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Festival degli orrori
06 giu 2016
I Cleveland Cavaliers non hanno capito niente dei Golden State Warriors.
(articolo)
7 min
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Quindi, partiamo da qualche dato emerso dalla partita di stanotte: i Golden State Warriors hanno vinto le ultime sette partite disputate contro i Cleveland Cavaliers dandogli 130 punti di scarto; i 48 rifilati tra gara-1 e gara-2 di ieri notte sono il più grande deficit in 60 anni di storia delle Finali NBA; i Cavs sono la 32esima squadra ad essere andata sotto 0-2 nelle Finals e delle precedenti 31 solamente tre hanno vinto poi il titolo. Oppure, per metterla più semplicemente, per vincere questa serie LeBron James e soci d’ora in poi devono vincere quattro partite in fila, oppure gara-7 alla Oracle Arena. Un’impresa pressoché impossibile, visto che gara-2 è andata pure peggio rispetto alla già non entusiasmante gara-1.

In fase di preview della serie, la primissima domanda che ci eravamo fatti riguardava la difesa di Cleveland, ovverosia se con Irving e Love sarebbero stati in grado di rimanere in campo in questa serie. La risposta nelle prime due partite è arrivata forte e chiara, ed è un barbarico NO che risuona sopra i tetti del mondo, à la Walt Whitman. Anche al di là delle mancanze dei due All-Star.

Attenzione, concentrazione, ritmo, velocità

Prima di qualsiasi discorso tecnico-tattico che si vuole affrontare, bisogna fare una doverosa premessa. Perché si possono cercare tutte le minuzie che si vogliono, ma il basket rimane un gioco semplice anche ai più alti livelli del mondo: se non si gioca con intensità, voglia, concentrazione e alla fin della fiera orgoglio, non si può vincere il titolo NBA. Plain and simple.

Sono cose che bisognerebbe dare per scontato a questo livello di competizione — sono o non sono le Finali NBA?! — ma nelle quali Cleveland sta clamorosamente mancando in maniera per certi versi incomprensibile. Perché subire canestri del genere non è accettabile nemmeno nella più umile delle serie, figuriamoci quando ci si gioca l’anello.

Basta un accenno di movimento sul lato debole per mandare in bambola completa la difesa dei Cavs. Cosa sta facendo LeBron James in questo possesso? L’effetto psicologico sui compagni quando vedono che il leader non difende è devastante, specialmente all’inizio di una partita che bisogna vincere

Anche qui, agli Warriors bastano un passaggio consegnato e un blocco appena accennato per ricavare una schiacciata. In totale, i Cavs concederanno 43 tiri non contestati nella partita — semplicemente inammissibile

Quel momento nel secondo quarto

Quella schiacciata di Harrison Barnes è l’inizio del contro-parziale che ha di fatto deciso gara-2. I Cavs, infatti, avevano in qualche modo chiuso in vantaggio il primo quarto e all’inizio del secondo si erano portati anche sul +6 con una schiacciata di LeBron su assist di Dellavedova. Proprio quando sembrava che avessero trovato qualcosa e avevano bisogno di un possesso difensivo per mantenere l’inerzia dalla loro parte, esattamente come in gara-1 hanno concesso un canestro spezza-gambe che ha ribaltato l’andamento della partita.

Thompson, pressoché silente fino a quel momento, è talmente libero che quasi non gli sembra vero. Capire cosa sta facendo Shumpert su quel blocco è un discreto rompicapo: sembra che si vada a stampare APPOSTA contro Green

Quel canestro aprirà un parziale di 20-2 rintuzzato solamente nel finale di tempo con Richard Jefferson (sorprendentemente positivo) in campo, ma che ha dato di nuovo la sensazione a Golden State che bastasse schiacciare lievemente sul pedale dell’acceleratore per lasciarsi dietro i Cavaliers in una nube di sabbia e blocchi lontano dalla palla.

Cambiare non è una scelta di Cleveland

Se c’è una cosa che abbiamo imparato da queste due partite, è che i Cavs non sono in grado di cambiare sui blocchi col livello di coordinazione e comunicazione richiesto per difendere contro questi Warriors. A Golden State basta portare un qualsiasi blocco su Curry e Thompson per mandare nel panico i Cavs, sfruttandone la confusione per trovare un taglio a canestro fatto con tempi perfetti e due punti comodissimi.

Anzi, a volte nemmeno hanno bisogno del blocco

Se possibile, c’è una notizia ancora peggiore: i Cavs non hanno altra scelta se non giocare così. Per certi versi, quello dei cambi sistematici contro Golden State è un metodo difensivo che viene imposto dagli Warriors stessi per la mera presenza in campo di Curry e Thompson. Perché non cambiare contro di loro vuol dire prendersi una tripla da due dei migliori tiratori di tutti i tempi — e qualsiasi altro risultato è preferibile.

Volendo trovare un altro paragone calcistico dopo quello col Grande Torino, preparare la partita difensiva contro gli Warriors è come affrontare il Barcellona di Guardiola al suo meglio: sono loro a imporre la partita difensiva che devi fare e creare il contesto tattico della gara; tu puoi solo subire e adattarti come meglio puoi. Quel Barça teneva talmente tanto il pallone da obbligarti a stare rintanato nella tua area con le linee strette, imponendo un livello di concentrazione assoluto per resistere ai movimenti con e senza palla. Allo stesso modo, con la pericolosità dei suoi protagonisti e la quantità di blocchi lontano dalla palla che portano gli uni agli altri, questi Warriors ti costringono a cambiare vorticosamente per evitare di lasciare una tripla Steph e Klay. Ci sono squadre che si adattano bene a quel tipo di partita (Inter 2010, OKC in finale di conference), ma la stragrande maggioranza delle altre no. I Cavs fanno parte della seconda categoria, anche perché nella Eastern Conference non hanno mai trovato nessuno che gli facesse girare la testa così.

J.R. Smith sta ancora cercando di capirci qualcosa

Difendere in quel modo per 48 minuti richiede uno sforzo mentale prima ancora che fisico e atletico a cui i Cavs, semplicemente, non sono pronti e nemmeno attrezzati. E questo coinvolge anche LeBron James, protagonista ieri notte di una delle peggiori prestazioni difensive della sua carriera.

Nel terzo quarto Tyronn Lue, complice l’assenza di Love, si è giocato la carta del quintetto con LeBron da 5 proprio per provare a cambiare su tutto. È andata a finire così, con un parziale di 27-16 per Golden State e un rating difensivo di 150 punti concessi su 100 possessi

Draymond makes you pay

La difesa dei Cavs quindi non è riuscita a danzare con gli Warriors ed è stata punita severamente quando ha provato a scommettere sulle percentuali di Draymond Green, che ha fatto pagare qualsiasi azzardo chiudendo con 28 punti e 5/8 da tre.

Però un conto è concedere il tiro, e un altro è aiutare & chiudere in maniera pigra come fa James in questa occasione

Per quanto fatto vedere finora, Green è il più serio candidato al premio di MVP della serie. Non solo per i punti segnati, ma per il playmaking (ieri notte 84 tocchi, 63 passaggi e 5 assist, leader di squadra in tutte e tre le categorie), la capacità di cambiare su chiunque (lui sì), la leadership vocale in difesa (gli Warriors non hanno sbagliato un cambio e mettono una fretta terribile a tutti gli attaccanti dei Cavs, che sono costretti a muoversi a velocità più alta rispetto a quanto sono abituati, incappando in molte palle perse) e la protezione dell’area.

In più, si è messo a segnare anche cose del genere

No rim, no threes

Per tutte le difficoltà incontrate in difesa, lo stesso si può dire dell’attacco dei Cavs. Molto semplicemente, Cleveland non ha trovato ancora un vantaggio tattico da poter sfruttare per far male agli Warriors, che hanno negato sia l’area che le triple — la combinazione con cui Cleveland ha passeggiato nella Eastern Conference come in una valleverde (*Eddie Irvine voice*).

Cleveland ha trovato di nuovo enormi difficoltà a finire al ferro contro i Dubs: nel primo quarto ci ha pensato Bogut con quattro stoppate a sconsigliare l’area

Come se non bastassero i problemi nel pitturato (17/36 in area per Cleveland), l’attacco non sta generando le triple a cui erano abituati, e anche quando se ne presenta l’occasione, il solo pensiero che una mano degli Warriors possa spuntare dal nulla per contestare il tiro è ormai radicato nelle teste di tutti i tiratori dei Cavs.

J.R. Smith sta avendo una serie particolarmente difficile dal punto di vista mentale, perché gli Warriors lo costringono a pensare come non è mai stato abituato a fare. Qui è talmente preoccupato di fare la cosa giusta che non riesce nemmeno a controllare l’assist di LeBron, che fino a due settimane fa avrebbe segnato a occhi chiusi

Quindi, che cosa possono fare i Cavs per riaprire questa serie? Sarò banale, ma si torna al pensiero iniziale: senza concentrazione, voglia e impegno, contro questa squadra non possono vincere nemmeno una partita — ed è giusto così, perché se non sei in grado di alzare il tuo livello nelle Finali NBA, non meriti di vincere il titolo. A Cleveland le cose un po’ cambieranno, perché anche loro saranno in grado di creare più mareggiate e avere un po’ di inerzia dalla loro, ma 48 punti di svantaggio in due partite non si cancellano in un amen e ci sarà bisogno dei migliori Cavs possibili per portarsi sul 2-1. È il bello delle Finali NBA: costringono tutti a tirare fuori il massimo. E Gara-3 è già l’ultima spiaggia per i Cleveland Cavaliers.

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