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Che senso ha il calcio di Evra di ieri sera
03 nov 2017
Proviamo a ricostruire un contesto all'assurdo gesto di Evra, espulso ancora prima dell'inizio della partita.
(articolo)
11 min
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Ok immagino che a quest’ora sarete già tutti informati sui fatti. Per chi invece avesse aperto internet solo in questo istante e abbia come pagina iniziale del proprio browser l’Ultimo Uomo (ciao mamma) i fatti sono i seguenti: i tifosi dell’Olympique Marseille in trasferta a Guimarães, Portogallo, per la partita di Europa League contro il Vitória Sport Clube, hanno insultato la loro stessa squadra durante la fase di riscaldamento; Patrice Evra, terzino trentaseienne dell’Olympique Marseille, al termine di quella mezz’oretta di insulti si è fatto sotto, come si dice, al settore ospiti, invitando i tifosi a un confronto vis-à-vis; alcuni tifosi hanno in effetti scavalcato e Patrice Evra ne ha colpito uno con un calcio diretto alla testa. Per la precisione dirò subito che dalle immagini in nostro il possesso il colpo non è andato a segno, it didn’t land, perché il tifoso ha parato con il braccio destro (chissà se una valutazione di questo tipo verrà fatta al momento di decidere della squalifica).

C’è anche una bella foto. Di quelle foto istantaneamente iconiche che catturano alla perfezione un momento eccezionale.

Ovviamente Evra è diventato un meme. Qualcuno ha messo come colonna sonora del video ripreso dalla tribuna la canzone “kung fu fighting” di Carl Douglas, qualcun altro ha scontornato Evra e lo ha messo di fronte a Ronda Rousey (artista marziale mista andata KO per la prima volta in carriera proprio in seguito a calcio alto, anch’essa a suo tempo diventata meme), a Conor McGregor, o nel contesto del gol con cui Trezeguet ha deciso la finale dell’Europeo del 2000.

Dopo l’accaduto, Evra ha fatto finta di niente, andando a sedersi in panchina come previsto. L’arbitro però aveva visto tutto, o magari glielo avevano raccontato, e ha deciso di espellerlo. Facendo diventare Evra il primo giocatore della storia dell’Europa League ad essere espulso prima dell’inizio di una partita. Un precedente simile viene dalla Premier League, quando nel 2007, nella partita contro il Reading, la riserva dello Sheffield United, Keith Gillespie, ha colpito con una gomitata in faccia Stephen Hunt ed è stato espulso prima che il gioco riprendesse. Stephen Hunt (questo non c’entra niente ma magari vi fa piacere saperlo) è il giocatore che ha colpito con una ginocchiata - involontaria - Peter Cech costringendolo a indossare la cuffia protettiva con cui ormai è impossibile non pensare a Peter Cech.

L’episodio di per sé ha degli aspetti comici e ricostruendo più in profondità l’accaduto vanno dette un altro paio di cose. Anzitutto, prima dell’high-kick Evra aveva già alzato le mani sui tifosi (e prima ancora li aveva presi a pallonate dal campo). Guardando quelle immagini si vede che un tifoso arriva su Evra con una certa veemenza mentre stava parlando con un'altra persona. Il tifoso in questione stava provando ad afferrargli il braccio ma Evra reagisce con ottimi riflessi allungando il braccio destro per allontanarlo.

Insomma non è un vero e proprio colpo, ma la cosa interessante è che, almeno per le immagini che ho potuto controllare, il tifoso che riceve il calcio dopo è lo stesso che prende la spinta all’inizio. Se fosse così, potremmo dare all’accaduto una sfumatura maggiormente personale. Magari quel tizio aveva detto qualcosa di particolarmente antipatico.

Sempre in base alle immagini in nostro possesso, credo di non essere l’unico ad essersi meravigliato per il gesto tecnico compiuto da Evra. Un high-kick da assiduo praticante di arti marziali. E, in effetti, pochi giorni fa sul suo profilo Instagram ha postato un video in cui si allena a tirare calci in palestra mentre Nicolas Anelka lo guarda seduto su una panca: #lifestyle, #smiling, #dubai. Va detto che anche la parata del tifoso è riuscita, anche se gli fa cadere il berretto da baseball.

Ah, forse il dettaglio più divertente è che il tifoso dell’OM sulla sinistra con barba e berretto è uguale a Karim Benzema. Il web lo ha ribattezzato “fat Benzema” e la sua espressione impaurita è molto divertente, proprio perché è un ragazzo grande e grosso.

Per avere ancora più profondità sull’accaduto serve qualche informazione in più su Patrice Evra. Nato a Dakar da padre diplomatico senegalese e madre di Cabo Verde, cresciuto in periferia di Parigi da una famiglia di ventiquattro fratelli e sorelle, ex giocatore del Monaco, leggenda del Manchester United, che ha lasciato un buon ricordo anche in Italia, nei due anni e mezzo passati con la maglia della Juventus. È stato inserito tre volte nella formazione dell’anno della Premier League e una volta nel top XI della FIFA. Ha compiuto 36 anni lo scorso maggio e Rudi Garcia lo sta mettendo spesso in panchina in questo inizio di stagione. Solo quattro presenze da titolare in campionato finora, ragion per cui, forse, Patrice Evra era nervoso.

Patrice Evra, però, è conosciuto anche per la sua maestria nell’utilizzo di Instagram, dove ogni lunedì pubblica video ricchi di inventiva con lo scopo di trasmettere #goodvibes #positivevibes #energy ai suoi “seguaci”. L’ultimo video, speciale, è di pochi giorni fa, in occasione della notte di Hallowen. Di solito Evra chiude i suoi video con il claim “I LOVE THIS GAME”. Sottinteso: il calcio.

La frizione tra la positività social-manageriale di Patrice Evra e un gesto semplicemente violento ovviamente ha scatenato i radar anti-ipocrisia di Twitter, persino l’Equipe ha postato un tweet scrivendo “We don’t love this game”, sottintendendo evidentemente il “game” a cui gioca Evra quando colpisce uno spettatore con un calcio, non il calcio (lo so, il gioco dei sottintesi è noioso, ma trovo interessante i salti logici a cui ci costringe la brevità di Twitter).

Fa parte dello zeitgeist d’altra parte, in un’epoca che giudica gesti più o meno pubblici in continuazione, condannandoli in caso il più velocemente possibile, è facile passare per ipocriti. A me è già capitato, probabilmente capiterà a ognuno di voi prima o poi, come magari vi capiterà di essere trasformati (forse sarebbe meglio dire ridotti, su un piano vagamente più serio del discorso) in un meme. E però, mi sento in dovere di sottolineare che l’uomo è fatto così, adesso è felice, adesso è arrabbiato; adesso ho un’idea, più tardi magari la cambio; adesso faccio una cosa ridicola, non per questo vorrei essere trattato sempre come una persona ridicola.

Quello che in realtà andrebbe sottolineato è il modo in cui, ancora una volta, la costruzione della realtà in cui viviamo passi anche attraverso i social-network. A partire da ieri sera è davvero difficile trovare qualcuno che provi a minimizzare l’accaduto o che, addirittura, provi a difendere Patrice Evra: la realtà dei social-network è di condanna definitiva. A questo punto possiamo chiederci quanto Twitter & co. influenzino anche gli altri attori responsabili della costruzione della nostra realtà quotidiana, tra cui i giornali. In questo caso, la realtà coincide alla perfezione (strano? In un contesto in cui le risposte dei lettori vengono monetizzate, mica tanto).

Neanche Rudi Garcia non lo ha difeso, ma ne ha approfittato per dire che quello non era un vero tifoso, in maniera simile a quando, appena arrivato a Roma, disse che chi contestava la squadra non era un vero tifoso della Roma, “al massimo della Lazio”.

In Francia hanno già fatto il funerale a Evra. Ha cominciato l’ex allenatore della Nazionale, Raymond Domenech, praticamente in diretta nella trasmissione L’Equipe du Soir, sul canale del quotidiano che, forse è bene ricordarlo, in Francia ha il monopolio del giornalismo sportivo. Domenech, ha affondato un paio di fiorettate mirando al cuore, avvelenando prima la punta delle sue parole. “Lui sa che è finita, che non giocherà più. Non voglio scusarlo - tranquillo Raymond, nessun bisogno di specificarlo - ma posso capirlo - ehm, dici? - Lui si crede invincibile. Vuole fare a botte con tutta la curva”.

Evra e Domenech hanno un precedente non da poco, risalente all’infame Mondiale del 2010, quello in cui la Francia, capitanata dal primo e allenata dal secondo, ha fatto un solo punto nel girone con Uruguay, Messico e Sud Africa. Dopo la partita con il Messico su tutti i giornali sono finiti gli insulti che Anelka aveva rivolto a Domenech e che qualcuno aveva confidato a un giornalista. Anelka è stato allontanato dal ritiro e la Nazionale ha rifiutato di allenarsi il giorno dopo, restando seduti sul pullman. Evra ebbe un ruolo di primo piano in quella vicenda e poco dopo sono circolate immagini della chiacchierata poco amichevole con Domenech, durante la quale "Pat" non è venuto per pochissimo alle mani con il preparatore fisico Robert Duverne.

L’incidente è una macchia nella storia del calcio francese recente e ha segnato una spaccatura profondissima tra l’opinione pubblica e gli sportivi, una questione che riguarda anche il razzismo più o meno soft della società francese. Tornando a Domenech, però, quando gli viene chiesto se Evra era già “così” - sottintendendo se si fosse comportato in maniera altrettanto violenta con lui, il suo staff o altri giocatori francesi - risponde: “No, non c’erano segni anticipatori di suicidio. Perché questo è un suicidio. Lui si controllava. Nei momenti difficili faceva il capo. Ci ha provato, si è dato fare, ha discusso. Adesso vedo dell’usura, della fatica, la fine”.

Dal 2010 Evra non è un personaggio amatissimo in Francia. Meno di quanto, forse, meriterebbe, considerando la carriera avuta. Evra, da parte sua, ha cominciato a costruire un’immagine diversa di sé solo di recente, ma ancora pochi anni fa in un’intervista televisiva ha offeso molti giornalisti e opinionisti che lo criticavano (tra cui il bi-campione mondiale ed europeo nel '98 e nel 2000, ex terzino anche lui, Bixente Lizarazu, ricordato come tutto il resto di quella squadra con grande affetto in Francia). In quel periodo ne scrissi anche io, citando il trattamento riservato a Pierre Ménès, giornalista virtuoso della polemica sportiva: «Lui spero di incontrarlo un giorno. Perché lui ha parlato della mia famiglia, ha detto: Evra sarebbe pronto a vendere sua madre per tornare in Nazionale. Lui spero di incontrarlo. Malouda lo ha già incontrato, e se fate attenzione vi accorgerete che non parla più di Malouda perché Malouda lo ha già pizzicato. Spero di pizzicarlo anch'io un giorno. Perché lui, il giorno che riuscirà a fare otto palleggi, io smetterò di giocare». Ménès poi fece i famosi otto palleggi, ma Evra ha continuato a giocare.

Forse per questo, l’Equipe ha pubblicato sul gesto di ieri sera una delle sue prime pagine più dure dire, titalondo Insupportable. Con un richiamo forse voluto, forse no, alla prima pagina dedicata a Cantona nel ‘95, dopo il celebre calcio al tifoso del Crystal Palace: Indefendable, impossibile da difendere. Cantona a suo tempo non prese bene quella prima pagina e quando anni dopo ha avuto l’occasione di trovarsi davanti, su un palco televisivo, al giornalista che all’epoca aveva parlato dell’accaduto come di “un’opportunità” per la Francia di sbarazzarsi di lui, ha espresso tutta la sua rabbia: «È peggio di un insulto perché significa: questo tizio qui voi lo mettete da una parte, nessuno lo difende, non c’è un cazzo da fare. Non se ne parla più perché ha già dato troppo fastidio».

Aggiungendo poi: «A giornalisti così, io gli piscio in culo».

Ha detto proprio, allontanando bene le parole: “Io. Gli. Piscio. In. Culo”.

Il paragone con Cantona è venuto istintivo un po’ a tutti, ma è stato fatto anche quello con Zidane, forse più per ragioni di autoreferenzialità che per il fatto che anche Evra è verso la fine della propria carriera (come Zidane nel 2006, quando ha colpito Materazzi con una testata). Per l’Equipe adesso il futuro di Evra “si fa scuro”: secondo loro rischia di non portare più la maglietta dell’OM, «a meno che i dirigenti non vogliano scatenare una guerra civile con i loro tifosi». Il sondaggio del giorno chiede ai lettori se questo episodio significa la fine della carriera di Evra e al momento in cui scrivo l’87% dei tifosi ha risposto “sì”, l’11% “no” (tra cui io, due volte con due device diversi) e l’1% “non lo sa”.

Anche Liberation parla di “ultimo tiro” mentre Le Monde intervista Deni Troch, ex giocatore e preparatore mentale, secondo cui il gesto di Evra è “fuori dalla norma”. Nell’intervista, in realtà, si legge un conflitto in controluce, tra Troch secondo cui «bisogna anzitutto assicurare la sicurezza dei calciatori. Devono essere protetti dagli atti violenti e anche dagli insulti» (perché in fondo, quei tifosi avevano scavalcato ed erano dove non dovevano essere) e che semmai parla di quanto sia sottovalutato l’aspetto mentale nella cultura calcistica, e l’intervistatore, che gli chiede: «I calciatori, sovraesposti mediaticamente e pagati molto bene, sono obbligati a comportarsi in maniera esemplare?». Troch risponde con un’ovvietà necessaria: «Non c’entra niente il loro stipendio. In terza divisione o in Champions League il comportamento deve essere esemplare, nel rispetto delle regole, degli altri e di se stessi».

Cosa succederà adesso a Evra? Cosa deciderà l’OM, cosa l’Uefa? Difficilmente una squalifica pesante cambierà di molto la percezione della sua carriera, comunque eccezionale e invidiabile, potrebbe al limite sporcare il personaggio mediatico a cui stava lavorando con molta cura. Ma questo dipenderà anche dalle sue prossime dichiarazioni. Se sarà tanto bravo a uscirne quanto lo è stato (lui e, in caso, i suoi consulenti) a ideare un nuovo video ogni lunedì, allora non è escluso che il web dimenticherà. Perché, in ogni caso, il web ha la memoria corta e fenomeni di costume come quello che fu all’epoca Cantona, non sarebbero più possibili.

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