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Cosa possono dirci gli Expected Goals su una singola partita?
23 set 2020
23 set 2020
Alcuni esempi di come usare le statistiche avanzate dalla prima giornata di campionato.
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L’inizio di una nuova stagione è il momento più bello per gli Expected Goals. La statistica più avanzata che c’è nel calcio ci offre in poche giornate già un’idea, seppur poco raffinata, di cosa dobbiamo aspettarci dalla neonata stagione. Anche se grossolana, la stima che gli Expected Goals fanno della forza offensiva delle squadre e della relativa distanza tra loro, è comunque più vicina alla verità dei risultati delle prime giornate, quando i livelli di forma diseguali e le rose ancora incomplete a mercato aperto “inquinano” il giudizio del campo.

Meno di altre statistiche - sono considerati una sorta di test rapido sul campionato - ma anche gli Expected Goals hanno bisogno di un numero accettabile di partite per darci un’idea di cosa accadrà. Come valutare allora le performance di una squadra basandoci su poche partite, se non addirittura su una singola partita? Come dovremmo leggere le mappe che pubblichiamo nelle nostre analisi?

Cos’è un underperformance?



Contro il Cagliari di Di Francesco, il Sassuolo ha registrato una delle prestazioni più dominanti della Serie A. Secondo OptaPaolo, il Sassuolo non aveva mai tirato così tanto alla fine della prima frazione. Eppure, nonostante 33 tiri complessivi e un computo di 3,2 xG, il Sassuolo ha segnato un solo gol e ha finito per pareggiare la partita.

La squadra di De Zerbi ha registrato quella che in gergo si chiama underperformance, ovvero una prestazione al di sotto delle attese. Gli Expected Goals sono una variabile statistica, ci dicono quanti gol in media avrebbero segnato le altre squadre europee se avessero avuto le stesse identiche occasioni del Sassuolo. Il Sassuolo da quella mole offensiva ha ricavato un solo gol; altre squadre ne avrebbero fatti più di uno (quelle più forti e ciniche, molti di più); altre ancora ne avrebbero segnati quanti il Sassuolo o addirittura di meno. La media delle segnature di tutte queste squadre messe insieme è 3,2.

Per quali ragioni il Sassuolo ha fatto peggio di quanto avrebbe dovuto? Le cause possono essere molteplici, la più semplice è che il Sassuolo è stato sfortunato. Può capitare in un singolo match, ma più raramente anche in una serie consecutiva di partite, che una squadra non riesca a concretizzare la propria superiorità. L’unico modo di confutare questa tesi è aspettare di vedere le prestazioni nelle partite successive.

Un’altra causa può essere dovuta alla scadente precisione degli attaccanti. In questo caso abbiamo i dati del passato per fare un confronto. Dei 33 tiri scagliati verso la porta del Cagliari, 9 sono finiti nello specchio, ovvero il 27% del totale. Lo stesso Sassuolo, nella scorsa stagione, aveva registrato una precisione del 36% delle proprie conclusioni. La prestazione contro il Cagliari non è soltanto al di sotto delle recenti abitudini del Sassuolo, è anche più bassa della media del campionato, che è stata del 34%.



Il Sassuolo avrebbe potuto sfruttare meglio, ad esempio, l’occasione avuta da Ciccio Caputo al settantottesimo, quando è stato liberato in area da un passaggio filtrante di Djuricic. Ma Caputo rallenta nel controllo e tira dal limite dell’area piccola, quando Cragno gli è ormai addosso. L’occasione valeva da sola 0,6 xG, che in altre parole significa che Caputo aveva il 60% di probabilità di fare gol. Tutte le restanti occasioni del Sassuolo valevano in media appena 0,08 xG.

Il Sassuolo, sempre nella scorsa stagione, ha segnato 59 reti (rigori esclusi) a fronte di una pericolosità offensiva misurata in 58 xG. Potenzialmente è quindi capace di segnare almeno quanto le attese e c’è da sperare per loro che se avrà occasioni simili, sarà capace di segnare più di un gol.

Aggiungendo dati agli xG riusciamo anche a creare un contesto. Se la prestazione del Sassuolo sembrerebbe legata solo alle contingenze della partita e non al valore e alle abilità del proprio undici, quanto queste contingenze siano legate alla prestazione difensiva del Cagliari è più difficile da stabilire. I tiri bloccati forniscono una indicazione di massima: il Cagliari ha impedito che il 33% dei tiri degli avversari raggiungessero la porta; nello scorso campionato questa media era più bassa, del 28%. Quindi il Cagliari, rimanendo basso a protezione dell’area, ha profuso uno sforzo difensivo maggiore della media.

È ancora più precisa l’indicazione fornita dagli Expected Goals per i portieri, chiamati in letteratura “post-shot xG” o anche xG* nella nostra definizione, ovvero la metrica che valuta la pericolosità relativa ai soli tiri finiti nello specchio. Le probabilità di fare gol sono addirittura superiori quando consideriamo il sottoinsieme dei tiri nello specchio: un qualsiasi tiro finisce in gol 1 volta ogni 11; un tiro in porta finisce in gol 1 volta ogni 3. Tutto questo per dire che la prestazione di Cragno è stata decisiva: dei tiri finiti nello specchio, il portiere ne ha lasciato passare soltanto uno; altri portieri, sollecitati allo stesso modo, ne avrebbero potuti subire in media 4,6.

Overperformance, due modi di essere cinici
Considerazioni simili a quelle fatte per l’underperformance, possono essere ripetute per il suo opposto, cioè l’overperformance - una prestazione al di sopra della media statistica.



Al contrario di quanto fatto dal Sassuolo, Napoli e Juventus hanno vinto il loro incontro d’esordio contro Parma e Sampdoria con una prestazione superiore alle attese. Con quella del Genoa, sono state le uniche overperformance registrate nelle prime 7 partite di campionato. Il Napoli ha realizzato 2 reti, lì dove la media statistica portava l’asticella a 1,7 xG; la Juventus ha avuto una differenza tra gol fatti e gol che avrebbe dovuto fare di +0,9.

In cosa si sono differenziate Napoli e Juventus? Il Napoli è stato perfettamente cinico, ha sfruttato le due migliori occasioni avute in partita, nessun altro tiro era potenzialmente più pericoloso dei tentativi di Insigne (0,61 xG) e Mertens (0,22 xG). Il resto delle occasioni avute dal Napoli valevano in media 0,06 xG.

La Juventus, dal canto suo, ha sì sfruttato l’occasione più golosa della partita, il tap-in di Bonucci per il momentaneo 2-0, che valeva da solo 0,72 xG; ma ha anche capitalizzato su due occasioni di basso valore.



Nel suo gol Kulusevski calcia quando è posizionato fuori dalla luce della porta e abbastanza lontano, con i piedi appena dentro l’area. L’algoritmo valuta la pericolosità di questa occasione in 0,05 xG. Cioè gli attaccanti europei nelle stesse condizioni avrebbero segnato 5 volte su 100 tentativi. L’algoritmo non conosce la posizione della difesa avversaria, ma la presume dai tentativi fatti in passato e registrati in situazioni simili.



Cristiano Ronaldo ha invece trasformato una chance appena migliore di quella del compagno. In una zona dell’area ben più profonda, anche se più defilato e con un angolo di tiro più acuto e una porzione di porta a disposizione per segnare più piccola, l’algoritmo assegna a questa occasione il valore di 0,09 xG.

La qualità della finalizzazione dei due della Juventus è tale da trasformare in gol occasioni che per molti altri attaccanti europei sarebbero state difficili da trasformare. Di fondo, resta sempre lo stesso dubbio: sono stati più o meno bravi degli altri? E, oltre alla bravura, sono stati anche fortunati?

L’unico tentativo di risposta a queste domande è guardare al passato. Se ci limitassimo al solo campionato italiano, nella scorsa stagione occasioni simili per pericolosità – stessi xG di quelle di Ronaldo e Kulusevski – sono state segnate rispettivamente nel 5% e nel 3% dei casi. Ronaldo, da quando è in Italia, ha avuto 40 occasioni da 0,09 xG e ne ha segnate 2. Quindi ha una percentuale di realizzazione del 5%, che è in linea con la media del campionato. Kulusevski ha avuto 18 occasioni da 0,05 xG e ne ha segnate 4. Quindi ha una percentuale di gol del 22%, che è strabiliante. E 18 tiri inizia a essere una striscia lunga, per essere solo una striscia fortunata.

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