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Fenomenologia dei rigori a due
29 lug 2022
Da quello perfetto di Cruijff e Olsen a quello disastroso di Pires e Henry.
(articolo)
10 min
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Esistono molti modi di calciare un rigore, e nel corso degli anni ne abbiamo visti di tutti i colori: ogni giocatore ha il suo metodo preferito, ci sono gli spacconi come Immobile che scelgono un angolo e lo distruggono, poi ci sono i saltellisti come Jorginho, che invece aspettano il movimento del portiere per ingannarlo. Le correnti sono varie, e pure molto diverse tra loro. Finora, comunque, nessuno sembra aver trovato un metodo universalmente giusto per tirare un rigore: non c’è una legge scientifica che permetta di decidere, tutto sta nei piedi e nella testa di chi va a tirare in quel momento contingente.

Ci sono poi alcuni modi di battere un calcio di rigore che brillano per la loro singolarità, per una stranezza accecante. Questi penalty trascendono partite e competizioni, passano alla storia come elementi a sé stanti, parte di una narrazione a sé, meritano di essere commentati, discussi, analizzati per quello che sono: follia pura. Tra questi, uno dei più belli in assoluto è senza dubbio il rigore a due.

Regole e funzionamento del rigore a due

In cosa consiste un rigore a due? In sostanza, il tiratore prescelto, invece di calciare il pallone verso la porta lo appoggia di lato a un compagno che sopraggiunge, spiazzando così il portiere. Se vi state chiedendo se sia regolare una roba simile, la risposta è sì: non c’è nessuna norma che impedisca di non tirare il pallone verso la porta. L’importante, ovviamente, è che il giocatore che riceve il passaggio si trovi fuori dall’area al momento del primo tocco.

Perché utilizzare questo metodo? Sicuramente l’effetto è spiazzante: mettetevi nei panni del portiere, che vede un giocatore appoggiare il pallone di lato invece che calciarlo. Deve essere un'esperienza quasi paranormale. Tutte le certezze che avevi fino a quel momento saltano in un colpo solo. Anche i difensori potrebbero restare di stucco. Proprio in questo sta tutta l’efficacia - e dall’altra parte anche la fallacia del rigore a due: dipende tutto dall’effetto sorpresa.

L’obiettivo è quindi quello di sorprendere gli avversari, e di mettere così il compagno che sopraggiunge nelle condizioni di mettere il pallone all’interno della porta sguarnita - visto che potenzialmente si creerebbe un due contro uno con il portiere - sperando che i difensori non abbiano capito in partenza il trucchetto, e che allo stesso tempo il vostro compagno sia abbastanza svelto.


Il primo rigore a due della storia

Il primo rigore a due, o tap penalty per dirlo all’ingese, secondo alcuni sarebbe stato quello ideato e trasformato dalla coppia belga Rik Coppens-André Piters, durante una partita tra Belgio e Islanda del 5 giugno 1957, con la loro squadra già in vantaggio per 4-0. Su YouTube ho trovato un video-commento di quel match, caricato nel lontano 2007, forse per testare il funzionamento della piattaforma stessa.

Nelle immagini di repertorio si vede Coppens passare il pallone a Piters, che a sua volta lo restituisce a Coppens evitando l’entrata a valanga del portiere avversario. Quando i difensori capiscono cosa stia succedendo è già troppo tardi. Coppens, a porta vuota, spara il pallone in porta. Intervistato da Ben Lyttleton nel saggio Twelve Yards, Rik Coppens dice: «È stata una mia decisione. Avevamo un vantaggio consistente, quindi non avrei potuto compromettere la situazione. Volevo far vedere al pubblico qualcosa di speciale. Ero uno cui piaceva mettersi in mostra, e amavo la creatività. Per me era normale cimentarmi in imprese del genere». Non tutti, comunque, apprezzarono la trovata creativa: Coppens non venne convocato per la partita di ritorno.

In realtà, però, sembra che non sia stato il belga ad inventare il rigore a due: quasi un mese prima di Coppens e Piters, infatti, altri due giocatori si erano esibiti nel rigore a due. Lo riporta ad esempio questo articolo del Belfast Telegraph: in una sfida di qualificazione ai Mondiali contro il Portogallo, l’Irlanda del Nord segnò con un tap penalty, trasformato dal capitano Danny Blanchflower supportato dal compagno Jimmy McIlroy. Vi consiglio di cliccare sull’articolo, perché all’interno c’è anche il video del rigore in questione e le interviste ad alcuni dei protagonisti di allora. Nel video si vede Blanchflower che finge di sistemare il pallone e lo tocca per McIlroy, che arriva e dopo due passi infila il portiere avversario. «Il pubblico era esterrefatto, e neanche l’arbitro sapeva cosa fare», dice Harry Gregg, allora portiere dell’Irlanda del Nord.


Dal manifesto del rigore a due alla figura barbina di Herny e Pirès

Passano gli anni, il rigore a due sparisce per un po’, resta lontano dai riflettori, refrattario e diffidente: la sua più grande dote è proprio questa, sparire nel dimenticatoio per poi riapparire senza preavviso, spiazzando il portiere e la difesa. Se infatti avvenisse con più frequenza, come detto, questo episodio perderebbe la sua ragion d’essere. Un altro famoso rigore a due è quello realizzato dalla coppia Johan Cruijff-Peter Olsen nel 1982, quando entrambi vestivano la maglia dell’Ajax. Ecco: questo può essere considerato una sorta di manifesto del rigore a due. Un’esecuzione perfetta, margine di errore praticamente assente, squadra avversaria totalmente sorpresa, portiere in bambola. Da far vedere nelle scuole di rigori a due, semmai dovessero crearne una.

Dopo più di vent’anni, del rigore a due non v'è più traccia in incontri di alto livello. Poi ritorna, senza preavviso, prepotente e sfacciato. 22 ottobre 2005, l’Arsenal affronta un Manchester City ancora non in mano agli sceicchi. I Gunners sono in vantaggio per 1-0 grazie a un rigore (normale) messo a segno da Robert Pirès. All’Arsenal, dieci minuti più tardi, viene poi concesso un secondo tiro dagli undici metri. Sul dischetto va di nuovo Pirès, che prende la rincorsa e fa una roba incomprensibile: il centrocampista francese accarezza il pallone con la suola del piede destro, forse lo tocca, forse no; poi fa mezzo passo indietro nel tentativo di lasciare il tiro a Henry, il quale però resta spiazzato da quel tocco-non tocco di Pirès, che tra l’altro resta vicinissimo alla sfera. Herny non tira, i difensori del City rubano palla e la portano via dall’area, nel frattempo l’arbitro fischia punizione contro l’Arsenal. Si sente chiaramente il telecronista dire: ma che ha fatto?!

Negli ultimi secondo del video, potete vedere Herny prendersi gioco di Pirès nella partita successiva.

Pirés anni dopo ha raccontato l’accaduto, sempre a Ben Lyttelton: i due giocatori francesi dell’Arsenal si erano cimentati nel rigore a due nel corso dell’ultimo allenamento prima della partita, ed era stato Herny alla fine a convincere Pirès a tentare il colpo, nel caso in cui ce ne fosse stata occasione. Lo stesso attaccante ha poi convinto il centrocampista a replicare il tutto il giorno dopo, al momento del rigore, con grande sorpresa di Pirès. «Io non volevo assolutamente farlo, ma alla fine mi ha convinto. Il problema era che ci eravamo scambiati di ruolo. In allenamento, lui mi aveva appoggiato il pallone e io avevo segnato, ma in partita mi stava chiedendo di fare l'opposto. Posso dirlo senza problemi: le cose non mi tornavano per niente [...] Mi sono voltato e ho cercato Thierry con lo sguardo. Era dietro due giocatori del City! L’ultima immagine che avevo in testa in quel momento era quella, quindi non sapevo più cosa fare: dovevo provarci o dovevo lasciar perdere e tirare? Va bene, mi sono detto. Prendo la rincorsa, mi metto in posizione e… Da quel momento non ricordo più niente, c’è il buio totale».

L’intervista di Lyttelton a Pirès si sofferma su un aspetto molto interessante: è corretto, nei confronti dell’avversario, tentare il rigore a due? O meglio: è rispettoso? A vederlo da fuori, in effetti, suscita ilarità, sembra quasi una presa in giro; potrebbe essere equiparato in qualche modo al cucchiaio, ma lì si tratta pur sempre di portiere e tiratore, la sfida è sempre la stessa. Il tap penalty invece introduce un elemento totalmente estraneo, e sembra quasi scorretto - anche se in realtà non lo è. Col rigore a due, non solo il portiere avversario, ma anche i difensori fanno un po’ la figura dei fessi. Pirès, comunque, a questo proposito ha pochi dubbi: «Se fosse successo contro di noi e gli avversari avessero segnato, penso che avrei applaudito. È un’esecuzione molto rischiosa, ci vuole coraggio, e il calcio ha bisogno di fantasia. Vorrei solo che a noi fosse riuscita». Nota: evidentemente non contento del risultato, Henry ha replicato con successo il rigore a due in un match di beneficenza, questa volta con Malouda.


La sublimazione del rigore a due: Messi e Suarez

Il tap penalty, un po’ come l’eclissi solare, sembra apparire ciclicamente, a intervalli non dico regolari ma quasi. Di sicuro è raro vederlo due volte nell’arco di dieci anni, almeno a grandi livelli. Dopo una decade, però, il rigore a due è sceso abbastanza in fondo nel dimenticatoio per poter essere ritirato fuori. Servono solo i giocatori adatti, con il giusto grado di intesa sul campo. Tipo Messi e Suarez.

Esecuzione perfetta contro il Celta Vigo, nel febbraio del 2016: Messi col sinistro la appoggia a Suarez che col destro batte il portiere e va a festeggiare insieme all’argentino e a Neymar. Il tap penalty tirato da Messi ovviamente ha fatto scalpore più di tanti altri: questo modo di tirare i rigori è tornato alla ribalta, scatenando anche qualche polemica, tra chi ha provato a mettere l’accento sulla regolarità dello stesso (Suarez sarebbe entrato prima in area) e chi invece si è chiesto, di nuovo, se non fosse irrispettoso nei confronti dell’avversario. Arda Turan, che ha assistito da vicino a quella esecuzione, a questo proposito ha dichiarato: «Si può tirare un rigore così, ciò che conta alla fine è segnare. Non è stata una mancanza di rispetto nei confronti del Celta». E gli avversari, invece, come l’hanno presa? Gustavo Cabral, difensore del Celta Vigo, dopo la partita ha detto: «Ero arrabbiato perché hanno segnato, non perché lo hanno battuto in quel modo». La dichiarazione più bella è stata però quella di Luis Enrique, a quel tempo sulla panchina del Barça: «Se ci avessi provato io, sarei inciampato sul pallone e sarei caduto».

La storia del rigore a due di Messi e Suarez, tra l’altro, si intreccia con quella dei fratelli Piga. Mario e Marco Piga sono due gemelli che, nel 1974, appena diciassettenni, si esibirono nel rigore a due in un derby di Coppa Italia tra Torres e Olbia. In questo articolo di Repubblica trovate tutta l’intervista completa, realizzata dopo il tap penalty dei giocatori del Barcellona. Mi ha fatto sorridere la prima domanda, che comincia così: “Messi e Suarez come i gemelli di Palau”. Avrei voluto tanto vedere uno striscione simile al Camp Nou. Comunque, i gemelli Piga dicono di aver provato e riprovato il colpo in allenamento, prima di metterlo in scena sul campo. Segno che non ci si improvvisa rigoristi a due.

La domanda delle domande, però, è sempre la stessa: cosa succede al Fantacalcio? La questione non è banale, perché tecnicamente chi calcia il rigore e non lo segna dovrebbe prendere -3. Ho trovato risposta in questo pezzo di Fantacalcio.it, pubblicato dopo il rigore calciato da Messi e Suarez. Secondo il portale, si andrebbe a premiare la giocata: chi fa assist riceve il +1, mentre chi segna prende il classico +3; in caso di errore, niente -3 per chi prova a fare l’assist, e niente -3 per il portiere perché sta parando un tiro ormai “normalizzato”. A proposito di giochi, c’è anche chi ha provato a replicarlo su FIFA, con scarsi risultati.

Se, arrivati a questo punto dell’articolo, sentite il bisogno fisico di guardare altri rigori a due, vi agevolo il lavoro lasciandovi un video YouTube con la Top 10 dei tap penalty. Il mio preferito è il numero 6: voglio davvero credere che sia stato intenzionale, e non frutto del caso.

Quello che amo di più del rigore a due, in tutto ciò, è il tentativo estremo ed esasperato di coinvolgere un compagno in una battaglia che in teoria dovrebbe coinvolgere solo due giocatori, tiratore e portiere. Il sabotaggio della più banale e spietata espressione del calcio mi affascina: il tap penalty è rivoluzionario, anti-sistema, un gesto di ribellione contro le imposizioni dall’alto. Spero quindi di vederne altri in futuro, anche se non troppo spesso, altrimenti la magia andrebbe persa.




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