’area, può entrare in scivolata per chiudere.

Eusebio lo anticipa con la stessa gamba che usa per non cadere, la sinistra, quella sgambettata da Shin. La richiama, la ricoordina e la adopera sia per sostenersi, sia per spostare il pallone di esterno con misteriosa delicatezza, in modo che potenzialmente sia ancora giocabile. La scivolata di Shin va a mietere un Eusebio già sbilanciato provocando quello che potrebbe anche essere il rigore più netto della storia del calcio. Va sul dischetto zoppicando, tira e ancora una volta Lee Chang-Myung si tuffa all’indietro, cercando di inseguire una palla impossibile da intercettare.

All’80' arriva anche il 5-3, segnato José Augusto sugli sviluppi di un corner calciato da Eusebio, ottenuto in seguito a un colpo di testa di Eusebio alzato sopra la traversa da Lee Chang-Myung.

Il Portogallo, alla sua prima partecipazione a un Mondiale, è in semifinale. Il peso di Eusebio su questo risultato è enorme e risulta molto difficile immaginarsi quella squadra a quel livello senza di lui. In realtà l’ossatura era composta da diversi membri del grande Benfica dei primi anni Sessanta, e innestata da altri talenti del calcio portoghese. Nella squadra ideale del Mondiale, accanto a Gordon Banks, Bobby Charlton, Franz Beckenbauer, Bobby Moore e lo stesso Eusebio, c’è anche Vicente, difensore centrale del Belenenses, anche lui nato nella allora colonia portoghese del Mozambico.

Eusebio però era qualcos’altro. Il primo giocatore di origine africana a diventare una superstar mondiale. Il primo Pallone d’oro portoghese, e l’unico di tutto il ‘900 (Figo lo vincerà nel 2000). Un calciatore in grado di giocare a tutto campo e segnare 9 gol sui 15 totali della sua squadra. Considerando anche le 6 partite di qualificazione a quel Mondiale, giocate contro Romania, Cecoslovacchia e Turchia in un girone a quattro squadre dal quale ne usciva viva solo una, Eusebio ha segnato 16 gol in 12 partite. I suoi compagni, tra qualificazioni e Mondiale, ne hanno fatti 9.

Gli ultimi due gol del suo mondiale Eusebio li segna su rigore a due dei migliori portieri di sempre. Il primo in semifinale contro l’Inghilterra, spiazzando Gordon Banks e accorciando le distanze dopo la doppietta di Bobby Charlton. Gli inglesi vinceranno poi il Mondiale in finale contro la Germania.

Eusebio spiazza Gordon Banks. (Foto di Keystone / Getty Images).

Il secondo nella finalina, contro il Ragno Nero Lev Jašin, sblocca il risultato contro l’Unione Sovietica e aiuterà il Portogallo a salire sul podio, al terzo posto, tuttora il miglior risultato della sua storia. Per giocare di nuovo un Mondiale, dovrà aspettare il 1986. Per superare di nuovo il primo turno, il 2006, altri venti anni.

Alla morte di Eusebio, nel 2014, il governo portoghese ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. L’anno successivo, nel 2015, il parlamento ha approvato il trasferimento dei sui resti all’interno del pantheon nazionale, accanto ad Amália Rodrigues e Vasco da Gama. 54 poliziotti a cavallo hanno scortato lo spostamento del feretro, coperto da una bandiera portoghese, in una cerimonia che in cinque ore ha toccato molti luoghi simbolici di Lisbona, e che si è conclusa con un discorso del presidente della Repubblica. Nel 2016 il Portogallo ha vinto il Campionato Europeo, il suo primo trofeo internazionale, con gol decisivo di Éder, un calciatore di origine africana.

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