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Sei giocate per apprezzare Fabian Ruiz
09 lug 2024
09 lug 2024
Il centrocampista del PSG sta avendo un grande Europeo.
(copertina)
IMAGO / Bildbyran
(copertina) IMAGO / Bildbyran
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Spagna-Germania, oltre che il quarto di finale di un Europeo, doveva essere anche una sfida tra predestinati. Da una parte Yamal, Nico Williams e Pedri; dall'altra Musiala e Wirtz. Chi poteva pensare di rubare loro il palcoscenico? Al massimo il lento farewell tour di Toni Kroos, sceso in campo durante gli Europei con l’autorevolezza razionale di un generale. Eppure, ancora oggi su internet sopravvivono gli scatti di Fabian Ruiz che dribbla in un fazzoletto tre pressatori della Germania, e qualcosa vorrà pur dire. È una di quelle foto che rimangono, che potrebbe deviare il ricordo collettivo di un calciatore. Uno splendido MacGuffin che ci è servito soprattutto per apprezzare il talento nudo di Fabian, senza troppe sovrastrutture, che dopo anni caotici gli ha permesso di diventare uno dei cardini della Spagna di De La Fuente.

Nelle quattro partite giocate a Euro 2024, Fabian ha messo insieme 2 gol e 2 assist, conditi da una percentuale altissima di passaggi riusciti: 90.75%. Nel triangolo dinamico della Spagna a centrocampo compone con Rodri la solida coppia a cui "la Roja" si appoggia per pulire l’uscita della palla dalla difesa. De La Fuente lo ha tenuto in campo per 90 minuti contro Croazia e Italia, sostituendolo solo nei finali delle partite contro Georgia, a risultato acquisito, e Germania, a causa di un acciacco nei tempi supplementari.

Sono molte le sfumature di gioco che lo rendono così importante per questa giovane e brillante Spagna. Certo, quella fotografia è significativa ma, come tutte le fotografie, è anche fuorviante, perché fissa in uno scatto un gioco dinamico, in cui il tempo la fa da padrone. È solo guardando giocare Fabian Ruiz che riusciamo ad apprezzare il suo repertorio, la classe cadenzata da quel passo pachidermico e costante.

Ecco dunque sei giocate belle e utili di Fabian Ruiz in questo Europeo, che vi faranno innamorare per la prima volta o magari salire la nostalgia per quel periodo in cui potevamo vederlo tutte le settimane in Serie A e lo davamo per scontato.

Intro (vs Croazia)

«Mi piacerebbe che ottenesse il giusto riconoscimento, è un campione di livello mondiale», dice De La Fuente: è la vigilia di Spagna-Italia, seconda partita del girone, e Fabian ha già segnato un gol e fornito un assist all’esordio contro la Croazia. «Se non si chiamasse Fabian, si parlerebbe di lui senza sosta», dice il CT spagnolo, anche se non ho capito fino in fondo cosa intende.

Vale la pena soffermarsi sull’azione personale di Fabian che fa scaturire il momentaneo 2-0. Dopo aver ricevuto da Cucurella alle spalle del pressing croato, Fabian guida la palla fino alla trequarti. Da lì la zona d’interesse si sposta a destra, dove un rimpallo sottrae la palla a Yamal. A recapitarla è Pedri, che la pettina di sguincio con la suola, come un vezzo, e serve l’inserimento di Fabian dalle retrovie. Nel tradizionale 4-3-3 della Spagna, a Fabian sono assegnati parecchi compiti in fase di costruzione, ma da mezzala sinistra non è raro vederlo scendere verso la trequarti avversaria e provare la conclusione.

Siamo al limite dell’area e se c’è una dote per cui abbiamo imparato a conoscere Fabian Ruiz è il tiro da fuori. La piazzerà con il solito collo interno a giro? Mentre ce lo chiediamo arriva la sterzata, eseguita trascinandosi la palla con il tacco, su Modric. Poi, nello slancio, un altro piccolo tocco serve a evitare il rientro di Brozovic. Con le leve lunghe e il busto un po’ ingobbito da cammello, Fabian scompare e riappare più avanti, come un glitch di FIFA.

È il primo acuto del suo Europeo, il tiro scoccato con quella coordinazione da manga sportivo: la caviglia sinistra altissima, tesa ad arco, e il saltello appena si accorge di aver segnato. Forse è bello anche questo di Fabian Ruiz: essere così leggermente scoordinato da apparire, paradossalmente, molto più aggraziato di com’è davvero.

Una palla per Nico Williams a occhi chiusi (vs Georgia)

Le gerarchie di De La Fuente per questo Europeo sono state chiare fin da subito, anche nei ruoli in cui i ballottaggi potevano esistere. Come terzino sinistro, ad esempio, è stato scelto Cucurella, sebbene la brillante stagione di Grimaldo al Bayer Leverkusen lasciasse presagire un testa a testa equilibrato. Come mezzala sinistra, appunto, le redini le ha ricevute Fabian Ruiz. L’ex Napoli e Betis è deputato a ricevere la palla, talvolta abbassandosi nella posizione di Cucurella, e trasmetterla nel più breve tempo possibile a Nico Williams, che a sinistra sta facendo venire gli incubi ai terzini di parte avversari.

Williams è un ottimo dribblatore, e per essere messo nell’uno contro uno ha bisogno di un centrocampista intelligente a fianco, che sappia manipolare gli spazi e le strutture del centrocampo avversario. In questo senso Fabian Ruiz è per lui uno scudiero fedele: gli crea corridoi elementari da occupare e gli serve la palla nel primo istante libero. Una bella differenza con la Spagna orizzontale e anestetica di Luis Enrique.

Fabian giova del gioco di posizione ragionato ma non si spaventa quando è pressato e deve verticalizzare per non perdere palla. Giocare a sinistra, sul piede forte, lo aiuta a velocizzare le esecuzioni – non è un caso che nel PSG della scorsa stagione e nel primo Napoli di Ancelotti, dove agiva da “finto” esterno a sinistra, Fabian abbia trovato le migliori stagioni della sua carriera.

Qui, contro la Georgia, dopo aver trovato il gol del 2-1 con un colpo di testa in area tagliando proprio da sinistra, si compie la relazione di gioco con Nico Williams. La Georgia si era affacciata con timidezza all’area della Spagna dopo una mezz’ora di possesso incontrastato della "Roja". Il filtrante di Zivzivadze, però, è intercettato dalla diagonale di Grimaldo, appena entrato, che dirotta il pallone nella zona di Fabian Ruiz. Il limite dell’area della Spagna è affollato, ed è per questo che la prima cosa che gli viene in mente è: eludere la pressione dell’attaccante georgiano.

Di nuovo la finta che ha confuso Modric nel gol alla Croazia alla prima giornata. Fabian si porta la palla con il tacco sinistro dietro la gamba destra, e se la ritrova così troppo sotto il corpo, come un prestigiatore che si ricorda all’ultimo di cacciare il coniglio dal cappello. Si inclina con il busto verso destra, riportandosi la palla sul mancino.

Poi il lancio che lo fa assomigliare più a un golfista che a un calciatore. Fabian ha un rapporto privilegiato con l’atto primigenio di questo gioco: calciare la palla, che sia per un compagno o per un tiro in porta. In questo caso la gittata è profonda e legge le intenzioni di Nico, che aveva aggredito lo spazio alle spalle della difesa della Georgia. L’esterno riceve sulla corsa, salta il difensore avversario e scarica una sassata sotto la traversa che vale il 3-1.

Un bel passaggio taglia-linee (vs Germania)

Altre due parole su quanto la connessione con Nico Williams sia importante per questa Spagna. Dobbiamo spostarci di qualche giorno, e arrivare ai quarti di finale contro la Germania. Nei primi quindici minuti Fabian entra nel vivo del gioco: calcia di destro, un tiro un po’ sbilenco; verticalizza su Morata nell’azione del tiro di Pedri dopo cinquanta secondi; e riceve nella posizione di terzino sinistro, quando Cucurella si alza, per aiutare la squadra a non cedere al pressing dei tedeschi. Nagelsmann ha piazzato su di lui Emre Can, dedito ad alzarsi a uomo su Fabian.

Gundogan e Havertz si piazzano qualche metro davanti a Rodri e schermano le linee di passaggio dirette. Al dodicesimo Laporte conduce e vede Fabian oscillare tra le linee: lo serve ma è un pallone corto, rischioso. Fabian è tallonato da Can, eppure riesce a controllare d’esterno, allungandosi la palla verso la porta della Germania per toglierla dalla zona dell’avversario. Facendolo, taglia verso l’esterno: cosa vi suggerisce, questo semplice movimento, se foste nei panni di Nico Williams?

Williams fa un passo verso Ruiz, la palla gli arriva pulita, secca, rasoterra: l’invito a nozze affinché l’ala dell’Athletic si giri e vada a tirare verso la porta di Neuer – un tiro masticato, che alla fine non fa neanche il solletico. Certo, non è un’azione saliente di questo Europeo, ma ci aiuta però a capire perché Fabian sia così importante.

Fabian Ruiz è altissimo e smunto, le sue gambe corrono a un passo monotono. Secondo i dati di Euro 2024, corre in media 9 km a partita –– non è poco, non è tanto – ed è facile scambiarlo per un centrocampista lento, soporifero. Il suo corpo è l’opposto delle sculture di epoca greca a cui gli atleti ci hanno abituato negli ultimi anni. Ha un busto asciutto, un movimento di gambe che, quando ha la palla, va a una velocità semplicemente imprevista. Eppure è un giocatore prezioso: la sua visione periferica, di cui anche questo passaggio che spezza una linea della Germania è testimone, ci parla della facilità con cui si rapporta con la palla.

Su X sono stati pubblicati vari meme su di lui dai tifosi spagnoli. Uno piuttosto beffardo è la raccolta di “skills & goals” di Fabian Ruiz con la Spagna in questa spedizione, solo che al posto delle azioni di Fabian partono quelle di Xavi Hernandez con il Barcellona.

In verticale (vs Croazia)

Un’esecuzione tutto sommato semplice, che ha mandato Morata in porta. Certo, qui la colpa è anche del posizionamento dei difensori croati che si aprono troppo – Pongracic e Sutalo – lasciando un’autostrada per l’attacco di Morata. Eppure i grandi giocatori ci fanno sempre dire: beh, cosa c’è di difficile in questo passaggio. Niente, se quel corridoio lo vedi con la coda dell’occhio, a quella velocità.

L’arte della resistenza al pressing (vs Italia)

La partita contro la Spagna è stato il primo trauma del nostro Europeo. Forse perché ci siamo scontrati con i nostri limiti tecnici e caratteriali, come ha sottolineato più volte Spalletti dopo l’eliminazione agli ottavi contro la Svizzera. Non eravamo “brillanti” atleticamente secondo il nostro CT. Eppure se c’è un particolare che ci ha trascinati nel baratro, la nostra lacuna più evidente, quello è stato certamente un pressing superficiale, sciatto, disorganizzato.

Cosa può succedere quando un’aggressione alta così povera incontra giocatori con l’intelligenza spaziale come gli spagnoli ce lo ha detto il campo. Qui, ad esempio, Fabian raccatta dalla spazzatura un pallone spazzato di testa da Laporte verso il fallo laterale. Sente l’arrivo di Frattesi alle sue spalle, ma quello aggredisce tanto per.

Quando i ritmi della partita sono bassi in pochi sanno contrastare l’influenza di Fabian. In quanto grande artigiano dei controlli orientati e delle progressioni palla al piede in uscita dal pressing, contro avversari non particolarmente intensi, Fabian dà il meglio di sé. Due finte di corpo per evitare il tackle e il successivo rientro di Frattesi gli permettono di mettere la palla in banca verso Rodri, libero da ogni pressione.

Il capolavoro (vs Germania)

Il giorno dopo la vittoria ai supplementari contro la Germania, Michael Cox ha analizzato su The Athletic l’importanza per il nuovo corso di De La Fuente di centrocampisti “diretti” come Fabian, Pedri, Rodri stesso, e Dani Olmo. Si tratta di ottimi palleggiatori, secondo la scuola posizionale spagnola, ma anche di bravi “strappatori”, chiamiamoli così. È grazie a loro che la Spagna oggi sa alternare costruzione ragionata e verticalità. Non è raro vedere Unai Simon lanciare lungo per una sponda di Morata o per l’inserimento profondo di una delle due mezzeali.

Allo stesso tempo, il centrocampo è per una squadra di calcio non solo uno strumento per gestire i tempi e gli spazi del gioco; quanto un vero e proprio organo. I centrocampisti cuciono e spezzano, passa da loro la comprensione dei momenti della partita. Quando accelerare? Quando frenare?

Fabian Ruiz sa dare la pausa, non rischia ogni volta che ha la palla tra i piedi. È un numero otto essenzialmente creativo, ma negli anni ha imparato a giocare nel cuore del centrocampo: non si perde in giocate futili o estetiche per divertirsi.

Contro la Germania, come dicevamo in apertura, al 79’ ci ha regalato una masterclass del suo talento, dribblando con un solo tocco tre tedeschi. È stata una giocata anche efficace, però: la Spagna non riusciva più a risalire il campo, i migliori attaccanti erano stati sostituiti e il resto della squadra si ritrovava senza energie.

Chissà se la mente di Fabian Ruiz ha pensato a tutto questo, nell’istante in cui provoca l’aggressione immaginando di proteggere la palla. Come ha fatto Fabian a capire che alle sue spalle, una frazione di secondo dopo che anche Kroos ha deciso di andare a contrastarlo, si era liberata una voragine?

Così come non sapremo mai cosa ha pensato per strusciare la palla con la suola, in una maniera sensuale e infantile, per partire ancora in verticale contro la difesa della Germania. Il filtrante successivo ha pescato Oyarzabal, che aveva tagliato alle spalle di Rudiger. Quanto coraggio ci vuole a piegare la realtà di Spagna e Germania ai propri piedi, quanta influenza su entrambe le strutture tattiche ha avuto Fabian Ruiz?

Solo un anno e mezzo fa, Fabian Ruiz guardava la Spagna giocare il Mondiale in Qatar dal divano. Nel 2019 aveva vinto l’Europeo Under 21 da protagonista, eppure a ogni convocazione con la Nazionale maggiore Fabian pareva un intruso. È strano pensarci dopo queste quattro partite giocate con supremazia. La Spagna aveva Fabian Ruiz sotto il naso e non se ne era mai accorta. È servito un CT che lo conoscesse bene e una fiducia inossidabile. Come si dice? Meglio tardi che mai.

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