Non sono tanto i numeri, o almeno non solo, ma è piuttosto una sensazione a certificare lo splendido inizio di stagione di Federico Bernardeschi. Pur non essendo tra i più impiegati della rosa, l’ex numero 10 della Fiorentina è senza dubbio uno dei protagonisti delle sei vittorie consecutive della Juventus.
Sensazione, perché quando è in campo Bernardeschi sembra apparire sotto una luce nuova, come fosse coperto da una mano di vernice lucida che lo fa risaltare. Entrato al minuto 58 della prima partita stagionale contro il Chievo, con la squadra sotto per 2 a 1, dai suoi piedi è partito il calcio d’angolo maldestramente deviato in porta da Bani e soprattutto è stato lui a raccogliere il cross teso di Alex Sandro e a regalare la vittoria ai bianconeri quando il cronometro segnava il minuto 93.
Ben 13 giocatori della rosa della Juventus hanno giocato più minuti di Bernardeschi eppure nessuno più di lui sembra collegato alla squadra, alle sue dinamiche, allo sviluppo del gioco. In ognuno dei 271 minuti giocati fin qui si può trovare qualcosa di buono: un passaggio pulito, un recupero difensivo, un taglio intelligente, un dribbling efficace. Un’intensità fisica e mentale che sta stupendo perfino Allegri, che pur riservandogli molta panchina, lo ha schierato dal primo minuto nella partita più importante, quella col Valencia.
Una crescita lineare
«La mia è una crescita lineare e continua. Devo continuare su questa strada, ci sono ancora degli obiettivi da raggiungere». Così ha commentato Federico Bernardeschi il proprio momento di forma, dopo un’altra grande prestazione contro il Frosinone, in cui è entrato nuovamente dalla panchina. E se possono sembrare parole di circostanza, è impossibile non accorgersi di questa crescita.
Dopo un primo anno interlocutorio ma positivo, con tanta panchina e un infortunio al ginocchio nel momento migliore della propria stagione, Bernardeschi ha sfruttato il fatto di essere l’unico attaccante disponibile fin dall’inizio per curare al meglio la propria preparazione e farsi trovare tirato a lucido già dalla prima partita.
Senza dover tirare in ballo dietrologie o teorie sull'osmosi di talento da CR7, la struttura fisica di Bernardeschi sembra essersi definita ulteriormente negli ultimi mesi. Una crescita continua e lineare anche questa, rispetto a quando calcava i campi della serie B con la maglia del Crotone che gli stava due volte.
Foto di Maurizio Lagana / Stringer
Non una novità, certo, visto che già a Firenze il giocatore aveva dimostrato una fisicità sopra alla media sviluppando un talento limpidissimo nell’uso del corpo in fase offensiva. Oggi però questa crescita sembra aver raggiunto una dimensione ulteriore, diventando uno strapotere fisico, come lo ha definito Massimiliano Allegri, da sempre amante dei giocatori fisicamente dirompenti.
Ma non è solo una questione fisica: Bernardeschi sta aggiungendo al suo gioco una maturità e un carisma che non necessariamente gli avevamo riconosciuto fin qui. Un esempio concreto è la prestazione contro il Valencia, in cui la completezza del suo gioco ha brillato in maniera evidente. Presente in tutte le azioni pericolose della squadra, non ha fatto mancare il suo contributo anche in fase difensiva, soprattutto dopo l’espulsione di Cristiano Ronaldo. Bernardeschi ha chiuso quella partita con 5 dribbling riusciti, 6 recuperi e 2 occasioni create, tra cui un assist prezioso non sfruttato da Khedira che ne dimostra la grandissima lucidità.
La heat map della partita di Bernardeschi contro il Valencia, presente praticamente ovunque.
Ai tempi dell’Under 20 di Evani parlava di Bernardeschi così dei suoi margini di miglioramento: «La capacità di essere sempre attento e collegato alla squadra, utile anche in fase difensiva, è l’aspetto su cui deve continuare a lavorare». Oggi, alla luce di queste prime grandi prestazioni, quelle parole sembrano essersi ribaltate.
Come è cambiato?
Se la trasformazione è appena visibile nei numeri, quasi una sfumatura basata su un numero di partite ancora troppo ridotto, è facile riconoscere a Bernardeschi un ulteriore passo in avanti nell’impegno e nell’applicazione. Una propensione al sacrificio che non era poi così scontata. È facile dimenticarlo ora, ma Bernardeschi arriva da un contesto in cui era al centro del progetto tecnico, pur essendo molto giovane. Il passaggio da una realtà del genere ad una in cui bisogna mettersi in fila e aspettare il proprio turno poteva essere difficile, e in parte lo è stato, ma adesso sembra essere completato del tutto.
La svolta a livello mentale è arrivata nella partita in casa della Fiorentina della scorsa stagione. Dopo quella gara Allegri lo ha pubblicamente certificato come un giocatore di personalità: «Ha capito come bisogna stare alla Juventus, un club con un DNA unico dove le vittorie arrivano grazie al lavoro e al sacrificio».
Se già lo scorso anno Federico Bernardeschi aveva dimostrato di avere l’atteggiamento giusto per entrare a far parte di una grande squadra, soprattutto una come la Juventus in cui le responsabilità non sono mai distribuite su un singolo giocatore, queste prime partite ci hanno detto che il suo obiettivo è di diventarne uno dei leader, in continuità con una tradizione bianconera di grandi giocatori italiani di talento e carisma.
Bernardeschi ha assunto una completezza tecnica che forse non gli era attribuita, testimoniata da tanti piccoli dettagli: una chiusura in area su Guedes dopo uno scatto di venti metri; l'interruzione di un contropiede del Parma con la cattiveria di un mediano; l'essere il secondo giocatore del campionato per xG creati per 90 minuti (dietro Ronaldo) e il decimo per xA. Una doppia dimensione, quella di essere sia un giocatore creativo che ha anche un'anima difensiva molto spiccata, che ad Allegri non può non piacere e che infatti vuole sfruttare al massimo.
Mezzala?
Prima dell’inizio della stagione, nel rebus tattico in cui ogni anno Allegri si muove con sicurezza, sembrava facile perdere di vista Bernardeschi. L’aggiunta di elementi di valore alla rosa poteva togliere minuti e fiducia ad un calciatore che era invece chiamato ad una stagione di conferme. Cosa avrà pensato Bernardeschi contando mentalmente i rivali per un posto in campo? Juan Cuadrado, Douglas Costa, Paulo Dybala, Mario Mandzukic e Cristiano Ronaldo, possono essere tutti impiegati come esterni d’attacco, alleati ma anche avversari per una maglia da titolare.
Pur non potendo assicurarsi un posto fisso, cosa che ad oggi sembra ad appannaggio esclusivo di Ronaldo, la stagione di Bernardeschi sta avanzando sui binari dell’addizione piuttosto che su quelli della sottrazione. Se l’anno scorso si era mostrato poco adatto al ruolo di trequartista, limitando il suo impiego ad attaccante destro nel 4-2-3-1, quest’anno sembra pronto per ricoprire un nuovo ruolo, in cui potrebbe trovare molto più spazio.
A Frosinone Allegri lo ha impiegato come mezzala sinistra al posto di Bentancur, ruolo che mai prima aveva occupato con la maglia della Juventus (mentre in Nazionale maggiore ci ha giocato un paio di volte, con Ventura e con Mancini, nell'ultima partita contro la Polonia). Entrato in un momento della gara in cui la squadra era rivolta totalmente all’attacco, Bernardeschi si è disimpegnato con sicurezza e qualità. In poco meno di 35 minuti ha toccato il pallone 41 volte, ma soprattutto ha effettuato 4 passaggi chiave, 2 tiri ed 1 gol (questo, a dir la verità, dopo l’ingresso di Matuidi e il ritorno alla posizione di esterno destro). Soprattutto, partendo da sinistra e muovendosi molto sulla trequarti, ha aggiunto imprevedibilità ad una manovra che per i primi sessanta minuti si era dimostrata un po’ impacciata.
Contro una squadra bloccata che difendeva compatta l’area di rigore, la forza e la qualità di Bernardeschi sono risultate decisive. Pochi minuti dopo il suo ingresso in campo ha ricevuto un cross da Chiellini e invece di tentare complicate conclusioni al volo, con il petto lo ha addomesticato per Ronaldo. Una giocata semplice, ma che al tempo stesso racconta bene la lucidità con cui Bernardeschi sta affrontando questa nuova stagione e come i suoi inserimenti da mezzala possono essere altrettanto preziosi quanto i tagli da destra verso il centro del campo che fa da attaccante esterno.
Allegri ipotizza questo ruolo per Bernardeschi dal suo arrivo a Torino eppure come abbiamo detto non lo aveva mai impiegato prima in quella posizione. Interrogato dopo la partita con il Frosinone, l’allenatore ha parlato così del possibile nuovo impiego di Bernardeschi: «Progetto mezzala? Più che un progetto, si può lavorare sì. Solo se davanti alla difesa c'è Emre Can. Così ti permetti due mezzali con qualità. Puoi sfruttare meglio gli attaccanti».
Il suo impiego in quel ruolo sarebbe quindi subordinato alla presenza di Can. Un esperimento che forse non rivedremo presto o che al contrario potrebbe diventare la soluzione tattica della stagione della Juventus, come avvenne con Mandzukic esterno d’attacco l'anno scorso. Quel che è notevole è la fiducia che il tecnico sta riponendo in Bernardeschi, evidentemente convinto anche lui dall’atteggiamento del suo giocatore.
Il futuro
Non è facile ipotizzare lo sviluppo tattico della Juventus, che potrebbe cambiare modulo nei prossimi mesi, ma ad oggi nel 4-3-3 - il modulo più usato - Bernardeschi sembra essere più incisivo e completo di Dybala. A differenza dell’argentino ha trovato la sua posizione e il modo migliore di sfruttare le sue caratteristiche in coppia con Cristiano Ronaldo, anche se Allegri potrebbe optare in futuro anche per altri moduli che magari gli permetteranno di schierarli insieme (per esempio un 3-5-2, con Dybala da seconda punta e Bernardeschi da esterno o mezzala).
In questo inizio di stagione Bernardeschi, al contrario di Dybala, si è dimostrato molto più a suo agio anche quando si tratta di correre indietro, ripiegare velocemente per aiutare la transizione negativa della squadra. Un’attitudine che può essere decisiva sul lato destro del campo, dove la frequenza di spinta di Cancelo richiede un esterno sempre pronto a scappare indietro.
Questa sera contro il Bologna, Allegri sembra intenzionato a schierare Bernardeschi, Dybala e Ronaldo insieme dal primo minuto, sarebbe la prima volta. L’allenatore potrebbe optare per un 4-3-1-2 in cui Bernardeschi agirebbe da punta accanto a Ronaldo o, perché no, mantenere lo schieramento con 3 punte. Sarebbe interessante vedere i movimenti congiunti di tre giocatori che possono fare l’esterno, ma anche la punta centrale, ruolo che Bernardeschi ha fatto qualche volta con l’U21.
Insomma, per Bernardeschi si profila un altro banco di prova all’interno degli esperimenti del suo allenatore. La duttilità che sta dimostrando è un ulteriore segno di maturità. Una qualità che potrebbe portarlo ancora più in alto in una stagione che potrebbe essere quella della definitiva consacrazione.