«I giorni prosperi non vengono per caso; sono guadagnati, come le vendemmie, con molta fatica e molti intervalli di scoramento»
Camilo Castelo Branco
Se non siete abituati a controllare la classifica del campionato portoghese perché mentalmente siete già sicuri di chi trovarci, beh, da quest'anno avrete una bella sorpresa. Al primo posto, infatti, non c'è una tra Benfica, Porto e Sporting, come da troppi anni ormai siamo abituati, ma il semisconosciuto club del Famalicão. Se vi sembra assurdo e non riuscire a spiegarvelo fatemi parlare di questo club a partire dall'inizio. Alla fine questa storia probabilmente vi apparirà ancora più assurda.
Il sito web del Famalicão, nella sezione dedicata alla sua storia, riporta che il club è stato fondato il 21 agosto del 1931, un venerdì, da sei amici con “un’idea comune”. La formula è ripetuta da molte delle fonti che parlano delle origini della squadra, tanto che a furia di leggerla si finisce per crearsi un’immagine visiva romanzata di questo gruppo di amici che in un venerdì di fine estate decide di mettere finalmente in pratica quell’idea semi-seria di cui parlavano da qualche tempo: costituire una squadra di calcio ufficiale.
Gli anni intorno al 1931 sono ricordati in Portogallo come o anos de todas as revoltas - cioè, letteralmente, gli anni di tutte le rivolte: per farsi un’idea del clima politico di quel periodo, basti pensare che il mercoledì successivo al venerdì della fondazione del Famalicão, un gruppo militare di forze democratiche e repubblicane entrò a Lisbona per tentare, invano, un golpe contro il regime, che evolverà poi definitivamente l’anno successivo nel cosiddetto Estado Novo, il regime dittatoriale guidato da Antonio de Oliveira Salazar. Ma nel basso Minho, regione storica nel nord del Portogallo dove risiede la città di Vila Nova do Famalicão, delle tensioni politiche della capitale arriva, nell’immediato, poco più dell’eco.
I sei ragazzi si chiamano José Alves Marinho, Floriano Portela, Hildebrando Portela, Luis Pinto, Joaquim Mesquita Jr. e Vergílio Pinto de Azevedo. Vengono dalla prima squadra della città di Vila Nova, il Grupo Desportivo Famalicense. Per la loro nuova formazione, il Futebol Clube Famalicão, hanno deciso di tornare nel vecchio campo del Famalicense, il Campo da Berbéria e di vestire casacche verdi e bianche.
La prima occasione ufficiale per vedere all’opera il Famalicão arriva soltanto alcuni mesi dopo, nel febbraio del 1932, quando è una delle squadre più forti dell’intera nazione, i vicini di casa del Porto, a svezzare la neonata compagine minhota. I rapporti col Porto continueranno poi a essere fondamentali nei primi anni di vita del Famalicão. Per far fronte ai problemi economici sopraggiunti poco dopo la fondazione del club, la dirigenza aveva preso la sofferta decisione di cambiare, dalla stagione 1938/39, i colori sociali, sostituendo il verde con il blu nella speranza di ottenere l’affiliazione proprio con il Porto. La captatio benevolentiae si rivelò sul momento vana, ma il Famalicão riuscì in seguito ad affiliarsi ai Dragões e tuttora risulta come club affiliato numero quattro.
Storia recente
Domenica, a circa 80 anni di distanza dallo storico cambiamento dei colori sociali, il Famalicão sarà impegnato proprio in casa del Porto, in uno scontro diretto che vede i biancoblù di Vila Nova e quelli di Oporto rispettivamente primi e secondi nella classifica della Primeira Liga. E con ogni probabilità, il Famalicão dovrà indossare la terza maglia, quella verde.
Ma non è solo il fatto che nel giro di ottant’anni i rapporti di forza tra Porto e Famalicão siano cambiati quasi del tutto a fare notizia. A far notizia è anche come questo è avvenuto, dato che l’ascesa del Famalicão è stata del tutto bruciante, una delle più repentine nella storia recente del calcio europeo.
Considerando i dati degli ultimi 25 anni, lo score della squadra minhota nelle prime sette giornate (19 punti, con 16 reti segnate e 7 subite) è il migliore di una neopromossa nei top dieci campionati europei, a pari merito con il Kaiserslautern del 1997/98, che terminò la sua fuga con l’incredibile vittoria della Bundesliga. A rendere tutto ciò ancora più sorprendente c’è poi che il Famalicão mancava dalla Primeira Liga da ben 25 anni. L’ultima apparizione nella massima serie portoghese risaliva infatti alla cosiddetta Época de ouro dei famalicensi, vale a dire le quattro stagioni tra il 1990 e il 1994 in cui erano riusciti a mantenere la categoria e a regalarsi diverse soddisfazioni, sia in campionato che in Taça de Portugal (la coppa nazionale).
Da lì, però, era iniziata una lunga e dolorosa discesa negli inferi: la pessima situazione finanziaria del club aveva innescato una serie di retrocessioni a catena che hanno portano il Famalicão a giocare nel 2008/09 nel campionato distrettuale di Braga, il quinto livello calcistico portoghese, equivalente alla nostra Eccellenza. Toccato il fondo del baratro, il Famalicão, anche grazie all’immancabile supporto del caloroso pubblico locale, aveva iniziato la faticosa risalita, che l’ha visto tornare tra i professionisti nel 2015 grazie al secondo posto nel Campeonato Nacional de Séniores.
Poi, dopo tre stagioni altalenanti in Segunda (la nostra Serie B), è arrivata la rivoluzione che ha cambiato per sempre la storia della squadra, portandola dove è adesso. Nel giugno del 2018 un comunicato dai toni trionfalistici dà consistenza alle voci che si rincorrevano da tempo su una presunta cessione del club. «Sono onorato della possibilità di partecipare a una storia unica nel calcio portoghese e assolutamente sicuro che ci siano le condizioni essenziali per raggiungere il successo», si legge nel comunicato con cui si è presentato Miguel Ribeiro, famalicense di nascita e CEO del club incaricato dai nuovi proprietari, «Famalicão è una terra di gente appassionata per la sua squadra e capace di aiutarla a collocarsi tra le migliori del calcio portoghese. Da oggi, questo è il nostro obiettivo».
La notizia dell’avvicendamento societario (il presidente del club è ufficialmente rimasto Joaquim Jorge Alves Silva, in carica dal 2015) ha ampia eco sulla stampa nazionale e il motivo è anche che ad aver acquistato il 51% del Famalicão è il gruppo Quantum Pacific, holding del magnate israeliano Idan Ofer. Vale la pena di fermarsi un attimo a conoscere meglio il personaggio e le dinamiche dietro all’acquisto della squadra minhota.
Da dove viene il successo del Famalicão
Idan Ofer, rumeno di origine e israeliano di nazionalità, è fondatore della Tanker Pacific, la più grande flotta privata di petroliere al mondo, nonché il 394.esimo uomo più ricco del pianeta, con un patrimonio che stando ai dati Forbes dello scorso mese ammonta a 5.2 miliardi di dollari. Vanta, come è facile immaginare, diversi nemici piuttosto potenti, fra cui: gli Stati Uniti d’America - che hanno sanzionato la Tanker Pacific dal 2011 al 2013 per aver usato dei porti iraniani sottoposti a sanzioni statunitensi - e la stampa israeliana tutta, la quale non perdona a Ofer lo stile di vita dissoluto e lo considera l'emblema della decadenza dei costumi israeliani.
È interessante, però, parlare anche dei suoi amici, tra cui figura anche un certo Jorge Mendes. È proprio Mendes a introdurlo al mondo del calcio, anche se non nel modo in cui ci saremmo immaginati: nel 2017 Ofer acquista in un’asta di beneficenza una replica del Pallone d’Oro consegnato a Cristiano Ronaldo per la modifica cifra di 600mila euro.
Il mese successivo all’acquisto della replica del Pallone d’Oro, Ofer ha partecipato con 50 milioni a un aumento di capitale dell’Atlético Madrid, per poi acquistare le quote del gruppo cinese Wanda e arrivare a detenere il 32% del club spagnolo. Ai fini di questo articolo, però, quello che ci interessa è che anche l’acquisizione delle quote di maggioranza del Famalicão da parte della Quantum Pacific è passata per le mani del superagente portoghese. Miguel Ribeiro, che prima di diventare CEO del Famalicão era direttore generale del Rio Ave, che si dice essere controllato da Jorge Mendes, ha spiegato in un’intervista al Jornal Nacional il coinvolgimento del superagente portoghese e della sua agenzia Gestifute. «Il contatto fra il calcio portoghese, la Quantum Pacific e il Famalicão è avvenuto grazie alla Gestifute», ha detto molto esplicitamente Ribeiro «Jorge Mendes è il partner della Quantum Pacific in questa incursione nel calcio e ha suggerito il Famalicão come una buona opportunità. Mendes è un partner attivo del Famalicão e questo ci soddisfa molto perché è un grande appoggio per qualsiasi progetto. Abbiamo lavorato insieme nei sette anni al Rio Ave, è stato lui a volermi qui».
La nuova società del Famalicão sembra non aver tempo da perdere. La squadra minhota, come detto, è in Serie B ma parte molto bene, subendo una crisi di risultati solo nel mese di marzo che costa la panchina all'allenatore Sérgio Vieira. Sarà un’entusiasmante striscia di 7 vittorie consecutive (interrotta soltanto dalla sconfitta esterna contro l’Estoril nell’ultima giornata) a opera del nuovo tecnico Carlos Pinto a garantire al Famalicão il secondo posto in classifica alle spalle del Paços Ferreira e la tanto attesa promozione.
L’estate della promozione si segnala, oltre che per l’ulteriore acquisto di quote del club da parte di Quantum Pacific, che ora ne detiene l’85%, per la solita ordinaria follia delle squadre su cui Mendes ha un forte ascendente. Tra acquisti e cessioni per la prima squadra e la Primavera si muove una quantità enorme di giocatori, ben 45. La formula prediletta è quella del prestito e le società con cui si intrattengono relazioni più fitte sono, ovviamente, quelle orbitanti a vario titolo nella galassia Mendes. Dal Wolverhampton arrivano Roderick Miranda e Pedro Gonçalves, dal Benfica Guga e Diogo Gonçalves, dallo Sporting Braga João Neto e Fábio Martins, dal Valencia Álex Centelles e Uros Racic. A questi si aggiungono gli acquisti di Gustavo Assunção, Nehéun Pérez e Nicolas Schiappacasse (ex Parma, 0 presenze nel Fama finora) dall’Atlético Madrid di Ofer e quelli di Thibang Phete dal Vitória Guimarães B e Riccieli dal Mirassol, che hanno come procuratore Deco, scoperto da calciatore proprio da Mendes in un club di Serie B portoghese e ora agente di mercato affiliato al maestro.
Risolto il contratto con l’allenatore della promozione Carlos Pinto, lo strano groviglio di giocatori finito a Famalicão è affidato a João Pedro Sousa. Per il 48enne tecnico portoghese è la prima esperienza in carriera da allenatore principale: le sue apparizioni in panchina, infatti, sono state finora legate alla figura di Marco Silva, attuale allenatore dell’Everton. I due si conoscono nel finale della loro carriera da giocatori, al Trofense, e trovano grande feeling sia umano che calcistico.
Nel 2012 inizia da Estoril una proficua collaborazione che vedrà il tandem Silva-Sousa prima scalare le gerarchie del calcio portoghese, arrivando alla guida dello Sporting, poi vincere il campionato greco con l’Olympiakos, e infine spostarsi in Inghilterra, dove guidano l’Hull City, il Watford e l’Everton.
Come sta andando la stagione
In questa stagione, in cui la coppia è stata spezzata con l'approdo di Sousa sulla panchina del Famalicão, i destini dei due allenatori sembrano aver preso strade diametralmente opposte. Marco Silva e il suo Everton stanno infatti facendo molta fatica in Premier e il tecnico sembra costantemente sulla graticola. Al contrario, João Pedro Sousa, contro ogni pronostico, ha già vinto entrambi i riconoscimenti come migliore allenatore del mese assegnati dalla Primeira Liga.
E pensare che la stagione del Famalicão non era iniziata col piede giusto. Al Municipal di Vila Nova, davanti a circa 3000 spettatori, i biancoblù di João Pedro Sousa perdono piuttosto a sorpresa contro lo Sporting Covilhã, squadra di segunda che già la scorsa stagione aveva sconfitto i famalicensi, sancendo l’esonero di Sérgio Vieira. Il Famalicão prova ad attaccare per tutta la partita, ma appare lento e prevedibile e soffre le ripartenze avversarie. Lo 0-2 finale segna l’eliminazione dalla Taça da Liga, la coppa nazionale organizzata esclusivamente per i club di prima e seconda serie.
Il registro però cambia piuttosto radicalmente già dalla settimana successiva: all’esordio in campionato, il Famalicão liquida per 2-0 il collaudato Santa Clara, riuscendo ad approfittare di due grossolani errori della difesa avversaria e a tenere la porta inviolata grazie a un’ottima prestazione del portiere Rafael Defendi.
I successivi tre match si giocano in una striscia di terra a cavallo fra il distretto di Braga e quello di Porto, a non più di una trentina di chilometri da Vila Nova de Famalicão. La prima partita di massima serie a Famalicão dopo 25 anni non delude le aspettative: i padroni di casa passano in vantaggio con una bomba su punizione del difensore brasiliano Patrick William e vedono gli avversari sbagliare il rigore del pareggio al 91esimo. Il primo (e finora unico) stop in campionato arriva invece una settimana dopo, nel derby minhota contro gli ingombranti vicini di casa di Guimarães. Il 4-3-3 del Famalicão mantiene per lunghi tratti il controllo della palla ma non riesce a restare compatto e subisce in contropiede il gol dell’1-0. Sotto un diluvio battente, Fabio Martins riesce però a impattare al termine di una lunghissima fuga solitaria dello spagnolo Toni Martinez. All’ultima fatica prima della pausa di campionato, ancora una volta in trasferta a pochi passi da casa, espugnano il terreno di gioco del Desportivo das Aves per 3-2 nonostante giochino in 10 per più di un’ora.
La pausa di campionato è l’occasione che ha l’Europa per accorgersi del Famalicão e - inevitabilmente - per accostarlo ai nomi dei più celebri underdog che hanno portato a termine la clamorosa impresa. In Italia è La Gazzetta dello Sport il primo grande media a dedicare spazio alla squadra minhota. Dopo un’altra convincente vittoria al rientro, 4-2 contro il Paços Ferreira, anche la BBC esalta i ragazzi di João Pedro Sousa, ma avverte che potrebbe essere troppo presto per sognare, giacché il primo test impegnativo sarebbe arrivato alla sesta giornata, in casa dello Sporting.
Il Fama non solo non ha mai battuto lo Sporting, ma ha visto consumarsi contro i bianco-verdi due tra i momenti peggiori della sua storia: l’11-0 inflitto nella stagione 1941/42 nella semifinale di Taça de Portugal (tuttora il punto più alto raggiunto dai minhoti nella coppa nazionale) e il più recente 3-0 con cui nel 1994 sono stati condannati alla fatale retrocessione. Ancora una volta, però, il Famalicão è riuscito a sorprendere tutti, imponendo il proprio gioco posizionale a uno Sporting privo sia di idee che del suo leader tecnico Bruno Fernandes. Dopo un primo tempo segnato dal clamoroso errore del terzino brasiliano Lionn, che aveva aperto la strada per il vantaggio dello Sporting, il Famalicão nella ripresa ha spostato il suo baricentro nella metà campo avversaria e ha prima trovato il pareggio con una bella azione di Centélles rifinita da Rúben Lameiras, e poi il fortunoso ma meritato vantaggio grazie all’autorete di Coates a due minuti dal novantesimo, che ha definitivamente sfatato il tabù e fatto impazzire i tifosi famalicensi.
I tifosi del Fama all’Alvalade aspettano la pizza offerta dalla società. La tradizione è stata riproposta a un anno di distanza dalla prima volta, quando fu inaugurata in casa dell’Académica, in seconda serie.
Anche nell’ultimo turno prima della sosta per le nazionali, nel match casalingo contro il Belenenses, i minhoti hanno portato a casa i tre punti, ribaltando con una doppietta del subentrato Anderson e un gol di Pedro Ribeiro lo svantaggio del primo tempo. Ancora una volta, in una partita difficile in cui il Belenenses era riuscito a mettere in crisi la costruzione bassa del Famalicão, il cambio di rotta è venuto da un goffo errore avversario, in questo caso del portiere Koffi. Una circostanza che da un lato mette in luce la capacità della squadra di Sousa di “meritarsi” la fortuna, grazie a un sistema di gioco ambizioso pensato per dominare il campo e portare più uomini possibile in area; dall’altro può rappresentare un indicatore della labilità del loro exploit.
A richiamare al realismo ci sono poi i numeri, che ci raccontano di una squadra straordinariamente vulnerabile, che ha subito la bellezza di 115 tiri, 16.4 a partita, più di qualsiasi altra in campionato. Non c’è da stupirsi dunque se uno degli uomini di copertina del Famalicão è stato il portiere e capitano Rafael Defendi, che ha parato il 76% dei tiri subiti, mettendosi in mostra e relegando alla panchina il più giovane e titolato connazionale Vaná, in prestito dal Porto (e protagonista nel bene e nel male la scorsa settimana in Taça, con una papera e un rigore decisivo parato nella sfida, vinta proprio ai rigori, contro i dilettanti del Lourosa). Ma fra le individualità che si sono distinte vale la pena di citare senza dubbio Fabio Martins, 26 anni, 4 gol e 4 assist che gli sono valsi il titolo di miglior giocatore del mese di settembre; e ancora il mediano classe 2000 Gustavo Assuncão, di proprietà dell’Atlético (così come lo era stato suo padre Paulo fra il 2008 e il 2012) che sta dimostrando grande maturità ed è uno degli intoccabili della formazione di Sousa, peraltro la più giovane del campionato con circa 23 anni di media.
A due mesi e mezzo dal suo inizio, il campionato portoghese è andato per la seconda volta in pausa e per la seconda volta c’è andato con il Famalicão in testa alla classifica. Al rientro li aspetta la proibitiva trasferta di Oporto, contro una squadra che in campionato viene da 5 vittorie consecutive e che è probabilmente la più accreditata in assoluto alla vittoria finale. Come già era successo prima del match in casa dello Sporting, la sensazione è che tutti si aspettino un tonfo risonante quanto questi 19 punti in 7 partite. Al di là delle aspettative, poi, ci sono le speranze, e in questo caso l’opinione pubblica - quantomeno quella italiana - si divide tra chi ha voglia di credere nella favola del Famalicão e chi invece preferisce la parola menzogna e sembra tenere quasi morbosamente a operarne un debunking, mettendo in luce gli aspetti torbidi della gestione Ofer-Mendes.
Forse il modo migliore per guardare a questa strana operazione sportiva e partendo dal documentario FC Famalicão - Amor de Perdição, realizzato da Sport TV nel 2015. Il titolo riprende quello del più famoso romanzo di Camilo Castelo Branco, esponente di spicco del romanticismo portoghese, vissuto nella seconda metà dell'Ottocento a São Miguel de Seide, nel territorio di Famalicão, e morto suicida dopo essersi ammalato di sifilide.
L’espressione “Amore di perdizione” è stata adottata come una sorta di slogan dai tifosi del Fama, secondo cui ben rappresenta la tormentata passione nei confronti di una squadra abituata storicamente a navigare lontana da prosceni principali. Persino la stessa società usa tuttora #amordeperdicão come hashtag per i suoi post sui social. Ma come si può continuare a usare un canone romantico per una squadra posseduta da una holding di un controverso miliardario con sede in un paradiso fiscale, che è stata pensata dall’agente più potente e discusso al mondo come un nodo secondario della sua rete di player trading sfrenato?
D’altro canto la squadra minhota è quella col più alto tasso di spettatori casalingo, i suoi tifosi sono sempre presenti numerosissimi in trasferta (i biglietti per il settore ospiti del Do Dragão sono già stati esauriti) e in generale la città tutta, a partire dal sindaco che già promette la ristrutturazione dell’Estádio Municipal, sta vivendo uno stato di euforia collettivo. In Portogallo, dove Jorge Mendes è una sorta di eroe nazionale, diversi grandi media sono andati a Vila Nova per riportare gli umori della piazza. A Record, Cristiano, che ha una baracca nel mercato settimanale della città, dice: «Seguo il Famalicão da sempre, non solo perché adesso vince. Ho preso tanta pioggia, freddo caldo, per vedere il Famalicão giocare nelle serie inferiori e perdere. Ma l’amore è esattamente lo stesso. E so che alla fine di questa stagione festeggeremo qualcosa di buono. Ci credo fermamente».
Un altro importante romanzo di Camilo Castelo Branco, una satira piuttosto violenta sull’eccessiva importanza del denaro e dello status nella società portoghese del suo tempo, si intitola “Onde Está a Felicidade?”. Una domanda che si pone esattamente in mezzo alle due anime del Famalicão - i tifosi appassionatissimi da un lato, la coppia Ofer-Mendes dall’altro: dove sta la felicità?