Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Fellaini vs Ajax: nessuno gioca come lui
26 mag 2017
Tutta l'unicità del centrocampista belga, in bella mostra nella finale di Europa League.
(articolo)
7 min
Dark mode
(ON)

Il calcio si gioca anche, prima di tutto, con il corpo. È un’ovvietà, specie nel calcio successivo agli anni ’90, quelli del progresso tecnologico e professionale che ci ha regalato generazioni di calciatori sempre più forti atleticamente. Ma è un dono non gradito a tutti, anche a ragione, che ha fatto scivolare la discussione calcistica in un’antinomia con qualcosa di reale, ma in gran parte percepita, tra atletismo e tecnica. Oppure, se preferite, intensità e intelligenza.

E una premessa del genere magari è meno ovvia quando si vuole parlare di giocatori come Marouane Fellaini, dopo partite come quella di mercoledì tra Manchester United e Ajax. Non è stata una partita divertente né bella, capita con le finali, ma in questa finale è capitato precisamente per la strategia di una delle squadre in campo, lo United, di cui Fellaini può diventare troppo facilmente il simbolo in negativo.

Persino Jonathan Wilson, in un articolo condivisibile che critica il pragmatismo di Mourinho spende il nome di Fellaini per dimostrare la propria tesi, come se bastasse nominarlo per chiudere qualsiasi argomento: “È la squadra di calcio più costosa mai assemblata, e comunque ha giocato con Fellaini attaccante”. E in parte Wilson ha ragione anche in questo caso: l’incontro tra lo stratega Mourinho e Fellaini - il mestiere di Fellaini, l’ineleganza e la reputazione di Fellaini - ce lo saremmo probabilmente risparmiato, potendo scegliere.

Eppure resto dell’idea che il calcio sia un gioco ricco di sfumature e che il gioco di Fellaini venga troppo spesso semplificato in modo ingiusto. Anzitutto quando si usa l’argomento del fisico per sminuire il valore di un giocatore non si tiene conto quanto deve essere difficile eccellere, proprio fisicamente, in un contesto in cui il fisico conta moltissimo per tutti. Non ha senso dire che un calciatore è solo perché è “una bestia” in un calcio in cui sono tutti “bestie”, no? Fellaini mercoledì sera ha vinto 15 duelli aerei, 3 in più di tutto l’Ajax, e Mourinho lo ha usato come cardine su cui far ruotare lo United saltando il pressing offensivo dell’Ajax con i lanci lunghi, a cominciare dalla primissima palla della partita.

Cominciamo col dire che di torri precise come Fellaini non ce ne sono molte in giro. Prendere la palla di testa è meno semplice di quello che sembra anche per giocatori più alti o grossi della media (come dimostra il caso di Romelu Lukaku), e Fellaini è forse il giocatore più efficace, quello con il rapporto tra duelli aerei vinti/persi più positivo. Rudy Gestede ha vinto 13.7 duelli aerei ogni novanta minuti di gioco, su un totale di 19.4 duelli aerei, ed è primo in questa classifica in Premier League. Peter Crouch, secondo, ha preso la palla di testa 11.5 volte, sulle 16.2 in cui è stato chiamato al contrasto aereo. Andy Carroll ha preso 11.7 palloni in aria su 17.5 occasioni capitate.

Fellaini ha finito la stagione con 5.3 duelli aerei vinti per novanta minuti di gioco, su un totale di 6.9. Dato che gioca a centrocampo e che lo United non ricorre sempre al lancio lungo è meno sollecitato degli altri specialisti, ma tra i primi quindici in questa classifica, è quello che in assoluto ne ha persi di meno (è interessante che in Serie A i numeri sono notevolmente più bassi: Milinkovic-Savic, il primo tra quelli che hanno giocato almeno mille minuti, ne vince 4.9 su 7.5).

Mourinho arriva spesso a toccare corde profonde, a qualcuno piace la frase secondo cui “i poeti non vincono molti titoli”, qualcun altro storce il naso di fronte a un palese anti-intellettualismo* che come minimo si rifà a un’idea troppo cinica di un gioco, che dovrebbe comunque un minimo divertire, in cui in molti cercano proprio la poesia e che, in ogni caso, sarebbe difficile svuotare davvero di ogni senso che vada al di là della vincere/perdere. Ma questo tipo di discorsi lasciano fuori gli aspetti più strettamente calcistici - e forse Mourinho si esprime in questo modo proprio per questo, perché ars est celarem arte - tutte le sfumature.

Fellaini, per caratteristiche, è un giocatore verticale strumentalmente più adatto a un gioco diretto e al tipo di filosofia speculativa di Mourinho, ma il modo in cui utilizza il proprio corpo trascende le sue stesse caratteristiche e la strategia nella quale viene inserito.

La finale con l’Ajax ha evidenziato la sua capacità di vincere il duello areo orientando al tempo stesso il gioco dello United. Sia che colpisca la palla di testa o che la protegga controllandola di petto Fellaini influisce in maniera consapevole sul gioco, e con grande tecnica - credo sia il miglior giocatore di calcio a usare il petto in circolazione, per quel che vale.

Le idee di Mourinho accentuano la sua verticalità e spesso i suoi compagni si lanciano nello spazio alle sue spalle o ai suoi lati, sapendo che Fellaini può prolungare la palla sulla loro corsa, di testa, di petto o con quello che serve. E riesce girarsi anche se marcato, tenendo l’avversario dietro le proprie spalle come se fosse entrato in una porta girevole automatica.

Su un vecchio articolo di Ecos del Balon Fellaini veniva paragonato alla Regina negli scacchi, proprio per la sua capacità di “dominare le otto direzioni”.

I vantaggi tattici derivano dalla sua capacità di ruotare il corpo in ogni direzione senza perdere il controllo, un’abilità fisica che di solito non hanno i calciatori con le sue dimensioni, pachidermici quando si tratta di girarsi o cambiare direzione. Nonostante sembri il personaggio di un fumetto, tutto si può dire tranne che Fellaini è goffo, che abbia problemi di coordinazione o sia poco fluido. Altrimenti, in un campionato veloce e intenso come quello inglese sarebbe durato molto poco (e invece ha già più di 200 presenze in Premier League e 65 in Nazionale).

Mettersi frontali al gioco è un problema fondamentale e, ad esempio, se ci sono così pochi giocatori eccezionali nella trequarti è perché sono rarissimi quelli in grado di girarsi ricevendo là dove è c’è sempre un uomo a pressarti alle spalle. Fellaini si gira con la palla in aria, quindi non serve per mantenere il possesso del pallone, ma il fatto che riesca a girarsi gli permette di partecipare allo sviluppo offensivo dell’azione, o all’eventuale tentativo di recupero in pressing (una momentanea perdita del controllo del pallone che prelude a un immediato recupero alto, come fanno le squadre che applicano il gegenpressing più estremo, tipo quelle di Roger Schmidt).

Fellaini viene spesso schierato in una posizione avanzata proprio perché raramente la palla lanciata verso la sua testa torna indietro in modo pericoloso e dopo il lancio lungo la sua squadra può attaccare frontalmente. Se la palla resta in zona, Fellaini può provare a vincere il duello successivo al suo stesso colpo di testa, quello per la seconda palla. È raro, ma può capitare.

Non è solo un giocatore difensivo in più, con una discreta intelligenza, da aggiungere al centrocampo per restare coperti. Fellaini nel 2012/13, nell’Everton di David Moyes, era inserito in un contesto diverso rispetto a quello dello United e la sua capacità di dominare il gioco, orientandolo e proteggendo palla, veniva usata sulla trequarti, defilato a sinistra per associarsi con il terzino e l’esterno di attacco. Oltre che, ovviamente, in area di rigore per finire l’azione come attaccante.

Quello probabilmente è stato il miglior Fellaini visto finora e comunque giocava a calcio in un modo che per sua natura non riesce a piacere a tutti, ma non il suo talento non è neanche semplice brutalità fisica. E non sono neanche così sicuro che una squadra con Fellaini in campo debba per forza essere una brutta squadra.

Detto che ha anche delle qualità quando si tratta di giocare in orizzontale e che tecnicamente è un giocatore meno limitato di quel che si dice - ha anche una discreta fantasia - resta il caso quasi unico di centrocampista che fa bene tutto quello che si deve fare ma che lo fa meglio quando la palla è in aria che non a terra.

Per certi aspetti Fellaini somiglia davvero a un giocatore di basket ma potete stare tranquilli che non rappresenta nessun trend generale, nessun cambiamento stilistico del calcio moderno, né tanto meno una filosofia di fondo. Il pragmatismo in fondo accomuna tutti gli stili e vincere interessa anche agli allenatori “poeti”. Ma se ci fosse una formula segreta per vincere senza farsi troppi problemi potreste stare certi che ci sarebbe più di un Mourinho ad applicarla e a vincere trofei. E se fosse semplice dominare il centrocampo solo perché alti vedreste più giocatori come Fellaini. E invece nessun centrocampista al mondo gioca come Fellaini. Anche se si rasasse a zero, o si mette una parrucca bionda, sarebbe impossibile non riconoscerlo.

*A me ricorda la celebre frase di Baldur von Schirach: “Quando sento la parola cultura, metto la mano alla pistola”, che in realtà era una citazione di un altro tedesco, l’autore Hanns Johst, e che di solito è attribuita a Joseph Goebbels, Heinrich Himmler o Hermann Göring. Tutti nazisti, in ogni caso.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura