Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Quello appena passato è stato un turno di campionato interessante non solo per i suoi risvolti di classifica, ma anche per le varie sfide tattiche in scena: accanto al gioco di specchi tra Inter e Roma c’era il confronto tra le due visioni, opposte ma entrambe radicali, di Gasperini e Sarri in Napoli-Atalanta.
Nel girone d’andata, la vittoria contro il Napoli era stata il primo mattoncino della straordinaria stagione degli “orobici”, che in quel momento invertivano un’inerzia negativa di 4 sconfitte nelle prime 5 partite. Con un esonero alle porte, Gasperini era riuscito a raddrizzare la rotta della squadra e il Napoli è stato solo la prima delle vittime illustri della “Dea”.
Mesi dopo, memore della partita d’andata, Sarri ha approcciato la sfida tattica consapevole dei tranelli che Gasperini avrebbe teso alla manovra della sua squadra. Avrebbe potuto cambiare, quindi; ma ha dimostrato ancora una volta di non essere disposto a scendere a compromessi con le sue idee.
Atalanta a stretto contatto
A rendere tatticamente peculiare l’Atalanta di Gasperini è soprattutto la sua fase difensiva, caratterizzata da un ampio utilizzo di marcature a uomo. La conseguenza più evidente è uno schieramento in fase di non possesso molto malleabile, pronto ad adattarsi istante per istante alle posizioni degli avversari. Dall’altra parte si opponevano le concezioni difensive del tutto opposte di Maurizio Sarri, profeta di una zona pura, dove i giocatori devono muoversi in relazione al pallone. Per questo la struttura posizionale del Napoli è sempre ben definita e piuttosto indipendente dallo schieramento avversario.
Il Napoli privilegia il controllo dello spazio; l’Atalanta quello degli avversari. Gasperini ha quindi disegnato in campo un 5-2-1-2 in fase di non possesso: i due attaccanti (Petagna e Gomez) hanno giocato sui due centrali del Napoli (Maksimovic e Albiol) provando a schermare i passaggi verso i terzini (Hysaj e Gholuam). In mezzo al campo Kurtic, la cui posizione permette in genere all’Atalanta di cambiare la struttura del proprio centrocampo, ha marcato stretto Diawara, mentre i due interni si sono occupati delle mezzali: Kessié di Hamsik, Freuler di Zielinski.
Le marcature dell’Atalanta sulla costruzione del gioco del Napoli. A godere di relativa libertà sono i due terzini Hysaj e Gholuam.
In zona arretrata l’Atalanta si è schierata con 5 giocatori (i due esterni e i tre centrali) che, forti della superiorità numerica, hanno seguito gli attaccanti del Napoli nei loro movimenti incontro al pallone, provando costantemente l’anticipo.
Chiuso centralmente ogni varco, la manovra della squadra di Sarri è dovuta passare più del solito per i terzini. Ma la ricezione di un esterno basso del Napoli innescava la rotazione della linea arretrata dell’Atalanta: l’esterno del lato forte usciva sul terzino mentre quello del lato debole veniva dentro il campo al fianco del centrale di riferimento, sempre garantendo, con 4 giocatori, la superiorità numerica contro i 3 attaccanti avversari.
La palla scorre verso Ghoulam. Conti esce in pressione, Spinazzola stringe verso Masiello. In mezzo l’Atalanta è 4 vs 3 pronta a giocare in anticipo su ogni possibile ricezione degli attaccanti del Napoli.
Definito lo schema generale delle marcature e delle scalate, la fase difensiva è stata giocata con grande aggressività, ricercando con costanza l’anticipo forti, come detto, della superiorità numerica nell’ultima linea, ma anche del fatto che in un sistema così ideato, che tende a controllare poco lo spazio, non è una priorità mantenere la struttura posizionale. Un “buco” nel proprio schieramento non è un grosso problema se non viene occupato da un avversario, che, in ogni caso, dovrebbe essere già preso in consegna da un compagno o, se l'avversario fosse riuscito a liberarsi della marcatura, verrà comunque preso in consegna dal compagno libero (la superiorità in fondo serve a questo).
Toloi e Caldara abbandonano le proprie posizioni per aggredire in alto Mertens e Insigne. Masiello li copre. Nel “buco” della linea difensiva dell’Atalanta si inserisce Hamsik, che però viene seguito da Kessié.
Il progetto difensivo dell’Atalanta è completato dal principio che, in linea generale, le marcature vengono scalate in avanti, in accordo con l’aggressività complessiva del sistema.
Sul proprio fronte sinistro, ad esempio, con Callejon che veniva incontro alla palla rispetto ad Insigne, Spinazzola è rimasto talvolta troppo distante da Hysaj, influenzato appunto dalla posizione alta dell’esterno spagnolo; allora Freuler abbandonava Zielinski uscendo lui sul terzino albanese, con Masiello o lo stesso Spinazzola che scalavano forte in avanti verso la mezzala del Napoli.
Spinazzola è in ritardo, ma l’Atalanta non attende. Freuler si disinteressa di Zielinski ed esce su Hysaj e mentre va sul terzino del Napoli con la mano indica a Spinazzola di scalare su Zielienski.
Ma anche sul lato opposto i tipici movimenti di Insigne verso il centro del campo vengono seguiti ossessivamente da Toloi, autore di 6 tackle e 6 anticipi. Kessié da parte sua si è preoccupato degli inserimenti profondi di Hamsik mentre Conti rimaneva attento alle sovrapposizioni esterne di Ghoulam.
Una tipica azione della partita. La manovra del Napoli passa dal terzino Ghoulam. Insigne, come suo solito si abbassa ed è seguito da Toloi che gli ruba il pallone dopo lo scambio con Diawara.
Quando la palla è dell’Atalanta
Recuperato il pallone, la prima idea dell’Atalanta è quella di sfruttare lo slancio dell’anticipo per ribaltare velocemente il gioco. Il secondo gol di Caldara è un esempio estremo, ma vincente, della strategia dei bergamaschi.
In genere le ripartenze dell'Atalanta si appoggiano sulle spalle larghe di Petagna o sull’agilità del Papu Gomez: la priorità della squadra di Gasperini è giocare il pallone sulle punte e contemporaneamente alzare gli esterni Conti e Spinazzola. Petagna è abilissimo a proteggere il pallone spalle alla porta confidando nella sua forza fisica, mentre Gomez sfrutta la sua agilità per allontanarsi dai marcatori e far salire la squadra.
Caldara esce forte su Mertens e ruba palla. Kessiè cerca immediatamente Petagna che protegge il pallone e fa risalire la squadra.
Quando il possesso si consolidava, l’Atalanta cambiava la sua struttura posizionale, che si trasforma in questo caso in una sorta di 3-4-3: Kurtic abbandona la zona centrale e si piazza alla destra di un tridente offensivo con Petagna e Gomez.
Il 3-4-3 in fase di possesso dell’Atalanta con Kurtic sulla linea degli attaccanti, Conti e Spinazzola coi piedi sulla linea laterale.
Il gioco dei bergamaschi si sviluppa quasi esclusivamente per vie esterne, dove prolifera nelle catene costituite da centrale di difesa, esterno, interno e attaccante. La circolazione bassa tra i tre difensori centrali serve ad innescare il gioco su una delle due fasce, sovraccaricata di uomini.
La pass map dell’Atalanta. Il centro del campo è vuoto. Sulle fasce vengono disegnati molteplici triangoli e rombi.
Il Napoli ha provato a difendere la transizione offensiva dei bergamaschi cercando il recupero immediato del pallone, approfittando delle sua struttura posizionale sempre piuttosto compatta in fase di possesso palla. Gomez e Petagna, però, sono riusciti a vincere il duello con i propri marcatori più di una volta, facendo salire la squadra.
Contro l’attacco posizionale dei bergamaschi, invece, la zona di Sarri ha mostrato qualche incertezza: di fronte alla circolazione bassa dei tre difensori centrali, supportati dai due esterni, le uscite del Napoli non sono state sempre precise nello spazio e puntuali nel tempo.
Spesso i tre centrali dell’Atalanta si sono trovati in superiorità numerica, senza troppa difficoltà nella circolazione del pallone. Il Napoli non è riuscito a risolvere il problema dell'inferiorità: è uscito troppo spesso in ritardo e ha generato così vantaggi posizionali a catena lungo il campo che l’Atalanta è stata brava a sfruttare.
L’azione da cui nasce il calcio d’angolo che porta al primo gol di Caldara è davvero esemplicativa delle imprecisioni in fase di non possesso palla della squadra di Sarri. Ad inizio azione c’è il solo Mertens a fronteggiare il giro palla tra i difensori dell’Atalanta. Hamsik prova timidamente ad alzarsi su Caldara, mentre Insigne esce in maniera aggressiva, ma completamente fuori tempo, su Toloi. Il centrale brasiliano può così sfruttare il vantaggio posizionale giocando palla sul Kurtic alle spalle di Hamsik e la manovra dell’Atalanta può svilupparsi a catena fino ad ottenere un calcio d’angolo.
Napoli soffocato
Anche in un contesto così difficile, Sarri ha preferito non cambiare lo spartito del proprio gioco offensivo: è rimasto fedele al gioco corto, all’occupazione intelligente dei mezzi spazi e al tentativo di generare vantaggi posizionali disinnescando la pressione avversaria. Anche se, come Sarri aveva già visto nella partita d’andata, la struttura difensiva di Gasperini tende per sua natura ad annullare molti di questi vantaggi. In sostanza, per duro che possa sembrare come giudizio, Sarri non sembra aver imparato molto dalla sconfitta di un girone fa: non ha apportato nessun cambiamento, dando ancora prova di eccessiva rigidità.
In particolare i problemi principali sono venuto dal fatto che le marcature dell’Atalanta non aprivano mezzi spazi interessanti per il Napoli, il cui palleggio è stato soffocato in modo molto aggressivo. Senza contare che tirarsi addosso la pressione avversaria, sperando poi di usarla a proprio favore, è proprio ciò che vuole Gasperini.
In questo contesto tattico, in assenza di vantaggi strategici, era importante per i giocatori del Napoli giocare meglio dei loro avversari. Hamsik è stato però seguito e sovrastato dalla fisicità di Kessiè; Insigne è stato sempre anticipato da un Toloi in forma divina e così la fascia sinistra del Napoli, vero motore del gioco della squadra, è stata del tutto neutralizzata.
Gli intercetti dell’Atalanta, tutti concentrati nella zona sinistra e centro-sinistra dell’attacco del Napoli, le zone in cui il Napoli solitamente sviluppa il suo gioco offensivo.
Anche i movimenti verso il centro del campo di Mertens sono serviti a poco: Caldara (9 palloni respinti dentro la propria area mostrando un fantastico senso della posizione) è stato sempre pronto ad aggredirlo, forte della copertura di Masiello. I tagli di Callejon sono stati invece neutralizzati dalla mancanza di rifornimenti dalla parte sinistra del campo, oltre che dalla sorprendente attenzione di un’ex-ala come Leonardo Spinazzola.
Col primo tentativo di sparigliare il copione tattico, Sarri ha sostituito Hamsik con Milik, passando al 4-2-4. Gasperini ha risposto riordinando subito le sue marcature, riportando la partita sui binari da lui stabiliti: in fase di non possesso l’Atalanta si è ridisegnata in una sorta di 3-4-3 asimmetrico, con Kurtic che aveva il compito di marcare Ghoulam mentre, dall’altro lato, Gomez ha consegnato Hysaj alle scalate dei propri compagni. Conti ha marcato Insigne, liberando Toloi al centro, per garantire, assieme agli altri due centrali, superiorità numerica contro Milik e Mertens.
Conti su Insigne e Kurtic su Ghoulam, con i due interni Kessié e Freuler sui due interni del 4-2-4 avversario. In mezzo usi crea un 3 vs 2 contro Mertens e Milik.
Dopo l’espulsione di Kessié la risposta di Gasperini è stata davvero coraggiosa. L’Atalanta si è disposta con una sorta di 5-2-2 cucito sul 4-2-4 del Napoli: gli esterni erano pronti a uscire in avanti sui terzini del Napoli, lasciando di fatto i 4 giocatori della linea arretrata in parità numerica contro gli attaccanti del Napoli.
Nonostante ciò, e un fisiologico abbassamento del baricentro, i difensori di Gasperini hanno continuato a interpretare il proprio ruolo in modo aggressivo, cercando con costanza l’anticipo sui diretti avversari.
Il 5-2-2 dell’Atalanta rimasta in 10 per l’espulsione di Kessiè. Conti esce sull’esterno lasciando in parità numerica i propri difensori.
In questo contesto tattico è nata la più grossa occasione per il Napoli, il colpo di testa di Callejon che avrebbe potuto riaprire la partita.
L’Atalanta prevale negli expG con i suoi 8 tiri contro i 18 del Napoli. Il cerchio grande al limite dell’area piccola rappresenta l’occasione di Callejon.
La nuova dimensione dell’Atalanta
La partita ha mantenuto le premesse della vigilia ed è stata tatticamente davvero interessante. La fase di non possesso dell’Atalanta ha sostanzialmente vinto la partita, controllando ottimamente la brillante fase d’attacco del Napoli.
I vantaggi ricercati dalla strategia offensiva di Sarri sono meno efficaci contro un sistema di marcature a uomo, di per sé meno sensibile di altri a squilibri posizionali e a buchi nella struttura difensiva. Sarri però non è sceso a compromessi con la situazione, provando a sfidare Gasperini sul suo terreno e affidandosi alla superiorità dei singoli. Perdendo.
Va detto che i giocatori del Napoli non hanno giocato la loro miglior partita, non riuscendo a vincere i duelli fondamentali della partita. A conti fatti l’Atalanta ha approfittato delle imprecisioni difensive del Napoli: il primo gol di Caldara, figlio dell’incrocio di una forza dell’Atalanta (lo sfruttamento dei calci piazzati) e di una debolezza del Napoli (la difesa dei calci piazzati) è paradigmatico di una partita in cui i punti forti degli “orobici” hanno prevalso sui difetti dei padroni di casa.
Il calcio di Gasperini richiede agli interpreti attenzione e aggressività costante per tutti i 90 minuti. È un calcio che responsabilizza individualmente ogni calciatore, meno protetto dalla difesa di reparto, ponendolo davanti a continue scelte per adattare le marcature assegnate alle variabili create dai movimenti dei calciatori avversari.
Ma sarebbe sbagliato ridurre la forza di quest’Atalanta alla grande fase di non possesso. Quello di Gasperini è un sistema coraggioso e originale anche col pallone: i continui rimescolamenti delle posizioni sugli esterni disegnano linee di passaggio sempre nuove che consentono alla manovra di avanzare fluidamente. L’Atalanta gioca un calcio brillante che ha il pregio di arricchire la proposta tattica del nostro campionato, ma è anche un calcio efficace, che sta portando risultati.
In questo momento la squadra di Gasperini è a soli 3 punti dal terzo posto e il Napoli di Sarri, da questa settimana, sarà costretto a doversi guardare alle spalle. La lotta per la qualificazione in Champions League ha una nuova protagonista, bella e inaspettata. La lotta per i piani alti della classifica è molto più incerta di quanto fosse lecito immaginarsi alla vigilia del campionato.
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